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Autore: DarkLucifer    10/12/2012    2 recensioni
Una nuova ditta di spedizione, una ciurma di anime perdute,un nuovo implacabile nemico...l'equilibrio di potere a Roanapur sarà messo in pericolo?
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Allora, Faccia Scuoiata, hai le palle di accettare la guerra della tua vita???”.
La conclusione del discorso di Mr. Chang era stata il culmine dello stupore di Balalaika, ormai convinta fino in fondo che quell’uomo di fronte a lei doveva essere un pazzo.
Stava per concludere quella questione, impallinando una volta per tutte quel damerino, quando un pensiero, piccolo, semplice e allo stesso tempo così assurdo, si fece largo all’improvviso nella mente della donna:
“Perché no?”.
Analizzata razionalmente, con la mente di un soldato, quella situazione non aveva altre soluzioni possibili: Chang era un avversario troppo forte, preparato, scaltro ed imprevedibile, che se lasciato vivere, avrebbe portato soltanto problemi all’Hotel Moscow.
Balalaika si era sempre affidata a questo modo razionale di pensare, abbinandolo al suo innato istinto di sopravvivenza quasi animalesco, ed essi l’avevano sempre portata in salvo da situazioni ben peggiori.
Ma quel piccolo dubbio, quella curiosità, non la lasciava, anzi con il procedere dei secondi si insinuava sempre più in profondità nel suo animo, facendole perdere presa sull’arma che avrebbe potuto mettere la parola fine su quell’avversario tanto temibile.
Quella notte di piombo e sangue si era conclusa così, con i due contendenti per tacito accordo si allontanavano, zoppicanti e ben consci del difficile scontro a cui quella sfida li avrebbe presto posti di nuovo uno di fronte all’altro, ma con un’energia nuova dentro di loro, prima sopita ma che dopo quell’incontro era quasi incontenibile: il fato aveva voluto che in quel piccolo angolo di Thailandia, si risvegliassero gli animi impavidi di due dei più feroci criminali che il mondo avesse mai visto.
Quei pensieri e quel ricordo, accompagnavano Balalaika, e quando emergevano con forza, la rendevano sempre irritabile e laconica, perché ancora si chiedeva se quella curiosità non le sarebbe venuta a costare più di quello che aveva preventivato.
Ormai davanti alla sede della Triade, la guerrigliera fece pulizia di quei pensieri nocivi e sgombrò la mente, ben conscia che le sarebbe servita tutta la sua astuzia ed attenzione ora che varcava quella soglia.
Il gran palazzo era sempre più sfarzoso, con un pavimento in vero marmo italiano, preziosi candelabri lavorati erano disposti nei lampadari che pendevano dal soffitto, impreziositi con venature d’oro e cristalli incastonati, i muri erano adornati da preziosi quadri di ricercati artisti europei: quei quadri riempivano l’ambiente di una rara varietà di colori sfavillanti, rendendo il tutto ancora più luminoso ed accogliente.
Balalaika sbuffò disgustata.
Era quello uno dei motivi principali per cui la mafia non era degna di alcun rispetto per lei, e anzi la riempiva sempre più di ostilità: tutta quella vanagloria ed ipocrisia di cui era sempre stata intrisa, come se avesse la convinzione e quasi il dovere di assumere sempre una facciata artistica, filosofica e “rispettabile”.
Balalaika non si vergognava di quello che era, anzi ne andava fin troppo fiera, ed era sempre stata convinta che chi avesse bisogno di nascondere il proprio lato violento e la propria fame di potere era perché, essendo insicura dei suoi mezzi, preferiva nascondersi nella folla e colpire di nascosto, in modo da non doversi esporre in prima persona, e questa era la peggiore delle codardie per chi aveva fatto del proprio potere il proprio vanto, cercando sempre e comunque di imporsi e differenziarsi.
Salendo in ascensore, la donna iniziò ad essere impaziente: quel posto aveva sempre avuto il potere di innervosirla, ma quel giorno c’era qualcosa di più, come una sensazione di pericolo latente.
Alla fine della sua corsa, le porte dell’ascensore si spalancarono e Balalaika si diresse verso l’attico in cui si trovava l’ufficio di Mr. Chang.
Un tizio andava nella direzione opposta alla russa, e lei gli scoccò una fugace occhiata per poi concentrarsi sul suo obiettivo, quando lo avvertì.
Era un odore molto lieve, quasi impercettibile ad un normale olfatto, ma esso colpì come un pugno le narici di Balalaika.
Era l’odore delle montagne dell’Afghanistan, Balalaika non avrebbe mai potuto dimenticarlo; sapeva dell’acre fumo dei villaggi bruciati dalle bombe incendiarie, delle spezie delle tendopoli dei profughi e dei feriti all’ora di cena, di quel dolciastro ed altrettanto inconfondibile odore del sangue sparso per i campi di battaglia.
