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Autore: Lux_daisy    09/12/2012    6 recensioni
"Accadde tutto come in un sogno" ma non dicono che i sogni sono i desideri dell'anima?
Yamamoto ha avuto un incidente ed è entrato in coma. Sono tutti preoccupati, ma una persona in particolare sembra non darsi pace. Una sera, mentre Gokudera si ritrova nella stanza d'ospedale, succede qualcosa di imprevisto che avrà delle conseguenze sorprendenti.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco qua il terzo e ultimo capitolo ^^ ringrazio la mia senpai per aver letto in anteprima tutti i miei lavori e avermi dato il suo parere :D vi auguro buona lettura e spero vi piaccia


Varcata la porta del ristorante, il Guardiano della Pioggia fu accolto da festoni, sorrisi e grida di gioia.
<< Ma cosa… >>. Tsuna, Ryohei, Haru, Kyoko, Bianchi, Futa, Lambo, I-Pin, Reborn e suo padre erano là, sorridenti e felici.
<< Questa è una festa per il tuo ritorno a scuola! >> annunciò Tsuna.
<< Ci divertiremo all’estremo! >> gridò il senpai con il suo solito rumoroso entusiasmo.
Yamamoto sorrise e si diede subito inizio ai festeggiamenti. Suo padre aveva preparato tanti piatti squisiti che, uniti al sakè, resero subito l’atmosfera allegra; ma il moro, nonostante la gioia per quella dimostrazione d’affetto dei suoi amici, non riusciva a non pensare a Gokudera. Aveva capito il motivo per il quale si era presentato a casa sua, invitandolo a fare un giro e si sentiva deluso. Non era andato da lui perché voleva vederlo, ma solo perché doveva tenerlo lontano da casa per un po’. Ciononostante, sapeva che Gokudera l’aveva baciato. “Deve pur significare qualcosa, no?” continuava a chiedersi, senza staccare gli occhi dal Guardiano della Tempesta. Stava bevendo, ma non aveva toccato cibo e il suo sguardo gli sembrava triste. Non era per niente coinvolto nei festeggiamenti, nella mente ancora troppi pensieri contrastanti che non sapeva come affrontare. Non sapeva come doveva sentirsi, se felice perché il cuore di Yamamoto batteva forte come il suo o spaventato per quei sentimenti che si facevano strada in lui. Ogni volta che alzava gli occhi, vedeva gli occhi del moro che lo fissavano e sentiva il rossore affluire alle guance.
“Quanto sono patetico…” pensò. Perché proprio lui? Aveva sempre pensato di odiarlo o comunque di non sopportarlo e, invece, si scopriva innamorato. “Io mi sono… innamorato? Di lui? Non è possibile… dev’essere uno scherzo, un incubo!”
<< Esco fuori a fumare >> dichiarò all’improvviso, alzandosi in piedi.
Yamamoto lo seguì con lo sguardo mentre usciva e dopo neanche due minuti annunciò: << Vado a prendere un po’ d’aria >>. Doveva chiarire quella faccenda. Gli altri lo guardarono perplessi per qualche secondo, ma tornarono subito ai festeggiamenti, con il Fratellone che intonò –per modo di dire- una vecchia canzone popolare: esibizione che provocò uno scoppio di risate da parte degli altri.
 
<< Che vuoi? >> chiese Gokudera, la sigaretta in bocca. Anche se era di spalle e non poteva vederlo, sapeva che Yamamoto l’aveva raggiunto.
<< Volevo prendere un po’ d’aria >> mentì l’altro.
Gokudera buttò fuori il fumo e lo guardò disperdersi nell’aria. << Non sei bravo a dire le bugie >>.
<< Neanche tu sei bravo a fingere >> replicò Yamamoto, affiancandolo.
<< Dovresti tornare dentro. Il Decimo ha voluto organizzare questa festa per te >>.
<< Però sei sicuramente bravo a cambiare argomento >>.
