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Autore: Eliza    27/06/2007    0 recensioni
L'arrivo della carrozza da Monterrey porta editti del Vicere e un nuovo residente per Santa Elena. Chi dovrà preoccuparsi di più, il Colonnello Montoya o la Regina? (tradotta da Fioredivetro)
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Scena 1

Scena 1

Tessa aveva appena evitato un cespuglio tornando a casa dalla sua cavalcata mattutina, quando vide un altro cavaliere che lasciava l'hacienda. Incitò il cavallo e corse dritta da Marta. "Qualcosa non va? Ho visto un uomo che galoppava in direzione del paese.."

"Hmm? No. Era solo un amico che mi aveva delle notizie da darmi. Doveva tornare a casa."

Se Marta non fosse sembrata tanto preoccupata, Tessa l'avrebbe punzecchiata riguardo al suo 'amico'. Invece domandò, "Che è successo?"

Marta rimase pensierosa per qualche minuto prima di darle retta. "Sembra che Hector Domenico sia stato arrestato. E' stato catturato nell'ufficio di Montoya con una borsa piena d'oro. E' stato il Colonnello stesso a sorprenderlo e le guardie l'hanno raggiunto immediatamente."

"Non è il Domenico di cui ho sentito parlare. Ho sempre pensato che fosse un uomo onesto, gentile e responsabile."

"Lo è. E ama molto la sua famiglia-la moglie e tutti e sette i bambini."

Tessa impallidì leggermente. "Sette?"

"Ama sua moglie *davvero* molto," scherzò Marta.

"Capisco che la nuova tassa deve avergli creato non pochi problemi. L'ha reso così disperato?"

"Non so. Qualcosa mi puzza." Marta stava di nuovo assumendo quell'espressione distratta.

"Dobbiamo scoprire cosa sta succedendo." Tessa aveva quasi raggiunto la porta quando Marta la fermò e la fece imperiosamente sedere su una sedia.

Resse il suo sguardo per qualche secondo. "Questa potrebbe essere una trappola di Montoya," la avvertì, molto seriamente. "Dobbiamo essere più che prudenti. Non possiamo fare niente che gli faccia sospettare un interesse particolare in Hector. Io potrei andare a Santa Elena a comprare delle cose che abbiamo dimenticato l'ultima volta, nessuno ci farà caso. Sicuramente Lucita sarà nel pueblo e avrà parlato con il marito. Se io la incontrassi per caso, sarebbe doveroso offrirle la mia comprensione."

"Posso farlo io. Parlare con la Senora Domenico."

"Tu non l'hai mai conosciuta di persona. Perchè una Dona dovrebbe interessarsi ai problemi di una contadina? E soprattutto una che non lavora nelle sue terre? Io l'ho aiutata a badare ai bambini durante l'epidemia dei polli. Siamo più che semplici conoscenti."

"Ma..."

Marta la interruppe, con uno sguardo malizioso. "Se proprio vuoi cercare delle informazioni in città, puoi sempre chiedere al Capitano Grisham. Sono sicura che coglierebbe al volo l'occasione di una conversazione privata."

Tessa alzò gli occhi al cielo, ammettendo la sconfitta. "Non metterci troppo."


Scena 2

"Senor Domenico, ho tardato a venire qui perchè sono ancora sconvolto. Siete l'ultima che avrei ritenuto capace di indulgere nell'attività criminale. Siete un esempio di virtù nella nostra comunità - marito fedele, padre amorevole, lavoratore diligente. Che diavoleria ha provocato quest' azione?

'Diavoleria' era troppo vicino alla verità perchè Hector potesse negare, ma non era uno stolto. "Temo, Colonnello, che dire la verità sarebbe un crimine maggiore che quello de semplice furto."

"Il furto, per la rappresentanza della corona Spagnola, non è un problema semplice. E avete udito l'espressione-- 'la verità ti rende libero'."

"Credo che renderebbe libera la mia anima, Colonnello."

"Questo è già il vostro destino, Senor. Non potete peggiorare la situazione. Sarebbe meglio liberarvi da questo peso prima di incontrare il boia. Tutto quello che io domando riguarda il furto. Con il resto vi aiuterà un prete."

La gravità della situazione calò lentamente su Hector. Si lasciò cadere pesantemente sulla panca, le ginocchia improvvisamente deboli. La stanza iniziò a girare ed egli appoggiò la testa al muro, pregando, mentre il senso di svenimento si placava lentamente. Quando aprì di nuovo gli occhi, Montoya era nella cella insieme a lui, appoggiato alla parete di fronte, e aspettava pazientemente il racconto dell'intera storia.

Hector si raddrizzò. Avrebbe parlato. Senza belletti o esagerazioni e senza tralasciare nulla. E l'avrebbe detto a chiunque avrebbe voluto ascoltare. Se stava per affrontare il giudizio finale, sarebbe morto senza lasciare misteri dietro di lui riguardo al suo carattere o alle sue motivazioni. Non era orgoglioso delle sue azioni, ma la colpa non era solo sua. Guardò Montoya negli occhi e iniziò a raccontargli dell'incontro con la Senora nell'ufficio del colonnello.

