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Autore: loustinkerbell    09/12/2012    5 recensioni
C'era una volta un'adolescenza difficile,
Un'adolescenza piena di dolore, lacrime e odio.
C'era una volta un'adolescente sola.
C'era una volta Kristen Brooks.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno esitai qualche minuto prima di aprire la porta di casa.

Sentivo la fresca brezza invernale sfiorarmi il viso e adoravo quella sensazione. Amavo l'inverno e quell'anno già ai primi di dicembre le strade erano innevate.

 Entrai nell'abitazione e chiusi a chiave. Sapevo che mio padre, Charlie, non avrebbe rincasato prima di sera perchè stavamo attraversando un periodo difficile e con la morte di mia madre le cose erano peggiorate, infatti per noi ormai era complicato arrivare a fine mese. Potevamo permetterci i beni di prima necessità ma per il resto ci affidavamo all'aiuto dei miei nonni paterni, che nonostante abitassero dall'altra parte del paese, in Carolina del Nord, erano sempre pronti a darci una mano. 

Noi vivevamo a Portland, nell'Oregon. Era un bel posto, ma dopo che mia madre ci aveva lasciati tutto era diventato più triste.

Mio padre lavorava in una panetteria nella periferia, ma ormai le vendite andavano via via calando a causa della concorrenza. Io andavo a scuola, avevo sedici anni e avevo una vita triste, ma nessuno se ne rendeva conto. Mio papà era un uomo meraviglioso ed io ero il suo tutto, soffriva già abbastanza per la perdita di mia madre, e l'ultima cosa che volevo era peggiorare la situazione. Altre persone su cui contare non ne avevo purtroppo.

La morte di mamma, Kate, mi aveva sconvolto la vita, lei era il mio unico punto di riferimento e ora non avevo più appigli, non avevo nessuno su cui contare a parte mio padre, che amavo con tutta me stessa.

A scuola ero vittima di bullismo.

Il bullo, Jake, mi odiava. Non c'era un motivo preciso, almeno credo, fatto sta che si divertiva a vedermi soffrire e tutti i giorni a scuola mi picchiava e mi insultava assieme ai suoi amici. Si divertivano.

Ormai ero 'abituata', se così si può dire.

Questa situazione andava avanti da due anni ormai e nessuno se ne era mai reso conto, e nonostante le cose andassero sempre peggiorando quelle botte, quelle parole restavano all'oscuro di tutti. Mi chiamavano 'brutta, grassa, disgustosa', dicevano che mi meritavo di essere orfana e che dovevo morire.

Può darsi che i lividi, le cicatrici, i segni delle botte possano sparire dalla pelle. Ma le parole, quelle non se ne possono andare. Non vanno via neanche a volerlo. Quelle parole restavano nella mente, impresse, e anche se ormai la situazione si portava avanti di giorno in giorno non riuscivo a fare a meno di pensarci.

E così mi odiavo anch'io.

Avevo un diario segreto in cui scrivevo tutto, in cui le lacrime sfumavano ciò che la penna scriveva e ciò era una pugnalata al cuore scrivere. Parlavo con me stessa, insomma, sapevo aprirmi solo con me stessa. Certe volte avevo provato ad esprimere il dolore che sentivo internamente sul mio corpo, facendomi del male, ma sapevo che non sarebbe stato facile uscirne così evitai.

Ero una persona chiusa e forse per questo non avevo molti amici. A scuola mi chiamavano 'quella del Sud' e penso che, beh, se qualcuno ti chiama così non lo fa perchè vuole essere tuo amico.

Mi spogliai davanti allo specchio della mia camera per osservare i lividi. Non erano molto evidenti e sapevo che sarebbero spariti presto, ma non mi preoccupavo di loro, insomma, avevo saputo resistere tutto questo tempo, e in più i bulli avrebbero dovuto finire la scuola quell'anno, e mi sarei liberata di loro.

Avrei avuto una vita normale e felice.

Sorrisi a questi pensieri, sorrisi dopo tantissimo tempo. E intanto una lacrima mi rigò il viso, il mio viso che assomigliava così tanto a quello di mia madre.

Mi mancava. Mi mancava la sua voce, mi mancavano i suoi occhi verdi, mi mancava il suo sorriso.

Mi mancava tutto di lei, e nonostante questo rimanevo forte, odiavo tutto di me, ma sorridevo, andavo avanti e tenevo duro perchè sapevo che un giorno tutto questo sarebbe finito, perchè sapevo che ce l'avrei potuta fare, perchè sapevo che lei sarebbe stata fiera di me.

Lei, il mio angelo custode.

Mi rivestii e mi stesi sul letto aspettando il ritono di mio padre, a cui avrei dovuto preparare la cena.

Gli volevo un mondo di bene e anche lui mi adorava, e questo pensiero bastava a scacciare tutte le paure che avevo per il giorno dopo, per la scuola, per tutto quello che sarebbe dovuto succedere l'indomani mattina, perchè era destino che fosse così.

Mi addormentai sperando in un risveglio migliore,

e così fu.

___________________________________________________________

 

Salve gente,

è la prima storia che scrivo, l'avevo già in mente da un po' di tempo e spero vi piaccia nonostante tratti di tematiche abbastanza delicate, ma che sono spesso sottovalutate.

Un bacio.

  
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