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Autore: Harriet_    09/12/2012    4 recensioni
Sapeva di non essere tagliata per le relazioni, lei così strafottente, così stronza, così popolare, così semplicemente Santana. Credeva che durante la sua carriera scolastica si sarebbe limitata a qualche storiella di poco conto con i ragazzi più popolari e attraenti, nulla di più. Ma le andava bene così. Perché dopotutto lei era Santana Lopez, non aveva certo bisogno dell’amore e di tutte quelle fesserie per essere felice.
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[FF Quinntana]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo nono


Prese il telecomando e cambiò pigramente canale, senza prestare affatto attenzione alla televisione.
Si distese meglio sul divano rimboccandosi la copertina di pile e sbadigliando annoiata: una mattina davvero poco entusiasmante.
 
Quinn era uscita da un'ora o poco più, diretta verso il centro commerciale, dato che il frigorifero non vedeva qualcosa di decente dalla notte dei tempi. 
 
Santana non se l'era sentita di seguirla, era particolarmente stanca e il medico le aveva consigliato di riposarsi quanto più potesse, almeno nei primi giorni.
 
Non le era dispiaciuto affatto seguire il suo consiglio, considerando che la giornata dei suoi sogni consisteva in un divano soffice, dei popcorn caldi e un film romantico. Eppure, si stava quasi pentendo di quella scelta.
 
Se avesse accettato avrebbe trascorso più tempo con Quinn, avrebbe avuto la possibilità di vederla nella sua quotidianità, condividere piccoli momenti con lei, osservarla mentre si aggirava tra gli scaffali del supermercato, concentrata per trovare esattamente il prodotto che cercava, oppure intenta a leggere minuziosamente i cartellini per scoprire l'offerta più conveniente.
Quasi riusciva a vederla, e il pensiero le fece istintivamente spuntare un sorriso sulle labbra.
 
Era troppo orgogliosa persino per ammetterlo a se stessa, ma la biondina le mancava. Sperava sarebbe tornata presto per rallegrare la sua tremendamente noiosa giornata, magari con qualcosa di buono da mangiare, che non guasta mai.
 
Improvvisamente, subito dopo l'ennesimo sbadiglio, il suo cellulare vibrò illuminandosi, avvertendola di un nuovo messaggio ricevuto. Il mittente le provocò il secondo sorriso della giornata: Quinn.
 
“Vestiti, esci e raggiungimi al Lima Bean. Ci prendiamo un cappuccino, così almeno alzi le chiappe da quel divano. E no, non è una proposta Lopez, è un ordine. Categorico e senza possibilità di repliche. Fai presto.”
 
Mano a mano che leggeva il messaggio, il sorriso sul volto di Santana si andava estendendo sempre di più, fino a sfociare in una risata cristallina. E continuò a sorridere anche mentre si infilava i jeans, anche mentre quasi inciampò nelle sue stesse pantofole, anche quando si ritrovò a vagare per un buon quarto d'ora alla ricerca delle chiavi di casa. 
 
Così uscì a passo svelto, stringendosi un po' nel cappotto per il freddo che cominciava a farsi sentire. Non si ricordava di aver mai avuto tanta voglia di vedere qualcuno.
 

 
“Sei arrivata! Con notevole ritardo, ma sei arrivata.” Constatò Quinn piacevolmente sorpresa, nel vedere la latina fare la sua entrata nella caffetteria.
 
“Dal messaggio che mi hai mandato non sembrava che avessi altre opzioni.” Le fece notare Santana, sedendosi sullo sgabello di fronte al bancone.
 
“Beh, avresti potuto rifiutare comunque, non avrei insistito. So quanto può essere comodo il mio divano, e se poi ci abbini un bel film strappalacrime e una vasca di gelato al triplo cioccolato è la fine.” 
 
“Il tuo divano ha preso la forma del mio culo quindi non è più così tanto comodo, di film strappalacrime non c'erano e poi ...” 
Avevo una voglia matta di vederti.
Era tutto così noioso senza di te.
Avevo bisogno di abbracciarti e sorridere.
“... Si dà il caso che qualcuno qui sia particolarmente goloso di dolci e non mi lasci nemmeno una cucchiaiata di gelato, quindi ho preferito andarmene.” Sorrise nervosa e chiamò il cameriere con un gesto della mano, mentre Quinn ridacchiava.
 
“Santana Lopez, mi stai forse balordamente accusando?” fece, fingendosi indignata.
 
“Sto semplicemente dando voce all'evidente verità che non sai stare dieci minuti lontana da un dolce, qualsiasi esso sia.” Ribatté con un'alzata di spalle, mentre il cameriere si avvicinava svelto per prendere le ordinazioni.
 
