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Autore: Orochi Shiki    09/12/2012    1 recensioni
In un pianeta dove gli esseri umani convivono con esseri metà uomo metà animale chiamati Hybrids, un ragazzo alla ricerca della sua identità è destinato a combattere in una sanguinosa guerra senza sosta, in cui scoprirà il suo vero valore e il suo destino.
Una rivisitazione dell’universo di Sonic Adventure 2/Shadow the Hedgehog in salsa mecha/Nagaiana, in cui niente è quello che sembra …
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dr. Eggman, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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11: Origin of Sorrow

 
Difficile dire quanto tempo fosse passato da quando la piccola comitiva di Hybrids lasciò il pianeta per raggiungere la colonia spaziale, né da quanto tempo fossero lì. Avrebbero potuto essere giorni, sebbene nello spazio fossero sembrate solo una manciata di ore o giù di lì. Dopo l’attacco dell’alieno definito Black Watcher nei pressi della Ark, tutto era silenzioso e apparentemente tranquillo, sebbene i ragazzi fossero certi che la situazione sul pianeta dovesse essere ben diversa, cosa che li esortò a pensare in fretta un piano di contingenza per respingere gli alieni.
Il tempo passato alla colonia diede tuttavia tempo di rifornirsi e riprendersi dai danni. Persino Gelb ne approfittò per riparare il suo Omega-R, facendosi aiutare – sebbene con una certa riluttanza – dal piccolo Tails. E quando non faceva questo, consultava i computer della colonia, sperando di poter attingere a una qualche informazione. Purtroppo per lui, tutto ciò che ricavò furono dati corrotti o non pertinenti. Ma la cosa non lo irritò più di tanto, venendo soppiantata dal fatto che l’automa potesse finalmente vedere coi suoi occhi quella che nella sua memoria artificiale chiamava la sua casa natia. La casa natia del suo originale.
Ci fu comunque un’altra fonte di preoccupazione a bordo della colonia – soprattutto per Sonic e Tails –: Shadow; dalla conclusione dello scontro con Black Watcher, il ragazzo riccio nero sembrò incupirsi maggiormente e chiudersi sempre più in sé stesso, rifiutando di parlare con gli altri e mangiando a malapena. Tutti e tre gli altri Hybrids poterono solo attribuire l’atteggiamento del tenebroso umanoide al fatto che l’alieno affrontato lo avesse avvicinato sotto l’amichevole guisa della giovane Milly, sebbene l’androide Gelb avesse anche capito come il tormento del suo sosia fosse dovuto alla somiglianza di quest’ultima alla fantomatica Maria.
 
Qualche tempo dopo, le cose sembrarono quasi fossilizzarsi in quella silenziosa calma, anche a bordo della colonia.
Gelb stava compiendo gli ultimi controlli sul suo Omega-R, sentendosi ormai pronto per abbandonare la colonia e tornare al cospetto del dottor Eggman per fare rapporto, quando sentì qualcuno avvicinarsi alle sue spalle.
La nemesi del suo creatore: Sonic the Hedgehog.
“Quindi hai deciso di andare?” Gli chiese il ragazzo riccio blu con nonchalance.
“Il dottore e i miei fratelli mi aspettano.” Fu la risposta quasi glaciale dell’androide.
Sonic sorrise in maniera giocosa. “Beh, in ogni caso, grazie per averci accompagnato e aiutato fino ad ora … uhhh … Gelb, giusto?”
Gelb si girò verso l’umanoide e gli lanciò uno sguardo tagliente. “Non ringraziarmi. Non ci tengo ad aiutare TE, di tutte le persone. Sappi che finché continuerai ad opporti al dottor Eggman, io e te rimarremo nemici.”
L’umanoide dai capelli blu non si scompose. Anzi, reagì con sarcasmo. “Oooh, scary! Se davvero la pensi così, perché non ti sei liberato di me in tutto questo tempo che siamo stati qui? Magari attaccandomi alla cieca quando ero distratto.”
L’androide chiuse gli occhi con un sorriso sicuro di sé. “Perché non sono un vigliacco. Voglio che il nostro scontro avvenga sul campo di battaglia, come è giusto che sia. E quando verrà il momento, non mi farò scrupoli nei tuoi riguardi! Quindi goditi quel briciolo di vita che ti resta fino ad allora, Sonic the Hedgehog!”
In tutta risposta Sonic incrociò le braccia dietro la nuca e si girò dall’altro lato con un sospiro di disappunto. “OK, OK! Jeez, siete proprio uguali, voi due!” le parole da lui pronunciate fecero balenare nella mente del ragazzo un pensiero, che non esitò a verbalizzare. “… ma sai, Gelb … ho una domanda … Shadow … è veramente lui? Oppure è un androide come te?”
Gelb guardò di sfuggita l’Hybrid riccio blu, restando per qualche secondo in silenzio. Poi emise un rauco risolino e richiuse gli occhi. “… chissà.”
“Quindi non lo sai neanche tu?” Chiese perplesso il ragazzo.
“… io so solo questo: quanto è accaduto prima lo ha ferito sia nel corpo che nell’anima … e se non riesce a rialzarsi dopo questa batosta … allora non ha alcun diritto di farsi chiamare ‘forma di vita suprema’.”
Sonic non poté fare a meno di sentirsi irritato da quella risposta così fredda. Strinse i pugni e replicò con rabbia: “Ti sbagli! Lui non è debole come pensi tu … vedrai che non tarderà a riprendersi e tirerà fuori tutta la sua abituale grinta!”
“… ti fidi veramente così tanto di lui?” gli chiese l’androide.
Il giovane annuì e sfoggiò il suo abituale sorriso. “Of course! Lo conosco bene, e so che non è tipo da lasciarsi abbattere tanto facilmente! Ecco perché voglio credere che lui sia il vero Shadow!”
Gelb emise un altro risolino e saltò nella cabina di pilotaggio dell’Omega-R. “Hmph … staremo a vedere …” furono le ultime parole dell’automa prima che il portello del blocco di pilotaggio si chiudesse. Dopodiché, il mech fu spostato tramite un nastro trasportatore verso la rampa di lancio, situata in un lungo corridoio a chiusura d’aria, cosicché si potesse uscire nello spazio senza decomprimere l’hangar.
Sonic rimase ancora nell’hangar, ad ascoltare il rumore dell’Omega-R che si allontanava.

