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Autore: love yourself    09/12/2012    3 recensioni
Louis e Harry si ritrovano, accade a Cambridge, anni dopo il loro diploma, in un piccolo bar nel centro della città: uno di quei bar piccolissimi quasi sempre vuoti e non accoglienti, ma dove, a detta di Louis Tomlinson, hanno i succhi all'arancia migliori di tutta l’intera Inghilterra.
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‘Pensavo fossi a New York.’
‘Pensavo fossi con Mark.’
Un incrocio di sguardi: occhi verdi che scontrano quelli azzurri, e proprio quelli di quest’ultimo, imbarazzati, incontrano il grigio fumo del tavolino.
Harry riesce a leggerlo così bene come al liceo?
#Larry.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sempre.

Ripeto, è una Larry. 
Se non siete d'accordo e non li shippate come romance, siete pregati di non leggere e magari rispettare le larry shippers che non fanno male a nessuno (ALCUNE).
Grazie a chi leggerà.



Louis e Harry si ritrovano, accade a Cambridge, anni dopo il loro diploma, in un piccolo bar nel centro della città: uno di quei bar piccolissimi quasi sempre vuoti e non accoglienti, ma dove, a detta di Louis Tomlinson, hanno i succhi all’arancia migliori di tutta l’intera Inghilterra.
Harry ci capita per caso, dopo aver finito il suo primo turno lavorativo, non sapendo dove rifugiarsi, quando iniziarono a scendere dal cielo delle piccole goccioline di acqua piovana. Evitando il solito Starbucks pieno di gente, gira l’angolo cercando attentamente un anonimo bar dove rilassarsi.
Quando entra, non riconosce le caratteristiche magliette a righe di Louis, davanti a lui in fila, né alla sua voce squillante, né alla sua ordinazione, fino a quando il ragazzo si gira velocemente andandogli addosso. Così Harry si ritrovò con la sua maglietta macchiata dal succo d’arancia e un vecchio amico stupito quanto lui davanti agli occhi.
I ragazzi si siedono ad un piccolo tavolino quadrato, dopo tanto tempo, uno di fronte all’altro e parlano con un caffè zuccherato da un lato e un altro succo all’arancia dall’altro.
Parlano di tutto ma anche di niente, solo delle stupide domande di cortesia da copione quando si rincontra un conoscente di cui si sono persi i contatti.
‘Pensavo fossi a New York.’
‘Pensavo fossi con Mark.’
Un incrocio di sguardi: occhi verdi che scontrano quelli azzurri, e proprio quelli di quest’ultimo, imbarazzati, incontrano il grigio fumo del tavolino.
Harry riesce a leggerlo così bene come al liceo?
Ma le domande personali vengono evitate durante quel primo incontro e sostituite da qualcosa di molto più semplice.
Louis scopre che Harry frequenta medicina, che è al primo anno e se la cava.
Harry scopre che Louis va regolarmente alle lezioni di psicologia e che non ha abbandonato il canto, anche se studia a tempo pieno.
Louis scopre che Harry vive in un piccolo appartamento affianco all’ospedale, da solo e che continua ad essere il ragazzo da una botta e via, come è sempre stato.
Harry scopre che Louis, non è fidanzato e vive con Liam, che frequenta legge.
Un incontro semplice, e dimenticabile. Un incontro che si conclude lì, quando Harry esce dalla porta, e lascia Louis al suo succo.

Ma quell’incontro non è un singolo caso.
Harry e Louis si incontrano di nuovo. Il venerdì successivo, quando Styles decide per la seconda volta di entrare nel piccolo bar, richiudendo la grande porta dello Starbucks.
Louis è lì, anche quel giorno e si sorprende ancora di più del venerdì precedente nel vedere Harry entrare di nuovo.
Questo giro, i due parlano davvero. Perché alla domanda ‘Allora come va?’ Louis non riesce a mentire, non dopo quello che ha passato.
Tomlinson non se la passa bene. A quanto pare non gli piace poi così tanto psicologia e non ha abbastanza soldi per pagarsi da sé l’università, come vorrebbe, anche se lavora.
Ma soprattutto perché si sente veramente solo, da quando non esce con nessuno e gli unici  che frequenta sono Liam e la fidanzata, Danielle.
Harry se la passa decisamente meglio, ma Louis pensa che nasconda qualcosa, perché intorno a lui e a quello che dice regna un velo di mistero, la sensazione che Styles non si gode la vita come dovrebbe non abbandona Louis fino alla fine di quel secondo ritrovo.