“Per me un caffè macchiato, per lei un cappuccino e … Un cornetto alla nutella.” Parlò Santana per entrambe, lasciando Quinn un po' sbigottita. Il cameriere annuì e andò via.
 
“San, cosa fai?” chiese, sollevando un sopracciglio.
 
“Ordino la nostra colazione, perché?” Rispose Santana con ovvietà.
 
“... Perché avevo in mente di cominciare a mangiare sano, ma se insisti con i cornetti alla nutella non ci riuscirò mai.” Spiegò con uno sbuffo, per poi sorridere.
 
“Uhm, ok … Vuoi che ritiro l'ordinazione, allora?” la provocò.
 
“No, no!” Starnazzò Quinn, sgranando gli occhi. “Voglio dire … - fece, ricomponendosi – un po' di nutella in più non ha mai fatto male a nessuno.”
 
“Chissà come mai lo sospettavo.” Rise Santana e Quinn le rispose con una linguaccia, mentre il cameriere si avvicinava nuovamente per porgere alle ragazze ciò che avevano chiesto.
 
“Grazie mille.” Fece Quinn, intingendo il suo cornetto nel cappuccino.
 
Santana bevve qualche piccolo sorso dal suo caffè, per poi riposarlo sul piattino con un tintinnio. “Si sente l'aria natalizia, eh?”
 
“Già. Adoro il Natale, l'ho sempre adorato, fin da bambina. Trovavo semplicemente meraviglioso il modo in cui le strade si illuminavano, piene di decorazioni e vita, come gli alberi nei parchi fossero addobbati con luci e colori, come si sentisse l'odore di castagne e legna già settimane prima del giorno di Natale. Semplicemente stupendo.” Disse con un piccolo sorriso Quinn, mentre il caldo crescente le disegnava due adorabili melette rosse sulle gote.
 
Santana pensò che fosse lei ad essere semplicemente stupenda.
 
“Wow. Ho scoperto l'amore di Quinn Fabray per il Natale. Non me lo sarei mai aspettato.” Mormorò compiaciuta, mentre prendeva la tazzina di caffè di nuovo tra le mani e vi soffiava piano dentro.
 
“Sei piacevolmente stupita?” La punzecchiò dolcemente la bionda.
 
“Molto. La trovo davvero una cosa … Tenera.” Mormorò leggermente imbarazzata, abbassando lo sguardo con un lieve sorriso sulle labbra.
 
“Tenera?” Domandò Quinn ridacchiando e alzando un sopracciglio.
 
“Sì beh … Guardati. Adori i cornetti alla nutella e ti sporchi tutta quando li mangi, inoltre ho appena scoperto che hai un debole per il Natale, proprio come una bambina dolce e … Tenera.” Disse, mentre si sentiva arrossire un po'. Sperava che Quinn pensasse che fosse colpa del caldo, e non della sua timidezza nel dirle certe cose. (Timidezza? Da quando in qua esisteva questa parola nel vocabolario di Santana Lopez?)
 
“Mi dicono tutti che è una cosa infantile ...” Mormorò. “Sono contenta che tu non la pensi così.”
 
“Infantile? No, è bellissima.” La rassicurò con un sorriso caldo e intenso. “E dimmi, cosa fai in genere per Natale?”
 
“Mah, niente di speciale purtroppo. Sono sempre rimasta a Lima o al massimo nel Nord Carolina dalla famiglia di mia madre. Ma il mio sogno è un altro.” Rivelò, mentre Santana poté notare gli occhi della bionda prendere vita e brillare, verdi e sfolgoranti.
 
“Davvero? E qual è il tuo sogno?” Chiese guardandola ammaliata, lasciandosi trasportare dal suo entusiasmo e dolcezza.
 
“New York.” Sussurrò Quinn estasiata, pizzicandosi il labbro inferiore mentre sentiva il suo cuore gonfiarsi a poco a poco. “Dev'essere pazzesco essere lì, camminare lungo quelle strade meravigliose e illuminate, andare a Central Park e ammirare quell'imponente e luminoso albero di Natale che ogni anno allestiscono, prendersi una cioccolata calda mentre si guarda le stelle e una leggera musica risuona nell'aria. Mi vengono i brividi al solo pensiero.”
 
Santana era sempre più meravigliata e pendeva dalle labbra di Quinn ad ogni parola che ne fuoriusciva, con tutta la grazia di cui solo lei era capace. 
 
