Serie TV > La regina di spade
Segui la storia  |       
Autore: Eliza    28/06/2007    0 recensioni
L'arrivo della carrozza da Monterrey porta editti del Vicere e un nuovo residente per Santa Elena. Chi dovrà preoccuparsi di più, il Colonnello Montoya o la Regina? (tradotta da Fioredivetro)
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Scena 4

Scena 4

Era quasi diventata una routine. Tessa lasciò Chico prima di entrare nel pueblo. Avrebbe raggiunto la prigione dal retro e si sarebbe arrampicata sul tetto. Poi avrebbe controllato la posizione delle guardie, si sarebbe gettata su di loro- letteralmente- e avrebbe liberato il prigioniero. Semplice.

Si era appunto sollevata di appena un metro quando ebbe improvvisamente la sensazione di non essere sola. Prima che potesse girarsi, la sensazione fu confermata dal suono di una voce familiare. "Sapevo che avresti abboccato. Stai diventando fin troppo prevedibile."

Tessa estrasse la spada mentre i piedi toccavano terra e si girò per parare il tentativo di Montoya di perforarle il cuore dal dietro. "Anche voi, Colonnello. Posso anche combattervi con gli occhi chiusi e dandovi la schiena." Non aveva gli occhi chiusi, ma Montoya non poteva saperlo.

O forse si. Il sorriso che le rivolse brillava di una gioia feroce. Tessa si rendeva conto che ultimamente aveva iniziato a condividere quel sentimento. Montoya era il suo unico sfidante degno della sua abilità. Grisham era forte, veloce e pericoloso, ma non possedeva le agili movenze di uno spadaccino professionista. Il colonnello si era evidentemente allenato in Spagna e doveva essere stato un alunno molto abile. L'unica negatività nei loro duelli era che lui aveva davvero intenzione di ucciderla. Le mancavano i giorni dei combattimenti impegnativi, ma amichevoli.

Il duello seguì la solita procedura: uno dei due era in vantaggio, poi l'altro. Non era mai prevedibile, tuttavia. Era come se ognuno di loro guadagnasse abilità con ogni combattimento, imparando l'uno dall'altro, imparando l'uno *dell'* altro. La stessa mossa non funzionava mai due volte. Fu un nuovo trucco che Tessa ideò lì per lì a far aggrovigliare le loro spade e far finire entrambe le punte sul terreno. Nell'immobilità e nel silenzio dell'imprevista pausa, entrambi lo udirono-- il click di una pistola che veniva caricata.

Tessa iniziò a vedere con più acutezza. Erano tutti e due leggermente piegati, entrambi usavano il terreno per tenere ferma la spada dell'altro. Poteva sentire il calore del braccio di Montoya contro il proprio, dalla spalla al gomito. Anche se lui indossava solo la camicia in quella notte fresca, l'intensità del duello aveva reso lucenti di sudore il suo viso e il collo. Una gocciolina stava scendendo dalla fronte lungo il perimetro del volto. I suoi occhi, però, non guardavano lei, quindi Tessa seguì il suo sguardo lungo le tenebre che li circondavano. E vide la pistola che veniva sollevata. Sembrava ridicolmente grande nelle mani delicate di Sabina.

"La sua lealtà è toccante," commentò Tessa, cercando di suonare tranquilla a tiro di una pistola carica.

"Lo sarebbe, se stesse puntando a te," replicò Montoya ugualmente calmo, rimettendosi dritto, lentamente, e urlo, "Sparale!"

Due pistole fecero fuoco quasi simultaneamente. Tessa chiuse gli occhi. Le avevano già sparato una volta, sapeva cosa aspettarsi. Poi li aprì di nuovo, confusa. Niente dolore, niente improvvisa debolezza. Non era stata sfiorata.

Si guardò intorno disorientata. Montoya era caduto e stava cercando invano di rimettersi in piedi. Sulla sua spalla il sangue stava iniziando a scorrere. Tessa cercò Sabina con lo sguardo e la vide distesa a terra. Il suono di una spada che veniva sguainata alle sue spalle la riportò alla realtà della sua situazione. Si voltò per vedere Grisham avvicinarsi con la spada in una mano e la pistola nell'altra. Il rumore di altri passi decise per lei. Al momento, non era in condizioni né fisiche, né mentali, di affrontare l'esercito. Avrebbe cercato di salvare Hector più tardi. Ora come ora poteva solo scappare.

Grisham la vide correre nel buio a grande velocità. "La Regina ha sparato al Colonnello!" urlò ai suoi uomini. "Inseguitela!!"

Quando i soldati si furono allontanati, Montoya alzò gli occhi. "La Regina mi ha sparato?" chiese, con uno sguardo che si interrogava chiaramente su cosa stesse architettando Grisham.

"Non credevo che voleste far sapere a tutto il mondo che vostra moglie voleva uccidervi. Se la Regina non vi ha sparato, l'ho fatto io. E ho già abbastanza problemi senza sparare al mio ufficiale in comando."