Gokudera lo guardò con la coda dell’occhio. Quanto odiava quella sua schiettezza! << Non abbiamo niente di cui parlare >>.
A quelle parole Yamamoto capì che se non avesse forzato Gokudera ad ammettere i suoi sentimenti, l’avrebbe perso per sempre. Si sarebbe chiuso ancora di più in se stesso e l’avrebbe escluso dalla sua vita. Non poteva permetterlo. Doveva essere diretto e sincero. << Tu mi piaci. Mi piaci davvero. Credo di essermi innamorato di te >>.
Gokudera si voltò e lo fissò ad occhi sbarrati. Il moro si voltò a sua volta e gli sorrise con quel sorriso puro e genuino che tante volte aveva detestato e altrettante volte desiderato.
Siccome l’altro non rispondeva, Yamamoto si avvicinò fino a portare i loro visi a pochi centimetri di distanza. Poté vedere le guance di Gokudera diventare rosse e  i suoi splendidi occhi verdi dilatarsi per la sorpresa: era davvero adorabile. Avrebbe voluto divorarlo.
Il bombarolo, imbarazzato, vagò con lo sguardo alla ricerca di una via di fuga, ma Yamamoto sembrò capire le sue intenzioni, perché gli afferrò il mento con la mano per costringerlo a guardarlo in faccia. << Non ti lascerò scappare questa volta >> gli sussurrò con tono suadente.
Gokudera ebbe l’impressione che il suo cuore stesse per scoppiare e sentì mancargli il respiro. Sarebbe voluto scappare e allo stesso tempo non avrebbe voluto essere in nessun altro posto. Aveva ragione l’idiota del baseball: non era bravo a fingere. Chiuse gli occhi e sentì il caldo respiro del moro sul volto. Un brivido gli attraversò la schiena. Non aveva più senso scappare. Gokudera lo comprese nel momento in cui Yamamoto gli accarezzò la guancia e posò le labbra sulle sue. All’inizio il bacio fu timido e delicato, ma quando il moro cinse il collo dell’altro con un braccio e gli schiuse le labbra per infilarci dentro la lingua, Gokudera non poté evitare di sgranare gli occhi per un istante, per poi lasciarsi andare. La sua mente non riusciva più a concepire un pensiero logico e l’unica cosa a cui pensava era il calore del corpo di Yamamoto e le loro lingue che si cercavano e danzavano con passione. Gli sembrava di stare per impazzire dall’emozione e di avere ogni centimetro del corpo in fiamme. Come poteva solo un bacio provocargli un simile sconvolgimento? E per di più un bacio di quell’idiota del baseball! Cinse la vita del moro con le braccia e lo attirò ancora di più a sé; sentì le sue labbra curvarsi in un sorriso. Quello stupido stava sorridendo! Per vendetta Gokudera gli morse un labbro e Yamamoto interruppe il bacio. << Ahia! Perché l’hai fatto? >>.
<< Perché stavi ridendo! >> rispose l’altro con tono offeso. Aveva il volto arrossato e gli occhi leggermente lucidi. Il moro non poté trattenere una risata alla vista di quell’espressione così adorabile, ma Gokudera incrociò le braccia sul petto e gli lanciò un’occhiataccia.
<< Scusa, scusa, non è come pensi! Stavo ridendo perché sono felice >>.
Le guance dell’altro si arrossarono ancora di più; Yamamoto gli prese con delicatezza le mani e se le fece passare dietro la testa, circondò i suoi fianchi e questa volta fu lui a stringerlo a sé. Prese a baciargli il collo e a mordicchiargli il lobo dell’orecchio, gesti che provocarono nel ragazzo un gemito di piacere. Yamamoto risalì lungo la mascella e quando arrivò alle labbra, riprese a baciarle con passione. Voleva baciarlo fino a divorarlo, voleva assaggiare ogni centimetro di quella pelle: si rese conto di desiderare Gokudera in un modo così intenso e assoluto che non credeva fosse possibile e che gli stava facendo perdere quel poco di lucidità che il sakè gli aveva lasciato. Quando la sua mano si infilò sotto la maglietta e accarezzò il suo addome, Gokudera fu preso dal panico e si allontanò di scatto.