Montoya non si mosse durante il resoconto, né reagì in alcun modo al comportamento indegno tenuto da sua moglie. Quando Hector ebbe finito, il colonnello rimase immobile ancora per pochi istanti e poi fece un respiro profondo. "Tutto ciò è piuttosto inquietante, Senor. Credo vi rendiate conto che senza testimoni avrete non poche difficoltà a dimostrarlo. Mentre l'evidenza delle vostre azioni criminali è innegabile."

Hector non aspettava altro. La sua espressione dovette provarlo, perchè un leggero sorriso passò sulle labbra del colonnello quando continuò, "E' abbastanza, comunque, per aprire un'indagine. La verità vi ha garantito un'altra alba, Senor. Vi permetterà anche tutti i visitatori che vorranno vedervi fino al tramonto di stasera. Sono certo che vostra moglie è qui fuori."

La pena di morte non era stata commutata, ma Hector era grato di poter vedere di nuovo Lucita, se non altro per chiederle perdono. Montoya lasciò la cella e ordinò alla guardia di chiudere la porta. Aveva già fatto un paio di passi verso l'uscita quando si girò di nuovo verso Hector. "Vi suggerisco che uno di quei visitatori sia il prete."

Scena 3

Tessa udì la porta chiudersi e attese che Marta giungesse in salotto per dirle cosa aveva scoperto in paese. Era stato necessario tutto il suo autocontrollo per non seguirla come Regina, ma, dato che non aveva avuto notizia di un'imminente impiccagione, riteneva che avrebbe avuto tempo almeno fino al tramonto per sistemare Hector. Montoya era solito programmare le sue esecuzioni in orari drammatici- alba, mezzogiorno, tramonto. In quel momento Tessa stava scaricando i nervi andando nervosamente avanti e indietro nella stanza, in attesa che l'amica confermasse i suoi sospetti.

Alla fine si rese conto che Marta non aveva intenzione di raggiungerla, quindi decise di andare lei in cucina e sentì il rumore metallico di barattoli che sbattevano e quello di credenze che venivano aperte. Marta stava sistemando la spesa. Tessa restò sulla soglia della cucina, troppo irritata per dire qualcosa.

"Cosa?" chiese Marta, quando finalmente guardò bene l'espressione di Tessa.

C'era bisogno di chiederlo? "Avevi intenzione di lasciarmi di là a preoccuparmi e farmi domande?"

Marta alzò le spalle. "Non c'è niente di urgente e sapevi di trovarmi qui." E continuò tranquillamente con le faccende.

Il commento non era però riuscito a calmare Tessa. "Niente di urgente potrebbe dire che è già morto?!"

"Potrebbe- ma non è." Ma sorrise quando Tessa scivolò lungo la parete. "La condanna è stata rimandata a domani, quando il colonnello avrà finito di investigare."

Questo aveva l'aria di una buona notizia. Forse la situazione non era terribile come avevano pensato. Ma cosa era successo allora? Montoya non arrestava la gente a caso; aveva sempre una scusa-- anche se debole.

Marta doveva aver intuito la domanda prima che Tessa la pronunciasse. Le indicò una sedia e prese posto a sua volta intorno al tavolo. "Lucita è uscita dalla prigione proprio quando io ho finito di fare la spesa. Stava tremando ed era sconvolta, quindi l'ho accompagnata a casa. Nel frattempo mi ha detto tutto ciò che Hector le aveva raccontato. Sembra che avesse intenzione di rubare i soldi di Montoya per pagare le sue tasse. Hector non ha ideato il piano da solo; è stata la *Senora* Montoya a indicargli il nascondiglio dell'oro e il modo in cui entrare nell'ufficio. Quando Hector ha avuto dei ripensamenti e ha tentato di rifiutarsi, lei l'ha minacciato di accusarlo di un crimine più grave. Il suo errore più sconsiderato è stato restare solo con la senora per un considerevole lasso di tempo."

Tessa annuì. Aveva capito la minaccia di Sabina. Chiunque conoscesse Hector, o almeno avesse sentito parlare di lui, avrebbe capito che accusarlo anche solo di guardare un'altra donna sarebbe stato ridicolo. La sua devozione a Lucita era quasi leggendaria. Ma non era la verità che contava, purtroppo; era l'apparenza. Solo l'accusa della moglie del colonnello era sufficiente a causare non pochi problemi. Marta continuò con la storia, "Anche se Hector non è il primo cui si pensa come ladro, la senora ha promesso di liberargli la strada. Ma evidentemente non ha rispettato a fondo la promessa, perchè Montoya l'ha colto in flagrante."

"E lui ha raccontato tutto ciò a Montoya?" domandò Tessa. Marta annuì. "E l'ha detto anche a Lucita?" Di nuovo, Marta annuì, questa volta con un cipiglio perplesso. "Quindi Montoya può impiccarlo per diffamazione, oltre che per furto." Marta chiuse gli occhi e annuì per la terza volta.

"Hector crede che Montoya gli abbia creduto," disse Marta, tentando di vedere il tutto in una luce positiva.

Tessa decise che era arrivato il momento di indossare gli abiti della Regina. "Non ha importanza, Marta. Montoya non arresterà sua moglie e Hector ha comunque tentato di rubare nel suo ufficio. Devo tirarlo fuori di lì, stanotte."

 

Note: Lo so, sono terribilmente in ritardo con l'aggiornamento!La motivazione è che sono attualmente impegnata con una bruttissima faccenda che prende il nome di Esame di Stato. Comunque state tranquilli, manca solo un capitolo e poi l'epilogo.

 

  
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