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“Matrix Prototype Gelb a base. Mi sente dottore?” Disse Gelb aprendo il canale intercom con il dottor Eggman.
Dopo qualche secondo, sullo schermo apparve la finestra intercom del baffuto scienziato. “Finalmente ti fai risentire, scellerato! Pensavo che ormai fossi diventato cibo per alieni!” fu la risposta irritata dell’uomo. “Hai trovato quello che cercavi, almeno?”
L’androide annuì. “Il segnale alieno vicino alla colonia spaziale è stato annientato, ma non sono riuscito a trovare informazioni pertinenti ai Black Arms sulla colonia Ark.” Sarà meglio evitare di dirgli che sono entrato in contatto con Sonic … potrebbe avere da ridire sul fatto che non lo abbia ucciso quando ne avevo la possibilità! Pensò poi fra sé e sé.
“Almeno non è stato un fiasco totale, se il segnale nei pressi della Ark è stato terminato. … vorrei che le cose andassero meglio qui.” Fu la risposta cupa dello scienziato.
“Le cose vanno male?” Chiese l’automa.
Eggman sospirò, gramo. “… Gelb. Voglio che mi ascolti e resti calmo …” fece una pausa e poi continuò: “Le unità Alpha e Charlie sono state completamente decimate dai Black Arms. La squadra Bravo cerca ancora di resistere, ma ha già perso diversi androidi … e le sue possibilità di sopravvivere e tornare alla base sono prossime allo zero.”
Gelb sentì come se qualcuno lo avesse appena colpito con una palla di cannone in pieno petto. Non poté fare a meno di provare una grande frustrazione e rabbia. Cosa credeva di fare mentre i suoi fratelli morivano al fronte per mano di quei maledetti alieni? E per colpa del suo sciocco ordine! L’Hybrid meccanico batté i pugni sui braccioli del suo sedile e strinse i denti, maledicendo sia il suo ordine che i Black Arms.
Capendo la reazione della sua creazione, il dottor Eggman replicò, serio: “Che tu abbia dato l’ordine o meno, il risultato sarebbe stato lo stesso. Non è un nemico alla portata della serie Matrix … e non otterremo nulla occupandoci delle orde che invadono il pianeta.”
L’automa alzò lo sguardo verso la finestra intercom. “Quello che cerca di dire è: ‘se si taglia la testa, il corpo muore’, giusto?”. Una strategia rischiosa, ma micidiale in caso di successo!
“Esatto! Quindi sbrig—”
La trasmissione fu interrotta quando tutti i sensori e i ricettori a bordo dell’Omega-R sembrarono impazziti e l’interno della cabina di pilotaggio, avvolto dall’incessante sirena di allarme, iniziò a lampeggiare di rosso.
Dopo un primo spavento, Gelb andò subito a controllare il radar, accorgendosi di come esso avesse appena rilevato un gigantesco oggetto – dall’aria del segnale, una cometa – non troppo distante dalla sua posizione.
Alzando lo sguardo verso il monitor che riproduceva l’esterno dell’abitacolo, poté vedere d’un tratto un fiammeggiante corpo celeste muoversi verso il pianeta. Il suo passaggio lasciava una scia color fuoco, rendendo la visione ancora più spettacolare.
“Impossibile!!” sbottò l’Hybrid automa. “Poco fa non c’era un bel niente …  come può una cometa rendersi invisibile?! Non ha senso!!” un sospetto si fece strada nella sua mente robotica. “… a meno che …”
Anche il dottor Eggman, dal suono incredulo della sua voce, sembrò aver rilevato la presenza di quell’inaspettato corpo celeste con i suoi computer. “Che sia questa … la cometa di cui parlavano anche i giornali?! La Black Comet?!”
Black Comet. Il termine usato dallo scienziato cementò ulteriormente i sospetti dell’androide riguardo alla natura di quella misteriosa cometa apparsa dal nulla. Se fossero stati fondati, allora anche quella cometa avrebbe avuto a che fare con quei maledettissimi alieni, o addirittura esserne la base operativa. Un sorriso teso prese forma sul volto del ragazzo.
“Gelb! Quella cometa potrebbe essere più pericolosa di quanto pensiamo, quindi—”
“Mi scusi, dottore. Dopo quel segnale di prima l’intercom sta facendo le bizze … non riesco a sentire il suo ordine di tornare alla base!” fu la risposta ironica di Gelb.
Dopo una pausa, Eggman sospirò e replicò. “Sapevo che l’avresti detto … e anche io ho intenzione di vederci chiaro! Quindi propongo di andare entrambi a controllare di persona questa cometa!”
“… temo di non poterle permettere di fare una cosa del genere, dottore!” replicò contrariato l’Hybrid androide. “Lei, al contrario di me, non può essere sostituito nel caso accadesse qualcosa di sgradito.”
L’oviforme scienziato sembrò irritato da una simile risposta, e sbottò: “Allora dimmi, Gelb: Cosa pensi di poter fare tu, piccolo prototipo incompleto, da solo contro una cometa che probabilmente pullulerà di alieni? Gli stessi alieni che hanno decimato i tuoi simili perfezionati!”
Sebbene Gelb avesse voluto protestare contro quella constatazione, non ne fu in grado. Il dottor Eggman aveva ragione. Andare da solo in un simile posto sarebbe stato solo un suicidio, specie quando i Black Arms erano così potenti da distruggere armate di androidi come lui!
“Inoltre,” aggiunse il dottore, “sono sicuro che agirai con molto più sale in zucca, finché avrai l’obbligo di proteggermi. Quindi a buon rendere!”
“… se lo dice lei, dottore …” borbottò Gelb. “Ma come intende affrontare una simile cosa solo con noi due? Abbiamo il mio Omega-R, vero, ma …”
Il dottor Eggman, palesemente stanco dell’atteggiamento del suo androide, rispose con voce seccata: “Mentre TU perdevi tempo a giocare nello spazio, la mia mente geniale era all’opera su di un piano di contingenza, ricordi?? Quindi non stare a preoccuparti e fidati di me, capito?! Ora sbrigati e raggiungimi ad Iron Jungle!”
Gelb fece il saluto militare prima di chiudere la comunicazione. Dopo aver accumulato energia a sufficienza nei retrorazzi dell’Omega-R, fece muovere a tutta velocità il robot verso il pianeta.

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“Whoa!! Che diavolo è quella?! È apparsa all’improvviso!” Esclamò Sonic, del tutto incapace di distogliere lo sguardo dal monitor principale.
Tails ci pensò su, poi batté il pugno destro sul palmo dell’altra mano. “Ho capito!! Deve essere quella la famosa cometa di cui parlavano anche sui giornali e in TV!”
“Aspetta … che cometa?” gli chiese il suo amico più grande.
“Come, non la conosci?” Il bambino volpe non poté fare a meno di restare sorpreso, nel constatare che il ragazzo non conoscesse un fatto simile. “Si tratta di una particolare cometa che passa vicino al nostro pianeta una volta ogni cinquant’anni. Gli studiosi l’hanno chiamata Black Comet.”
Al suono di quel nome, Sonic emise un risolino. “Vuoi vedere che quella cometa c’entra qualcosa con l’improvvisa apparizione dei nostri ospiti indesiderati dallo spazio profondo??”
“Probabile, visto che sono apparsi quasi in concomitanza.” disse Tails più a sé stesso che a Sonic. “Sarà meglio suonare l’allarme per far venire qui Shadow …”
Il ragazzino fu sul punto di suonare l’allarme della colonia, quando notò un altro segnale sul radar in prossimità della colonia: si trattava di un robot gigante prodotto in serie dal G.U.N., tranne che con qualche potenziamento e arma in più per distinguersi da quelli degli altri soldati. Era un’arma mobile umanoide di colore argentato, con la testa simile all’elmo di un gladiatore e un unico sensore oculare di colore verde. Sfoggiava l’effige della federazione su entrambe le spalline, e sull’ avambraccio destro era impiantato un fucile a positroni. Con molta probabilità doveva appartenere a un ufficiale di rango all’interno dell’esercito federale.
“Probabilmente sarà venuto qui per investigare sulla colonia o sulla cometa. Che vuoi che sia?” chiese Sonic facendo spallucce.
“Non lo so … se fosse così, non sarebbe venuto in questo spazio aereo da solo …”
I dubbi dei due Hybrids furono messi a tacere quando dal mech G.U.N. partì una trasmissione intercom.

