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Autore: katnips    10/12/2012    1 recensioni
Tutto andava bene, finché un giorno -lo stesso giorno in cui Eleanor gli aveva consigliato di scappare in Messico con una prostituta- Harry si ammala. La febbre annienta il suo autocontrollo, impedendogli di frenare il suo spregiudicato e perenne bisogno di coccole, che per qualche motivo inizia a sfogare solo con Louis.
LARRY
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO


 

Louis non si era mai accorto di nulla. Il che era buffo, dal momento che persino Eleanor aveva iniziato ad avere dei sospetti. Poiché era piuttosto curioso, il modo in cui Harry spariva dalla circolazione ogni volta che Eleanor andava a trovare Louis al loro appartamento, e la puntualità con cui rientrava, nel momento esatto in cui Eleanor usciva in strada ad aspettare l'autobus. Erano mesi, ormai, che tutto ciò che si scambiavano era sempre un arrivederci, e mai un buongiorno.

Louis non era stupido, ma questi non erano affatto argomenti di sua competenza. Probabilmente, non erano competenza di nessun uomo, come Eleanor imparò una mattina, quando l’euforia della notte appena trascorsa, e lo stordimento causato dall’aria frizzante di una Londra mattiniera, le attribuirono un impulso indiscreto.

Si trovava sul marciapiede di pietra dall’altro lato della strada rispetto all’appartamento di Louis. Attendeva l'autobus con le mani nelle tasche del cappotto e il viso sepolto nella sciarpa.

Harry apparve, con quella sua preoccupante puntualità, dal vicolo di fianco alla casa. I suoi contorni sfumavano nella nebbiolina umida del primo mattino. Aveva piovuto tutta la notte.

«Harry,» Eleanor parlava piano, come se non ci fossero metri di asfalto a separarli, perché era così presto che aveva paura di svegliare Londra, «hai passato una bella serata?». Che non era affatto quello che voleva sapere. In realtà aveva appena chiesto “perché sparisci ogni volta che vengo a trovare Louis e perché scappi così in fretta e come fai a tornare così in tempo e perché ogni volta che ti rivedo non mi guardi neanche in faccia e perché mi odi così tanto” e sperava veramente che Harry fosse abbastanza acuto da cogliere le domande dietro la domanda. Solo che, davvero, questi non erano argomenti di sua competenza. Così Harry si bloccò sul vialetto di casa e fissò Eleanor con lo sguardo di un gatto che è appena stato colto ad affilarsi le unghie sul nuovo divano di pelle bianca.

«Un po’…umida» rispose con voce assonnata e lenta e sospettosa e colpevole.

Eleanor socchiuse gli occhi, soppesando l’idea di continuare con altre domande che celano domande, ma poi si arrese all’evidenza che gli uomini sono troppo stupidi per cogliere qualsivoglia sottigliezza. «Perché mi odi, Harry?».

«Io, uhm, io non…», straordinariamente, Harry non balbettava colto di sorpresa, o frettoloso di smentire le convinzioni di Eleanor. Al contrario, sembrava cercasse le giuste parole per spiegare qualcosa che non aveva idea cosa fosse. Trascorse un lungo istante di silenzio, in cui divenne palese che Harry non le avrebbe trovate. «Non ne hai neanche una vaga idea? Perché io credo di saperlo», e detto questo Eleanor scivolò lungo il palo del bus, e si sedette a terra. Intimò Harry a fare lo stesso, perché sarebbe stata una conversazione lunga, o quantomeno faticosa, e Harry non chiese per quale motivo avrebbe dovuto intraprendere una discussione così seria alle cinque del mattino, con la ragazza del suo migliore amico, seduto a dieci metri di distanza dal suo interlocutore, mentre l’umidità nell’aria arricciava i suoi capelli come se fossero stati pettinati da una scossa elettrica. Semplicemente si sedette al limitare nel marciapiede, e la guardò con occhi grandi e pieni di confusione.

«Harry, mio nonno mi diceva sempre ‘non puoi decidere quando o di chi innamorarti. Puoi solo avere la certezza che accadrà nel momento peggiore della tua vita, e con la persona più inappropriata’, poi un giorno si invaghì di una prostituta e lasciò mia nonna per scappare con lei in Messico. Ma il punto è, Harry, non tutti hanno il coraggio di scappare in Messico con una prostituta. Molte persone restano fino alla fine con mia nonna. Capisci?»

Ed Harry non capiva, guardava Eleanor svanito e corrucciato. «El, credi che dovrei scappare in Messico con una prostituta?»

