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Autore: Melinda2606    10/12/2012    7 recensioni
lottare, continuamente lottare. Ecco quello che Akane aveva fatto nella sua vita. Lottare per la palestra, per la morte della mamma, per non essere scocciata dagli ammiratori, per un amore difficile. E adesso per uno stupido ballo, un ballo che per lei valeva più di quanto tutti erano riusciti a capire. Ma dopo la rovina del momento che lei aspettava da tanto, se non avesse più la voglia di lottare?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Akane aveva impiegato molto tempo per decidere cosa indossare, data la quantità smisurata di vestiti che aveva comprato, ma alla fine aveva optato per un top bianco con abbinati un semplice paio di pantaloncini viola.
Era agitata: quando aveva chiamato Dan e lui le aveva proposto di uscire lei aveva accettato, ma adesso se ne era quasi pentita.
Non che non le piacesse: era alto, aveva dei profondi occhi verdi, dei lineamenti decisi, e inoltre era evidente che sapeva come trattare una ragazza.
Quando le si era avvicinata quella sera al locale l’aveva colpita subito, le aveva parlato allegramente, le aveva offerto da bere, fatto dei complimenti gentili e poi… be’, sì, poi l’aveva baciata.
Non un vero bacio, ma insomma le aveva sfiorato le labbra.
L’aveva fatta sentire apprezzata.
Nessuna battuta sui suoi fianchi larghi, sul fatto che non fosse carina, che fosse violenta, nessun paragone con le altre ragazze.
Akane aveva trovato in quel ragazzo un solo difetto.
Uno grande, insormontabile.
Dan non era Ranma.
Quanto avrebbe voluto che fosse stato Ranma a parlarle in quel modo e a baciarla delicatamente, invece di quel rozzo atteggiamento che aveva avuto nel bagno.
La ragazza sospirò: lei aveva deciso di cambiare vita, quindi Ranma doveva uscire dalla sua mente, quindi afferrò la sua borsetta e uscì di casa per dirigersi al suo appuntamento.
Ranma osservò dalla finestra la fidanzata uscire di casa.
Era carina, fin troppo, e quei colori le mettevano in risalto la prima abbronzatura.
Avrebbe tanto voluto seguirla, ma aveva già escogitato un piano perfetto.
Quando aveva saputo dell’appuntamento, era corso da Ukyo.
- Devi convincerla a vedere quel ragazzo qui al tuo locale, almeno la potrai tenere d’occhio, se scopre che la seguo per me è finita! – l’aveva supplicata, non notando quell’ombra di amarezza che era passata negli occhi dell’amica.
- Proverò a convincerla, Ranma, stai tranquillo! – gli aveva risposto, cercando di mantenere un tono ottimistico, poi si era diretta a casa Tendo.
Quando Akane aveva visto Ukyo, per un momento le era balenata nella mente l’immagine di lei con il vestito del ballo logoro, quindi nei suoi occhi era trasparita un’immagine di angoscia.
La cuoca aveva guardato la piccola Tendo profondamente: - Akane, io sono venuta qui per scusarmi. Mi dispiace per quello che ho fatto, e sono venuta qui per assicurarti che non succederà mai più. Non mi intrometterò mai più tra te e Ranma. Hai vinto tu. Anzi, non hai mai dovuto lottare, hai vinto già in partenza –
A quelle parole qualcosa era scattato nella mente di Akane: - Non ho mai dovuto lottare Ukyo? Tu non sai niente, non parlare di cose che non capisci, per favore. E per quanto riguarda Ranma… Non c’è niente in cui intromettersi. Mi sembra chiaro che non mi vuole, quindi io non voglio passare per una povera stupida che va dietro ad un amore impossibile. Comunque accetto le tue scuse, grazie –
Erano rimaste a parlare, dapprima con un tono freddo, poi sempre più animatamente: in fondo loro due non si trovavano antipatiche, anzi, ma l’amore per Ranma le aveva messe l’una contro l’altra.
Ora che una aveva rinunciato a malincuore a lui e l’altra se ne stava convincendo non c’era ragione di fingere indifferenza.
Ukyo aveva portato Akane a parlare di Dan e del suo appuntamento, così, fingendo noncuranza, le aveva proposto di andare al suo ristorante: - Insomma, è solo per sicurezza, che ne dici? In fondo non lo conosci, perciò è meglio vederlo in un posto a te familiare e dove c’è qualcuno che magari può aiutarti! –
Akane aveva titubato un momento, poi aveva accettato la proposta di Ukyo, che poco dopo era corsa da Ranma per informarlo del suo successo.
