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Autore: annabettaquinnsws    10/12/2012    3 recensioni
Ricominciare.
Con una nuova scuola, con una nuova realtà, con gli stessi genitori, ma con nuovi amici.
Ricominciare.
Con la speranza di una nuova vita, dove nessuno indicherà più quel ragazzo come assassino.
Quel ragazzo di soli sedici anni, che nel tentativo di scappare dal suo passato,
ci finirà ancora più dentro.
Ma si può davvero sfuggire al passato? O tornerà sempre, beffardo?
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Tutto cambiò quando vidi lei.
Forse devo dirvelo: non sono mai stato un ragazzo romantico o uno che crede nelle favole, e non ho mai creduto neanche nell’amore. Ero uno di quei ragazzi che si vedono dappertutto, malati di calcio e fumo di sigaretta, sempre col casco e le chiavi del motorino in mano, la testa piena solo di vecchi ricordi - che di certo non riguardavano la lezione di topografia della mattina precedente.
Ero.
Perché, come stavo dicendo, tutto cambiò quando vidi lei.
Camminava lenta, in mezzo alla strada costeggiata da alberi e case, deserta tranne per qualche macchina e qualche motorino qua e la. Sembrava che gli alberi s’inchinassero ai piedi di lei, ma forse era solo un effetto dei miei occhi folgorati. Il sole e il vento facevano a gara per conquistare i suoi capelli che erano d’un rosso simile al colore del tramonto. Aveva due pezzi di cielo come occhi, una maglietta storta della Nik a maniche corte, dei jeans che sembravano bucherellati a posta, tagliati sul ginocchio e un paio di Reebok alte, con i lacci di talmente tanti colori che non riuscivo a contarli. Aveva le guancie rosate, e la carnagione pallida, da bambolina di porcellana, nonostante fosse appena finita l’estate, nonostante il vento di settembre fosse ancora caldo e il sole ustionasse.
Camminava lenta, concentrata sul suo cellulare bianco come lo zaino che portava in spalla, dell’Eastpak. Aveva la mia stessa voglia di varcare la porta della scuola.
Aggrottava la fronte in modo buffo mentre con le unghie smaltate di blu premeva sullo schermo del cellulare, velocissima. Alzò finalmente la testa solo quando si trovò a qualche metro da me, e cominciò a salire i gradini dell’entrata che in pratica conducevano all’entrata della scuola, in teoria conducevano a mesi di prigione.
Io ero al primo anno. Non avrei saputo dire, nel vedermela arrivare così, bellissima, che anno facesse lei. Ma vidi che nessuno le si avvicinava. Non aveva amici.
Lei perlustrò la folla di studenti accalcata sulla soglia. I suoi occhi azzurri si fermarono. Su di me.
Distolsi subito lo sguardo. Fu come se m’avesse fulminato.
“Oh, balle.”Mi dissi, “E’ solo una sconosciuta, Dio!”
Cercai di non guardarla per il resto del tempo che restammo lì. Jeremia mi si avvicinò. Era un ragazzo secco e allampanato, il mio migliore amico da anni, sempre e costantemente vestito di rosso. O, al massimo, blu. Non altri colori. Non ci vedevamo mai, perché lui abitava lì, mentre io a un’ottantina di km. Ora che andavo alle superiori, però, avevo scelto la sua stessa scuola, anche se non avevo cambiato casa.
«Ehi. - mi fece. - Che è successo? Sembra che hai visto un fantasma! Sei pallido come lo zaino di... una certa Kathy.» mi fece l’occhiolino. Aveva di sicuro percepito il mio cambiamento d’umore, da quando era arrivata quella ragazza.
«Chi?» chiesi, agitandomi. La ragazza in questione, che mi aveva quasi ucciso con un’occhiata, aveva uno zaino bianco. Era forse lei Kathy?
«Quella lì, quella sui gradini, da sola. E’ Kathy Morgan Deliè. E’ famosa qui per quello che combinò suo padre, insieme a lei.»
«Che successe?» chiesi. La guardai di sottecchi. Stava un’altra volta imprecando mentre tastava nervosa il suo cellulare con lo schermo tuch.
Jeremia fece per dire qualcosa, ma ci ripensò. Cambiò discorso. «Oh, beh. Pare che oggi diano la partita, vieni a vederla da me?»
«Non cambiare argomento, Tasso.- Quel soprannome è una storia lunga, dolorosa e per nulla bella che non credo vi faccia il piacere sentire. Parla di posteriori e tassi inferociti. Meglio di no. - Mi devi dire chi è lei. »
«Ooooooooh, ti piaace!» esclamò, sventolandomi le mani davanti agli occhi.
«Stai zitto Jere!» sibilai. Lei si era voltata a guardarci. Feci finta di nulla mentre spingevo il mio amico verso la ringhiera, in mezzo alla calca di studenti in attesa dell’apertura delle porte.