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Fu come essere tornato indietro nel tempo. Quei corridoi esterni che sporgevano sullo spazio e permettevano di rimirare lo splendido pianeta azzurro. Un forte senso di nostalgia misto ad amarezza si insediò nella mente dell’Hybrid riccio.
Quel senso di familiarità … Così forte e agrodolce … che senso aveva se si trattava solo di un’invenzione prefabbricata?
Il solitario eco dei suoi passi sembrò rendere quella pesantezza che gli gravava dentro di gran lunga maggiore, come per confermare ulteriormente quanto non vi fosse più la vita di un tempo fra quelle mura metalliche.
E tutto per cosa?
Per proteggere chi?
Ha senso continuare a combattere e a cercare una risposta sgradevole?
Ha senso continuare a sacrificare altre persone solo per continuare a vivere?
Quelle domande continuarono ad affollare la mente di Shadow, senza dare cenno di volergli dare una benché minima tregua. Per la prima volta, da quando ebbe inizio l’invasione dei Black Arms, sentì la determinazione vacillare e le mani pesargli come macigni. Quante altre vite innocenti come Maria e Milly sarebbero andate perdute a causa sua?
La testa iniziò improvvisamente a dolergli sempre più forte, al punto che il ragazzo gemette stringendosela fra le mani, come per alleviare quel dolore infernale. Nella sua mente apparve come un’esplosione di luce, e il flusso dei ricordi ebbe nuovamente il sopravvento.
 
L’esile figura familiare di una ragazzina bionda che, a rallentatore, si accasciava a terra.
“Maria!” gridò lui in preda al terrore, non sicuro di averlo fatto solo nel ricordo o anche in quel momento, nella realtà.
La piccola ragazza lo guardò con un debole sorriso, i suoi abiti azzurri macchiati di sangue.
Lui cercò di uscire da quell’involucro di vetro che lo circondava, incapace tuttavia di infrangerlo.
“Shadow …” supplicò lei con voce flebile. “… conto su di te … la sorte del pianeta … e degli umani che ci vivono … è nelle tue mani!”
Queste furono le ultime parole della ragazzina bionda prima di accasciarsi al suolo. Ma Shadow non ebbe neanche il tempo di capacitarsene, che un portello si aprì ai piedi della sua capsula di mantenimento, spedendola nello spazio, in discesa verso il pianeta azzurro.
 
“Dannazione!! Perché continuo ad avere queste visioni?!” esclamò l’Hybrid riccio scuotendo la testa mentre ancora se la stringeva fra le mani. “Che senso hanno?! Non sono ricordi prefabbricati?!”
Non ne poteva più. Tutti quei falsi ricordi che continuavano a tornargli in mente che ben poca luce buttavano effettivamente sul suo passato … era forse dovuto al suo sistema mnemonico guasto? Se erano solo dati impiantati, non avrebbero dovuto tormentarlo a tal punto! Allora perché non gli davano tregua? Perché continuare a confonderlo? Non aveva senso … se non fossero stati ricordi veri!
Il suono degli altoparlanti lo allontanò da quel tormento. Nel corridoio riecheggiò la voce di Tails, che lo chiamò in sala comandi. Shadow sospirò e si diresse a gran passi verso la stanza dei bottoni.

Una volta che il ragazzo fu arrivato, il bambino volpe annuì e premette il tasto per la trasmissione intercom. “Comandante supremo, ho chiamato Shadow come mi ha chiesto.”
“Molto bene …” gracchiò la voce dell’uomo di mezz’età negli altoparlanti. Poi, a Shadow: “Esci immediatamente con il Chaos Omega … DA SOLO.”
“Mi dispiace, ma non ho ragione di seguire gli ordini di un perfetto sconosciuto.” Fu la risposta amara di Shadow.
“Non ho altre ragioni per trovarmi qui. Voglio solo te e il Chaos Omega. Adesso!” Replicò l’ufficiale col tono di comando tipico dell’esercito. “Abbiamo molte cose importanti da discutere, noi due.”
Shadow fece una smorfia. Aveva già abbastanza pensieri per la testa, non aveva bisogno di ulteriore bagaglio psicologico. Ma d’altro canto voleva farla finita con quell’ufficiale al più presto, quindi decise di uscire per levarselo di dosso subito.
 