<< Che diavolo ti salta in mente? Siamo per strada, qualcuno potrebbe vederci e dentro ci sono gli altri >> gli fece notare guardandolo serio.
Yamamoto riprese il controllo di sé. Cavolo, aveva davvero desiderato di fare l’amore con Gokudera! Sorrise imbarazzato e si passò una mano sulla nuca. << Ahah, scusa, hai ragione: mi sono fatto prendere dal momento >>.
Il Guardiano della Tempesta scosse la testa e se per un momento pensò di dargli un pugno, alla fine sorrise. << Su, rientriamo, prima che qualcuno venga a cercarci >>. Stava per aprire la porta del ristorante, quando Yamamoto lo prese per un braccio e lo trattenne.
<< Resta da me sta notte >>.
Gokudera lo fissò sorpreso: quell’arrapato maniaco del baseball stava avendo chissà quali pensieri sconci su di loro. Ma gli occhi nocciola del moro erano talmente determinati e lo fissavano tanto intensamente che non riuscì a dire di no. Beh, non che gli dispiacesse l’idea… Si limitò ad annuire e rientrò dentro, seguito dallo Yamamoto più sorridente che si fosse mai visto.
La festa proseguì per altre due ore; erano tutti felici e nessuno sembrava desideroso di andare via. Yamamoto, invece, fremeva al pensiero di poter restare da solo con Gokudera che, dal canto suo, sembrava molto più rilassato e sereno di prima e si era finalmente unito ai festeggiamenti. Continuarono a bere, mangiare, ridere e scherzare finché Ryohei, a causa dell’alcol, era divenuto fin troppo rumoroso e imbarazzante e Kyoko comprese che era meglio riportarlo a casa. A lei si aggiunse Haru e, ovviamente Tsuna, preoccupato di lasciar andare in giro due ragazze da sole – il fratellone non sembrava decisamente in grado di badare a se stesso. Dato che Lambo e I-Pin avevano dato fondo a tutte le loro energie, si erano addormentati e Bianchi e Futa decisero di tornare a casa. Quando tutti gli ospiti se ne furono andati, Yamamoto si limitò ad avvertire il padre che Gokudera sarebbe rimasto a dormire là e i due salirono nella stanza del moro.
Ora che si ritrovavano davvero da soli, il Guardiano della Tempesta si sentì d’un tratto in imbarazzo. Imbarazzo che aumentò quando Yamamoto lo strinse a sé e iniziò a baciarlo, prima dolcemente, sul collo e sul viso e poi in modo molto più passionale e focoso una volta raggiunte le labbra. L’alito di entrambi odorava di sakè, ma nessuno dei due ci faceva caso: erano troppo concentrati sulle sensazioni che li stavano sconvolgendo. Yamamoto si sentiva talmente rapito e preso da quel bacio da non volersi staccare neanche per riprendere fiato; Gokudera, dal canto suo, continuava a sentire sempre più caldo. “Dev’essere l’alcol” gli disse una vocina in un angolo nella mente, ma la verità era che la vicinanza con il corpo di Takeshi lo stava scaldando fin troppo. Le sue labbra e la sua lingua sembravano insaziabili: quando si separavano dalle sue, continuavano a baciargli e a stuzzicargli il collo e le orecchie, mentre le sue mani gli accarezzavano senza sosta i capelli, la schiena e i fianchi. A Gokudera sembrava di avere il corpo attraversato da migliaia di scariche elettriche. Quelle sensazioni lo stavano facendo impazzire: voleva di più, ma allo stesso tempo era terrorizzato. Non riusciva a credere che fino a quel pomeriggio aveva rivelato solo per sbaglio di averlo baciato in ospedale e che adesso, invece, erano nella sua stanza a baciarsi