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Autore: louis_starbucks    09/12/2012    2 recensioni
"-È per te- disse, arrossendo un po’. Poi si schiarì la voce e cominciò a cantare.
'I find your lips
So kissable
And your kiss
Unmissable
Your fingertips
So touchable
And your eyes
Irresistible' "
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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JANET’S POV

Maledii più volte la sveglia che mi aveva fatto cadere dal letto, tirandole una manata per farla tacere; mi alzai, con una mano sul fondoschiena dolorante e scesi le scale. Come al solito, in cucina trovai mio fratello, Joe, che stava civettando via cellulare con la sua ragazza, quella che io chiamavo la “sciacquetta bionda”. E lui di tutta risposta, chiamava il mio ragazzo il “biondo tinto”, cosa che mi irritava più della sciacquetta.
Presi dalla credenza una tazza, che riempii di caffè e che cominciai a bere subito.
-Siamo di fretta, eh?- mio fratello si era risvegliato, accorgendosi di me –Che c’è? Il biondo tinto ti aspetta?-. Lo ignorai. Rimasi un po’ perplessa nel sentire la parola “aspetta”: mi diceva che stavo dimenticando qualcosa. E fu lo squillo del mio cellulare che mi disse che avevo dimenticato l’appuntamento… Mi precipitai sul cellulare.
-Scusa, sto venendo- dissi non appena risposi al cellulare.
-Sicura? Non è che ti sei appena alzata?- disse Niall. Fui sollevata nel sentirlo ridere.
-Non proprio appena… Ho già fatto colazione- dissi, guardando i frammenti della tazza sparsi sul pavimento.
-Vabbé ho capito… Sto venendo- sospirò.
-No!- quasi urlai. Avevo sempre evitato di far venire a casa Niall quando c’era Joe in casa… Diciamo che tra i due non scorreva buon sangue…
-Veramente, ti raggiungo io lì. Ci metto un attimo- dissi.
-Bah… Se lo dici te… A dopo- mi rispose Niall. Attaccai e mi precipitai su per le scale. Mi lavai e mi vestii in fretta  e furia, per poi uscire di casa, senza cagare di striscio mio fratello.

NIALL’S POV
Tipico di Janet scordarsi un appuntamento… C’ero ormai così abituato che la prendevo sul ridere. Avevo conosciuto Janet un anno prima, da Nando’s e c’eravamo messi insieme un mese e mezzo dopo, sempre a Nando’s. Eeeeh, porta sempre felicità quel posto… La prima cosa che notai di lei, furono i suoi bellissimi capelli dorati… Erano senz’altro la cosa che mi piaceva di più di lei, e credo che fosse anche la sua.
Poi vidi Janet arrivare di corsa e mi misi a ridere quando si lasciò cadere sulla panchina accanto a me, con una mano su un fianco.
-Non ridere cretino- disse mollandomi un pugno sulla spalla.
-Figurati… Andiamo a mangiare da qualche parte? Tipo, che so…-
-… Nando’s?- mi interruppe, precedendomi. In tutta risposta le sorrisi e ci alzammo dalla panchina. Janet si teneva ancora una mano sul fianco, ma non ansimava più.
Entrammo da Nando’s. Ci sedemmo al nostro solito tavolo, in un angolo della stanza. Sedendosi, Janet fece una smorfia di dolore.
-Sei sicura di stare bene?- le chiesi, mentre mi toglievo la giacca.
-Si, tranquillo- rispose, ma lei non sapeva mentire affatto.
-Janet?- la rimbeccai alzando un sopracciglio. Non rispose, limitandosi a sorridere. Ma qualche minuto dopo, Janet cominciò a tossire incessabilmente. Si coprì la bocca con la mano, ma vidi lo stesso quello che ne stava uscendo: sangue.
-JANET!- urlai, mentre lei cadeva dalla sedia senza sensi. Molte persone si voltarono e cominciarono ad indicarla.
-CHIAMATE UN AMBULANZA!- strillò una cameriera, lasciando cadere il vassoio e portandosi le mani alla bocca. Mi misi in ginocchio accanto a lei, piangendo e la scossi pregandola di svegliarsi. No, non poteva succedere, non a lei…
L’ambulanza arrivò dopo pochi minuti, scostandomi bruscamente da Janet, che sistemarono su una barella. Un paramedico mi fece segno di seguirlo. Mi fece salire sull’ambulanza, accanto a lei. Le lacrime non cessavano di scendere… Che diavolo stava succedendo? Che cosa aveva Janet? Avrei dovuto chiamare Joe…
Due minuti dopo eravamo arrivati all’ospedale e mi fecero scendere. Un paramedico stava urlando che quello di Janet era un “codice rosso”… La portarono dentro l’ospedale, dove due medici accorsero subito.
-Chi è lui?- chiese uno di loro. Sentii la collera montare. Che cavolo glie ne fregava a lui chi fossi io, quando c’era una ragazza distesa sulla barella che sputava sangue?!
-Il fidanzato, credo…- rispose il paramedico che mi aveva fatto salire sull’ambulanza.
Arrivammo ad una porta e, quando feci per passare con loro dietro di essa, l’altro medico mi disse:-Non puoi entrare, ragazzo…-. Cercai di ignorarlo e di passare lo stesso, ma questo mi risospinse indietro, guardandomi male, per poi varcare l’uscio. Mi lasciai cadere su una sedia lì accanto. Dovevo chiamare Joe. Presi il cellulare dalla tasca e feci il suo numero. Con un gran sospiro, mi portai il telefono all’orecchio.
-Pronto?- rispose dopo il quinto squillo, ansimante. Non ci voleva un genio per capire che cosa stesse facendo…
-Joe, sono Niall…- cominciai.
-Cazzo vuoi?- sbottò lui, sgarbato.
-Si tratta di Janet.- dissi, cercando allo stesso tempo di rimanere calmo e di non fargli sentire i miei singhiozzi:- È in ospedale…-
-Che cosa?- disse lui, cascando dalle nuvole. Cercai di spiegare:-Eravamo da Nando’s e lei ha cominciato a vomitare sangue e… È arrivata l’ambulanza… Ora sono qui in ospedale e lei…- non trovavo le parole e sembrava che neanche Joe le trovasse. Poi disse deciso:-Arrivo-.
 
