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Autore: Naco    08/07/2004    2 recensioni
Una voce, un sogno, un'ombra che si allontana. Per Sabrina l'alba è un momento speciale, tra il sogno e la realtà. E forse un'alba come questa la porterà a scoprire cos'è la felicità?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL DOLCE SUONO DI UN CARRILLON

IL DOLCE SUONO DI UN CARILLON

Alessandro sospirò e continuò a guardare quella forchetta di spaghetti che continuava a tenere in mano, incerto se mangiare o riporre nel piatto il contenuto.

   I signori Mancini lo guardarono stupiti e per un attimo li colse la paura che avesse litigato con Sabrina. Guardarono la figlia sperando che questa desse loro qualche delucidazione, ma dallo sguardo stupito della figlia, come il loro del resto, capirono che neanche lei ne sapeva niente. Lo osservarono in silenzio, timorosi che, se lo avessero disturbato, avrebbe risposto male, anche se da un po’ ciò non avveniva, anzi, si arrivava a ridere e a scherzare.

   Fu Sabrina che decise di prendere in mano la situazione. Mai aveva visto Alessandro in quello stato e la situazione la preoccupava.

   –Alessandro!- lo chiamò scuotendogli un braccio –Alessandro!

   Alessandro sembrò svegliarsi da un sogno –Si?- le chiese guardandola.

   -Ma si può sapere cos’hai? E’ da ieri sera che sei strano!

   Alessandro sospirò e Sabrina ebbe paura che tornasse in quello stato di torpore da cui era appena uscito.

   –E’ per Paola. Non so assolutamente cosa regalarle per il suo compleanno.

   Sabrina sorrise rassicurata –Tutto qui? Ma te lo avrei detto io!

   Alessandro la guardò riconoscente, ma il suo problema restava. Non era solo il regalo in sé che lo preoccupava, ma il fatto che non aveva mai fatto un regalo ad una ragazza. Non che non fosse mai stato invitato ad una festa, ma era stato lui a non volerci mai andare, poiché non sapeva ballare e non aveva mai avuto il coraggio di chiedere a qualcuno di insegnarglielo e neanche aveva intenzione di farlo, dato che, solo il pensiero che qualcuno lo vedesse compiere quei passi, lo imbarazzava e per questo aveva sempre evitato di partecipare ad una festa. Per la festa di una ragazza poi, era anche peggio: non sapeva e non capiva cosa potesse piacere loro e, forse per orgoglio, non aveva mai trovato il coraggio di chiedere aiuto ad altri.

   Avrebbe rifiutato di partecipare a quella festa se Michele e Gaetano non l’avessero convinto.

   -Ma perché?- aveva chiesto Michele quando ebbe comunicato loro la sua intenzione.

   -Perché non mi piacciono le feste.- aveva risposto vago.

   -E Sabrina? Non pensi a lei? Ci resterà male!- aveva esclamato Gaetano, cercando di convincerlo e ci era riuscito, anche se l’impresa era stata ardua.

   Ma il problema che aveva sempre accuratamente evitato, ora gli si presentava più insormontabile che mai: che cosa le avrebbe regalato? L’unica ragazza a cui aveva mai fatto un regalo era stata sua sorella. Ma come poteva ignorare i gusti di sua sorella, soprattutto se era una bambina di otto anni?

   -Coraggio!- lo esortò Sabrina toccandogli una spalla con la mano e gli sorrise –Se vuoi possiamo uscire insieme stasera e cercare qualcosa per Paola. Potremo fargli un regalo insieme!- aveva sentito una vampata salirle al viso quando si era accorta di aver detto “uscire insieme” e tutt’a un tratto si sentì confusa. Eppure, cosa c’era di male? Alessandro era un amico o no? Senza contare che gli doveva ancora un favore.

   Alessandro arrossì impercettibilmente e sorrise –Grazie Sabrina-

   I coniugi Mancini si guardarono: era la prima volta che sentivano Alessandro ringraziare qualcuno.

 

La luce delle vetrine illuminava il volto di Alessandro conferendogli quasi un aspetto magico. Sabrina lo guardava attraverso la vetrina cercando di concentrarsi sul regalo da scegliere per Paola. Fissò i suoi occhi castani così profondi e solo allora sembrò capire perché Valeria ne fosse rimasta così colpita. Era talmente persa nei suoi pensieri che non si accorse che anche lui la stava fissando. Si guardarono senza che nessuno dei due se ne accorgesse mentre il tempo scorreva senza decidersi ad entrare per comprare quello per cui erano usciti.

   Il campanile della chiesa suonò otto rintocchi e solo allora si accorsero del tempo che passava. –Allora entriamo?- propose Alessandro prendendola per mano.

   Il piccolo negozio in cui entrarono era uno dei pochi che vendesse articoli da regalo e indubbiamente il migliore. Proprio per questo motivo era sempre molto affollato ed era sempre più raro trovare giorni in cui non fosse molto pieno e ancora più rari quelli in cui fosse completamente vuoto. Fortunatamente per loro, quella era una di queste rarissime sere.