in quel modo. Non avrebbe mai detto che baciare qualcuno potesse rivelarsi così eccitante e sconvolgente o forse era solo l’effetto della presenza di Yamamoto a farlo sentire in quel modo. Si ritrovò a chiedersi se la bravura del moro derivasse da precedenti esperienze o se fosse solo talento naturale e al pensiero di lui che baciava altri sentì la gelosia stringergli lo stomaco, ma riuscì a controllarsi. Era da stupidi sentirsi gelosi in un momento del genere, ma era la prima volta nella vita che Gokudera provava dei sentimenti così forti per qualcuno e stava succedendo tutto così in fretta che non sapeva come comportarsi. Soprattutto visto che si trattava dell’idiota del baseball, che, da parte sua, sentiva la pelle di Hayato fremere sotto il suo tocco e i suoi deboli gemiti di piacere lo stavano eccitando sempre di più. Si disse che quei baci non gli sarebbero bastati ancora per molto e capì di desiderare di più, ma aveva paura di correre troppo e che l’altro si tirasse indietro. Non aveva mai desiderato qualcuno o qualcosa con tanta passione, neanche il baseball, che fino a prima era sempre stato un pensiero fisso. Ma adesso gli sembrava che ci fosse spazio solo per Gokudera: voleva lui e nient’altro, non voleva vivere una vita in cui l’altro non fosse al sua fianco e voleva essere tutto il suo mondo.
Continuando a baciarlo, lo spinse gentilmente verso il futon fino a farlo sdraiare e gli si mise di sopra. Gli lasciò un succhiotto sul collo e quando alzò la testa e lo guardò negli occhi, sorrise. Gokudera lo fissò a sua volta, perdendosi in quel volto, chiedendosi come potesse fargli battere il cuore e fargli perdere ogni razionalità. Più dei suoi baci, più delle sue mani, erano gli occhi e il sorriso di Takeshi a incatenarlo a lui, a farlo sentire come prigioniero di uno splendido incantesimo da cui non c’era via di fuga.
<< Che c’è? >> gli chiese Hayato dopo un po’, dato che l’altro continuava a fissarlo senza dire o fare altro.
<< Stavo solo pensando a quanto sono belli i tuoi occhi e a quanto prima, durante la festa, non vedevo l’ora che gli altri se ne andassero e ci lasciassero da soli >>.
Gokudera spalancò gli occhi e le sue guance divennero rosse come un pomodoro. Girò leggermente la testa e distolse lo sguardo. Quell’idiota sempre sorridente era in grado di imbarazzarlo e di mandargli cuore e cervello in pappa solo con un sorriso e qualche parola dolce. “Cavolo, sono proprio cotto” pensò, anche se, ovviamente, non l’avrebbe confessato neanche sotto tortura.
Yamamoto gli prese il mento con una mano e gli voltò la testa per costringerlo a guardarlo di nuovo. << Sai che sei proprio adorabile quando diventi tutto rosso? >> lo provocò con un sorriso malizioso.
Per tutta risposta Hayato lo fulminò con un’occhiata carica di istinto omicida, ma Takeshi sembrò non farci caso o, con tutta probabilità, decise volontariamente di ignorare quella reazione. Ormai trovava irresistibili persino le sue occhiatacce e il suo modo di fare scazzato e nervoso.
<< Dì un’altra frase del genere e ti faccio saltare in aria >> lo minacciò il bombarolo con sguardo risoluto. Ovviamente Yamamoto non lo prese sul serio, anzi continuò a sorridere, avvicinò la sua bocca al suo orecchio e gli sussurrò: << E se ti dicessi che mi piaci da impazzire, che ti desidero e che voglio farti mio, tu che faresti? >>.