Eleano scosse la testa, «Credo che dovresti accorgerti di chi ami, ed essere pronto a seguire quella persona in capo al mondo, se te lo chiedesse. Perché Harry, io amo Louis ma non scapperei mai in Messico con lui».

E l'autobus non arrivò in quel momento, come Eleanor desiderava tanto, e non ottenne la sua uscita ad effetto.

Trascorsero minuti di silenzio, in cui Harry non era confuso, poiché era certo non vi fosse nulla di allegorico nelle parole di Eleanor. E poi «Arrivederci, Eleanor», si alzò ed entrò in casa, lasciando Eleanor a masticarsi le pellicine del pollice, frustrata per non essere riuscita a fare quell'uscita ad effetto. Senza dubbio, se avesse saputo quanto le sue parole avrebbero in seguito influenzato Harry, la sua frustrazione si sarebbe notevolmente alleviata.


 

Harry, al contrario, non era rimasto affatto turbato. Lì, sul momento, le parole di Eleanor non aveva avuto alcun senso, e non sentiva alcun bisogno di approfondire. Probabilmente, si era convinto, Eleanor aveva passato la notte a fare tutto fuorché dormire, come accadeva ogni volta che restava fino a tardi nel loro appartamento, e il poco sonno e l'orario acerbo, le avevano impedito di ragionare coerentemente. Era comprensibile.

Anche Harry era reduce di una nottata passata in bianco. Di solito, quando si trovava a dover restare a lungo fuori casa, chiamava qualche amico e gli chiedeva di passare la notte a casa sua. Contattava sempre gente fuori dalla band, perché la scusa 'non ci vediamo da tanto passiamo la notte insieme' non avrebbe mai retto con persone che vedeva ogni giorno.

Così la maggior parte delle volte chiamava Nick, o qualcuno a caso del suo gruppo di amici hipster, e gli chiedeva di passare una serata fuori. Faceva il possibile per ubriacarsi fino a rasentare l'incoscienza, in modo da non dare al suo accompagnatore altra scelta se non portarlo a casa con sé. E il piano funzionava, per quanto fosse un po' strano. In effetti, arrivare a tanto pur di non passare la notte a casa quando Louis stava con Eleanor, era un comportamento quantomeno sospetto. Eppure Harry non si era mai chiesto se fosse inusuale, o se facesse quel che faceva per una ragione. Era molto istintivo, da quel punto di vista, e se si trovava bene solo evitando il più possibile Eleanor, lo faceva senza chiedersi ulteriori spiegazioni.

Quella notte, però, a pareva che nessuno fosse disponibile a tenergli compagnia. Nick aveva iniziato a tenere un programma radiofonico la mattina presto, e i suoi orari avevano smesso di essere libertini. E il giorno successivo avrebbe avuto come ospiti gran parte dei suoi amici hipster, così anche loro quella sera erano andati a letto presto.

Harry era rimasto solo, e anche se si era attardato a lungo fra vari locali, non aveva avuto l'opportunità di ubriacarsi fino a dimenticarsi il suo nome -senza la certezza di un posto sicuro per la notte, non l'aveva ritenuto responsabile-, così aveva passato qualche ora sulla panchina di un parco sotto la pioggia, che era caduta scrosciante fino all'alba. Poi si era avviato verso l'appartamento con largo anticipo, come faceva ogni volta, e aveva aspettato che Eleanor scendesse ad aspettare l'autobus. Nel frattempo, seduto sul muretto in fondo al vicolo di fianco all'appartamento, aveva realizzato che nonostante il riscaldamento globale avesse alzato molto le temperature in Inghilterra, faceva ancora troppo freddo, a Novembre, per poter passare una notte sotto la pioggia e restare ad asciugarsi all'aperto. Starnutendo mentre rientrava in casa, non aveva potuto fare a meno di ribadire mentalmente il concetto.

Sapeva che Louis stava dormendo, e non si sarebbe svegliato prima di mezzogiorno, e così aveva intenzione di fare anche lui. Salendo in camera, le scale gli sembravano vorticare sotto i suoi piedi, e aveva una fastidioso senso di nausea. Credette che la carenza di sonno si stesse manifestando più prepotentemente del solito. Si affrettò a raggiungere il letto, perché non vedeva l'ora di poter cadere in un inconscio ristoratore. Indossò perfino il pigiama, quello caldo e morbido fatto di pile, perché nonostante generalmente dormisse nudo, quel giorno aveva così tanto freddo da avere i brividi. E il sonno fu davvero difficile da raggiungere, con quel mal di testa martellante che gli impediva anche di pensare.