Montoya sorrise e annuì. Grisham ne fu un po' stupito,ma...a caval donato non si guarda in bocca. Aiutò il Colonnello a rimettersi in piedi e lo guardò avvicinarsi alla moglie. Montoya si inginocchiò accanto a lei proprio mentre il dottor Helm voltava l'angolo. Aveva in mano la sua borsa e si stava ancora sistemando i vestiti con l'altra.

"Ho sentito che il colonnello è ferito," spiegò, fermandosi per un attimo davanti a Grisham.

Questo si sforzò di reprimere i commenti acidi che il dottore sembrava ispirargli ogni volta. La situazione era seria. "Infatti...e anche la Senora Montoya."

Helm corse a controllare la donna e Montoya si spostò per lasciargli il campo libero. Senza farsi vedere, il colonnello passò a Grisham la pistola di Sabina. Non ci voleva un dottore per capire che era morta rapidamente. C'era sangue al centro del suo petto, ma la macchia non era larga, perchè il suo cuore aveva smesso di battere appena era stato trapassato dal proiettile.

Helm si rialzò, la confusione evidente sul suo viso. "Come...?"

Montoya rimase in silenzio, quindi toccò a Grisham occuparsi della versione ufficiale. "La Regina aveva la pistola puntata contro il colonnello. Abbiamo sparato entrambi nello stesso istante. Il colonnello deve essersi mosso al momento giusto, ma anche la Regina. L'ho mancata completamente. La Senora Montoya è stata attirata dal rumore delle spade, come me. Il proiettile ha colpito lei."

"Incredibilmente preciso per essere un colpo accidentale," notò Helm, sospettoso.

"Mi assicurerò che la mia pistola venga bilanciata," rispose Grisham.

"La Regina non usa armi da fuoco."

//Maledizione, perchè non può semplicemente lasciare perdere?!// Grisham sentiva che non avrebbe mantenuto il controllo a lungo.

"Forse non si fida più della sua abilità come spadaccina," rifletté Montoya. "Non so perchè se ne sia servita, stasera. Quello che so, Dottore, è che un momento prima mi vedo puntare contro una pistola e quello dopo mia moglie è morta." L'insolita, cruda emozione nella voce di Montoya zittì si Grisham che Helm.

Il dottore fu il primo a riprendersi. "Le mie scuse, Colonnello. Non è il momento per le domande. Andiamo nel mio ufficio. La vostra spalla ha bisogno di cure."

Montoya, improvvisamente, sembrò molto stanco. "E' una ferita superficiale, Dottore, lasciamo che sanguini per un po'. Preferisco che vi occupiate del corpo di Sabina. Portatelo nella chiesa, manderò qualcuno per aiutarvi. Poi ci vedremo nel mio ufficio."

Sembrava che Helm avesse intenzione di protestare, ma infine annuì. Il colonnello si rivolse a Grisham. "Trova la Regina!" ringhiò. E andò via.


Scena 5

Aveva sentito lo stridio del metallo e gli spari. Per qualche minuto, Hector si convinse che la Regina di Spade l'avrebbe salvato. Poi aveva udito Grisham urlare comandi ai suoi soldati e si era rabbuiato. L'ultimo abbraccio della sua Lucita sarebbe stato attraverso le sbarre della cella e l'ultimo sguardo ai suoi figlioli attraverso la corda dell'impiccato.

Sedeva sulla branda nuda, perso in questi pensieri bui, quando Montoya entrò in prigione. La guardia si mise sull'attenti e poi sussultò alla vista del sangue che impregnava la camicia di Montoya.

Il colonnello azzittì le eventuali domande. "Il dottore ha bisogno di aiuto e i tuoi compagni stanno inseguendo la Regina di Spade. Quest' uomo non va da nessuna parte. Và dal dottor Helm e fai quello che ti dice."

Il soldato fece il saluto e uscì.

Montoya prese le chiavi dalla scrivania e si avvicinò alla cella. Hector riusciva a vedere la sofferenza sul suo viso e il fatto che aprisse la porta con una sola mano confermò che il sangue era il suo. La Regina aveva davvero sparato a Montoya? E perchè il colonnello aveva aperto la cella?

La sua confusione doveva essere ben visibile, perchè Montoya aprì di più la porta. "Ascolta attentamente," spiegò piano. "La Regina di Spade ti ha aiutato a fuggire. Se ti fai catturare, sarai impiccato per furto e per diffamazione nei confronti della mia defunta moglie. Ti suggerisco di correre molto veloce. La tua famiglia ti può raggiungere dopo- se è ciò che desideri veramente."

Hector non aveva parole, era sotto shock. Avrebbe abbracciato di nuovo sua moglie e i bambini. Avrebbero dovuto abbandonare tutto ciò per cui avevano lavorato, ma era ancora vivo e avrebbero potuto ricostruire.

Solo quando Montoya si allontanò, tutte le sue parole si fecero chiare nella sua mente. La Senora era morta. Allora riconobbe la tristezza e il rimpianto che si nascondevano nelle ultime parole-- 'Se è ciò che desideri veramente.'

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > La regina di spade / Vai alla pagina dell'autore: Eliza