E così ora Ranma era seduto in camera sua, aspettando impaziente che l’appuntamento di Akane finisse.
Sperava quasi che ci fosse qualche contrattempo, qualche inconveniente che la costringesse a tornare prima.
Possibilmente un imprevisto doloroso per quel pesce lesso che aveva osato baciare la sua ragazza.
Vabbè, quasi baciare.
A quel pensiero qualcosa gli si agitò dentro, così decise di andare in palestra per sfogarsi.
Si allenò per quello che gli parve un attimo, così si stupì di quando Kasumi lo chiamò per la cena.
- E Akane? – le chiese ansioso.
- Ha appena chiamato, sta tornando a casa, hai giusto il tempo di fare una doccia veloce – gli rispose comprensiva.
Ranma volò in bagno e si lavò il più velocemente possibile, poi corse in sala da pranzo.
Lì c’era Akane che stava tranquillamente seduta, incurante di tutti gli sguardi puntati su di lei.
Suo padre che a stento riusciva a trattenere le lacrime agli occhi, Nabiki che cercava di carpire più dettagli possibili senza parlare, Gemma che sperava che l’appuntamento fosse stato un disastro e Nodoka che la osservava attentamente.
Anche Ranma la fissò: Akane sembrava serena, ma lui notò che aveva le labbra gonfie e leggermente arrossate.
Sperò con tutto il cuore che non fosse successo ciò che temeva.
Nervosamente si sedette accanto alla fidanzata, lei lo salutò, ma non commentò in alcun modo la sua giornata.
Ranma mangiò talmente veloce che rischiò di soffocare un paio di volte, costringendo Akane a rimproverarlo leggermente, ma lui quasi non la sentì, aveva bisogno di uscire.
Corse da Ukyo, e quasi le buttò giù la porta: - Allora? – urlò, attirando l’attenzione dei clienti.
- Ranma! Siediti e non fare rumore, non vedi che ci sono persone? Stai calmo, ti racconto tutto adesso, ma… promettimi che starai tranquillo, ok? –
Il ragazzo annuì e si sedette, così Ukyo cominciò il suo racconto, interrotto solo da alcuni clienti che richiedevano la sua attenzione.
- Allora, innanzitutto devo dirti che quel Dan io l’ho già visto. È venuto spesso al locale, e sempre con una ragazza diversa. Ma che fosse un tipo poco raccomandabile lo sapevi di già. Comunque, lui e Akane hanno parlato tantissimo. Lui sembrava molto gentile e dolce, e Akane era a suo agio. Poi però… be’, Ranma, lui l’ha baciata. L’ha baciata davvero… E lei non si è opposta, l’ha lasciato fare. Ma si è irrigidita, davvero Ranma, sono sicura… sono sicura che lei pensava a te in quel momento e… Ehi, aspetta, dove corri! –
Ranma si era alzato di scatto ed era schizzato a casa, scegliendo la sua entrata preferita per vedere Akane.
Lei era seduta a gambe incrociate sul letto, aveva indossato uno dei nuovi pigiami che aveva comprato: era blu, fasciato sul seno e ricamato sulla pancia, abbinato poi ad un pantaloncino corto.
Alzò gli occhi dal libro che stava leggendo avvertendo la presenza del ragazzo alla finestra.
- Cosa c’è? – gli chiese, alzandosi e sventolandogli una mano davanti agli occhi.
Quel nuovo look serale aveva lasciato Ranma senza parole, ma poi si riprese e guardandola negli occhi le fece una semplice domanda: - Perché? –
Akane boccheggiò.
Lo sapeva, sapeva che andare da Ukyo era rischioso, lei doveva aver spifferato tutto…
Che dire ora?
- Ranma, ascolta… Non… non c’è un motivo, è andata così e basta, non devi preoccuparti per me, tu vivi la tua vita, hai sempre detto che io sono un peso, quindi ora che sei libero non farmi queste domande… -
Il ragazzo le si avvicinò e le prese una mano, portandosela al petto: - Lo senti come batte? Solo per te. Non sei un peso, Akane, non lo sei mai stata –
Quelle poche parole non se le era preparate, non erano state i suoi amici a insegnargliele, erano venute su dal cuore da sole.
Chissà da quanto tempo erano lì.
