Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: LenK    09/12/2012    1 recensioni
Non riuscendo a convincere i suoi genitori a farla partire per il suo viaggio da allenatrice, la diciassettenne Wendy Wink si trova un lavoro come sorvegliante al Parco Nazionale di Fiordoropoli. Un'ottima scusa per scappare di casa e liberarsi finalmente dal confronto con la migliore amica Marigold, andatasene da più di un anno, eppure sempre così presente.
«Cominciamo l’intervista! E per concludere la puntata del lunedì, abbiamo fermato questa graziosa Allenatrice fuori dalla stazione del Supertreno, con un’aria spaesata e una singolare coppia di Pokémon al suo fianco! Devi chiaramente venire dalla campagna, cara, come ti chiami?»
Rimasi per un momento scioccata dalla velocità con cui le cose mi stavano sfuggendo di mano.
[...]
«Mi chiamo Wendy e in realtà vengo da Zafferanopoli.»
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Vanishing'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


L’estate era arrivata anche a Fiordoropoli.
Era arrivata con prepotenza, causando, tra i tanti disagi, una dannosa siccità.
Al Parco Nazionale, l’erba si era ingiallita come cartapesta e le Ghicocche che crescevano sugli alberi rinsecchivano velocemente, o almeno quelle che sfuggivano alla fame dei Pokémon che vivevano al parco, che aumentava n maniera esponenziale insieme al caldo.
Alla TV e alla radio continuavano a dispensare consigli contro l’afa, tanto che a un certo punto avevo dovuto smettere di ascoltare in cuffie il Pokégear quando andavo al lavoro perché non sopportavo più di sentire DJ Timmy che invitava continuamente i radioascoltatori a non uscire durante le ore più calde se non accompagnati da un Pokémon d’acqua.
Purtroppo, la conseguenza più immediata del lasciare gli auricolari a casa era il doversi sorbire senza sconti il cicaleccio di April che, innervosita dalla calura, ultimamente mi tormentava più del solito.   
Proprio quel pomeriggio ero di turno insieme a lei alle tre.
Entrando nel casotto d’ingresso, rabbrividii per l’incredibile differenza di temperatura tra il caldo secco di fuori e l’aria gelida dell’interno, e di riflesso mi strofinai le braccia nude, lasciate scoperte dalle maniche corte della divisa estiva.
Nella penombra fresca del locale, vidi April di spalle, appollaiata in una posizione strana sullo sgabello più alto, con lo sguardo perso fuori dalla finestra.
«Ehm, ciao.»
April trasalì per la sorpresa e si voltò velocemente nella mia direzione, facendo barcollare pericolosamente lo sgabello.
Sembrò leggermente delusa quando mi riconobbe, ma si riprese subito.
«Buon pomeriggio!» mi salutò, saltando giù dal suo trespolo. Corse verso di me e mi agguantò per le spalle, strattonandomi in preda all’euforia. «Non ti rendi conto, Wendy, è magnifico! C’è lui oggi in giro per il Parco.» Gli occhi le brillavano per l’eccitazione.
«Pensa, è stato nominato da poco e una delle prime cose che fa è venirci a fare visita, vuol dire che siamo proprio un’attrazione importante a Johto, no?»
Capii subito di chi stava parlando, e il mio cuore fece una capriola: Lance era in città!
Lance, l’Allenatore Drago, era il nuovo Campione della Lega Pokémon. Circa un mese prima il precedente Campione, Rosso, si era ritirato dalla carica e Lance era stato promosso al suo posto.
Presto, da Campione della Lega era diventato la nuova stella mediatica: era stato recentemente ospite del Talk Show del Professor Oak alla radio, dove aveva dato qualche suggerimento agli allevatori di Pokémon di tipo Drago, e il Pokégiornale faceva uscire ogni settimana un suo nuovo poster.
In effetti era anche molto bello, con quel ciuffo di capelli rossi che gli ricadeva sempre sugli occhi color cioccolato.
«E questo freddo?» osai chiedere, schiarendomi la voce.
«Ho acceso l’aria condizionata al massimo perché, se dovesse avere troppo caldo, può venire a rifugiarsi qui dentro!» trillò la mia collega, senza un minimo di vergogna.
Pur riconoscendo l’enorme stupidaggine della situazione, potevo capire April: Lance era un po’ il mito e l’eroe di tutti al momento, e una foto che lo ritraeva accanto al suo Dragonite era stata appiccicata anche all’anta dell’armadio della mia camera.
«Bene.» tagliò corto lei, sbrigativa. «Io rimango qui a controllare la situazione.»
Ovvero a stalkerare Lance dalla finestra, la corressi mentalmente.
«Tu vai là fuori e vedi di non fare figuracce con il Capopalestra!»
Mentre quella nanetta dai capelli rossi mi spintonava fuori, pensai che quella più propensa a fare figuracce era lei, che confondeva il Campione della Lega con un semplice Capopalestra, ma per l’ennesima volta abbozzai.
 