«Non è una buona cosa, che ti piaccia.» aggiunse Jeremia, mentre velocemente perdeva il sorriso e il suo tono strafottente.
«Non mi piace. E non sono affari tuoi.»
«Non sono affari miei, eh? Vogliamo parlare di Dorot...»
«Non pronunciare il suo nome.» serrai i denti e chiusi gli occhi.
Anche ora, che la mia vita era totalmente ricominciata.
Anche ora che avevo appena incontrato una ragazza bellissima.
Anche ora, mi ritrovavo davanti il suo nome.
Dorothy.
«Con lei, io ti ho aiutato. So che non ti piace quando qualcuno ne parla, ma, tu non sai in che condizioni eri. Eri uno schifo. Se non ci fossimo stati io e Sally, a quest’ora, saresti nella depressione antecedente la morte. Tu sei un mio affare ormai, Chris.» concluse Jere.
«Basta.»borbottai, ancora a occhi chiusi.
Sentii una botta alla spalla, un rumore di qualcosa che cadeva e si rompeva in pezzi e qualcuno che imprecava.
Aprii gli occhi e mi ritrovai faccia a faccia con Kathy Morgan Deliè, il suo viso a una spanna dal mio.
«Ehm, scusa. Non ti ho visto.» sbiascicò.
«Non fa niente.» mugugnai.
Ci chinammo entrambi a raccogliere i resti del suo cellulare, che aveva fatto un volo pazzesco.
Alcuni ragazzi si erano girati a guardare. Bisbigliavano fra loro. Mi indicavano, indicavano Kathy.
«Ecco qua.» le dissi, passandole tutto quello che ero riuscito a raccattare. Il peso dello zaino mi schiacciava, ma riuscii a rimettermi in piedi.
«Grazie.»anche lei si alzò.
Fu allora che cominciarono.
I ragazzi non si limitavano più a indicare e bisbigliare. Ora schernivano Kathy con appellativi che non me la sento di ripetere.
Sapevo che lei era qualcuno o che aveva fatto qualcosa. Ma questo no, non potevo permetterlo.
Proprio in quell’istante, suonò la campanella, ma gli sfottò non finirono. Stavano tutti ammassati intorno a noi, a gridare cose orribili contro Kathy.
Sì, ok. Una sconosciuta, mai vista in vita mia, probabilmente considerata qualcosa di simile ad un’assassina per motivi oscuri che io non sapevo. Perché non aiutarla? In fondo, la capivo. Capivo cosa significasse venire infangati ed emarginati per colpa del proprio passato. Capivo alla perfezione cosa provava il quel momento. Sapevo i pensieri che le stavano passando nella testa. Con un brivido, mi sembrò di tornare a qualche anno fa, quando invece del nome di Kathy, seguito da parolacce, era il mio di nome a venir gridato. Ed ero io ad essere schernito.
Tornai al presente, lievemente scosso, ma sapevo cosa fare.
«Tu sei in primo?» le chiesi.
«Sì.»
«Perfetto.»
La arraffai per il braccio, mormorando un poco convinto “Scusate” alla gente che urtavo.
Quando fummo dentro, ci ritrovammo in un atrio enorme. La scuola era bellissima e ben attrezzata, l’avevo già vista durante l’open day. In fondo all’atrio partivano due scale che conducevano al secondo e al terzo piano, e poi sulla terrazza. Le aule erano più o meno tutte sul primo, secondo e terzo piano, mentre la presidenza, il bar, la mensa, la palestra, l’aula magna e i laboratori erano al piano terra. Appesi alle colonne dell’atrio stavano dei fogli con i nominativi degli alunni di ogni classe. Io e Kathy ci fermammo a leggere e trovammo i nostri nomi. Eravamo entrambi in 1a B. Bene. Salimmo al primo piano ed eccoci in un altro atrio, con due corridoi, uno a destra e uno a sinistra, pieni zeppi di alunni e di file di armadietti. Trovammo la nostra classe, nel corridoio di destra. Bussai, ed aprii la porta. Dentro, ancora nessuno.
«Grazie.» mi disse, la voce ancora scossa ma piena di gratitudine, la stessa gratitudine che le si riversava fuori dagli occhi.
«Tranquilla.» ero incatenato nel suo sguardo.
Mi sorrise.
Mi tolse il respiro.
Il cuore accelerò d’un paio di battiti.
“E’ fatta.”Ammisi a me stesso. “Christopher Reeborn, ti sei innamorato.





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(Breve) "cosa-che-è-un-misto-tra-presentazione-e-conclusione":

Salve a tutti, il mio nome è Sara e sono nuova su EFP.
Questo è il primo capitolo del mio libro e spero vi piaccia. Vorrei tanto un giorno riuscire a pubblicare uno dei miei libri :)
Metterò il secondo capitolo non appena avrò tempo. Ringrazio tutti quelli che leggeranno e magari recensiranno (*www*), anche con critiche, perché voglio assolutamente imparare a migliorare. Grazie a tutti. <3

  
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