Ma i due si rivedono ancora, per il terzo venerdì del mese e anche questa volta Louis è sempre più stupito, ma una parte di lui è felice.
Ma quel venerdì i due non si domandano nulla di particolare, parlano e basta.
Harry racconta a Louis un ricordo di anni prima, quando insieme erano al liceo e il giovane ride, viaggiando con la mente in quei ricordi.
Si divertono, parlano, scherzano, ma nessuno dei due dice niente che possa far capire all’altro un minimo di interesse nei suoi confronti.
E poi si separano, non immaginandosi che il venerdì successivo si sarebbero rivisti.

I due si pensano tutta la settimana e così Harry decide di non finire lì i loro incontri e si fa di nuovo vivo.
E come la volta prima, tutto viene da sé, ridono e scherzano, flirtando un po’.
Per Harry e Louis vedersi ogni venerdì diventa un’abitudine. Una liete abitudine.
Harry con il suo caffè zuccherato e Louis con il succo d’arancia.
Questi incontri diventano una certezza, una cosa ovvia.
Louis si rende conto, dopo ogni venerdì, quanto Harry gli sia mancato, e il riccio ritrova in Louis quel ragazzo fantastico che sin dall’inizio l’aveva attratto.
Quegli incontri diventano per Louis, la cosa positiva della settimana.

Un stabile equilibrio circonda quegli appuntamenti, ma che appuntamenti non sono: Louis sorride, sorride davvero. Ed Harry approfitta di quei momenti per essere sé stesso, e ogni venerdì sente che Louis lo fa stare sempre più bene.

Ma un venerdì di fine aprile spezza quell’equilibrio che si era creato.
Inizialmente è tutto normale, solite prenotazioni, solita posizione, solite domande di cortesia, soliti sorrisi, soliti sguardi, ma è proprio quando Louis decide di accompagnare Harry alla porta e prima di uscire, gli lascia un piccolo e innocuo bacio sulle labbra che si spezza tutto.
Un timido bacio, di quelli di cui Harry riderebbe per la loro inutilità, ma che quella volta apprezza più di ogni altro gesto.

Harry e Louis si innamorano, senza preavviso.
Si innamorano come avrebbero potuto fare al liceo, con naturalezza, senza finzione.
E allora si crea un altro tipo di equilibrio, fatto di battute maliziose, di dolci baci, di sms scambiati agli orari più improbabili.

Un bel giorno, Louis decide di prendersi una vacanza dalla solita routine.
Arriva il vento caldo di maggio, e arriva anche la proposta del ragazzo alle orecchie di Harry.
E di nuovo si spezza l’equilibrio, ma questa volta, in modo negativo.

Ad Harry non è piaciuta quella richiesta, lui continua a non volere nulla di serio e non vuole che Louis costruisca qualcosa.
Smettono di vedersi, perché Harry non è proprio pronto, lui non vuole legami, con nessuno.
Smettono anche di sentirsi, ma Louis se ne frega, gli scrive lo stesso, facendogli le solite domande di cortesia: come te le passi? usciamo? ehy, mi dispiace. Louis chiede scusa, anche se non ha veramente una colpa.
Ma Harry, se risponde, gli dice di lasciarlo in pace.
Ma Louis continua, innamorato.
Così Harry si arrende, e ritorna da lui, un venerdì.
Va da lui, non per ricreare l’equilibrio spezzato, ma per continuare a tenerlo rotto, gli dice che sarà l’ultima volta che si vedranno.
Così si allontanano, un’altra volta.
E lo fanno perché Louis è troppo innamorato, e perché Harry non lo è o non ha propria voglia di innamorarsi.
Louis soffre, sin dall’inizio, e continua ad andare ogni venerdì nel loro bar, speranzoso.
E lì, prende il suo succo all’arancia, e anche il caffè di Harry con accanto due bustine di zucchero, proprio come il riccio beveva, e mentre sorseggia la sua spremuta guarda l’entrata e aspetta.
Ma Harry non arriva, né a luglio, né ad agosto.
E nemmeno a settembre, così come ad inizio autunno, anche se Louis è sempre così, seduto al tavolino, con la sedia vuota davanti e il caffè già zuccherato, appoggiato lì per qualcuno che non arriverà più.
Però lui continua ad andare, cascasse il mondo.