 

Ero lì fuori da un bel po’ a farmi bruciare la pelle dal sole del primo pomeriggio, e ancora nessun segno dell’immancabile mantello di Lance.
Se effettivamente il Campione c’era, e non era solo un’invenzione della selvaggia immaginazione di April, doveva eccellere anche nella mimetizzazione oltre che nelle lotte Pokémon.
Un po’ delusa, mi diressi verso la il centro del Parco, riflettendo sul fatto che probabilmente la scomparsa di Lance doveva essere imputabile alla tristezza del luogo.
In effetti il Parco d’estate non era particolarmente affollato, soprattutto se non c’erano Gare Pigliamosche in vista.
Erano scomparsi i ragazzini rumorosi che in primavera giocavano a palla nel prato, e le panchine si erano svuotate delle solite coppiette e dei gruppetti di anziani.
L’unico tocco di allegria era la fontana centrale, che da qualche tempo a quella parte era sempre piena di Pokémon.
Difatti, dopo vari tentativi, noi inservienti eravamo riusciti a farci concedere l’autorizzazione a far sguazzare i nostri Pokémon, dimensioni permettendo, nella fontana grande, durante le ore di calura più intensa.
Da quella piccola concessione all’estensione del permesso anche ai Pokémon dei pochi visitatori il passo era stato breve, e qualche giorno prima Seth aveva beccato persino April a tuffarsi a bomba nella fontana in compagnia della sua Yanma.
Infilai una mano in tasca per accarezzare le mie Pokéball.
Purtroppo mi era stato tassativamente vietato di far fare il bagno a Nidoking dopo che, la prima volta che ci aveva provato, aveva distrutto la metà delle Pokéball decorative di marmo che guarnivano le cannelle della fontana.
In realtà questo era successo perché quel giorno Nidoking non si era ancora tranquillizzato dopo l’evoluzione: ora, invece, era tornato il Pokémon pacifico, disciplinato e fedele che conoscevo, ed ero sicura che non si sarebbe mai messo a prendere a colpi di Codacciaio i nuovi ornamenti che erano stati installati a mie spese.
Avevo provato a spiegare la questione al capo, ma non c’era stato nulla da fare.
Arrivata nei pressi della fontana, mi tolsi il cappello della divisa, che aveva formato una cappa di calore sulla mia testa tale che sentivo quasi i capelli, raccolti in due codini, andare a fuoco. Appoggiai i gomiti al bordo freddo della vasca, beandomi dei leggeri spruzzi d’acqua che mi arrivavano sul viso, provocati da un Oddish che sguazzava poco lontano.
Presi in mano la sfera che ospitava Politoed e lo feci uscire all’aria aperta. Ormai entrambi i miei Pokémon erano tornati amichevoli nei miei confronti come prima, e non avevo più timore che il Pokémon Rana mi disubbidisse. Non troppo, almeno.
«Ehi Politoed, ti va un bel bagno?»
Senza farselo ripetere due volte, il mio Pokémon si tuffò in acqua con entusiasmo, sollevando un’onda che per poco non trascinò via il piccolo Oddish.
«Piano Poli, non sia mai che bandiscano anche te dalla fontana.» mi raccomandai.
Lo sentii gracidare con soddisfazione in risposta.
Mentre guardavo con un pizzico d’invidia le gocce d’acqua scintillare come perle sul dorso verde del mio Pokémon, una voce alle mie spalle mi colse di sorpresa.
«Bel Politoed!».
Mi voltai, per trovarmi davanti un ragazzo che avrebbe potuto avere uno o due anni meno di me.
Mi superava di poco in altezza, aveva un ordinato caschetto di capelli color lavanda e occhi neri, e lineamenti così delicati che lo accomunavano più a una bambina graziosa che a un adolescente.
Indossava una divisa verde simile a quella di un boy scout, e stringeva nella mano un retino per farfalle che faceva dondolare placidamente avanti e indietro.
«Grazie mille» risposi educatamente.
