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Autore: MakieyoMela    09/12/2012    1 recensioni
Indossò le cuffie del suo iPod quella mattina mentre la canzone risuonava con un tono felice nella sua testa, nel tragitto che stava facendo con l'auto. Tamburellava le dita sulle sue ginocchia e guardava fuori dal finestrino un po' appannato. Per quel poco che vedeva, c'era neve dappertutto: sugli alberi, sulle case, a terra. Sorrise. Le piaceva la neve. Era così bianca e soffice, le faceva pensare alle nuvole che poteva ammirare solo da lontano.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Prologo.


Ascoltava tutte le note.
Una dopo l'altra.
E le rimanevano impresse nella testa.

 
Indossò le cuffie del suo iPod quella mattina mentre la canzone risuonava con un tono felice nella sua testa, nel tragitto che stava facendo con l'auto. Tamburellava le dita sulle sue ginocchia e guardava fuori dal finestrino un po' appannato. Per quel poco che vedeva, c'era neve dappertutto: sugli alberi, sulle case, a terra. Sorrise. Le piaceva la neve. Era così bianca e soffice, le faceva pensare alle nuvole che poteva ammirare solo da lontano.
La canzone continuava a suonare nelle sue cuffiette e lei non smise di godersi il paesaggio. La mamma non disse nulla, anche se il volume delle cuffiette era talmente alto che persino lei riusciva a sentire qualche nota. Ma meglio così. Lei doveva distrarsi un po'.
Vedeva la strada sfrecciare sotto le ruote della macchina, o almeno per quel che riusciva a vedere. Voltò lo sguardo verso la madre e le fece cenno di rallentare, trovandola perfino distratta a guardarla. Scosse la testa e ritornò a stimare il paesaggio da dietro al finestrino, tranquillizzandosi solo dopo che la madre aveva diminuito la velocità.
La mamma parcheggiò l'auto tra le tante che ce n'erano, spegnendo il motore e cacciando un grande sospiro guardando l'edificio davanti a se. Quell'edificio che la figlia e lei stessa odiavano a morte ma a cui erano, allo stesso tempo, grate.
Scesero dall'auto e insieme, mentre la madre passava un braccio sulle spalle della figlia, entrarono in quell'edificio sotto lo sguardo di pochi vecchietti della zona. L'aria calda subito le pervase, e la più piccola si tolse il capello di lana, con tanto di palla, dalla testa mettendo in mostra i suoi lunghi capelli biondi platino, che si adattavano per bene alla pelle pallida.
Tolse le cuffiette dalle sue orecchie e posò il cellulare nella sua borsa a spalla, storcendo di poco il naso rosso per via del raffreddore e guardò sua madre -Non facciamo tardi, il dottore si arrabbierà- Borbottò a voce bassa, con quel tono così pacato e rilassato che sua madre proprio non riusciva ad avere.
-Si, Dasom, andiamo.. - Scosse di poco la testa, per riprendersi dai suoi pensieri e si avvicinò al grande bancone all'entrata, rimanendo la figlia indietro, chiedendo dell'appuntamento.
-Sua figlia è...?-
-Dasom. Jung Dasom-
-Che malattia?-
-Anoressia-  

  
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