È novembre, ed ecco che la porta del bar si apre, ma Louis non c’è, perché Harry arriva prima di lui, non rispetta i loro orari.
Harry capisce che è stato lì, quando vede appoggiati sul loro tavolino i loro bicchieri: il suo caffè e il bicchiere di vetro, vuoto.
Prende in mano il caffè, e sotto nota un foglietto ripiegato.
Lo apre e legge: ‘Dopo tutto questo tempo?’
Harry risponde, e scrive velocemente prima di uscire dal bar, lasciando il biglietto sul tavolo, sperando che Louis prima o poi lo legga.
Ma quando la barista pulisce, il loro messaggio non c’è più.

È dicembre, è passato un mese, e Harry ritorna dopo due settimane passate a pensare al ragazzo, entra nel bar e lo trova lì seduto con le loro prenotazioni.
Allora si siede, anche se un po’ timoroso, non sa se è li per lui o per qualcun’altro e ha paura, dopo tutti quei mesi.
E allora, con quegli occhi davanti, che per tutti quei mesi aveva potuto solo immaginare, chiede scusa, perché non l’ha ascoltato e perché si è allontanato.
Ma si giustifica, non era pronto, non è ancora pronto, ma si vuole buttare.
Vuole viverlo lo stesso quell’amore.
Parlano, ridono, flirtano come mesi prima e fuori dal bar, si baciano, come tanto avevano desiderato.

Quella sera, quando la solita barista pulisce il locale, ripensa a quel pomeriggio, alle ordinazioni dei ragazzi e pensa che è davvero molto strano: quello dagli occhi azzurri quella volta aveva ordinato un caffè e l’altro, il riccio, un succo all’arancia.
Forse rammenta male, ma di solito i due ordinavano all’incontrario, ma i ricordi erano lontani. Così, ripone le sedie, spegne le luci e esce dal bar, chiudendo a chiave, come ogni sera.
L’aria invernale quella sera, soffia e sul marciapiede di fronte al bar, si sposta un bigliettino, ma la ragazza non ci fa caso e si allontana, pensando alla cena che deve preparare appena entrata nel suo caldo appartamento.
Il vento continua a soffiare, ancora su quel bigliettino piegato in due, dove ci sono scritte poche parole, forse che nessuno leggerà mai.
Il soffio freddo fa rotolare di nuovo il foglio, aprendolo e mostrano a tutti quelle dolci parole.

‘Dopo tutto questo tempo?’
‘Sempre.’

A volte anche i bigliettini che volano possono cambiare la vita delle persone.


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Buona sera! 
Ho questa Larry in cantiere da tipo... un mese?, cancellata, riscritta e ricancellata.
Poi è venuto fuori questo.
La frase 'Dopo tutto questo tempo?' 'Sempre.' è di Harry Potter, non so quale dato che non lo seguo, l'ho trovata su facebook e subito ho pensato ai miei Larry.
Per tutte quelle che seguono Rosemary, la mia long, oggi non riuscirò a postare, è tutto rimandato a domenica prossima direi.
E.... niente, ringrazio tutte quelle che passeranno di qua a leggere e magari a recensire! Ah, scusate eventuali errori ma sono di fretta: ci sono i ragazzi ad xfactor! :)
Un bacio, Alice c:

FELIZ NAVIDAD!
  
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