Non ci volle molto perché l’Omega uscisse dalla rampa di lancio esterna della colonia e volasse verso il mech dell’esercito federale.
Una volta che i due robot giganti furono uno davanti all’altro, il comandante aprì un canale intercom privato per dialogare con Shadow senza intromissioni. Sul monitor del Chaos Omega apparve l’immagine dell’uomo di mezz’età con gli occhi di colore diverso, che lo guardava con un duro cipiglio.
“Era da tempo che desideravo trovarmi faccia a faccia con te, Shadow … molto, molto tempo.” La voce dell’ufficiale umano era fredda e tagliente.
“Basta con i preamboli!” replicò nervoso l’Hybrid, non capendo la situazione. “Chi sei, e cosa vuoi da me?”
In tutta risposta, il robot del G.U.N. puntò il fucile a positroni sul suo avambraccio destro contro il Chaos Omega. Shadow si tenne pronto a schivare l’attacco.
Tuttavia, il fucile a positroni non sparò, e il comandante rispose: “Sono una persona che ti conosce molto bene … Shadow the Hedgehog!” la mano dell’ufficiale strinse con maggiore veemenza la cloche di comando, il pollice fremeva sul pulsante rosso utilizzato per fare fuoco. “Cinquant’anni … ho atteso cinquant’anni questo giorno … il giorno in cui avrei potuto toglierti la vita con queste mie mani … il giorno in cui avrei vendicato tutte le persone a me più care … vendicato Maria!!”
Shadow spalancò gli occhi, incredulo. Cosa intendeva dire quell’uomo? Su di lui … su Maria … che legame avrebbe potuto legare i tre? Il ragazzo era sicuro che nelle parole dell’uomo si sarebbero rivelati dettagli importantissimi … forse proprio ciò che gli serviva per fare finalmente luce sul suo nebuloso passato.
Il comandante supremo sospirò, tornando con la mente alla sua infanzia trascorsa a bordo della colonia spaziale Ark.
Si rivide bambino, mentre giocava a rincorrersi allegramente con la piccola Maria.
“Io e Maria eravamo uniti da un legame quasi fraterno. Per me, che ero figlio unico, era la cosa più vicina ad una vera sorella! Era una ragazzina dolce e premurosa … e non sarebbe dovuta morire in quel modo … come invece avvenne per colpa tua!”
La mente dell’uomo fu affollata da ulteriori ricordi d’infanzia.
Si vide scorazzare allegramente per la colonia mentre cercava la sua amichetta fraterna. Nel suo girovagare per il centro di ricerca, si ritrovò davanti a una strana porta. Sapeva bene che fosse la porta del professor Gerald Robotnik, la mente più illustre a bordo della colonia, e che non sarebbe dovuto entrare per disturbarlo, poiché l’uomo era al lavoro su quella che probabilmente si sarebbe rivelata la creazione più incredibile mai compiuta dall’uomo: un essere artificiale umanoide che fosse immortale e superiore a qualunque altra creatura vivente sulla faccia del pianeta. Ma la sua curiosità di bambino lo portò a spiare attraverso l’oblò di vetro della porta.
“Fu allora che mi resi conto … che ciò che il professore volle creare … fu in realtà un abominio! Un mostro travestito da comune Hybrid!”
Ricordò il suo sangue gelarsi nelle vene e l’orrore dipinto sul suo volto, quando vide il professor Gerald Robotnik consultarsi con una creatura orripilante: tre occhi di fuoco, niente bocca, spuntoni rossi che emergevano sulla testa scura, niente gambe, tre dita per ogni mano, numerose collane intorno al collo, un lungo saio viola e una sciarpa strappata color sangue.  
I due parlavano osservando la silenziosa figura umanoide dai capelli rossoneri che giaceva, nuda, in una capsula di creazione, immersa in un liquido verdognolo.
“Lui … e quell’immonda creatura nera … sono i fautori di tutto questo!”
Vide poi la capsula venire posta in posizione verticale, il liquido verdognolo venire scaricato via attraverso dei tubi esterni, e l’essere simile ad un Hybrid aprire di scatto i suoi occhi scarlatti. Al bambino spaventato, sembrò quasi che quello pseudo-Hybrid artificiale lo stesse guardando, e rimase paralizzato dalla paura.
Shadow ascoltò il racconto, cercando di allineare i pezzi nella sua mente. Quindi fu il professor Gerald Robotnik a creare la forma di vita suprema, Shadow: essere immortale e potentissimo dalle fattezze di un comune Hybrid. Non solo: stando al racconto di quell’ufficiale, Black Doom era coinvolto nella creazione di un simile essere! Sebbene non fosse sicuro del fatto che questo si correlasse direttamente a lui, né che fosse lui stesso lo Shadow originale, sentì che fosse una traccia incredibilmente importante da seguire.
“Ma non si tratta solo di Maria!” sbottò il comandante, la sua voce carica di odio. “Hai una qualche idea di quante persone siano morte a bordo di questa colonia spaziale, solo perché nascesti tu?! Se tu non fossi mai venuto al mondo, la Ark sarebbe ancora operativa! Se non fosse per te, la mia famiglia sarebbe ancora viva! Ma ora, finalmente, renderò loro GIUSTIZIA!!!”
Detto questo, l’uomo premette il pulsante rosso sulla cloche di comando, facendo far fuoco al suo fucile a positroni. Da esso partì un raggio di energia violacea che andò a colpire il Chaos Omega.
Sfortunatamente, appena entrato in contatto con la corazza del robot rosso, questo sparì completamente dal campo visivo del robot G.U.N., come se si fosse completamente volatilizzato.
Fu solo dopo diversi secondi di smarrimento che l’ufficiale si rese conto di avere il Chaos Omega alle sue spalle. Il gigante scarlatto dava le spalle al mech federale, perfettamente immobile, senza dare il minimo cenno di voler contrattaccare.
“Se ciò che dici è vero, allora è giusto che io paghi per quanto accaduto, qualunque sia il prezzo.” Rispose l’Hybrid con gli occhi chiusi e un’espressione cupa.
Nel sentire questa risposta, il comandante rimase di sasso. Se le parole di quell’Hybrid avessero detto il vero, una risposta simile avrebbe voluto dire solo una cosa: l’umanoide non aveva alcuna memoria di quanto lui avesse narrato! E se così fosse stato … allora non poteva essere né direttamente,   né volutamente,  responsabile di tali atrocità.
Shadow continuò. “… ma adesso non posso ancora permettermi di morire. Quindi ti chiedo di concedermi ancora un po’di tempo … finché la verità non sarà finalmente venuta a galla.”
Considerando chiuso l’argomento, Shadow fece allontanare il Chaos Omega dal robot G.U.N.. Tutto ciò che il comandante supremo riuscì a fare, fu guardare il robot rosso allontanarsi, in preda allo sconcerto più assoluto.
Si sentì disorientato. Passò cinquant’anni abbondanti della sua vita odiando e maledicendo Shadow come il demone oscuro che tanta sofferenza e devastazione causò a lui e tutti i suoi cari. Ma quando finalmente se lo trovò davanti, non vide il mostro tanto disprezzato, non vide la massa di pura malvagità in cui lo identificò per tanti anni. Quello che vide fu un essere dall’animo puro, sincero e altruista, disposto persino a dare la vita se fosse servito ad espiare gli errori del passato.
Si rese finalmente conto di quanto fosse stato stupido, di non aver fatto altro che eleggere un capro espiatorio nella speranza di poter alleviare le proprie sofferenze, a discapito del fatto che suddetto capro avesse desiderato o meno che gli eventi avessero preso una piega così tragica.
Sì. Alla fine era lui il più simile a un mostro era proprio lui.

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La rossa scia lasciata dalla Black Comet si rifletteva nel monitor all’interno della cabina di pilotaggio. L’umanoide la guardò come se ne fosse stato ipnotizzato, ma senza guardarla veramente, essendo la sua mente presa da una miriade di pensieri diversi.
Shadow chiuse gli occhi ed emise una cupa risata, lasciando ancora una volta che i pensieri fluissero in lui, stavolta senza ribellarsi.
La sua mente andò a circa quattro mesi prima: il giorno in cui si risvegliò da quello che sembrò essere un lungo sonno interminabile.
 
Giaceva dormiente in una capsula di contenimento, immerso in un curioso liquido fluorescente.
Furono una serie di forti rumori a svegliarlo dal torpore, quando una Hybrid pipistrello dai capelli di platino entrò nella stanza e lo liberò da quella capsula di contenimento, seguita dall’apparizione di un gigantesco robot rosso che scoperchiò la stanza per bloccarsi all’improvviso una volta inquadratolo.
Fu la Hybrid, Rouge, a spiegargli che fu lo stesso robot, chiamato Chaos Omega, a trovarlo. Dopo aver passato qualche mese in stasi totale, si accese da solo, come se fosse stato chiamato da qualcosa. “Il Chaos Omega non è un comune robot. La sua IA è abbastanza sofisticata da permettergli un certo grado di autoconsapevolezza. Credo sia per questo che ti ha seguito fin qui. Suppongo di doverlo ringraziare, anche se quando l’ho scoperto mi sono un po’ sorpresa!” Spiegò la ragazza dopo che lasciarono l’istituto in cui Shadow era segregato.
In seguito, dopo aver capito che dal suo risveglio, Shadow non sembrò avere più alcun ricordo relativo al suo passato, Rouge decise di accompagnare lui e il Chaos Omega per un po’ di tempo sulle tracce del dottor Eggman, a cui apparteneva l’istituto da cui i tre fuggirono. Fu in quel lasso di tempo che incontrarono sia Sonic e i suoi amici che l’agenzia investigativa Chaotix. Tutti loro erano sulle tracce di Eggman, ogni fazione per le proprie ragioni.
 
“Comincia a quadrare tutto …” pensò ad alta voce Shadow, concentrando la sua vista sulla Black Comet ancora una volta. “Cinquant’anni fa, un Hybrid porcospino nero fu creato artificialmente per essere la ‘forma di vita assoluta e suprema’ … sfortunatamente, alcuni mesi fa, questa creatura suprema morì … e il dottor Eggman creò delle sue copie … e fra queste copie … ci siamo io e Gelb.”
Strinse lo smeraldo nel bracciolo, ordinando al Chaos Omega di muoversi verso quella cometa. “Sembra essere l’unica spiegazione … ma c’è un dettaglio che non posso permettermi di tralasciare: tutto quanto ha avuto inizio con Black Doom … lui è … l’origine di tutta questa sofferenza. E sa tutto quello che è successo! Quindi … resta solo una cosa da fare!”