Anche il battito di Akane accelerò: - Perché mi dici tutto questo adesso? Perché non lo hai fatto prima? Cos’è, una sfida che vuoi vincere? – le parole le uscirono di getto, il suo tono era più amaro di quello che si aspettava.
- A volte apprezzi quello che hai solo quando lo perdi, Akane. Avanti, cosa centra questo… Dan… con te? Lui non ha vissuto le mille peripezie che abbiamo affrontato insieme, lui non sa come i tuoi occhi si illuminano quando sei felice, non sa che le tue guance si colorano quando sei impegnata a fare qualcosa, non sa quanto sai essere dolce con le persone che ti hanno fatto soffrire, non sa che una tua sola parola può mandare in paradiso o all’inferno un uomo. Lo so solo io –
Akane sentì gli occhi inumidirsi, ma cercò di trattenersi: - Ranma, credo che imparerà a conoscermi e… -
- Dimmelo. Dimmi se lui ti dà le stesse emozioni che ti do io – le sussurrò lui, sfiorandole piano una guancia che era diventata bollente.
Avrebbe voluto baciarla in quel momento, ma si era ripromesso di non farlo più senza il suo consenso.
Tuttavia la sua mano scese lenta dalla guancia, si soffermò sul collo, le esplorò la schiena, lasciando su ogni lembo di pelle una scia di fuoco.
Akane chiuse gli occhi a quel contatto: no, nessuno le avrebbe mai potuto regalare quelle sensazioni, ma non voleva dirglielo, lei aveva preso la sua decisione, basta lotte, basta spasimanti in mezzo ai piedi…
Ranma le sfiorò delicatamente la fascia del pigiama, sentendo sotto la sua mano il seno della fidanzata; fu in quel momento che Akane, sempre più rossa, lo spinse via.
- Ti prego, ora… ora esci – lo aveva implorato sussurrando, e lui aveva obbedito.
Nelle settimane che seguirono le cose non cambiarono: Nodoka era sempre più convinta che presto Akane sarebbe rinsavita, nessuno sapeva che cosa glielo facesse credere, Soun ormai pendeva dalle sue labbra.
Il capofamiglia Temdo non ce la faceva più a vedere la sua bambina uscire la sera, rientrare tardi e soprattutto frequentare un perfetto sconosciuto.
Nodoka sapeva che la volontà di Akane stava vacillando: aveva notato che ogni tanto guardava Ranma intensamente e che il suo sguardo spesso si era perso sul dojo.
Akane usciva con Dan, Ranma li seguiva di nascosto, cercando di non intervenire quando lui la baciava.
Doveva ringraziare Ryoga, Moose e Ukyo per questo, da solo non avrebbe resistito.
Una volta i suoi amici erano riusciti a trattenerlo all’ultimo istante: mentre la baciava una sera nel parco, Dan aveva cercato di far scivolare una mano dal collo di Akane.
Per un momento gliel’aveva posata in maniera decisa sul seno ( in quel momento Ranma sentì una furia omicida impadronirsi di lui ), ma Akane aveva fatto da sola, allontanandolo quasi bruscamente, anche se poi si era ripresa, scusandosi dolcemente e salutandolo per tornare a casa.
Quello che né Ranma, né i suoi amici, né Akane sapevano era che Dan era rimasto nel parco e che una figura snella gli si era avvicinato.
- Ciao, tu sei Dan, vero? – gli aveva chiesto.
- Sì, e tu sei… -
- Non importa. Senti, so che esci con Akane Tendo, vero? Io la conosco, so che tu gli piaci molto, ma è timida. Posso aiutarti però. Dalle una di queste pasticche. Si scioglierà, così tu potrai… come dire, raggiungere il tuo scopo –
Dan fissò quella ragazza misteriosa: - Ne sei sicura? Se fosse vero, mi farebbero comodo! Non ho mai conosciuto qualcuno come Akane. Di solito le altre si lasciano andare prima. Ero quasi sul punto di arrendermi – disse lui, in tono leggero.
- Non preoccuparti, fidati! Tieni, te le regalo! – la ragazza gli lanciò il flaconcino.
Dan la ringraziò facendole l’occhiolino, poi iniziò a dirigersi verso casa, pensando a dove avesse già visto quella bella ragazza.
Gli venne in mente solo molte ore dopo.
Quella era la ragazza che faceva la cameriera nel ristorante cinese gestito da quella donna anziana che se ne andava in giro con un lungo bastone.
 
 
 
  
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