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Autore: rospina    10/12/2012    1 recensioni
Bell Pallone.
Una giovane ragazza dai rossi capelli e mille difetti, con un'amica del cuore sempre fedele e attenta e un fratello che vuole fare il medico ... il resto sarà tutto da leggere e scoprire. Spero che lo facciate in tanti ...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La chiuse nell’angolo con un braccio per non farla scappare, e le chiese:

“Piaciuta la cena?”

“Allora sei stato tu!” rispose lei

“Chi credevi che fosse?” fece finta di offendersi e aggiunse “ non mi dire che hai pensato potesse essere qualcun altro a darti questo trattamento”

Lei scosse la testa. Aveva pensato che fosse lui, ma non ci aveva sperato. E fu lui che chiese ancora:

“Sei qui con il tuo capo!”

“non è come credi! È tutto molto confuso … - si stava giustificando, non voleva che lui l’avesse vista uscire con un altro, ma poi aspramente disse- comunque almeno lui è libero!”

“Bell, io e te dobbiamo parlare” la guardava e la teneva incatenata con lo sguardo, e quegli occhi per lei erano diventati tutto. Non riusciva a staccarsi da lui, voleva muoversi, ma le sue gambe non glielo permettevano, tutto quello che voleva in quel momento era scordarsi del resto del mondo e che lui la stringesse fra le sue braccia. Ne era conscia lo amava. Non ne capiva la ragione, lo conosceva da poco tempo. E sapeva bene che per essere innamorati bisogna conoscere, i pregi e i difetti delle persone, e lei di Daniele conosceva talmente poche cose che dirsi innamorata era troppo, ma il suo cuore non era d’accordo, non la pensava allo stesso modo. E come se lui stesse leggendo la sua anima si chinò per baciarla. Un bacio dolce delicato, era uno sfiorarsi appena le labbra.

Una vocina sottile e dura allo stesso tempo li riportò alla realtà:

“papà!”

I due si staccarono bruscamente. Bell si voltò e vide una bimba, avrà avuto circa otto anni, lunghi capelli neri e occhi dello stesso colore. La giovane era troppo scioccata per parlare o dire qualcosa, era come se si fosse mummificata. Daniele si accovacciò a terra vicino la bimba e chiese:

“Cosa c’è tesoro mio”

La bimba dagli occhi corvini, prese la mano del padre, l’aprì e gli mise un pezzo di carta e battendo con la mano nella sua disse:

“Nonna!”

Dietro la bimba quasi nascosta c’era una giovane donna, piccola, con un viso dolce e pulito e timidamente disse:

“Daniele non c’è stato verso di farla calmare è voluta venire a tutti i costi, vuole la nonna”

“Teresa portala pure da mia madre, dopo parliamo …” la  ragazza, pacata come era arrivata prese la mano della bambina e disse:

“Ora andiamo dalla nonna” la bimba obbedì silenziosa e si allontanarono insieme mano nella mano.

Bell era sconvolta. Quando si riprese si allontanò, ma Daniele la fermò per un braccio:

“Aspetta Bell, dobbiamo parlare”

“io e te non abbiamo proprio niente da dirci, lasciami andare ti prego”

Aveva una figlia e una moglie. Ne aveva avuto il dubbio, ed ora ecco la conferma.

Era sposato.

Con la mente ripercorse quegli attimi, e pensando e ripensando provava pena per Teresa, la moglie. Doveva essere abituata all’infedeltà del marito, perché ne era certa, li aveva visti baciarsi, ma non aveva detto niente. Nessuna reazione. Si sentì morire. Aveva un peso nell’anima insopportabile. Quando si sedette nuovamente al suo posto era pallida come un cencio, e Pierre preoccupato le chiese:

“Tutto bene?”

Bell, non mentì dicendole che si sentiva poco bene e desiderava tornare a casa. Lui la riaccompagnò immediatamente sotto il suo portone e premurosamente aveva aspettato sotto casa finché non aveva visto la luce accesa uscire dalla finestra.

Percorse lentamente la stretta entrata che portava alla sua stanza. Bell lanciò un’occhiata nella camera del fratello, Francesco dormiva nel suo letto, o almeno così pareva a lei. Si tolse le scarpe e infilò la maglia del pigiama, che per lei era troppo grande, e le arrivava a metà coscia, si tolse quel poco di trucco che aveva sul volto e si sdraiò sul divano. Sentì bussare alla sua porta. Si sedette di scatto in preda al panico, con il cuore che le batteva a mille. Decise di rimanere immobile per non farsi sentire. Smise anche di respirare. Rimase in allerta e solo quando si rese conto che era frutto della sua fantasia, si sdraiò nuovamente perdendosi dei suoi pensieri.