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“Sonic!! Il Chaos Omega si muove verso la Black Comet!” Sussultò Tails controllando il monitor.
Sentendo le parole del suo piccolo amico, Sonic sorrise. Sapeva che prima o poi Shadow sarebbe uscito dalla sua apatia, e fu lieto di constatare che tale evento fosse avvenuto proprio al momento giusto.
“Tails, puoi analizzare la struttura di quella cometa?” Chiese il ragazzo riccio.
Dopo aver battuto per qualche secondo sulla tastiera, il ragazzino volpe rispose: “Sembra avere un’atmosfera respirabile, molto simile al nostro pianeta … ma il posto pullula di Black Arms!”
Il sorriso sul volto del ragazzo porcospino si ampliò. Se l’atmosfera era simile a quella planetaria, allora avrebbero potuto usare sia la navicella CHE il Tornado VF per combattere!
Sonic diede una pacca sulla spalla di Tails e fece cenno di andare con un giocoso occhiolino.
“Direi che è ora di fare un bel discorsetto al responsabile di quest’invasione!”

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L’interno della Black Comet era diverso da come se l’immaginava. I pavimenti sembravano più scavati in maniera elaborata nella pietra che comune pietra nuda. Le mura altalenavano fra pietra simile al pavimento e strane pareti di tessuto organico. Talvolta, ai lati della strada, le mura presentavano delle increspature da cui sembrò fluire energia cremisi. Una luce violacea filtrava da delle grosse aperture sul soffitto, rendendo l’atmosfera ancora più spettrale.
Shadow lanciò rapide occhiate al radar mentre pilotava. Su di esso figuravano una miriade di segnali di origine aliena. Non che la cosa lo sorprendesse, visto che si trovava praticamente nella tana del leone. Sulle prime, il ragazzo volle sterminare ogni nemico gli si parasse davanti, ma decise più saggiamente di risparmiare munizioni ed energie per il loro capo, limitandosi a rispondere alle bombe di energia nemiche con il Chaos Spear e l’Omega Grenade. Diversi guerrieri alieni di elite tentarono di bloccare l’avanzata del robot cremisi, solo per ritrovarsi fatti a pezzi dai suoi artigli.
Il Chaos Omega continuò a percorrere a lungo quel corridoio che sembrò non finire mai, finché non si ritrovò in una specie di piccolo spiazzo, il cui pavimento sembrò ricoperto da una membrana gialla. Da esso apparvero quattro Black Arms, la cui corazza blu e arancione li rendeva simili a robot giganti, che iniziarono a sparare contro il Chaos Omega. Il robot parò parte dei colpi con la mano, poi spalancò le braccia, trasformando gli avambracci nelle bocche di lanciafiamme gemelli.
“Omega … INFERNO!!” Gridò Shadow mentre le fiamme partirono dalla punta delle braccia del robot, il cui busto girò a 360 gradi per colpire tutti i nemici circostanti. Gli alieni morirono bruciati e si dissolsero in delle montagnole di cenere. 
L’interno della cabina di pilotaggio iniziò a trillare, avvertendo Shadow di una chiamata in arrivo. Una finestra intercom si aprì sul monitor, mostrando l’immagine di Sonic. “Ce la fai a proseguire? Non preoccuparti dei nemici che ti arrivano da dietro! Ti copro le spalle io, quindi concentrati solo sull’andare avanti!”
“Non c’è certo bisogno di dirmelo!” Rispose Shadow facendo accelerare il Chaos Omega verso il centro della colonia.
 
Finalmente, sul suo radar apparve un segnale molto più grande di tutti gli altri. L’Hybrid riccio nero seppe benissimo cosa volesse dire. Sentì la determinazione aumentare e accelerò notevolmente, preparandosi a sparare con l’Omega Gatling
“BLACK DOOM!!!” Gridò sparando all’impazzata con le mitragliatrici gemelle. Il signore dei Black Arms lo vide e lo evitò scomparendo e ricomparendo.
“Shadow … mi impressiona che tu sia riuscito ad arrivare qui con le tue forze …” Dichiarò con distacco Black Doom.
“Sono venuto a porre fine alla tua tirannia una volta per tutte, Black Doom!!” Esclamò Shadow puntando il dito contro l’alieno.
“… mi addolora vedere che intendi tradirmi così scioccamente.”
L’Hybrid fece una smorfia di sdegno. “Allora forse ti sei scordato che sei stato TU il primo a tradirmi!”
“Io ti avrei tradito?” l’alieno ci pensò un po’ su. Poi disse con una punta di disgusto: “Oh, ti stai riferendo a quanto accaduto con Watcher … o come preferivi chiamarla, ‘Milly’ …”
Shadow si sentì montare su un’indescrivibile rabbia nel sentire quel nome pronunciato da Black Doom. “Non devi neanche permetterti di nominarla! Non dopo quello che le hai fatto!! Non dopo il modo in cui è morta a causa tua!!”   
Black Doom rise sommessamente. “Che essere sciocco, quella Black Watcher … solo perché dotata di fattezze femminili, si è lasciata forviare da esse, convincendosi di poter provare amore per qualcun altro. È stata questa sua ingenuità a decretarne la fine …” poi si girò verso il Chaos Omega. “E poi, hai dimenticato? È stata lei a uccidersi. Io non le ho fatto niente.”
“Ora basta!” Gridò furente l’Hybrid riccio. “Non ti permetterò di creare altre vittime oltre quelle che hai già creato con la tua malvagità! La tua invasione finisce qui!!”
L’alieno emise un altro risolino. “Sei un povero pazzo. I Black Arms sono esseri PERFETTI! Di gran lunga superiori a qualunque altro essere nell’universo! Pensi veramente di avere una qualche possibilità di sconfiggerci con quel tuo ridicolo giocattolo?”
La determinazione di Shadow non vacillò per un secondo. “Sei tu che dovresti aver paura di me, Black Doom. Perché ho intenzione di liberare questo mondo dalla tua stretta! L’ho promesso a Maria … e a Milly … ho promesso loro che non mi sarei arreso … e che avrei protetto questo mondo … ed è quello che intendo fare!!!”
“Allora preparati a morire,” fu la risposta di Black Doom, mentre il suo corpo iniziò a crescere superando in grandezza il Chaos Omega. “mentre vieni schiacciato dalla creatura più potente di questo universo!!!”
Shadow non perse tempo, e ordinò al Chaos Omega di sparare dei Chaos Spear contro il corpo dell’alieno, ma Black Doom li respinse completamente.
Così non va … devo trovare un punto debole. Immediatamente, analizzò il corpo dell’extraterrestre per trovare un punto da colpire. Il computer cominciò a suonare dopo aver inquadrato l’occhio centrale dell’essere.
“Adesso!! OMEGA LASER!!!” Gridò l’umanoide aprendo un portello sul torace del Chaos Omega, da cui uscì un vistoso cannone laser. Un raggio rosa partì da esso per colpire Black Doom dritto nell’occhio. Il sovrano alieno si piegò all’indietro, ma non sembrò risentire troppo del colpo. Dopo aver subito l’attacco, scomparve nel nulla e fu impossibile da rilevare col radar. Apparve istanti dopo alle spalle del Chaos Omega. Nubi di energia oscura si addensarono ai lati dell’essere, rilasciando delle lame di energia fiammeggiante che andarono a colpire il robot, creando delle fenditure nella sua corazza.
Shadow strinse i denti, così da sopportare il dolore della pelle che veniva lacerata. Poi cercò di agganciare il nemico, ma questo scomparve di nuovo. Questa volta, il Chaos Omega era pronto, e schivò un’esplosione violacea che apparve dal nulla scattando in avanti, in direzione di dove riapparve Black Doom. Ancora una volta colpì l’occhio centrale, stavolta usando un doppio Chaos Spear. 
Come risposta, Black Doom ricomparve in un altro angolo del campo di battaglia e chiamò a sé un cerchio di piccole nubi oscure, da cui partirono una serie di ciottoli incandescenti. Shadow fece eseguire all’Omega un rapido slalom fra di essi, così da avvicinarsi al suo nemico mentre schivava l’assalto. Due di quei sassi roventi colpirono alla spalla sinistra e  sul fianco destro del robot,  facendo sì che l’Hybrid ai suoi comandi provasse sulla pelle la sensazione dell’ustione.
Ma non permise a questo di lasciar vacillare la sua determinazione. “Omega … GATLING!!” Le mitragliatrici gemelle andarono a colpire più volte l’occhio centrale di Black Doom prima che questo scomparisse di nuovo.
“Capisco …” commentò Black Doom stringendosi la testa per qualche secondo. Finalmente l’alieno iniziò a risentire dei danni inflittigli da Shadow. “Suppongo di averti sottovalutato, ritenendoti una forma di vita inferiore … cionondimeno …!”
Il leader extraterrestre iniziò a chiamare a sé più energia per creare una raffica di proiettili e di  lame boomerang di colore viola acceso, che buttò con tutta la forza contro il robot cremisi del suo avversario. L’assalto arrivò a incredibile velocità, troppo veloce perché Shadow potesse schivarlo, così il Chaos Omega, sebbene tentasse disperatamente di parare, fu colpito in pieno. Con un gemito del suo pilota, il robot fu sballottato all’indietro da una serie di esplosioni. Una densa nube di fumo nero avvolse l’intera area intorno al robot, coprendolo completamente.
“… cionondimeno, anche una creatura incompleta come te è solo una pulce al mio confronto. Non vedo come tu abbia potuto anche solo sperare di poter trionfare su di me!” Dichiarò trionfante Black Doom guardando la densa nuvola di fumo.
Qualche istante dopo, la nube si dissolse, e l’alieno non poté fare a meno di restare sorpreso nel vedere il Chaos Omega in piedi, con le braccia incrociate davanti a mo’ di scudo e la corazza solo leggermente annerita e ammaccata.
“Ma tu guarda … mi hai proprio tolto le parole di bocca!” sibilò Shadow. Aveva la tuta leggermente strappata, il volto sporco e un piccolo rivolo di sangue che sgorgava al lato sinistro della testa, ma era vivo e ancora pieno di energia.
“No … Come è possibile?! NON PUOI …!!” Black Doom era sconcertato. Come poteva quel piccolo Hybrid essere sopravvissuto ad un assalto simile?! Era assurdo! Inconcepibile! Si mosse per chiamare a sé altri attacchi energici, ma il Chaos Omega fu più veloce di lui e si preparò a colpire trasformando le braccia in lanciafiamme.
“Omega … INFERNOOOOOO!!!!” Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre le fiamme avvolsero il volto dell’alieno.
Dal suo corpo partì un globo di fiamme e si accasciò al suolo mormorando. “Non finisce … così.”, mentre un oggetto luminoso si staccò dal corpo dell’extraterrestre, fluttuando dritto verso il Chaos Omega.
Una gemma rosso vivo. Il settimo Chaos Emerald!
 

