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Autore: ScarletPuppet    10/12/2012    8 recensioni
Athena è riuscita a stipulare una tregua con Hades e ha riportato in vita i suoi paladini, i Generali degli Abissi e i God Warriors di Asgard. Kanon ha ottenuto il perdono di Poseidone e ha il permesso di rimanere in congedo dal suo ruolo di generale degli abissi ritornando tale in caso di guerra.
Nessuno dimenticava i suoi occhi scarlatti e la sua espressione impassibile durante situazioni come quella vissuta quattro anni prima. Lui fu l’unico a cogliere uno sprazzo di dolcezza e vulnerabilità dietro la maschera astiosa dallo sguardo truce che portava a Sparta nel momento cruciale.
Solo lui.
Kanon di Seadragon.

Tenterò di stare il più possibile IC con i personaggi (anche se penso che non ci sia un vero IC alla fine, vabbè xD), ma metto OOC per sicurezza. Enjoy!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Ghiaccio e del Fuoco - Linee di sangue'
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Capitolo 17

Capitolo 17 

Uscita dall’ospedale, Aima si incamminò rapidamente verso l’alloggio delle sacerdotesse. Doveva restare sola e rendersi conto seriamente della situazione. La mancanza di Nym si era fatta sentire fin dal suo risveglio: se fosse stata ancora al Santuario, sarebbe rimasta a vegliarla per i due giorni in cui aveva dormito. Nel tragitto i primi tremiti percorsero il suo corpo e alcune lacrime fastidiose furono ricacciate indietro a forza. Successivamente intravide Kanon allontanarsi dai dodici templi, ma lo evitò correndo verso l’alloggio: odiava mostrarsi debole davanti a lui. Sì, perché aver vissuto un’intera esistenza nascosta dietro a resistenti maschere e, all’improvviso, vedere tutto lo scenario crollare, mostrare le proprie carte, e, infine, lasciare che qualcuno vedesse la sua anima, spaventava Scarlet a morte. Tutto perché sapeva di essere al sicuro dietro a quei travestimenti, tutto perché nessuno sapeva niente di lei e lei non sapeva niente di nessuno. Si chiuse lentamente la porta d’ingresso alle spalle e filò di sopra, evitando più sacerdotesse possibili. Le poche che incontrò si sincerarono delle sue condizioni, per poi defilarsi al piano di sotto. Arrivata nella propria camera, Aima si sedette sul tappeto al centro della stanza, fissando le maschere appese al muro. Si ripassò le espressioni di ognuna di esse almeno cinque volte, prima di accorgersi della lettera che sporgeva dalla bocca aperta di una di loro. Il suo cuore sembrò fermarsi all’improvviso. La paura si impossessò di lei mozzandole il respiro e impedendole i movimenti: era decisamente, pericolosamente sull’orlo del baratro. Avanti Aima, hai sopportato la morte di Sonja per anni; se Nym è morta sopporterai anche questo. Te ne farai una ragione. Si disse, afferrando la busta scarlatta e scoprendola più pesante del solito. La aprì e ne fuoriuscì un pesante pugnale oro e argento, decorato finemente sulla lama e con due zaffiri incastonati nel manico. La rossa fissò l’oggetto incredula e istintivamente, con un dito, percorse la cicatrice che dal cuore arrivava al fianco destro. Come dimenticare, era proprio quel pugnale ad avergliela lasciata. Spinse l’arma da parte e tirò fuori la lettera, cominciando a leggerla.
A quanto vedo siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Ti ho dato tutto e ora questo è il pagamento: un’ostinata resistenza contro il mio volere. Ebbene, visto che siamo arrivati a questo punto, ti lascio scritto ciò affinché tu capisca cosa è inevitabile che succeda e, forse, cosa è successo veramente.
La morte ha un colore:
il colore di Sonja
il colore di Nym
il tuo.
Il rosso.
Il sangue. 

Loki

No. No. No. La sequenza era molto chiara. Prima Sonja, poi Nym, poi lei. Tutte e tre morte per mano sua. Non di nuovo. Non l’avrebbe fatta crollare una seconda volta. Finalmente capì: capì perché Kanon volesse vendicare Lemuri, dal momento che Limniade aveva intenzione di uccidere Sonja, ma Loki l’aveva preceduto in qualche modo, e suo padre a dar la colpa ad altri era molto bravo. Prima di Athena, il Ragno voleva distruggere lei. Avrebbe colpito tutto ciò che aveva di caro sulla Terra.

