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Autore: violetsugarplum    10/12/2012    6 recensioni
[Future!Fic] Blaine ha sessantotto anni quando decide di non voler più essere un peso per la famiglia e vede in Villa Liberty il luogo adatto in cui trascorrere gli ultimi momenti della sua esistenza. Non sa ancora che questa sua scelta cambierà la vita di molte persone, soprattutto quella di una sua vecchia conoscenza.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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. Papà, devi dirmi le cose!


Blaine dovette usare tutta la pazienza e la capacità di persuasione che aveva per calmare sua figlia quando si presentò con suo marito e Kurt il giorno seguente e convincerli che il suo improvviso black-out non era molto diverso da quelli avuti pochi mesi precedenti.

"Hai rischiato di farti male seriamente, papà! Perché non eri sulla sedia a rotelle? Ma, soprattutto perché non mi hai detto che hai iniziato ad usarla?", domandò Virginie, sforzandosi inutilmente di non alzare la voce.

Zach la guidò per farla sedere su una sedia. "Amore, non ti agitare..."

La donna continuò a guardare il padre con gli occhi spalancati. "Mi è quasi preso un colpo quando ha squillato il telefono ieri sera! Non m'importa se l'infermiere mi ha detto che non era nulla di grave perché, se fosse stato davvero così, non mi avrebbero chiamata. Meno male che c'era Sebastian con te...", lo ringraziò posandogli gentilmente la mano sulla spalla, gesto a cui l'uomo rispose con un sospiro.

Blaine fissò Kurt aspettandosi di vederlo alzare gli occhi al cielo o sbuffare infastidito, ma l'uomo non fece nulla di tutto questo, anzi, gli restituì lo sguardo accennando un sorriso.

"...e siamo venuti qui esattamente qualche giorno fa. Tu non hai detto nulla! Papà, devi dirmi le cose, caz-"

"Modera il linguaggio, signorina", Blaine l'ammonì duramente, come se fosse ancora un'adolescente troppo arrabbiata col genitore perché le aveva proibito di andare al cinema con il ragazzo il venerdì sera.

"Scusate è che... urgh!", si lasciò scappare un lamento frustrato. "Non farmi più questi scherzi, non è veramente il momento. Ho già troppe preoccupazioni nella mia testa..." disse poggiando distrattamente una mano sul suo grembo.

A Blaine non sfuggì quel movimento. Spalancò bocca e occhi nello stesso momento, emettendo un singulto, e scandagliò gli occupanti della stanza: Kurt sorrideva sornione, con l'aria di uno che la sapeva lunga, Zach guardava Virginie in totale adorazione, mentre la donna era ancora intenta a fulminarlo con lo sguardo. Sebastian, invece, cercò di assumere un'espressione annoiata per l'improvviso silenzio calato nella stanza.

"Allora, finalmente ce l'ha fatta anche lui? Se l'ho capito io...", sentenziò prima che la camera si riempì del suono allegro di risate divertite.

"Ma... Ma...", Blaine balbettò, piacevolmente sbalordito ma ancora estramente confuso. "Da quanto? Oh, Virginie... È maschio o femmina? E il nome? E la cameretta? Siete a posto coi mobili? In garage c'è ancora la tua vecchia culla... Sarà un po' impolverata e forse mangiucchiata dai tarli, ma potrebbe ancora andare bene e... Oh! Potremmo ridipingerla di un colore azzurro, nel caso fosse un bimbo! Mesi fa abbiamo dipinto la voliera in giardino, Sebastian, vero? Dio... Sono così contento, sono così contento! Diventerò nonno! Il mio nipotino..."

Blaine non aspettò nemmeno una singola risposta prima di non riuscire più a trattenere lacrime di gioia. Costrinse tutti ad abbracciarlo forte e a complimentarsi con lui, senza un reale motivo, e continuò a parlare eccitato sopra Virginie che tentava di spiegargli che era ancora troppo presto per sapere il sesso e, soprattutto, mettere a soqquadro l'appartamento.

Sebastian ridacchiò prima di dispiegare il bastone per aiutarsi ad alzarsi in piedi. "Ancora congratulazioni Virginie e Zach, sarete dei genitori meravigliosi, ma non fate passare al pupo troppo tempo col nonno. Ora vi lascio festeggiare in tranquillità... Blaine, nel pomeriggio abbiamo la lezione di pittura... Ti vengo a bussare prima alla porta e poi andiamo insieme nella sala comune anche oggi?", chiese tentando inutilmente di mascherare il tono esitante.

Blaine annuì prontamente, ma il suo volto si rabbuiò all'improvviso. "Sì, sì, certo... Ma vai già?"

"Sì, io... Vi lascio da soli, così-"

"Rimani con noi."

Sebastian si girò verso la persona che aveva pronunciato questa frase di punto in bianco e alzò le sopracciglia sospeso tra l'incredulità e la sorpresa. Kurt scosse la testa e rise sommessamente. "Sono sicuro che in camera tua non hai niente di meglio da fare, perciò puoi rimanere qui."

"Ma sei sicuro? Io..."

Virginie si intromise nel discorso. "Sì, dai! Resta, Sebastian. Ci farebbe piacere", annuì  energicamente cercando l'approvazione degli altri. "Ormai fai parte anche tu della famiglia, no?"

Blaine non disse nulla e guardò Sebastian risedersi lentamente sulla sedia, con le guance un po' rosse dall'imbarazzo e, forse, anche di contentezza. Sua figlia aveva detto una cosa giusta, magari senza rendersene conto. Ma, in realtà, Virginie aveva capito tutto e non aveva nulla in contrario.