Un’altra volta udì bussare. Stavolta più forte. Si alzò lentamente e si diresse verso lo spioncino.

Guardò.

Non poteva credere ai suoi occhi.

Era Daniele Martini!

Aprì leggermente l’uscio, e gli chiese:

“Cosa vuoi?”

“Devo parlarti” rispose deciso

“Non ho voglia di ascoltarti”

Richiuse la porta, ma lui mise un piede tra la porta e il muro impedendole di chiudere. Il colpo fu forte, ma lui non cedette e disse:

“ma io voglio parlare con te” spinse la porta con forza ed entrò.

E fu li davanti a lei. E la trovò ancora più bella di qualche ora prima. Nella sua semplicità aveva una bellezza disarmante, senza eguali. E Daniele rimase senza fiato sul serio. Allungò una mano per accarezzarle i capelli ma lei si ritrasse; lui fece un passo avanti e chiese:

“Posso sedermi?”

Lei fece un gesto vago, quasi a voler dire “fai come vuoi”

Si sedette sul divano, e richiamò lei vicino a lui; lei non raccolse l’invito e rimase in piedi poggiata alla parete con le braccia incrociate sotto il seno.

“Bell, credo di doverti delle spiegazioni”

“Non sei obbligato a dirmi niente, io non voglio più vederti”

“Ma non è quello che voglio io”

“a me non piace fare l’amante”

“Ma quale amante” sbottò lui “ti prego siediti e lasciami parlare

Agitata, come poche volte era stata in vita sua, si sedette al suo fianco tirando giù al massimo la sua maglia.

“Hai tempo? È una storia lunga” chiese lui

Lei annuì. Non era in grado di dire neppure una parola, aveva il cuore che le soffocava la gola. E lui iniziò il suo racconto:

“Gioia. Questo è il nome della bambina che hai visto stasera. Ma purtroppo il suo nome e il suo significato sono ben lungi da lei, e se non fosse per Teresa, la donna che hai visto con lei e per mia madre non saprei davvero cosa fare”

“E’ ovvio che Teresa e tua madre ti aiutino, sono la madre e la nonna della bambina”

“Ed è qui che ti sbagli!- La incalzò lui – Teresa è un’assistente psicologica per Gioia, e mia madre non è la nonna di Gioia”

Bell lo guardò con sguardo interrogativo e Daniele riprese il suo racconto senza guardarla più negli occhi, sapeva, o sperava che lei non lo interrompesse più, era difficile per lui parlare di questo, non lo aveva mai fatto con nessuno