“E … Con chi ti piacerebbe andare?” Le domandò piano, guardandola intensamente, così intensamente che Quinn rabbrividì. Non si sarebbe mai abituata allo sguardo profondo e penetrante di Santana, che sembrava leggerle direttamente nel cuore.
 
“Beh, con una persona speciale ad esempio.” Rispose Quinn, arricciando le labbra. 
Con te, magari, si ritrovò a pensare.
 
Santana annuì con un sorriso, mentre un'idea si fece improvvisamente largo nella sua mente, e man mano che ci rifletteva, le sembrava sempre più convincente. Avrebbe dato a Quinn il suo desiderio, e anche molto presto.
 
Nel frattempo la bionda affondò i denti nel suo cornetto, che esplose inaspettatamente in una colata di nutella, sporcandole inevitabilmente il contorno della bocca e facendola scoppiare in una risata limpida e cristallina, mentre si ripuliva lentamente con un tovagliolo.
 
La verità era che Santana la trovava semplicemente irresistibile. Le era impossibile fare il contrario. Quinn ora le si presentava completamente sotto un'altra luce. A scuola non l'aveva mai conosciuta davvero, credeva che fosse una stronza menefreghista come lei, ma in quel momento le appariva evidente che in tutti quegli anni si fosse sempre sbagliata di grosso.
 
Quinn era una specie di angelo sceso sul cammino per renderlo un po' più felice e colorato, con qualche fiore e ghirlanda qua e là, scintillanti luci natalizie e cornetti fragranti.
 
Era assolutamente bellissima, in ogni cosa che faceva, in ogni gesto, ogni parola, ogni sguardo, ogni sorriso. E mentre si perdeva a contemplare amorevole ogni più piccola sfumatura di lei, il cuore di Santana prese a battere forte, sempre più forte, e non poté fare nulla per impedirlo. 
 
Ma si rese conto che non voleva, non voleva in nessun modo ostacolare quei sentimenti che si facevano sempre più presenti dentro di lei espandendosi lungo ogni fibra del suo essere. Perché, per la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva felice. E reprimere quella felicità che le correva sempre più veloce nelle vene le sarebbe costato troppo dolore. E Santana non voleva più soffrire.
 
Voleva essere felice. Voleva amare. Voleva amare Quinn.
 
“San … A che pensi?” La bionda interruppe il flusso dei suoi pensieri che l'avevano inevitabilmente portata a sorridere come un'ebete, facendola bruscamente ricomporre.
 
“Io? Ehm-ehm … N-niente.” Balbettò torturandosi mani e labbro inferiore, maledicendosi mentalmente.
 
“Davvero? A me non sembrava niente, stavi sorridendo ed eri totalmente persa fra le nuvol-”
 
“Ragazze!” Strillò una voce femminile che in un primo momento non riconobbero, facendole sobbalzare sui loro sgabelli.
 
No, non era Rachel, ma assomigliava in qualche strano modo a lei. In ogni caso, Santana la ringraziò tacitamente per averla salvata da un'eventuale situazione imbarazzante. Anche se ciò avrebbe significato passare meno tempo da sola con Quinn.
 
“Jane!” La salutò Quinn, alzandosi e andandola ad abbracciare. 
 
“Hey! Che ci fai qui?” Le chiese Santana, abbracciandola a sua volta e dandole una leggera pacca sulla spalla.
 
“Sono venuta a cercarvi.” Disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo, scrollando le spalle.
 
“Cercarci? Perché? E … Come facevi a sapere che eravamo qui?” Chiese confusa Quinn, aggrottando le sopracciglia e intrecciando le braccia sotto il seno.
 
Il suo atteggiamento ricordò a Santana proprio quello di una bimba che chiedeva spaesata al papà perché Babbo Natale quell'anno non le avesse portato i regali che con tanto desiderio aveva chiesto. E sorrise.
 
“Dove potranno mai andare due adolescenti a fare colazione a Lima?” Rise. “In quanto al perché … La cosa non è così semplice.”
 
“Spiegati meglio.” La invitò Santana un po' impaziente, non potendo evitare di essere leggermente preoccupata.
 
“Ho parlato del tuo caso – disse, rivolgendosi a Santana – ai miei colleghi, e abbiamo deciso di mandare a prendere il tuo amichetto sotto casa. Ci dovrà delle spiegazioni.” 
 
Santana e Quinn si guardarono ad occhi spalancati, per poi tornare a rivolgere l'attenzione a Jane.
 
“S-siete andati a prendere Joe? E ora dov'è?” Chiese Quinn agitandosi.
 