Gokudera sbarrò tanto gli occhi che sembrarono volergli uscire fuori dalle orbite e, se possibile, divenne ancora più rosso. Come cavolo faceva a dire una cosa del genere con tanta naturalezza? Aveva proprio una faccia di bronzo! “Che faccio adesso?” si chiese in preda al panico.
Il moro rimase con la bocca vicina all’orecchio dell’altro, attendendo una qualche reazione da parte di Hayato, che non sapeva davvero cosa fare. Il suo cuore stava battendo così forte che pensò dovesse scoppiare da un momento all’altro. Yamamoto avvicinò il volto al suo e gli accarezzò dolcemente i capelli. In quel gesto così semplice c’era così tanto amore che Gokudera non poté non sentirsene travolto. Comprese finalmente quanto la sola presenza di Yamamoto in quel momento gli stesse trasmettendo un senso di calma e di sicurezza che non aveva mai provato nella sua vita. Il moro, col suo modo di fare sempre allegro e serafico, era in grado di tranquillizzare e di far sentire tutti a loro agio. Era la Calma della Pioggia, in grado di placare anche la Tempesta di Gokudera, in grado di aprirsi un varco in quella corazza da duro apparentemente inespugnabile. Ora il Guardiano non aveva più paura. Non voleva più scappare dai suoi sentimenti e dalle sue emozioni. Voleva solo stare accanto a Yamamoto perché stargli vicino era come andare all’inferno e in paradiso nello stesso momento.
Voleva dirgli quanto anche lui lo desiderasse, ma il pensiero di pronunciare simili parole lo imbarazzava, così gli circondò le spalle con le braccia e lo avvicinò a sé, unendo le loro labbra in un bacio da togliere il fiato. Takeshi non aspettava altro e, felice come non mai, rispose al quel bacio impetuoso. Ma non gli bastava più. Slacciò i bottoni della camicia di Gokudera e prese a baciare ogni centimetro del suo petto, stuzzicandogli i capezzoli con la lingua. Quel gesto provocò dei gemiti di piacere che eccitarono Yamamoto ancora di più. Si tolse la maglietta e si accorse, con una certa soddisfazione, dello sguardo dell’altro che indugiava sul suo fisico asciutto e atletico. Continuando a baciare quella pelle chiara e morbida, gli slacciò la cintura e gli tolse i pantaloni, notando subito l’eccitazione di Gokudera, il cui volto era rosso e il respiro ansante.
Tutto quello che Yamamoto gli fece dopo costò ad Hayato un rischio di infarto e lo costrinse a trattenere i gemiti più intensi per paura di essere scoperti dal padre del suo perverso compagno, ma il ragazzo dagli occhi verdi non riuscì comunque a rimanere del tutto in silenzio. In poco tempo divenne tutto un intreccio di mani, labbra, lingue, gemiti e sospiri che, uniti all’alcol, mandarono i due amanti in visibilio.
La Calma della Pioggia aveva fatto il suo corso e la Tempesta era stata placata.
 
 
Una sensazione di calore e di avere un peso alla bocca dello stomaco furono i primi dettagli che il cervello di Gokudera registrò appena sveglio. Il Guardiano si stropicciò gli occhi e, una volta messo a fuoco, vide la testa di Yamamoto sul suo petto. Il moro stava dormendo pacificamente e persino nel sonno le sue labbra erano curvate all’insù in un sorriso. “Come fa a sorridere pure mentre dorme?” si chiese incredulo Hayato, ma alla fine si concesse anche lui un sorriso. In fondo, vederlo sorridere gli faceva provare una meravigliosa sensazione di calore. Allungò una mano e gli accarezzò i capelli, mentre le immagini della notte appena trascorsa cominciavano a ricomporsi nella sua mente. Arrossì violentemente al ricordo di quello che la bocca e le mani di Yamamoto gli avevano fatto e al pensiero dei gemiti che non era riuscito a trattenere. Quel maniaco del baseball era stato fin troppo abile (e si suppone che fosse vergine XD nda). D’un tratto si accorse di due occhi nocciola che lo fissavano con dolcezza.