"Sebastian, dimmi che non è quello che penso."

L'uomo annuì ridacchiando, dondolandosi eccitato avanti e indietro sulla sedia, mentre gli altri ospiti abbandonavano la sala comune. "Ti piace?"

Blaine si sforzò di non ridere. La lezione di pittura, tenuta dalla dottoressa Goodman, non aveva niente di accademico: li lasciava sempre liberi di dar sfogo alla loro fantasia, permettendo loro di esprimersi attraverso un foglio bianco, un buon numero di pennelli e tanti colori di ogni tonalità. Per Blaine era l'attività più rilassante; adorava pasticciare la carta come più desiderava, senza dover tener conto di noiose regole di tecnica. Gli piaceva mordere la punta del pennello e buttar giù tutto ciò che gli passava per la testa in quell'istante. Da qualche settimana aveva iniziato a tracciare prati con fili d'erba di un verde brillante che faceva risaltare l'azzurro luminoso del cielo.

"Non è da buttare, ma mi devi spiegare perché tu hai disegnato una farfalla."

Sebastian, da quanto Blaine avesse memoria, non aveva mai preso parte ad una lezione. Era sì seduto accanto a lui al tavolo, ma non partecipava. Rimaneva in silenzio ad ascoltarlo parlare con gli altri e si allontanava solo quando la psicologa dichiarava conclusa l'ora di lezione. Ma, quel giorno, era diverso. Sebastian aveva immerso la punta dell'indice nella tempera nera, l'aveva appoggiato al foglio e aveva abbozzato un cerchio che ricordava il corpo dell'insetto, continuando il proprio lavoro con estrema cura.

"Non ho disegnato una farfalla." Sebastian assunse un'espressione fintamente ferita.

"Meno male, altrimenti sarebbe la farfalla più brutta di sempre. Senza offesa.", lo punzecchiò.

"È un papillon, Blaine. Come quelli che portavi tu da giovane e che ti facevano sembrare un vecchio. Senza offesa, eh."

"Non mi offendo", disse con un tono che però lo tradì immediatamente, punto sul vivo. "Ma mi stavano così male?"

Sebastian gli rivolse un sorriso a trentadue denti. "E se io ti dicessi che a me piacevi lo stesso?"

"Tu eri un caso disperato, Sebastian", Blaine rise arrossendo violentemente. "Comunque facevano parte del mio stile e poi- ehi!"

Si ritrovò una macchia nera proprio sotto il naso; il dito ancora sporco di colore di Sebastian lo aveva preso alla sprovvista e l'uomo, che ridacchiava trionfante, era riuscito a sporcarlo.

"E questo per cos'era?"

"Hai detto che il mio papillon fa schifo!"

"Ma se non l'avevo nemmeno capito!", ribattè Blaine prima di prendere il pennello tra le dita e lasciare una chiazza blu sulla guancia dell'uomo, coprendo, senza nemmeno farlo di proposito, uno dei tanti nei che costellavano il suo viso.

"Cosa diamine...?"

"Ti ho sporcato perché tu mi hai sporcato. E perché mi hai detto che sembravo un vecchio. Adesso siamo pari. E poi non dico che il tuo papillon sia brutto, anzi, è piuttosto carino! È solo che-" Blaine fu interrotto nuovamente da una nuova chiazza nera, questa volta sulla fronte.

"Due a uno, Blaine. Dovrai pur imparare a sporcarti coi colori, se vuoi diventare nonno", annunciò solennemente tentando di reprimere un sorrisetto.

"Oh no, mio caro Sebastian, questa me la paghi. E a mio nipote non farò toccare le tempere fino ai ventuno anni."

Continuarono a macchiarsi i volti e a ridere di gusto, come due bambini che non facevano nient'altro che divertirsi insieme, godendosi la compagnia reciproca. Erano talmente presi dalla loro sfida a colpi di macchie colorate da non accorgersi di essere osservati da Rose e dalla dottoressa Goodman, ferme sulla porta.

"Giuro che i miei figli si sporcano di meno", sussurrò l'infermiera con le braccia incrociate al petto senza distogliere lo sguardo dalla strana coppia.

La psicologa rise divertita. "Avrai un bel lavoro da fare dopo. Togliere il colore non deve essere semplice."

"Credimi, dovrò utilizzare tutto il sapone che abbiamo, ma so che sicuramente sarà meno difficile che l'aver fatto rispuntare il sorriso su quei faccini."






Innanzitutto, come avrete potuto notare fin da subito, c'è una piccola sorpresa all'inizio della pagina!
È il bellissimo bannerino creato dall'Ilarina ed è stupendo, lo adoro da morire, la ringrazio infinitamente e riempitela di complimenti perché se li merita tuttissimi! <3

Questo è un capitolo in cui il nostro adorabile Blaine nonnino lo diventa nel vero senso del termine XD e poi fa la battaglia di colori col suo degno compare... Ah, questi due bambini.

Grazie a voi che continuate a seguire. Sono sempre più contenta che vi piaccia ancora, grazie mille :)
Sono un po' indietro con le recensioni e tutto, ma prometto che mi metterò in pari domani, avendo finalmente un giorno libero!

Ah, sì, concludo lasciandovi un piccolo spoiler perché oggi mi sento particolarmente in vena LOL
Nel prossimo ci sarà un salto temporale perché il Natale è alle porte anche a Villa Liberty e... cosa c'è di meglio dei cori che cantano le carole?

A lunedì prossimo!

-violetsugarplum
  
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