Lui mi si avvicinò. «Posso sapere dove hai trovato la Roccia di Re per farlo evolvere? So che si trovano principalmente al Pozzo Slowpoke di Azalina, ma per il resto sono molto rare.» chiese. Sembrava sinceramente incuriosito.
Nonostante il caldo persistente, mi parve di raggelarmi sul posto.
Ovviamente, raccontare l’incidente occorso al Deposito Premi era l’ultima cosa che avrei fatto. Non potevo certo andare a confessare un furto, seppur involontario, al primo venuto.
Sperando di non lasciar trapelare che mi trovavo in difficoltà, mi arrischiai a rispondere: «Ad Azalina, naturalmente».
La sua espressione si fece ancora più interessata, e vi lessi anche una punta di stupore.
«Davvero?» sembrò commentare con se stesso più che interpellare direttamente me.
Poi mi fissò con sguardo talmente penetrante che iniziai a sentirmi seriamente a disagio.
«E com’è il Pozzo Slowpoke?» mi domandò con malcelata malizia.
La mia mente cominciò a lavorare frenetica. Come poteva essere il dannato Pozzo Slowpoke? Non ero mai stata ad Azalina, e anche se ci fossi capitata il Pozzo Slowpoke non sarebbe stato di certo nella mia lista delle cose da visitare.
Già lo immaginavo, quel buio, puzzolente e sudicio buco nel terreno pieno di melma e acqua stagnante.
Nonostante nella mia mente avessi piuttosto chiara l’idea di come potesse essere il pozzo, l’unica cosa che riuscii ad articolare in risposta al ragazzo sconosciuto fu un patetico «Pieno di… Slowpoke.».
Ecco. Così imparavo a mentire a cuor leggero.
Ritenendo che non avessi fatto sufficientemente la figura dell’idiota, il mio interlocutore continuò a infierire.
«Non ti ho mai vista ad Azalina, e non mi risulta che qualche Allenatrice sia scesa nel Pozzo ultimamente».
Per quanto io avessi torto marcio, questa affermazione mi suonava un po’ presuntuosa, e glielo feci notare.
«Non puoi sapere tutto ciò che succede a Azalina, ti pare?»
«In realtà sarebbe il mio compito, sai, dato che sono il Capopalestra. Mi chiamo Raffaello, molto piacere».
Arrossii violentemente.
Questa era la punizione per non leggere mai il Pokégiornale e staccare solo la foto di Lance dall’edizione domenicale.
I miei occhi cominciarono ad appannarsi per l’imbarazzo e la vergogna, come sempre mi succedeva quando una mia bugia veniva smascherata e, impotente, venivo messa di fronte all’evidenza.
Raffaello sembrò accorgersi che ero sull’orlo delle lacrime e si affrettò a dire «Dai, sto scherzando, non lo voglio davvero sapere! Stai tranquilla!».
Indietreggiai di qualche passo, ma andai a sbattere con qualcuno dietro di me. Quando mi girai, constatai che era una April con le guance rosse più o meno come i suoi capelli, che sembrava appena aver finito di correre a perdifiato.
«Raffaello!» chiamò il nome del ragazzo e si precipitò a stringergli la mano, spingendomi da parte. «Ciao, io sono April, ci tenevo tanto a incontrarti oggi! Da quando sei stato nominato, è la prima volta che vieni qui al Parco, giusto? Hai notato qualche Pokémon Coleottero interessante? Vedo che hai fatto conoscenza con Wendy!».
Notai il fervore con cui parlava, e il suo tono che tradiva ancora più foga del solito, e mi diedi mentalmente della stupida. Non c’era affatto Lance in giro per il Parco, ma la celebrità che April era così smaniosa di incontrare era Raffaello. Sospirai profondamente, amareggiata per l’equivoco in cui la mia collega mi aveva indotto, benché sapessi di dover ringraziare April per avermi salvata dalle spiegazioni che avrei dovuto sicuramente fare al Capopalestra di tipo Coleottero se non fosse intervenuta lei a comportarsi da fan impazzita.
Mentre sgattaiolavo via non vista dalla ragazza dai capelli rossi, voltai un secondo la testa indietro per guardare un’ultima volta Raffaello; lui si accorse della mia occhiata e mosse lievemente il capo in un allusivo cenno di saluto.
 