NEXT EPISODE: Letting the Past Go

 

CHAOTIC CORNER: L’angolo degli aneddoti e delle curiosità – episodio 11

 
Silver: Buon giorno/notte/sera/pomeriggio/qualunque sia l’ora in cui state leggendo questa storia!  Bentornati alla rubrica per eccellenza, il solo e unico CHAOTIC CORNER!!
Espio: … che con la puntata di oggi si avvicina sempre più alla sua conclusione.
Vector/Charmy: NOOOOOOOOO PERCHEEEEEE’!
Espio: Beh, ormai la fan fiction è quasi finita. Il prossimo capitolo è l’ultimo, e ciò rende la puntata di oggi del Chaotic Corner la penultima della serie.
Charmy: (Coi lacrimoni agli occhi) Così presto, però?
Vector: (Idem) Vero! In fondo lo stiamo facendo da così poco tempo …
Espio: Tutto deve finire, prima o poi. È un aspetto della vita che bisogna accettare con serena rassegnazione… e poi, il fatto che quella inconcludente di Shiki riesca davvero a finire una storia è un fatto monumentale!
Silver: Dai, basta lacrime ragazzi! Vogliamo che i fan ci ricordino col sorriso, no?
Espio: (Disse quello che la puntata scorsa frignava come un bebè …)
Silver: Dunque! In via del tutto eccezionale, oggi tratteremo suggerimenti, domande e fatti datici da diverse fonti qua e là. La signorina KazeNekoNoDaisy, cara amica della nostra Shiki iscritta anche su questo sito, stava parlando con l’autrice riguardo alla storia dei cloni e a come ci sia sempre un qualche personaggio che scopre di essere un clone e finisce con l’angustiarsi per questo. Anche Chaos Omega Robo (e il gioco da cui trae ispirazione) non fa eccezione, come avete potuto ben vedere, e la signorina ha commentato: “non capisco perché, poi! Pensaci bene: quando si fa un compito in classe, si fa prima la stesura originale – o brutta copia – e poi lo si ricopia in bella grafia ordinata. Se lo chiedi a me, vale lo stesso per i cloni! Gli originali sono la ‘brutta copia’, mentre i cloni sono quella ‘bella’! Sennò perché i cloni sono sempre più fighi dei loro originali? Prendi i due Pokemon Mewtwo e Mew, per tirare un esempio.”
Espio: Interessante veduta, devo dire. (Risponde al telefono.) Chaotic Corner?
Gelb: Non ho potuto fare a meno di sentire quest’affermazione e restarne piacevolmente commosso! Quindi state praticamente dicendo che io sono la “bella copia” rispetto allo Shadow originale??
Silver: (Sospira) Chiariamo un po’ questa faccenda, Gelb … è vero, tu sei un clone dello Shadow originale, quindi sì … tecnicamente sei la sua “bella copia” … ma sei anche la base da cui sono partiti per creare gli altri Shadow Androids … che stando a questo ragionamento sono la tua “bella copia” …
Gelb: … e?
Silver: Sei la brutta copia di una brutta copia, Gelb! È veramente una cosa di cui andare fieri?!
Gelb: (Mogio) … no … suppongo che non lo sia davvero … (Riattacca)
Espio: Non credi di essere stato un po’ troppo duro con lui?
Silver: Naaah. È una cosa a cui tutti i nuovi ricci della serie si devono abituare quando sono agli inizi. È successo a Shadow, è successo a me, è giusto che succeda anche agli altri.
Charmy: Silver … e questa cosa quando è mai finita per te?
Silver: (Si lascia cadere sulla scrivania) (Sai di aver toccato il fondo quando CHARMY BEE, di tutti i personaggi, fa commenti simili sul tuo conto)
Espio: Passando avanti, qualche tempo fa, guardando i video di Shadow the Hedgehog per trarre ispirazione (Ma riprendesse in mano il gioco, invece di guardare i video, la pigrona!), trovò un commento che diede ulteriori dubbi riguardo al nostro protagonista. In breve il commento fu questo: “Come fa Shadow a supporre di essere un androide? Voglio dire, non mangia? Non va al bagno? Non dorme?”
Silver: Anche se probabilmente è stato fatto da un qualche ragazzino un po’ fessacchiotto, come quelli che bazzicano su Youtube, non vuol dire che non abbia ragione. In effetti mi chiedo anch’io se al Sonic Team l’abbiano mai preso in considerazione! Secondo me non ci hanno proprio pensato!
Espio: Silver …
Silver: Cosa?
Espio: Un sacco di gente bazzica su Youtube, compresa l’autrice che guarda video su video!
Silver: Sì, ma io ce l’ho con quei tipi insopportabili che stanno lì a commentare qualunque video solo per cominciare una LUUUNGA discussione sociale/religiosa/razzista e giù di lì che non c’entra nulla col video postato!
Espio: Talvolta mi chiedo come sarebbe questo programma se fosse come i commenti su Youtube.
Silver: Oh! Probabilmente sarebbe così.
 