JANET’S POV
Erano passati due giorni dal mio attacco a Nando’s. La causa fu scoperta subito, poche ore dopo il mio arrivo in ospedale. Un tumore. Un tumore al fegato, scoperto un po’ troppo tardi. I medici avevano detto che ce lo dovevo avere da almeno quattro mesi, e che era una cosa del tutto innaturale che l’attacco fosse venuto solo ora…
Ero distrutta, ma mai quanto Niall. Si incolpava della malattia, senza motivo e ogni volta che mi veniva a trovare, aveva gli occhi arrossati, ma quando era con me non piangeva mai.
Joe era molto più carino e dolce. Faceva a turno con Niall per dormire qui con me, cosa che scoprii non dispiacermi affatto. Aveva anche cacciato la sciacquetta bionda dall’ospedale, che era venuta per portarlo via e lo avevo beccato perfino a consolare Niall. Insieme venivano tutti i giorni, a portarmi vestiti, riviste, CD e qualunque altro tipo di cose io desiderassi.
Ma oggi non c’era niente che mi potesse tirar su il morale: oggi era il primo giorno di chemioterapia. Il primo giorno di tortura. Quella tortura che mi avrebbe portato via i miei capelli, i miei biondi capelli, cosa di cui andavo orgogliosissima.
A distogliermi dai miei pensieri, fu Niall, che entrò con una faccia scura quanto la mia.
-Hey- disse con voce roca.
-Ciao- risposi io, flebile. Rimanemmo zitti per qualche istante. Poi lui, con fare teatrale, si sfilò dalla giacca un DVD. Scoppiai a ridere. Ora che ci pensavo, poteva esserci qualcosa capace di rendermi felice. Il DVD che mi aveva portato era New Moon, che io amavo profondamente, mentre lui non poteva vedere (molto probabilmente era invidioso del fisico di Jacob…). Cominciò a ridere anche lui e mise il DVD nel videoregistratore. Poi si sdraiò accanto a me iniziammo a vedere il film insieme.
Tuttavia a metà film, arrivò l’infermiera, annunciando che , per iniziare la prima seduta di chemioterapia, dovevo cambiare stanza.