 

«E quindi che ne pensi dei Pokémon Coleottero, Wendy?»
Io e Raffaello stavamo mangiando un panino al formaggio seduti su una panchina del Parco dopo l’orario di chiusura.
Era passata una settimana dal nostro primo incontro. Il più grande esperto di Insetti di Johto si era fermato a Fiordoropoli per fare da giudice alle Gare Pigliamosche di quella settimana. Era un’iniziativa volta a restituire popolarità alle Gare estive, a cui – per colpa del caldo – partecipavano sempre meno coraggiosi.
Inutile dire che dopo il nostro primo malinteso lui era rimasto decisamente affascinato dalla mia stupidità, tanto che aveva cercato di passare con me più tempo possibile, probabilmente a caccia di nuove idiozie da raccontare in giro come spiritosi aneddoti.
«Non so. Non ci ho mai pensato troppo. Non faccio distinzioni di tipo.» risposi.
Ero ancora un po’ impacciata quando parlavo con lui, non riuscivo a non pensare alla figuraccia che avevo fatto, anche se, a onor del vero, Raffaello non aveva mai chiesto delucidazioni riguardanti Politoed o la bugia su Azalina.
«Sì, i Pokémon sono tutti belli» disse in fretta lui, poco convinto. «Ma quelli Coleottero sono così interessanti. Hanno tanti misteri da esplorare. Sai, da piccoli, un po’ a tutti piacciono i Pokémon Coleottero. Sembrano facili da allenare, si evolvono in fretta e danno soddisfazione. Man mano che i giovani allenatori crescono, tuttavia, li amano sempre meno. Io… beh, posso considerarmi ancora un ragazzino, ma non smetterò mai di adorare e studiare i miei insetti!”
Mi piaceva la passione di quel ragazzo, forse perché io ne mettevo così poca nelle cose che facevo.
«E sei molto capace, a quanto dicono» commentai con un piccolo sorriso.
«Beh, sì, la gente mi considera un vero esperto. L’ “Enciclopedia vivente dei Pokémon Coleottero”, è così che mi chiama qualcuno.»affermò, e non notai la minima traccia di vanità nel suo tono. «Sarei capace di trovare il Pokémon Coleottero adatto a ciascuno secondo la sua personalità. A proposito, ti piacerebbe averne uno in squadra?» mi chiese poi a bruciapelo.
«Oh, no. Io non ho una personalità. Ehm! Voglio dire! Ora come ora, la mia squadra sta bene così com’è, grazie!» mi corressi rossa in faccia, maledicendomi per quello che mi ero lasciata sfuggire.
«Non sparare scemenze» mi rintuzzò l’Enciclopedia vivente dei Pokémon Coleottero con la bocca piena di pane e formaggio, colpendomi bonariamente sul collo.
«Io ho catturato la maggior parte dei miei Pokémon al Bosco di Lecci. Suppongo che tu non ci sia mai stata. Si trova tra Fiordoropoli e Azalina, alla fine del Percorso 34.» mi spiegò. «Che ne dici se ci facciamo un salto stanotte?» propose entusiasta.
«Perché proprio stanotte?» mi lamentai con un filo di voce, quasi strozzandomi con un boccone troppo grosso di panino.
Raffaello sbuffò sonoramente.
«Seth!» chiamò a gran voce.
«Sì?» gli rispose Seth dal lato opposto della fontana, dove lo vedevo impegnato a infastidire April nel suo tentativo di ritagliare foto di qualcuno, probabilmente Raffaello, dal Pokégiornale del sabato senza decapitarlo con le forbici.
Seth e Raffaello erano diventati amici molto presto, ma quando si trattava di Seth Fitzwilliam non c’era da meravigliarsi. Adesso erano arrivati a un livello di confidenza tale da potersi tranquillamente fare quattro risate insieme sulla mia codardia.
«Wendy non vuole venire a catturare Insetti con me perché ha paura del buio!» gli urlò, cantilenando.
«Va bene, va bene, ci vengo!» accettai precipitosamente. «E non ho paura del buio» mugugnai tra i denti.
Seth mi stava proprio rovinando.