<< Buongiorno >> lo salutò il moro con un sorriso splendente.
Imbarazzato, Gokudera tolse la mano dai suoi capelli e distolse lo sguardo. << Ciao >> rispose in un sussurro.
Yamamoto alzò la testa dal petto dell’altro e si avvicinò fino a scoccargli un leggero bacio sulle labbra. << Dormito bene? >>.
<< Mmh, sì e tu? >>.
<< Meravigliosamente, visto che eri tra le mie braccia >> dichiarò il moro, con un sorriso a trentadue denti e uno sguardo che uccisero le coronarie di Gokudera, le cui guance, ovviamente, presero il colore della lava. La sua schiettezza era davvero disarmante.
<< Co-come fai a dire certe cose? È imbarazzante… >> replicò l’altro mettendosi a sedere e costringendo l’altro a spostarsi e a mettersi seduto a sua volta.
Yamamoto gli cinse il petto con un braccio e iniziò a dargli dei leggeri baci sulla spalla. << Che c’è di male? Tu mi piaci ed è normale che io sia felice di averti tutto per me. Tu non sei felice? >>.
Gokudera rimase qualche secondo in silenzio. Era felice? Non ricordava di esserlo mai stato davvero in tutta la sua vita e, in fondo, come poteva, vista l’infanzia che aveva trascorso? Inoltre in quell’ultimo mese si era sempre sentito così inquieto, arrabbiato, nervoso e gli sembrava ancora incredibile che tutte quelle emozioni negative fossero scomparse in una sola notte e fossero state sostituite da… gioia? Amore? Felicità? In effetti, dovette ammettere con se stesso che non aveva mai provato simili sensazioni in tutta la sua vita e non sapeva ancora che nome dar loro, ma importava davvero qualcosa? La sua risposta, alla fine, fu sincera. << Penso di sì >>.
Yamamoto, che stava ancora baciando la sua spalla, sollevò la testa e sì incantò ad ammirare il profilo perfetto del suo Hayato, nel cuore un’esplosione di beatitudine e contentezza tale da spingerlo ad avventarsi sull’altro e a buttarlo nuovamente sul futon. Il tutto ridendo di gusto.
<< Che cavolo fai, idiota? >> esclamò Gokudera infastidito, mentre cercava, invano, di liberarsi da quella morsa che erano le braccia del moro.
Quando Yamamoto prese a baciargli il volto e ad accarezzargli il petto, il bombarolo lo spinse via in malo modo. << Dopo questa notte hai ancora voglia? >> gli domandò sinceramente sorpreso. Cosa gli dava da mangiare suo padre per renderlo così energico?
Takeshi non poté evitare di ridere alla vista del faccino crucciato di Gokudera. << Scusa, scusa, è che dopo che hai detto che sei felice, non sono riuscito a trattenermi e mi è venuta voglia di… sì, insomma, hai capito… >>.
Il suo sorriso era disarmante come la sua schiettezza, ma il Guardiano della Tempesta non avrebbe retto a una replica di quella notte: aveva già abbastanza dolori e la testa gli girava ancora un po’ a causa dell’alcol. << Beh, vedi di raffreddare i bollori >> gli disse lanciandogli un’occhiata che non poteva essere fraintesa.
Yamamoto si rattristò per un momento, ma, dopo aver guardato l’orologio, si concesse un sorriso. Aprì le braccia e fece cenno a Gokudera di avvicinarsi. Il bombarolo inarcò un sopracciglio, sospettoso.
<< Dai, vieni qui, abbiamo ancora cinque minuti >>. Dato che l’altro restava fermo a fissarlo con aria titubante, il moro aggiunse: << Non ti faccio niente, promesso. Voglio solo abbracciarti >>.