NIALL’S POV
Più passavano i giorni e le sedute di chemioterapia, più Janet diventava nervosa e mesta. Io sapevo il perché: i suoi capelli. Li aveva persi quasi tutti e non voleva farsene una ragione. Anche a me dispiaceva, ma di certo preferivo questo, che perderla per sempre…
Questo pensiero mi assillava ogni giorno. Come avrei fatto senza di lei? Come avrei fatto a vivere? Era tutta colpa mia… Dovevo accorgermi che c’era qualcosa che non andava in lei... Non sono degno di lei.
Tuttavia, mi faceva male, troppo male vederla così affranta. Che cosa dovevo fare? Avrei voluto consolarla subito, ma erano le 3 di notte, e in ospedale con lei c’era Joe. Dovevo trovare un modo. Cominciai a pensare a tutto quello che le piaceva: i film, il cioccolato, i libri, la musica… Click. La musica. Potevo farcela, insomma non ero un professionista, ma la chitarra la sapevo suonare e Janet mi aveva sentito cantare tante di quelle volte che l’idea mi venne subito. Mi alzai dal letto e presi la mia chitarra.

JANET’S POV
E anche quell’ultimo capello, se ne andò via. Oramai la mia testa era lucida e pelata. Tutto quello e ancora il tumore non era ancora migliorato.
Volevo Niall, ma lui ancora non era arrivato… Era in ritardo… Brutta cosa i ritardi, portano iella.
 Finalmente arrivò, un po’ ansante. Notai che aveva delle grandi occhiaie…
-Hai dormito poco stanotte?- chiesi.
-No, perché?- bugiardo. Si vedeva fin troppo che mi stava dicendo una balla… E se ne accorse anche lui. Mi sorrise e mi fece segno di star zitta. Poi si sedette comodamente sul bordo del letto ed estrasse la chitarra, di cui mi accorsi solo in quel momento.
-È per te- disse, arrossendo un po’. Poi si schiarì la voce e cominciò a cantare.

"I find your lips
So kissable
And your kiss
Unmissable
Your fingertips
So touchable
And your eyes
Irresistible "

 
Le lacrime salirono ai miei occhi. Era breve, ma diceva tutto quello che doveva dire. E soprattutto, cosa che credevo non fosse stata casuale, non parlava dei miei capelli.
Gli buttai le bracci al collo e lui mi strinse a sé. Poi lo baciai, le lacrime che rigavano entrambi i nostri visi.
-Mhm, mhm- tossicchiò qualcuno, a cui mandai imprecazioni silenziose. Ci girammo tutti e due e trovammo sulla porta il mio medico.
-Buone notizie, anzi direi ottime, sensazionali, favolose- disse con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro. Il mio battito cominciò ad aumentare. E poi lo disse.
-Il tumore si è arreso, è morto. La possiamo dimettere domani mattina. Janet, lei è guarita-.
 
 
NIALL’S POV
 Dio, non ci potevo credere… Era salva. Io ero salvo. Janet insisteva nel dire che era merito della mia canzone, ma ne dubitavo: era soltanto merito suo.
-Sono pronta!- uscì dalla porta della sua “ex-camera”. Finalmente non aveva più quel brutto camice da paziente. Le sorrisi e le misi un braccio intorno alle spalle.
-Voglio proprio vedere la faccia che farà Joe!- esclamò Janet eccitata. Non aveva voluto dirgli niente, per fargli una sorpresa, e mi aveva costretto a convincerlo di non venire. Bah, contenta lei…
Uscimmo dall’ospedale. Sentii Janet fare un profondo respiro, come se non avesse respirato aria buona fino ad allora. Probabilmente era davvero così. La presi per mano e ci dirigemmo verso la fine del marciapiede, per attraversare la strada.
-Credevo di non poter rivedere mai più tutto questo.- disse alzando lo sguardo, la luce del sole che rifletteva nei suoi occhi. Le diedi un piccolo e breve bacio sulla guancia e fui felice di pensare che quello non sarebbe stato più l’ultimo, come pensavo fino a 48 ore prima.
Il semaforo diventò verde, e quindi misi un piede oltre il marciapiede.
Accadde tutto in una frazione di secondo. Un forte fischio di freni, una spinta in avanti che mi fece cadere e quando mi girai vidi Janet sotto la macchina destinata a me. Questa volta l’avevo per sempre.
 
 
 
 
 
#Myspace: ok, ora mi potete legnare. Va bene, lo ammetto sono stata DRAMMATICA, ma l’idea mi è venuta in mente ieri notte, mentre stavo ascoltando Irresistible (ma guarda un po’!) e l’ho messa per iscritto… Se sopravvivrò alle vostre legnate, forse pubblicherò qualcosa di più allegro :D ciauuuuuuu
Babs

P.S. mi dispiace per la Clouds che voleva un po' di sghesghe, ma non lo avrà :)
  
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