 

 

I migliori Pokémon insetto facevano capolino di notte, mi aveva assicurato Raffaello. Per questo mi trovavo da sola, in mezzo al Bosco di Lecci –  che era famoso in tutta Johto per la sua proverbiale oscurità – a sobbalzare per ogni fruscio che udivo tra l’erba e ad aprirmi la via tra le fronde con le mani ormai graffiate.
Sussultavo atterrita a ogni verso di Hoot-Hoot, ogni volta mi sembrava di sentirli a distanza sempre minore dal mio orecchio.
Ormai stavo cercando da parecchio tempo, ma non avevo ancora trovato l’ombra di un Pokémon Coleottero. O meglio: di ombre ne avevo viste tante, ma non avevo avuto il fegato di andare a controllare a quale creatura appartenessero.
Alla fine ci aveva accompagnati anche Seth, ma ci eravamo separati dopo una mezz’oretta. Con lui in giro, quello che doveva essere un innocente consiglio di cattura aveva fatto presto a trasformarsi in una gara a chi acchiappava il Pokémon Coleottero migliore.
Finché c’erano stati gli altri due al mio fianco, potevo sopportare l’idea di ritrovarmi in una foresta nel cuore della notte senza un percorso tracciato da seguire, ma da sola avevo decisamente troppa paura.
Piano piano, prima inconsciamente, poi sempre più intenzionalmente, ero ritornata sui miei passi e ora vedevo in lontananza il chiarore dell’uscita.
All’improvviso avvertii qualcosa che mi solleticava il braccio.
Abbassai lo sguardo, e vidi con orrore un Paras che si stava arrampicando sul mio arto in modo molto sinistro.
Mandai al diavolo la competizione e lanciai un grido acuto, scrollandomi via il Paras di dosso, e iniziai a correre come una forsennata verso il limitare del Bosco di Lecci, fermandomi solo quando fui perfettamente sicura di essere fuori.
Il Percorso 34 era inondato dalla luce biancastra della luna che galleggiava in un cielo limpido, senza nuvole.
Sentivo il cuore battermi in gola e mi sedetti a terra per riprendere fiato, seppellendo la testa in mezzo alle ginocchia e coprendomela con la braccia.
Quando smisi di ansimare come una disperata riaprii gli occhi;  accoccolato vicino a me c’era un cucciolo di Abra.
Sobbalzai per la sorpresa e il piccolino, spaventato, si teletrasportò a pochi passi da me.
«Aspetta!» bisbigliai.
Cercando di non incutergli paura, mi misi ad avanzare verso di lui carponi, trascinando tra i sassi e la polvere del Percorso 34  le ginocchia nude, che avevo già graffiato a sufficienza prima nel bosco.
Abra iniziò a muoversi verso di me, un po’ tremante, scomparendo nel nulla a intermittenza e riapparendo poi sempre più vicino, finché non arrivai a sfiorargli delicatamente il musetto con la punta delle dita.
«Scusa, non volevo spaventarti, è che ero già spaventata io, capisci?» mormorai.
Abra annuì, e parve acquistare un po’ di fiducia.
Dalle mie labbra uscì un singhiozzo che non riuscii a soffocare.
«Non sono tagliata per queste cose, io. Non so nemmeno come mi è venuta in mente questa idea di prendere e trasferirmi per conto mio a Johto. Se non riesco a fare due passi in fila in un bosco, non capisco come abbia potuto pensare di essere tagliata per viaggiare. È palese che non sono abbastanza forte!» piagnucolai avvilita.
Abra mi tirò una manica.
Quando vide che finalmente gli prestavo attenzione, indicò se stesso battendosi il petto con il piccolo pugno e mosse il capo quasi impercettibilmente come a voler dire sì.
«Intendi dire che tu sei abbastanza forte?» chiesi, per confermare di aver capito la cosa giusta.
Abra annuì di nuovo.
«Certo che lo sei, piccolino. Ci scommetto che lo sei» assicurai, e lo credevo davvero.
All’istante, come se stesse aspettando solo quella conferma, Abra fece levitare verso di sé una delle Pokéball vuote che infilato nella cintura, una di quelle che avevo riservato per la cattura, poi rivelatasi fallimentare, del mio nuovo Pokémon Coleottero.
Circondata dall’aura violacea con cui i poteri psichici di Abra si stavano manifestando, la sfera si aprì e Abra ci si tuffò dentro senza esitazione.
La Pokéball non tremò nemmeno un pochino e la lucina rossa di cattura si spense dopo un secondo, tanto che feci appena in tempo ad accorgermi di quello che stava succedendo.
Credevo che fossero gli Allenatori a dover spronare i propri Pokémon a diventare più forti, ma a quanto pareva la mia vita era così sottosopra che a me accadeva esattamente il contrario.