Preme un tasto sul telecomando. In una stanza ci sono tre Hybrids: un Hybrid faina coi capelli viola, il vestito da cowboy e una zanna sporgente (Fang) , un Hybrid orso polare coi capelli lunghi e biondi e con vestiti invernali (Bark) e un Hybrid anatra con una maglietta e i capelli verdi, calzoncini arancioni e che giocherella con una bomba (Bean). 
 
Silver: Allora, ragazzi. Cosa ne pensate di questo capitolo e della fan fiction in generale?
Bean: Beh, direi che è piuttosto buona come storia, anche se lo scorso capitolo è stato decisamente esagerato con il melodramma e altre cavolate alla Evangelion.
Fang: Capirai lo sforzo. A parte il fatto che Shadow è un emo del cavolo, basta che lo scrivi che frigna e va bene ma, CHIUNQUE può prendere un video, cambiare qualche battuta e situazione e riscriverlo parola per parola. È la prova che questa Orochi Shiki non vale un emerito cavolo! E se pensi che valga qualcosa come storia sei un deficiente bello e buono!
Bark: Ma sei imbecille? Shadow non è emo, e non mi risulta che lo sia nella storia! Secondo, Shiki ha detto chiaramente di aver tratto ispirazione dai giochi, quindi è LOGICO che si sia rifatta pure alle scene! L’ha fatto Sonic X, può farlo anche lei!
Fang: Rifarsi alla storia e copiare sono due cose del tutto diverse. Anche un idiota lo capisce. Questo dimostra che sei peggio che idiota! Perché non torni nella tua tundra siberiana a bere la tua stupida vodka?!
Bark: Cosa ti fa pensare che io sia siberiano, demente?! Solo perché sono vestito così e sono un Hybrid orso, non vuol dire che io lo sia! Sarebbe come se io iniziassi a ricoprirti di insulti sugli stereotipi texani!
Fang: Se io sono razzista, tu sei un povero idiota cieco! Non si vede che sono un australiano stile Crocodile Dundee?
Bark: Beh, sai … ci sono diverse persone INTELLIGENTI a cui quei filmacci pieni di stereotipi e gag del cavolo non piacciono e non se li guardano … al contrario di te che sei un povero ritardato!
Bean: Sonic X è molto meglio in lingua originale! Spolliciate se siete d’accordo!
 
Bark e Fang alzano il pollice
 
La linea torna allo studio
 
Charmy: Wow … davvero è così su Youtube?
Espio: Purtroppo sì. Ovviamente il linguaggio usato in questo esempio è MOLTO edulcorato rispetto a certi temi forti usati sul sito. Spesso NON misurano le parole.
Silver: A questo punto sono molto meno irritanti i commenti tormentone tipo “Meglio di Twilight” o quelle battute interminabili sulle frecce nel ginocchio!
Vector: Come quando commento “Servono più pony!” su certi video?
Espio: …… per favore, cambiamo argomento …
Vector: Quando si tratta di pony, cambi sempre argomento … sii aperto e unisciti alla scuderia, amico! (Tende il pugno verso Espio) Brohoof!!
Espio: (Lo guarda storto prima di ignorarlo completamente)
Vector: Bah, non ne vali la pena! Vieni, Charmy … andiamo a montare il centro per cuccioli di Fluttershy … (Se ne va nell’altra stanza con Charmy al seguito)
Silver: … sembra la parodia della presa in giro di un Brony … non che io ne conosca!
Espio: Mah, non lo so … un cartone puccioso su un manipolo di magiche cavalline colorate … sembra più una cosa alla portata di Cream, che per uno come Vex … ma sto divagando! Andiamo avanti col programma.
Silver: OK. Abbiamo qui una e-mail mandataci dal nostro Knuckles, che ci scrive: “ho passato tutta la vita come ultimo della mia specie … e mi sono sempre chiesto che effetto fa avere una famiglia amorevole. Prima che la fan fiction finisca, vorrei avverare questo mio desiderio.” Beh. Knuckles! Sei fortunato, perché il Chaotic Corner ha deciso di crearti una famiglia su misura tirando a sort— er, selezionando i membri adeguati per la famiglia dei tuoi sogni! (Si collega con Knuckles, che appare nello schermo) Sei in ascolto, Knuckles?
Knuckles: Ti sento forte e chiaro.
Espio: Da chi vuoi partire?
Knuckles: Beh, vorrei innanzitutto partire da quello che personalmente sosterrei il baluardo della famiglia: un padre forte, determinato, coraggioso ma anche molto amorevole! Qualcuno che potrei prendere come modello esemplare!
Silver: E il padre adatto a Knuckles è …
 
Una porta si apre alle spalle di Knuckles, per rivelare la piccola Cream.
 
Cream:  Ciao, signor Knuckles … voglio dire … (Col vocione impostato) Knuckles! Sono tuo padre!   
Knuckles: UN MOMENTO!! Che significa QUESTO?! Perché dovrei essere il figlio di Cream?! Ha almeno dieci anni in meno di me! Che razza di selezione avete fatto, si può sapere?
Silver: Che cosa?! Stai insinuando che abbiamo fatto le cose alla carlona?! Magari tirando a sorte?! Ma come ti permetti!! Noi siamo dei professionisti!!
Knuckles: Non potete dire sul serio …
Cream: N … non ti piaccio come padre?? (Lo guarda con gli occhi da cucciolo)
Knuckles: Eh?! Non intendevo questo … è solo che quando penso a mio padre lo riterrei un po’ più … come dire … grosso, nerboruto. Un omaccione!
Cream: Allora mi comporterò da grosso omaccione!! (Stringe i pugni  piegando le braccia all’altezza dei fianchi e cerca di fare un’espressione virile con la bocca a monte Fuji, ma l’unica cosa che riesce ad essere è ancora più adorabile)
Espio: Grandioso. Proprio quello che ci serviva … una calamita per attirare i pervertiti col complesso di lolita.
Silver: Vabbé, meglio proseguire con la famiglia!
Knuckles: Se proprio devo … vediamo … mi sono sempre chiesto come sarebbe avere una mamma dolce, premurosa e amorevole che si prendesse cura di me e mi preparasse degli ottimi manicaretti da mangiare. Una persona dolce, ma severa quando il tempo lo richiede.
Espio: E la mamma adatta a Knuckles è …!
 