“Non preoccuparti cara, ora è in caserma. Ma necessitiamo anche della tua presenza, Santana. Dovete dare entrambi la vostra versione dei fatti ai carabinieri, e per questo devi venire subito in caserma con me.” Spiegò, invitandola a seguirla.
 
Santana annuì stordita ed avanzò di qualche passo.
 
“Un attimo! Vengo anch'io. Non posso lasciare San da sola con quell'essere schifoso.” Fece Quinn, fermando protettiva la latina, prendendole la mano. Entrambe avvertirono una scossa a quel contatto, seppure accennato.
 
“Quinn, davvero, non ce n'è bisogno ...” Mormorò Santana, tentando di rassicurarla che non sarebbe successo niente.
 
“No. Voglio venire con te.” Ribadì Quinn decisa, serrando le labbra e stringendo la presa sulla mano di Santana.
 
“Okay, uhm, puoi venire Quinn. A patto che non entri nella sala dove interrogheremo la tua amica e Joe. Ma puoi comunque accompagnare Santana, non c'è problema.” Disse Jane annuendo.
 
Quinn si rilassò un po' e lasciò la mano della latina. Entrambe soffrirono per il senso di vuoto che sentirono dopo che le loro mani si furono separate.
 
“Bene. Andiamo.” Decretò Jane, dopo che le ragazze ebbero pagato la colazione. 
 
Si incamminarono tutte e tre fuori dalla caffetteria, rabbrividendo per il notevole sbalzo di temperatura dall'interno all'esterno. Santana e Quinn si strinsero camminando abbracciate, alla ricerca di un po' di calore umano. E forse non solo per quello.
 
“Ah, ragazze … Mi dispiace avervi interrotto, probabilmente rovinandovi la colazione. Ma è stato necessario, mi capite no?” Fece Jane, sinceramente dispiaciuta.
 
“Jay, non c'è problema, davvero. Non hai interrotto nulla di importante.” La rassicurò Santana mordendosi il labbro, per niente convinta di ciò che aveva detto. Niente di importante? Ogni momento passato con Quinn era importante.
 
“No, infatti.” Confermò Quinn. “Stavamo solo … Che stavamo dicendo? Ah sì, mi ricordo! Santana si era persa nei suoi intricati pensieri ed era rimasta imbambolata cinque minuti buoni, SORRIDENDO, oltretutto! Pretendo di sapere cosa passava in quella tua testolina mora, San.” Disse Quinn risoluta.
 
Oh-oh.
 

 
“Siamo arrivate.” Annunciò Jane, indicando una porta a vetri poco distante da loro. “In quella stanza si trova Joe, che aspetta di essere interrogato. Santana, dimmi quando te la senti, ed entriamo.”
 
Le due ragazze cominciarono ad agitarsi. “Ci interrogherai tu, Jane?”
 
“Sì, anche se questo naturalmente non cambia niente.”
 
“Lo so lo so, ma mi fa stare un po' più tranquilla.” Mormorò Santana.
 
Quinn l'abbracciò stretta, più stretta che poté, fino a che a entrambe non mancò il respiro e dovettero necessariamente staccarsi, a malincuore.
 
“Andrà tutto bene. Stai serena.” Le sussurrò la bionda, guardandola intensamente negli occhi, al punto che Santana cominciò a fremere di fronte a quelle iridi verdi puntate nelle sue.
 
L'ispanica annuì impercettibilmente e seguì Jane all'interno della stanza.
 
Il suo cuore fece un salto non appena vide la figura accovacciata su una delle due sedie. Joe.
 
Jane si sistemò oltre la scrivania, lanciandole uno sguardo rasserenante. Santana si sedette piano, cercando di guardare il meno possibile l'uomo alla sua destra, altrimenti le sarebbe risultato molto difficile non rompergli l'osso del collo lì, seduta stante. 
 
“Entrambi conoscete la ragione per cui siete stati convocati qui. Ora, voglio che diciate esattamente come sono andate le cose, senza tralasciare il minimo dettaglio né omettere informazioni. Chiaro?”

Santana annuì prendendo un profondo respiro, e cominciò a parlare.
 
ANGOLO DELL'AUTRICE
 
Ok, sono una cacchetta bella e buona perché ho aggiornato dopo tre settimane! Ma davvero non è colpa mia, è la scuola T_T perdonatemi T_T durante le festività di Natale mi darò da fare portandomi avanti coi capitoli in modo da poter aggiornare più velocemente, I promise :3
Allors, questo capitolo? Che ne dite? Un commentino mi farebbe molto piacere <3 
Tanto love per voi che leggete le mie schifezzuole, ciau! 
  
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