 

La mattina dopo mi svegliai al sicuro, nel mio letto.
Seth e Raffaello mi hanno raccontato di essere arrivati poco dopo, e avermi trovato addormentata nella polvere del limitare del bosco, abbracciata al mio nuovo amico Abra.
Quel pomeriggio io e Seth salutammo Raffaello, che doveva ritornare ad Azalina per adempiere ai suoi doveri di Capopalestra.
Abra era appollaiato sulla spalla e dormiva profondamente.
Raffaello aveva decretato che la gara l’avevo comunque vinta io, perché anche se Abra non era un Pokémon Coleottero sarebbe diventato così potente da riuscire a sconfiggere qualsiasi Insetto che gli si fosse parato davanti. «Questo qua è un ancora un cucciolo, però. Mi ci gioco il retino acchiappaButterfree che conosce solo Teletrasporto e Confusione.» mi aveva informato.

Al momento dei saluti, Raffaello si fece promettere che lo saremmo andati a trovare ad Azalina molto presto.
«Però il Bosco di Lecci attraversatelo di giorno, magari!» si raccomandò, strizzandomi l’occhio.
Quando se ne fu andato, Seth mi chiese: «Ma ieri notte ti eri davvero spaventata così tanto al buio?».
Temevo questa domanda, e feci un po’ la vaga.
«Scusa. Mi dispiace di averti lasciata sola, forse ho sottovalutato il problema. Per evitare che accada in futuro, comunque, prendi questa.»
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un disco metallico dalle rifiniture gialle, e me lo porse.
In risposta al mio sguardo interrogativo, spiegò: « E’ una Macchina Nascosta, contiene la mossa Flash. Abra può impararla».
Diede un buffetto tenero sulla testolina di Abra.
«Se hai sempre un po’ di luce con te, non avrai più paura, giusto?».
Improvvisamente sentii che non stavamo più parlando della semplice luce del sole.
«Grazie, Seth!» esclamai comunque, nel tono più allegro che mi veniva.
Lui si grattò la nuca con la mano e mi rassicurò: «E poi, comunque, ci sono qua io.».

 



Sono arrivata alla fine di questo pezzo! Pensavo che non ce l'avrei mai fatta :D
Per questo capitolo, vorrei ringraziare infinitamente Maya_Moon per avermi consigliato la cattura di Abra! Come vedi non è proprio una vera cattura, ma il piccolino c'è u.u
Grazie anche alla cara Lecchan e a Lolling_In_The_Deep che hanno messo la storia tra le seguite.
Prevedo che con il prossimo capitolo, che sarà più un epilogo che altro, si chiuderà la prima parte delle "avventure" (o meglio, della monotona vita quotidiana) di Wendy :)
Un saluto a tutti i lettori!
Len
 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: LenK