   Sabrina si guardò intorno chiedendosi come mai ci fosse tutto quel silenzio intorno a loro. Non era abituata, quando si recava in quel negozio, a potersi muovere liberamente fra gli scaffali e poter ammirare con tutta calma i peluche, i biglietti augurali e i vari oggetti esposti. Le faceva piacere guardare tutto con calma, senza essere costretta a d affrettarsi per lasciar spazio agli altri clienti. Guardò dietro di sé e vide Alessandro guardarsi intorno con un’aria imbarazzatissima, tanto che le faceva pena. Sorrise e continuò il suo giro.

   Non si era neanche accorta che Alessandro aveva notato quel suo sorriso e che ne aveva inteso benissimo il suo significato. Ma cosa poteva farci se non era mai entrato in un negozio del genere? Si avvicinò allo scaffale dei peluche e prese in mano un coniglietto bianco con le orecchie piccole e il musetto spaventato “Come ti capisco!” si trovò suo malgrado a pensare.

   Gli sfiorò il nasino rosa pallido e una dolce musica si diffuse nell’aria.   

   Guardò il pupazzo incredulo e solo allora capì che il suono non proveniva dal peluche, ma da tutt’altra parte. Si guardò in giro e il suo sguardo cadde su Sabrina che stringeva fra le mani una piccola scatoletta di legno aperta e, all’interno, una ballerina di plastica bianca che danzava.

   Il dolce suono del carillon continuava ad allietare il piccolo negozio senza che Sabrina se ne fosse accorta. Alessandro fissò il suo volto, gli occhi chiusi, il capo che tentennava leggermente seguendo il ritmo. Non si accorse del tempo che passava, né di Alessandro né della padrona che la guardavano e il ragazzo temette che si fosse addormentata.

    –Sabrina!- la chiamò.

   L’incanto si ruppe. Sabrina aprì gli occhi e chiuse velocemente il carillon, come se fosse stata sorpresa a compiere un furto. Scosse la testa cercando di scacciare quella musica dai suoi pensieri, così dolce, che l’aveva quasi ipnotizzata, rapita, stregata e  l’aveva trascinata via con sé nel mondo della fantasia.

   Sospirò e ripose il carillon al suo posto, ma prima che potesse adagiare l’oggetto sul ripiano, una mano dolce, ma decisa la fermò.

   Sabrina guardò quella mano, poi il suo proprietario –Alessandro…- blaterò senza sapere bene cosa dire: il suo sguardo era profondo, dolce e comprensivo, come mai l’aveva visto.

   Alessandro le tolse dolcemente il carillon di mano e lo prese fra le sue.

   –Ma che cosa vuoi fare?- chiese guardandolo stupita.

   Alessandro porse il carillon verso di lei –Regalartelo. Prendilo, è tuo.

   Sabrina lo prese non sapendo cosa dire. Alessandro le aveva fatto un regalo…. Ma perché proprio a lei?

 

 

Ammetto che questo capitolo è un po’ breve, ma posso assicurarvi che, non dico che è fondamentale, ma diciamo, rilevante, per la storia. Devo ammettere che, pur essendo breve, è uno dei miei preferiti e che rileggerlo mi ha trasmesso una dolcezza infinita. Ricordo che quando lo scrissi, non so perché, mi commossi. Spero che piaccia anche a voi. A presto!


Nota del 12/08/2008
Qualche giorno fa, ero su youTube a sentirmi le sigle dei cartoni animati di quando ero piccina - non commentate per favore! XD Ogni tanto questi attacchi di ritorno all'infanzia mi colgono! XD E poi, devo ammettere che mi piacciono ancora! U_U - quando vidi un AMV, dove c'era una scena di Marmalade Boy nella quale Yuu, mi è parso, regala un crrillon, o qualcosa di vagamente simile, a Miki. Purtroppo non sono riuscita a trovare la puntata contenente quella scena per accertarmente io stessa; tuttavia, è indubbio, che quando ho scritto questa storia, era il periodo in cui trasmettevano quest'anime molto più spesso, e quindi è facile che abbia inserito questa scena, rendendomene conto, oppure semplciemente perché era diventata parte di me.
Sia come sia, non ricordando bene la questione, dopo quasi otto anni, onde evitare che qualcuno pensi che sono ingrata verso la Yoshizumi e gli aventi diritto, preferisco inserire questa nota; tra l'altro, siccome la scena è abbastanza importante ai fini della storia, e sinceramente dopo anni non mi va di modificare nulla, non ho molta voglia di toglierla.
Effettivamente, però, a posteriori mi rendo conto che la scena mi è piaciuta troppo per come è venuta; non poteva essere completamente frutto della mia immaginazione, sìsìsì! XD

   
 
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