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Autore: Dave1994    09/12/2012    4 recensioni
Skyrim, poco prima della resurrezione dei draghi e del ritorno di Alduin.
Una terra immersa nel mistero e nella magia...talvolta così antichi da trascendere persino il tempo stesso.
Due universi che si incontrano,per ridipingere un passato sconosciuto e incredibile.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Di vento e ghiaccio infuriavano le strida, assordanti e quasi insopportabili. Alle spalle del mio salvatore procedevo, senza vacillare o esitare: per una qualche strana ragione riponevo un'incrollabile fiducia in quell'uomo dalla folta criniera castana. Pareva quasi un leone, in mezzo a queste foreste senza tempo.

Cominciai a tremare da capo a piedi, indolenzito dalla marcia e dal freddo impietoso: in un attimo vi fu uno schioccar di dita e delicate fiamme si affiancarono a me, timide ma irraggianti un confortante senso di calore.

- Così va meglio? - domandò lo stregone, la tunica svolazzante al vento impetuoso proveniente da ovest. Non pareva sentire minimamente la morsa del freddo e anzi, sembrava irridere gli elementi stessi con quella luce così particolare nel suo sguardo. Dalla sua figura emanava un potere incredibile, quasi percepibile al tatto: lo sentivo attraversare il mio corpo come una corrente elettrica.

- Sì – risposi, senza più battere i denti – ti ringrazio. -

Lui annuì, proseguendo lungo la strada innevata.

- Dove siamo diretti? - domandai, mentre uno struggente appetito mi faceva contorcere le budella. Dio, quanto avrei voluto addentare un delizioso Skeever arrosto.

- In qualsiasi posto che non sia questo. Abbiamo molto di cui parlare. -

Rimasi in silenzio, senza capire. Da un momento all'altro questo sconosciuto era entrato nella mia vita, salvandomi da un'esecuzione quasi certa: sosteneva di essere stato inviato da un qualche dio pagano e mi aveva indicato come “la sua speranza”.

Ironico, quando io stesso ne avevo ben poca riguardo al futuro in serbo per me.

- Come ti chiami? - chiesi semplicemente, ansioso di conoscere un nome con il quale chiamarlo nei prossimi tempi a seguire.

L'uomo si voltò verso di me e incrociai involontariamente il suo sguardo: a folgorarmi, più del nocciola delle sue iridi, fu la profondità di quella luce così misteriosa e sconosciuta.

- I nomi sono una cosa potente, Sebastian – disse, e io sobbalzai a quelle parole – sono piccoli e sembrano insignificanti, ma in realtà celano un potere tutto loro. -

Lo stregone tornò a guardare la strada, camminando lentamente sulla superficie ghiacciata del terreno.

Come conosceva il mio nome?

Poi si arrestò all'improvviso e sussurrò:

- Ma se lo desideri, puoi chiamarmi Tevinias. -

 

 

Due ore dopo, giungemmo a una locanda sperduta tra le montagne, apparentemente da qualche parte intorno a Morthal. Potevo vedere il severo profilo della città stagliarsi all'orizzonte, di poco sotto di noi. Entrammo e la solita accoglienza nord ci si prospettò davanti: nessuno sembrò far caso al bizzarro abbigliamento del mio compagno di viaggio. Ci sedemmo un tavolo e io ordinai una bella bottiglia di idromele, di quello fatto con le more e capace di stordirti al solo guardalo: Tevinias chiese invece dell'acqua, sotto gli occhi sprezzanti dell'oste.

Poi, l'uomo mi guardò negli occhi e rimase in quella posizione per una ventina di secondi, quando finalmente decisi di fare qualcosa a riguardo.

- Nel caso te lo stessi chiedendo, ho una moglie che mi aspetta a Windhelm. -

Per la prima volta da che l'avevo incontrato, lo stregone rise di gusto e io percepì in quella risata una gamma di emozioni totalmente contrastanti, dalla gioia alla malinconia più profonda. Poi, sorridendo, bevve dal suo calice e incominciò a parlare.

- Non sono quel genere d'uomo, non temere. E' solo che pensavo fosse...qualcun'altro. -

- Qualcun'altro cosa? -

- Insomma, quando c'è di mezzo una profezia, ci si aspetta un cavaliere armato di tutto punto e dal nome altisonante. Un eroe con tutti i crismi. -

- Una profezia? - domandai, attonito. O quell'uomo stava dando i numeri, o era maledettamente serio.

- E' una storia così lunga, amico mio – rispose, gli occhi sognanti e persi in qualche ricordo noto soltanto a lui – così vecchia che nemmeno immagini. Inoltre, non penso mi crederesti. -

- Direi che a questo punto non puoi più tirarti indietro, no? - osservai, sorseggiando l'idromele. Nel frattempo, mi chiesi se l'Impero avesse già incominciato a cercarmi. Mi immaginai da qualche parte, là fuori, soldati ornati del rosso dell'Impero intenti a darmi la caccia, la spada in mano e lo sguardo da aquile voraci puntato all'orizzonte.

No, non dovevano trovarmi. Le informazioni che portavo con me erano troppo preziose: sarei morto per proteggerle.

Le basi tattiche dei Manto della Tempesta, i vari depositi di armi lungo la regione, tutto quanto! La ribellione sarebbe stata possibile solo grazie a tutto quello e questa conoscenza in mano all'Imperatore sarebbe risultata fatale per Ulfric e per tutti i suoi.

E mentre riflettevo su tutto ciò, lo stregone parlò.

- Sapevo di trovarti in quel posto, alla precisa ora di quest'anno. Il Creatore me l'ha detto. -

- Questo è...bizzarro. E poi? -

- Basta, tutto qui. -

Alzai un sopracciglio, cercando di giudicare la situazione. Non aveva per niente senso, tutto ciò.

- Fingiamo anche solo per un attimo che tu sia realmente convinto di quello che dici e che una qualche divinità ti abbia riferito dove e quando trovarmi. Quello che mi viene da chiedermi è: perché? -

- E' quello che vorrei scoprire anch'io. -

  
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