Balalaika riusciva quasi a vederle, quelle maledette montagne, nelle cui valle poche sparute capre vagavano, guidate da temerari pastori incuranti della guerra che sembrava non interessare i loro piccoli mondi.
Era un odore che nessuna doccia avrebbe potuto coprire, più dell’anima che del corpo.
Ora la signora della guerra di Roanapur, era ferma ad osservare il personaggio che si portava dietro una così forte traccia delle proprie origini, il quale stava ora fermo in piedi e la osservava, come se anche lui avesse avvertito lo sguardo della donna su di sé.
L’uomo era alto, portava un lungo cappotto nero lungo fino alle ginocchia ed aveva dei chiari tratti asiatici.
I suoi occhi erano color del ghiaccio, saturi di spirito combattivo ma con una maschera di controllo psicologico degno di un assassino professionista e sull’occhio sinistro si stagliava una grande cicatrice verticale, che gli conferiva un’aria ancora più feroce; era alto come la donna, con spalle ampie da atleta ed una corporatura forte e statuaria ma al contempo che sembrava snella e agile.
Più lo osservava, e più Balalaika sentiva crescere in sé una forte ostilità ed un ancora maggiore senso d’allarme: era una sensazione così contingente da farle rimpiangere di non avere almeno due dei suoi soldati con lei.
“Non sapevo che in questo sperduto inferno, servissero del botvin'ja (una zuppa molto diffusa in Russia) così scadente... ” disse all’improvviso l’uomo a voce bassa, annusando l’aria e socchiudendo gli occhi “Avete tutti lo stesso odore, voi Spetznas (unità militari russe operanti in Afghanistan ndr.). Odorate delle vuote promesse del vostro paese, del sudore dei vostri soldati e del sangue degli innocenti che trucidate come bravi cagnolini. Quest’odore mi fa venire il vomito.” Disse con voce molto controllata ma caricata di tutto il disprezzo di cui una voce umana è capace.
“Attento a te, обожатель (pastorello, in russo ndr). Qui non ci sono caverne in cui puoi nasconderti come piace fare alla tua gente, per evitare di dover combattere. Questo non è territorio per topi di fogna come te, qui i roditori li schiacciamo per bene come meritano, e soprattuttoin fretta... ” ringhiò di rimando Balalaika,ergendosi in tutta la sua statura.
Quell’uomo misterioso non si scompose, anzi sfoggiò un enigmatico sorriso e scivolò piano verso le scale, senza mai togliere quegli occhi di ghiaccio dalla russa finché non fu sparito.
Anche se il pericolo era ora lontano, Balalaika sostava ancora in tensione, perfettamente immobile, con tutti i muscoli ancora tesi e pronti all’azione.
Quell’uomo era nuovo di Roanapur, fino a quel momento, l’Hotel Moscow aveva occhi ed orecchie in tutta la città, ma questo personaggio era riuscito a passare inosservato per parecchi giorni, prima di iniziare a far parlare di sé: era questo il dettaglio che più di ogni altra cosa preoccupava Balalaika.
Si voltò quindi improvvisamente verso la porta dell’ufficio di Mr. Chang, riscuotendosi all’improvviso dallo stato di tensione in cui era caduta, e si avviò verso la lucida soglia e la varcò con decisione.
Quell’ufficio rispecchiava perfettamente lo stile dello stratega della Triade: sfarzoso, con una delle viste panoramiche più belle della città di Roanapur, i mobili preziosi ed antichi non facevano altro che incorniciare e dare lustro ad una stanza che sembrava quasi risplendere di luce propria, per la qualità dei materiali di cui era composta.
Il capo della Triade era affacciato alla finestra, dietro un’enorme scrivania, così immerso nelle sue elucubrazioni che non si voltò nemmeno quando Balalaika fece il suo ingresso nel suo ufficio.
“Cosa stai architettando, brutto pezzo di merda??” esclamò la russa infervorata, piazzandosi davanti alla scrivania e stringendo i pugni per la rabbia.
“Miss. Balalaika, è sempre una gioia averti qui!” rispose cordiale mr. Chang, voltandosi finalmente verso di lei e sistemandosi gli occhiali sul naso “Lascia che ti offra... ”
La mano di Balalaika calò con forza sulla preziosa scrivania, producendo un gran frastuono e facendo addirittura tremare le gambe della stessa per la forza del colpo.
“Non prendermi per il culo, Chang!” sbraitò lei con ferocia “Ero venuta per la questione della Lagoon, e ti trovo qui a confabulare con un reduce afghano che sembra non aspettare altro che staccarmi di netto la testa!! Se stai cercando di fottermi, mafiosetto del cazzo, ti infilerò personalmente tutta la tua fottuta scrivania su per il culo e raderò al suolo tutta questa patetica combriccola di froci in abiti da sera!”