Hayato lo guardò come se fosse pazzo. Chi pensava che fosse? Una femminuccia bisognosa di coccole? Lui non aveva certo bisogno di rifugiarsi in quelle braccia che l’avrebbero stretto dandogli un senso di protezione né tantomeno aveva bisogno di poggiare la testa sul suo petto e sentire i loro cuori che battevano all’unisono… però avevano ancora cinque minuti! Senza parlare, Gokudera gli si avvicinò e si lasciò cullare dall’abbraccio di Takeshi, respirando il profumo della sua pelle e ascoltando i battiti del suo cuore, mentre lui gli accarezzava i capelli e sentiva addosso il respiro dell’altro. Rimasero in quella posizione per alcuni minuti, beandosi l’uno della presenza dell’altro, finché Gokudera venne fulminato da un pensiero.
<< Posso farti una domanda? >> esordì nel silenzio, senza staccarsi da lui.
Sentì Yamamoto annuire.
<< Come cavolo hai potuto farti mettere sotto da una macchina? >>. Era una domanda, legittima,  che si era posto più di una volta, soprattutto all’inizio, ma visto il susseguirsi degli eventi, i suoi pensieri erano stati occupati da altro. Adesso che però la situazione si era risolta, per qualche motivo quella curiosità si era fatta nuovamente strada nella sua mente.
Yamamoto rimase un po’ in silenzio a riflettere; stava cercando di ricordare cosa fosse successo quel giorno. In realtà non ci aveva mai pensato e in effetti nessuno glielo aveva chiesto fino a quel momento. Poi d’un tratto ricordò.
<< Beh, ecco, la sera prima avevo visto una partita di baseball in televisione e il battitore aveva fatto un home run da paura; così quel pomeriggio, durante l’allenamento, ho cercato di rifarlo anch’io, ma senza riuscirsi e mentre tornavo a casa ero così concentrato a pensare a quel colpo che non mi sono accorto della macchina che mi è venuta addosso >>.
Il moro aveva raccontato la vicenda col suo solito tono allegro, come fosse stata una cosa da niente, ma Gokudera sentì la rabbia montare. Si staccò da lui e lo fissò con uno sguardo leggermente omicida. << Fammi capire: sei finito in coma e hai fatto preoccupare tutti quanti perché eri troppo concentrato a pensare a una partita di baseball? >> disse con la voce affilata come un coltello, enfatizzando l’ultima parte.
Yamamoto rise imbarazzato e si portò una mano dietro la nuca, ma l’altro non gli diede il tempo di scusarsi o replicare. Afferrò il cuscino vicino alla sua testa e colpì il moro con tutta la forza che aveva. << L’ho sempre detto che sei un maniaco fissato del baseball! >> esclamò, colpendolo più volte, mentre il povero Takeshi cercava di ripararsi con le braccia. Quando Hayato interruppe il suo sfogo, Yamamoto ne approfittò per togliergli il cuscino dalle mani e avventarsi di nuovo su di lui. Lo baciò con dolcezza, assaporando ancora una volta il sapore delle sua labbra e, quando si staccò, lo guardò e sorrise. << Scusa, prometto che non ti farò più preoccupare. Qualunque cosa accada, resterò sempre al tuo fianco >>.
Gokudera arrossì nuovamente ed emise un grugnito che assomigliava a un verso d’assenso. Quel ragazzo che l’aveva fatto incavolare tante e tante volte, ora era lì e con un sorriso gli stava promettendo che non l’avrebbe mai lasciato solo. Takeshi Yamamoto poteva anche essere un’idiota del baseball, ma in fondo era il suo idiota e, ora più che mai, Gokudera sapeva di potersi fidare ciecamente di lui. Perché loro erano la Calma e la Tempesta e non sarebbero mai potuti stare separati.


Beh, che dire, la storia si è conclusa con un happy ending :) spero che non sia uscito troppo sdolcinato, ma che vi abbia comunque addolcito almeno un pò u.u ringrazio tutti voi che avete avuto la pazienza di leggere l'intera storia e, come sempre, se vi va di darmi un parere, ne sarei felice ^^
  
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