Dalla porta esce il dottor Eggman
 
Eggman: (In falsetto) Knuckles, tesoruccio!! Sono tua MAAAAADRE!! Ohohohohoh!
Knuckles: (Rimane sotto shock per qualche secondo, incapace di muoversi o di parlare. Poi si gira e si prende a pugni la testa, come per rimuovere quell’immagine dal suo cervello) Nonononononononono, questo no! Questo non lo accetto! Tutto ma non questo!
Eggman: Senti, roditore da burletta! È già tanto che io appaia nel Chaotic Corner! Pur di apparire farei anche la bisnonna di una scimmia! (Alza l’indice verso il cielo) Prima il Chaotic Corner … poi IL MONDO!! Lo chiamerò: il piano di controllo mediatico di Eggman!
Cream: Ummm … dottor Eggman … voglio dire, tesoro … non bisognerebbe dire in pubblico i propri piani segreti per la conquista del mondo!
Eggman: AGH! Siamo già in diretta! Non ci avevo pensato! (Si batte una mano sulla fronte) A questo punto non mi importa più niente … tanto vale continuare la farsa. In fondo, quando si è in ballo, tocca ballare! (Verso Knuckles) Giusto … AMORE DELLA MAMMA?
Knuckles: Certo … ugh … mammina cara …
Espio: Avete finito di tergiversare? Possiamo continuare??
Eggman: Siamo a posto! Possiamo andare avanti!
Silver: C’è qualche altro membro che vorresti aggiungere alla famiglia?
Knuckles: Tanto, peggio di così … hmmm … beh, mi sarebbe piaciuta una sorellina … o magari due … che so, due gemelle andrebbero benissimo. Sì, due gemelline piccole. Simili nell’aspetto ma diverse in fatto di gusti … una timida e amorevole e l’altra dolce e affettuosa.
Silver: E chi saranno le dolci sorelline di Knuckles??
 
Dalla porta escono Sonic e Shadow
 
Sonic: BIG BROTHER!! Fatti abbracciare!!
Shadow: Sì, Knuckles … fatti abbracciare dai miei PUGNI! Non riesco a credere che un attimo fa stavo combattendo in maniera epica contro Black Doom e adesso …
Knuckles:  OK, mi rimangio quello che ho detto! Non c’è mai limite al peggio.
Sonic: Ehi, mommy! Ti sei ingrassata, eh? Dovresti anche farti una bella ceretta sotto il naso! Una donna dovrebbe sempre stare attenta a non lasciarsi andare, sai?
Eggman: Figliola, forse dovrei insegnarti a NON mancare di rispetto a tua madre, che ti ha tenuto in grembo per nove mesi prima di metterti al mondo fra mille sofferenze! DOPPIE sofferenze, per giunta, trattandosi di gemelle!
Knuckles: (Ha i brividi) Per favore, non farmi immaginare una cosa simile!
Shadow: Bah! Scusa tanto se sono nata, mammina …
Eggman: Non dire così, cara! Lo sai che la tua mamma ti vuole tanto bene! (Si muove per abbracciare Shadow) Solo che tua sorella mi fa dannare l’anima!
Shadow: Non ti avvicinare, che ti ammazzo! Vi ammazzerò tutti, per questo!!
Sonic: Non essere così tesa, sorellina cara!
Shadow: Tu morirai in maniera truculenta in puro stile Higurashi …
Cream:  H … hai guardato Higurashi? Brutta cattiva! Non è un programma che le brave bambine dovrebbero guardare!
Shadow: Guardo quello che mi va di guardare! Non sarai certo tu a dirmi cosa posso o non posso fare … PAPARINO.
Cream: (Cerca di dire qualcosa ma emette solo striduli gemiti e si raggomitola piangendo)
Knuckles: Andiamo, papà! Non farti mettere i piedi in testa da tua figlia!! ANIMO!! 
Cream: Ma … ma io non … uh … WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!! (Scoppia a piangere rumorosamente)
Sonic: Visto che hai combinato, fratellone? Hai fatto piangere papà!
Eggman: (Schiocca la lingua con da fare di disappunto mentre scuote la testa) Sei un cattivo ragazzo, Knuckles. Credo proprio che mi ritroverò costretta a punirti al posto di tuo padre! Voglio dire, in fondo sei il fratello maggiore! Dovresti dare l’esempio!
Sonic: Se tu non sei un buon modello esemplare, da chi dovremmo prendere esempio io e tua sorella? Da mamma?
Eggman: Hai da ridire sul mio operato, ragazzina?!
Sonic: Oooh, ne ho una lista piena di lamentele sul tuo conto! Non sai cucinare, a casa non ci sei mai, e il tuo bucato non è mai stirato!
Eggman: Ora basta, signorinella! Credo sia ora che tu chieda ufficialmente scusa!
Sonic: COSTRINGIMI!!
Eggman: Ricorda che come ti ho dato la vita, posso togliertela senza problemi!!
Knuckles: BAAAAASTAAAAAAAAAAAA!!! NON VI SOPPORTO PIU’!! STATE ZITTI!! ZITTIIIIIIII!!! (Respira con affanno per qualche secondo. Poi si ferma, il labbro inferiore gli trema, si siede a terra e scoppia a piangere,) Odio questa famigliaaaaaaaaaaa!
Cream: (Dopo qualche momento di silenzio, si avvicina a Knuckles e gli accarezza amorevolmente le ciocche rosse.) Su, su. Ora calmati …
Eggman: (Si inginocchia vicino a Knuckles e gli mette una mano sulla spalla) Non puoi fare di meglio caro. Quindici anni sono un’età turbolenta. Ci siamo passati tutti. Ma sappi che noi ci saremo sempre per sostenerti, capito?
Knuckles: (Con gli occhi lucidi e rossi per il pianto) Davvero?? Perdonate anche un figlio piantagrane come me??
Eggman: Suvvia, sciocchino! Anche se voi ragazzi mi fate dannare l’anima … MA MOLTO! … siete pur sempre i miei bambini, e io vi vorrò sempre bene!
Cream: Vale anche per me, Knuckles!
Knuckles: Oh papà … mamma …! MI DISPIACEEEEEEEEEEEE!! (Si butta in braccio a Eggman, piangendo)
Eggman: (Gli accarezza la nuca e guarda Sonic) E tu? Non hai anche tu qualcosa da dire a me e tuo fratello Knuckles?
Sonic: Scusa, mamma. Scusa, fratellone.
Shadow: … e … papà … scusami anche tu per … sai, come ho risposto prima.
Cream: Finché capisci, mi sta bene, cara!
 
Allo studio
 
Silver: E così il sipario si chiude su questa amorevole famigliola, che ha trattato le sue divergenze ritrovando l’armonia. (Controlla l’orologio) E prima di quanto anticipassi. Ehi, Espio? E un favore simile a me quando lo fai?
Espio: Oh, ma guarda, è finito il tempo per la trasmissione! Sembra sia ora di congedarsi!
Silver: Rispondi alla mia domanda, furbone!!
Espio: (Lo spintona via) Grazie ancora una volta per il tempo concessoci e alla prossima e ultima puntata del Chaotic Corner. Ciao! (Spinge Silver fuori dalla porta. Poi, quando capisce di essere solo, accende la TV)
TV: (Canta) “My Little Poonyyyyy, My Little Pooonyyy, oo-oo-oo-ooh—
Espio: (Sospira con le stelline negli occhi)

  
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