 

E poi vennero gli incubi, che non erano veri e propri incubi, ma un malessere fisico tramutato in immagini distorte, confuse, piene di inquietudine e disagio. C'era il buio, poi avvenimenti accavallati della mattina precedente, i suoi amici che gli davano buca per poter dormire più a lungo, strane immagini di un vecchio e di una donna eccessivamente truccata che correvano a bordo di un auto la cui velocità gli faceva salire la nausea. E ancora, la voce di Eleanor che gli parlava, forte e reale come se si trovasse a pochi centimetri dal suo viso. La pioggia, il parco. L'alba. Le luci colorate e intermittenti dei locali. Il rumore, e poi il silenzio. La sua camera che vorticava nel buio, e i brividi che gli rizzavano i peli sulle braccia. Aveva lo stomaco sottosopra, come se mentre dormiva qualcuno l'avesse scambiato per una spugna e glielo avesse strizzato.

Ma più di tutto, aveva un'irrazionale, forte paura. Non voleva restare solo, e per quanto la stanza girasse, si alzò a arrancò fino alla camera di Louis.

Entrò silenziosamente, e lo chiamò con voce insicura, perché anche se era arrivato fin là, si faceva ancora parecchi problemi all'idea di dover disturbare il suo migliore amico.

«Louis...», il suo tono era involontariamente così flebile, che avrebbe potuto continuare a parlare per ore e Louis non si sarebbe mai svegliato. Si avvicinò di più al letto, e riprovò cercando di sembrare più convincente.

«Louis...». Sentì il respiro regolare dell'amico trasformarsi in gorgoglii, le molle del materasso scricchiolarono, e poco dopo Louis era intontito ma sveglio. «Harry...?» domandò spaesato, con la voce arrochita dal sonno, «che succede?» l'ultima parola aveva un inclinazione lievemente allarmata, perché Louis iniziava a realizzare quanto fosse strano che Harry fosse venuto a svegliarlo in quelle circostanze -dopo una notte trascorsa con Eleanor-.

«Lou», cominciò Harry timoroso, «ho fatto un brutto sogno. Posso dormire con te?».

Ma il tono docile di Harry a Louis non piacque affatto, non fece altro che insospettirlo di più. Perciò mentre con un «Vieni» lo invitava a entrare sotto le coperte di fianco a sé, si sporse verso il comodino per accendere la luce. Lo guardò in faccia, e fu sufficiente per capire quanto avesse ragione ad allarmarsi. Lo sguardo di Harry era inquieto, le guance rosse, e gli occhi lucidi. Appena fu sotto mano, Louis si sporse a toccargli la fronte. «Dio, Harry...scotti!» lo informò con voce preoccupata, mentre Harry lo guardava stranito. Ma un altro sguardo alle condizioni penose del riccio trasformarono il suo tono in un tono di disapprovazione «Come hai fatto a ridurti così?», domandò, con forse troppa enfasi per il momentaneamente-inesistente-autocontrollo del riccio.

Harry scoppiò in lacrime, come un bambino spaventato che non capisce più cosa sta succedendo. Il suo corpo era scosso da enormi singhiozzi. Affondò il viso nel petto di Louis, in cerca di conforto e perdono, per nessun motivo in particolare. «I-io...n-no...ghh» la gola gli faceva male e i singhiozzi gli impedivano di parlare. «Shhh», Louis lo abbracciò stretto, cercando di farlo calmare, accarezzandogli la schiena e coccolandolo, «Va bene, va tutto bene», gli sussurrò all'orecchio, «adesso calmati e dormi un po'. Più tardi chiamo Simon e gli dico di annullare gli impegni per questo pomeriggio. Penso a tutto io, okay?». In risposta Harry affondò ancora di più il viso nel petto di Louis, e i singhiozzi si acquietarono.

In meno di dieci minuti il più piccolo era riuscito a prendere sonno, e anche Louis provò a recuperare un po' di riposo, conscio che si sarebbe prospettata una giornata ancora più faticosa del solito.


 


 


 


 


 


 


 

*wwww* Okaay – La febbre ha trasformato Harry in una specie di orsacchiotto coccoloso (perché è cosa tenera e giusta), e questo si vedrà di più nei prossimi capitoli. Sarà qualcosa di estreemamente fluffy. E con un po' d'aiuto si arriverà alla conclusione che Eleanor non è completamente pazza u_u Per quanto mi riguarda, ha tenuto un discorso davvero convincente. Comunque, voglio qualche opinione *A* perché ho tante idee ma probabilmente finirò col sprecarle, se mi demotivo çAç

  
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