09/12/2012
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28 gennaio 2013 7:30
La porta era socchiusa e da lì penetrava un pò di luce che dava fastidio ai miei occhi,quel bagliore nel buio della mia stanza non c'entrava proprio ma,ahimè,eroconsapevole che oramai era mattina e che non potevo più rifugiarmi nel buio della notte. Non mi ero mai sentita così,non avevo più forza,era come se tutto quello che era successo mi avesse prosciugato di tutte le emozioni,non avevo più neanche una lacrima.
Mi sedetti sul letto e subito qualcosa investì il mio stomaco,era un dolore mischiato a nausea,a tristezza,a RABBIA.
Non mi riconoscevo più,proprio io che ero sempre allegra,felice,scherzosa;proprio io che convincevo gli altri a vedere il meglio delle cose mi sentivo così come non avrei mai immaginato. Era stata una settimana d'inferno:il lunedì sera l'arrivo dell'ambulanza a casa,l'operazione in ospedale,tre giorni di coma e poi la morte.
Non c'era più. L'uomo più importante della mia vita non c'era più,mio nonno mi aveva lasciato.
Lui non era solamente un nonno,era qualcosa di più...dopo che mio padre aveva abbandonato mia madre incinta lui si era subito preso cura di noi,era stato un padre,un nonno,un amico,un punto di riferimento senza cui non avrei potuto vivere. Dopo la sua morte in casa si respirava un'aria pessima,mia madre era sempre in lacrime anche se cercava di nasconderlo ma io infondo sapevo che per lei questa perdita sarebbe stata gravissima.
Da quando ero nata si era sentita sempre non adatta al compito che le era stato affidato,pensava di non essere in grado di fare la mamma e l'abbandono di papà l'aveva ferita ancora di più.
Aveva paura di farsi vedere triste e si vergognava da morire quando aprivo la porta del bagno e la sentivo piangere,per me lei era la mamma più brava del mondo ma lei non ne era convinta e solo il nonno riusciva a placare questa sua insicurezza.
Con il suo sorriso,la sua calma e la sua esperienza riusciva sempre a farle capire quanto era importante e a renderla felice;la sua scomparsa per lei significava perdere quel minimo di sicurezza che le aveva impartito e perdere l'unica figura maschile di cui poteva fidarsi.
Con tutti questi pensieri che mi balenavano nella mente mi alzai e uscii dalla mia camera,il viso basso,le mani fredde. Incontrai mamma in cucina e mi chiese se aevo fame,io risposi di no.
Lei mi venne vicino e mi abbracciò,il mio stomaco non ce la faceva più era a pezzi e in quell'istante ancora fitte e lacrime.
Appena mi separai da lei,dalla sua pelle rosea e calda mi avvicinai al piano bar e presi qualcosa da portare a scuola:una mela,uno yougurt e un cioccolatino. In realtà lo feci solo per non farla stare in pensiero,in cuor mio sapevo che uscita di casa li avrei scaraventati lungo il marciapiede...mentre prendevo tutto trovai una lettera per me,non ci feci molto caso,presi anche quella e ritornai in camera,preparai tutto per la scuola e uscii di casa con un malessere che non avevo mai provato.