Il sole caldo di Atene lo disturbava particolarmente e più volte dovette schermarsi gli occhi con il braccio o farsi aria con la mano. Stava letteralmente asfissiando. Avanzò per il bosco tentando di restare più all’ombra possibile, finchè poteva. Infatti, appena sarebbe uscito da quell’insieme di alberi, avrebbe avuto a che fare con i raggi violenti di un sole poco clemente. Hades, dopo ore di indecisione, gli aveva concesso di recarsi al Santuario per la sua missione. Puoi rimanere al Santuario una settimana, non di più. Ho fiducia nelle tue capacità, non farmi pentire di averti dato questo permesso. I patti con Athena dovrebbero impedirmelo, ma dal momento che è prevista anche la non belligeranza non dovresti avere molti problemi. Gli aveva riferito. Era strano tornare a vedere con i propri occhi il vero significato della vita, sentirla nell’aria e avvertirla con tutti i sensi, dopo aver passato anni immerso nella morte. Dopo qualche altro minuto di camminata, una bellissima sensazione di fresco lo avvolse, ma non come si sarebbe immaginato. I piedi, infatti, erano bloccati in spesse lastre di ghiaccio e la temperatura andava calando ulteriormente. Minos alzò lo sguardo rapace e incontrò due occhi freddi come il ghiaccio che lo bloccava. L’armatura d’oro brillava di luce propria, calda e chiara come quella del sole; tutto il contrario della sua Surplice che, al contrario, brillava di luce oscura.
«Mi sembrava che la tregua stipulata parlasse chiaro.», cominciò freddamente Camus.
«Non sono qui per nuocere, Cavaliere d’oro. Bensì per aiutare.»
L’Acquario inarcò un sopracciglio e lo osservò alcuni secondi, ma la situazione non cambiò nemmeno quando il Giudice alzò le mani in segno di pace.
«Siete addirittura venuti a sapere della guerra contro Loki? Un po’ tardi, direi.»
«Ho delle informazioni che non dovreste ignorare, visto che ne va della vita di tutti gli dei dell’Olimpo. Inoltre, visto che Aima è la vostra “arma segreta”, se mi presentaste a lei sarebbe un’ulteriore conferma delle mie intenzioni.»
Lo Spettro continuò a tenere le mani alzate in segno di resa, anche se avrebbe volentieri trasformato quel cavaliere d’oro in una marionetta di ghiaccio piegata al suo volere. Tuttavia, doveva mantenere inalterato il suo buon proposito di pace.
«Puoi scordartelo. Però, visto che a quanto sembra» il custode dell’undicesima casa sottolineò bene quella parola «stai onorando il patto di non belligeranza, mi limiterò a impedirti qualche movimento e a portarti dal Grande Sacerdote. Detto sinceramente: non mi fido di voi Spectres.»
Questa volta fu Minos ad inarcare un sopracciglio, prima di ritrovarsi con un movimento secco le mani congelate dietro la schiena e i piedi di nuovo liberi. Senza scomporsi troppo, il Grifone fissò il Gold Saint con aria fiera, ricevendo in cambio un minimo movimento della testa che lo intimava a precederlo. Uno dietro l’altro avanzarono verso il Santuario e, una volta esposto totalmente al sole, Minos dovette ringraziare il ghiaccio che gli immobilizzava le mani, anche se gliele stava congelando completamente. Arrivati dinnanzi alla casa dell’Ariete sotto innumerevoli sguardi curiosi che avevano infastidito non poco lo Spettro, Mu li accolse piuttosto sbigottito.
«Non dire niente, Mu. Ti spiegherò appena avrò risolto la faccenda con il nostro sgradito ospite.»
Sentenziò Camus, proseguendo impassibile verso il tredicesimo tempio. 

Eclissato nella sua dimensione, Kanon viaggiava nuovamente per i suoi ricordi e, come sempre, finiva con l’incontrare Aima. Fenrir, lei che lo supplicava, lei che cadeva per la parete scoscesa. E tutto ogni volta, in circolo. Poi, ad intervalli più o meno regolari, lei nel letto d’ospedale. Era andato a trovarla il primo giorno, ma oltre a chiedere all’infermiera le condizioni di Scarlet non aveva fatto. Ioria, al contrario della rossa, si trovava ancora all’interno dell’ospedale. Il colpo ricevuto da Loki gli aveva procurato una grave ferita al fegato e alcuni tessuti erano bruciati. La sua dimensione poteva risultare come una tortura a qualcuno non abbastanza forte da sopportare immagini dolorose, violente e crudeli di una guerra; i momenti felici che mai ritorneranno e i ricordi di una vita passata in un’arena, fra la polvere e le ferite. La sua dimensione funzionava così, un complesso insieme mnemonico che lo aiutava a maturare giorno per giorno, a capire, a riflettere, a resistere. Appena vi entrava sceglieva un pianeta in cui andare, solitamente guidato dal proprio Cosmo ed i Giganti – così chiamava i pianeti – percepivano ogni suo stato d’animo o sentimento, selezionando i ricordi da mostrargli e la frequenza o l’intensità con cui mostrarglieli. Ultimamente, Aima era piuttosto frequente fra le immagini – a volte persino modificate. Un’altra cosa lo attirò in quel momento, rendendolo estraneo ai suoi ricordi e quindi rimandandolo nello spazio buio: Minos del Grifone era al Santuario e si stava dirigendo al tredicesimo tempio scortato da Camus. Con una velocità impressionante uscì dalla sua dimensione e si diresse verso le stanze del Sacerdote. Arrivò appena prima che l’Acquario si chiudesse il portone dorato alle spalle.