“Gioia è la figlia del mio migliore amico. Ma lui è morto da quattro anni, un incidente stradale, dove hanno perso la vita lui e sua moglie. Gioia era in macchina con loro, si è salvata per miracolo – la sua voce si incrinò leggermente – è la mia figlioccia, è sempre stata una bambina felice, vivace, allegra e non smetteva un attimo di parlare. I suoi grandi occhi neri mi parlavano e ridevano tutte le volte che la vedevo. Amo totalmente quella piccola creatura. La amo come se fosse mia figlia. Provo per lei lo stesso bene infinito che provavano i suoi genitori. Quando seppi dell’incidente corsi in ospedale e li trovai i parenti che speravano nella salvezza della piccola che lottava tra la vita e la morte, era la loro unica nipote, e i nonni dicevano di volerla crescere loro, era l’unica cosa che rimaneva dei loro figli. Io gli rimasi accanto giorno e notte. E non mi posso scordare del giorno in cui è uscito il medico dalla sala rianimazione a dirci che Gioia ce l’avrebbe fatta a vivere. Piansi di felicità. Ma i giorni passavano e Gioia taceva. Non una parola. Il suo sguardo era assente nel vuoto, qualunque cosa dicessimo, lei non rispondeva; era diventata violenta e urlava. Il suo unico modo di comunicare erano degli scarabocchi che faceva su fogli di carta e poi li accartocciava rabbiosamente. I nonni decisero di farla visitare da un medico specialista, mentre era ancora ricoverata. E il verdetto fu “autismo”. Non si fidarono e chiamarono altri medici, ma la diagnosi era sempre la stessa. Un giorno mentre ero con Gioia, li sentii litigare dietro la porta. Discutevano perché nessuno di loro voleva prendersi cura della piccola, dicevano che loro erano anziani, che lei era violenta, che non potevano farsi carico di una bambina con una malattia tanto grave, nessuno di loro diceva di avere soldi per mantenerla … mi accorsi che Gioia aveva sentito tutto, si alzò di scatto dal suo lettino ricoperto di lenzuola bianche e si avventò contro i nonni con violenza. La presi in braccio con forza e solo dopo che loro se ne furono andati si calmò, grazie all’aiuto delle infermiere. Fu allora che presi la decisione di farmi carico di Gioia. Non fu difficile convincere il suo parentado. In poche parole nessuno voleva un peso in famiglia e non chiedevano di meglio. Feci le pratiche per l’adozione, e grazie ai soldi e a qualche conoscenza Gioia è diventata mia figlia. Sapevo a cosa andavo incontro ma non mi importò molto. Ho deciso di sacrificare tutto per lei. Per fortuna ti ripeto c’è mia madre che la guarda con amore infinito. Ma il mio cuore è disperato per lei, ho girato il mondo per trovare una cura, una soluzione. Niente. Sembra che non si possa fare niente. È chiusa nel suo mondo e non permette a nessuno di entrarci. Da dopo l’incidente ha smesso di parlare, i medici dicono che sia colpa dello shock. Io la guardo e non riconosco più la mia Gioia, questo mi fa morire ogni giorno un po’. Sono addirittura arrivato a pensare di aver sbagliato a tenerla con me! Insomma, io non sono suo padre, non ho mai avuto un figlio. Come posso sapere cosa è giusto o è sbagliato? Sono arrivato al punto in cui stavo per scappare e lasciarmi tutto alle spalle, lasciando tutto il peso delle mie decisioni a mia madre, ma non ci riesco, quella bambina mi ha sconvolto la vita, e sento di non poter più vivere senza di lei. Appena mi è successo tutto questo avevo anche una donna al mio fianco, ma non sopportava l’idea che, io mi dedicassi più a Gioia che a lei. Ti dirò che non è ho sofferto più di tanto, non posso stare insieme a qualcuno che non ami la mia piccola. E poi sei arrivata tu. Ti ho vista. Sei stata un colpo di fulmine. Così bella, vivace –lo sguardo incredulo di Bell si posò su di lui e guardandola –si tu! Sei meravigliosa,perfino nel modo di criticare mia madre –abbozzò un sorriso lieve, e continuò –ho pensato che forse tu avresti potuto, o voluto entrare nel mio mondo e in quello di Gioia. Le mie esitazioni erano dovute al fatto che, non sapevo se e come avresti accettato la cosa, non solo ho una figlia, ma è anche malata, non è una cosa semplice avere a che fare con lei, con me. Ma io vorrei tanto provare; per la precisione vorrei che tu provassi. Mille volte mi sono posto la domanda di cosa succederebbe, vuoi sapere la risposta? Non  mi importa. Voglio lanciarmi in questa avventura, tu vuoi venire con me?”

Bell, era ammutolita, di fronte a quelle rivelazioni non sapeva che dire. La sua testa anziché essere affollata da mille domande era completamente vuota. Guardava Daniele e si accorse che il suo sentimento verso di lui, era cresciuto senza volerlo e senza spiegarselo. L’aveva invitata in un mondo nuovo; in fondo era come vivere in una di quelle storie che scriveva da ragazzina, doveva lanciarsi nella terra di mezzo, dove nessun altro sarebbe potuto arrivare, ed insieme al suo cavaliere doveva raggiungere la piccola principessa rinchiusa nella torre più alta di un misterioso castello, per liberarla e portarla nuovamente a chi l’amava. Un’avventura troppo difficile da affrontare, ma sapeva che non era sola, con lei c’era Daniele.

Non gli rispose. Si avvicinò a lui, gli prese la mano e lo baciò con dolcezza. Fu un bacio dolce e atteso. Lui la guardò negli occhi e chiese:

“E’ un si?”

“Solo se mi aiuterai …”

“E io che speravo fossi tu ad aiutare me …” rise

Si baciarono ancora e ancora. Lui la stringeva a se. E ogni secondo che passava la vedeva sempre più bella. Era la felicità a renderla tale. Finalmente la sentiva sua, ma a malincuore disse:

“Adesso è meglio che vada …”

Bell lo accompagnò alla porta. Ridevano in silenzio. non volevano svegliare il palazzo.

   
 
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