“Ora basta, Faccia Scuoiata, dacci un taglio!” tuonò Chang con tutta l’autorità di cui disponeva “Ora non sei nel tuo territorio, circondata e protetta dai tuoi gorilla o da quel pallone gonfiato del tuo leccapiedi preferito. O ti dai una calmata e ti esprimi da persona civile o sarò costretto a cacciarti a pedate e con qualche buco extra da questo palazzo!”.
Balalaika, invece di prendersela per l’acceso scambio, sfoderò un ghigno divertito e si accese un sigaro.
“Mi piace, quando fai finta di avere le palle, mi ricordi perché quella notte non ti ho fatto secco..”
Chang non accettò la provocazione ma sfoderò anch’egli un’aria soddisfatta.
“Allora, sei qui per capire come questi signori ti siano sfuggiti da sotto il naso senza che tu te ne accorgessi, eh?” chiese con finto candore, sentendosi come un bambino allo zoo che stuzzica un orso infastidito con un bastone, e per buona misura si avvicinò al cassetto celato in cui custodiva le sue pistole, come misura preventiva.
“Non fare il furbo con me! Sai bene che se c’è qualcosa che l’Hotel Moscow non è venuto a sapere sulla città è perché un’organizzazione si è messa d’impegno per nasconderlo. Ora come ora, inoltre, la tua Triade è la sola che possieda anche lontanamente un’influenza tale per poterlo fare.”.
“Mi spiace, Faccia Scuoiata, stavolta hai preso un granchio.
Quell’uomo che hai visto, era il capo della Hell’s Souls Company, un’organizzazione di mercenari di recente formazione.
Dice di chiamarsi Lucifer, e di voler scavalcare la Black Lagoon come maggiore e più importante società di consegne a Roanapur.
In questo periodo di tempo relativamente breve, Lucifer ed i suoi sono riusciti a farsi conoscere da tutte le organizzazioni criminali della città... ”
“Oh davvero?” ridacchio Balalaika con finto stupore “Non mi è parso di aver mai visto questi sedicenti boy scout bussare alla porta dell’Hotel Moscow, eppure la maggior parte dei clan mafiosi qui presenti trema solo a sentire il nostro nome.”
“Non fare l’ingenua, Balalaika, questo Lucifer si taglierebbe un piede piuttosto di non aver a che fare con te e la tua compagnia di combattenti”.
“Vorrà dire che glielo taglierò io di persona, non appena ne avrò l’occasione” ringhiò piccata la russa “e comunque non mi hai ancora spiegato per quale cazzo di motivo quel sudicio verme ed i suoi amichetti sono passati così inosservati! Cosa c’è sotto, Chang?”
Mr. Chang si allontanò dalla sua posizione, per avvicinarsi all’interlocutrice.
Nei suoi occhi c’era una nota di biasimo, d’indignazione.
“Non c’è nulla da nascondere, Balalaika, nulla è cambiato in questa città, se non l’aumento spropositato delle proporzioni del tuo ego e la diminuzione progressiva della tua attenzione!”
“Tu lurido stronzo come ti permet..”
“MI PERMETTO!” esplose il capo della Triade afferrando Balalaika per il bavero con forza “MI PERMETTO ECCOME! Ti stai montando la testa, inizi a perdere colpi e non controlli più i dettagli! Questi sono mercenari addestrati, per non farsi notare sono arrivati nei barconi di profughi confondendosi tra la gente, e prima che ti credessi la regina del mondo, non avresti perso di vista nemmeno una di quelle barche!” la lasciò andare all’improvviso per non entrare in aperto conflitto ma tenendo lo sguardo pieno di disprezzo su di lei “Ti ricordi la sfida che ti lanciai allora? Beh se dai per scontato cose come quella, mi consegni una vittoria veramente ridicola e disonorevole, Balalaika!”.
Balalaika non si era scomposta alla reazione di Chang, ed ora stava immobile dinnanzi a lui, con il suo sguardo assente, indecisa sul da farsi.
Improvvisamente gettò a terra il sigaro schiacciandolo con i piedi.
“Mi sono stancata delle tue stronzate, Chang. Non mettermi mai più una mano addosso o non vivrai tanto per raccontarlo” detto questo si girò e fece per avvicinarsi alla porta.
“Ferma! Io e te non abbiamo ancora fini..”
Chang però venne interrotto dalla porta del suo studio che veniva spalancata con irruenza dall’esterno, e Rebecca “Two Hands” della Lagoon Company fece il suo ingresso in quella stanza, accompagnata da quello che sembrava un turista giapponese con un gran cattivo gusto nel vestire, esclamando allegramente e con un sorriso quasi “carnivoro”.
“Buongiorno, mr. Chang, chi sono i suoi fattorini preferiti?”
 
 
 
 
 
 
 
L’angolo dell’autore
Beh, ho dato fondo alla mia fantasia e al mio tempo per finire decentemente questo capitolo, ma devo dire che sono molto contento del risultato! Spero piaccia anche a voi =) Alla prossima!!
 
 
  
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