«I patti parlavano chiaro: niente Spettri al Santuario.», cominciò Saga, piuttosto infastidito dalla presenza del Giudice Infernale.
«Lo so benissimo, ma, ripeto, sono qui per aiutarvi.», ripeté esasperato Minos.
«Nessuno ha chiesto il vostro aiuto.», commentò il gemello del pontefice.
Dai tendaggi dietro il trono Athena fece il suo ingresso e automaticamente Camus e Kanon si inginocchiarono.
«Milady!», esclamò il Sacerdote, «Le avevo pregato di restare nelle sue stanze per sicurezza!» dal tono di voce quelle parole erano chiaramente un rimprovero.
«Mio sacerdote, non preoccuparti per me. Con tre miei valorosi cavalieri d’oro vicino non dovrei temere per la mia incolumità, o sbaglio?» replicò la dea, serafica.
«Mia Signora, rimane comunque uno dei Tre Giudici Infernali, potremmo aspettarci di tutto da lui, inoltre..» la donna lo bloccò con un gesto della mano.
«Sono sicura che rimarrà fedele ai patti, nonostante ne abbia violato uno.» gli occhi azzurri di Isabel incontrarono quelli dorati di Minos, il quale era immobile davanti al trono con le labbra serrate.
«Dunque, cosa sei venuto a riferirci?»
«Notizie di Loki, nobile Athena. Non buone, ovviamente.»
«Ha attaccato anche voi, quindi?»
«Milady, non sappiamo se fidarci. Chi ve lo dice che non stia usando la scusa della non belligeranza per altri sco..»
«Basta, Saga. Lascialo parlare, poi userai il metodo giusto per capire se mente o meno, se lo ritieni necessario. Continua, Minos del Grifone.», lo fermò nuovamente Athena, invitando lo Spectre a proseguire.
Il Giudice, seppur titubante, riferì tutto ciò che Loki gli aveva rivelato durante la loro conversazione alla Tolomea, ma, soprattutto, espresse dettagliatamente la sua intenzione di lavorare sui poteri di Aima per aumentarne le possibilità di vittoria. Il viso di Saga si deformò in una smorfia di disprezzo e disappunto.
«No.» sentenziò secco, ignorando lo sguardo di rimprovero della sua dea «Quella ragazza è già pericolosa di suo, migliorarla probabilmente aumenterebbe la possibilità che ci sfugga di mano.», concluse, lanciando uno sguardo al gemello, che lo fissava con aria di disappunto.
«Come suo ex maestro conosco a memoria ogni sua tattica e ogni sua capacità e alcune non dovrebbero essere ignorate poiché potrebbero essere utilissime. Controllatemi ventiquattro ore al giorno o fatemi dormire lontano dal Santuario. L’Olimpo è in grave pericolo e, anch’io come voi, voglio proteggere il mio Signore. Abbiamo una potente arma dalla nostra parte, perché non usufruirne? Chi meglio di lei conosce Loki?»
Nella Sala del Trono cadde il silenzio. Saga, seppur non si fidasse dello Spettro, sembrò rimuginare più e più volte sulle parole fredde e taglienti appena pronunciate, aggrottando le sopracciglia come se stesse risolvendo un rebus e poi distendendole, come se tutti i nodi della faccenda fossero stati sciolti. Camus rimase impassibile, lanciando qualche sguardo freddo a Saga per trarre qualche informazione dalle sue espressioni. Il Sacerdote, però, sembrava confuso quanto lui.
«Va bene.», intervenne Athena «Puoi allenare Aima, ma solo ad alcune condizioni che detterà il Sacerdote.» concluse, e si alzò dal trono.
«Milady, la vostra decisione è stata troppo affrettata! Non siamo nemmeno sicuri che dica la verità!» esclamò il pontefice.
«Va bene così, Saga. Non avrai intenzione di discutere sulle mie decisioni, vero? Sono più che certa che ciò che dice sia la verità. Sta rispettando i patti. Camus, tu lo sorveglierai per la maggior parte del tempo dando il cambio con chi ti dirà il Sacerdote. Ora portalo da Aima.» e detto ciò, la dea sparì nelle sue stanze.
«Grazie, Athena.»
Sussurrò il Giudice, per poi precedere come poco prima il Gold Saint dell’Acquario camminando fianco a fianco con Kanon. Aima, tra poco ci rivedremo. Pensò, quando Saga li bloccò all’uscita.
«Le condizioni di permanenza sono molto semplici: primo, sarai sorvegliato per ventiquattro ore da Camus e da mio fratello; secondo, dormirai nel bosco; terzo, non puoi allontanarti da qui. siete congedati.»
E, con un moto di stizza, il Sacerdote rientrò nelle sue stanze.

Note: capitolo non molto interessante, non penso piacerà particolarmente! Vabbè, accontentatevi, visto che il bello arriverà nel prossimo.
  
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