11.
“Vostra
Maestà, non so cosa fare!” esclamò Lucia, entrando nella stanza della Regina e
facendo una frettolosa riverenza.
Caterina
scrutò per un po’ quell’ospite inattesa e poi posò lentamente sul tavolo
affianco a lei il cucito. Sembrava visibilmente agitata e la Regina, sapendo in
fondo di lei solo che era ormai la corteggiata ufficiale di Gregory Cromwell e
la migliore amica di sua figlia, si agirò a sua volta, pensando subito a
qualcosa di brutto che potesse essere accaduto a qualcuno dei due.
“Lady Lucia
calmatevi, vi prego! Cos’è successo?” chiese infine facendole cenno di
avvicinarsi.
“E’ per la
Principessa Maria... E’ chiusa da questa mattina nelle sue stanze e non vuole
vedere nessuno...” rivelò la ragazza leggermente esitante “Non ve ne ho parlato
per non preoccuparvi…” aggiunse poi in tono di difesa.
Caterina si
alzò rapidamente e abbandonata del tutto qualsiasi altra occupazione, corse
quasi verso la stanza della figlia. L’aveva vista strana veramente dalla sera
precedente al ballo in loro onore che le aveva ripresentate ufficialmente a
Corte, ma non credeva che quel suo essere strana fosse qualcosa di negativo:
forse stava male, forse era spaventata, forse era triste, arrabbiata, magari si
sentiva sola… Scosse rapidamente la testa lasciando scrollare quelle domande
inutili e bussò alla porta per trovare finalmente delle risposte concrete.
“Lucia, è
inutile che continui a bussare tanto…” giunse una voce rotta dall’altro lato
della porta.
“Maria,
tesoro, sono la mamma, fammi entrare ti prego…” la interruppe subito la madre,
con la voce più dolce che avesse potuto avere.
Attimi
interminabili di silenzio seguirono, ma finalmente la porta si aprì il poco che
bastava per far entrare la donna, mentre le dame furono costrette per loro
grande delusione e dileguarsi e lasciare le due reali da sole.
“Tesoro…”
mormorò Caterina avvicinandosi leggermente e poggiando le mani sulle spalle
della figlia, che si ostentava a tenere lo sguardo basso. Non era un buon segno
di certo, ma quando finalmente lo alzò fu anche peggio: occhi gonfi, volto
umido, non c’erano dubbi che stava piangendo.
“Mamma”
sussurrò semplicemente con voce rotta, tuffandosi tra le sue braccia,
lasciandosi cullare da quella splendida sensazione di casa e di famiglia che in
tutti quegli anni le era mancato così tanto e che solo sua madre riusciva
veramente a darle.
Anche la
Regina del resto non perse occasione per consolare sua figlia e dimostrarle di
poter esserle finalmente vicino. Provava ogni volta rimorso e dolore al
pensiero di non averla potuta guardare crescere e forse solo adesso si
accorgeva veramente che la ragazza che stringeva tra le braccia era una giovane
donna.
“Che
succede? Dimmelo, Maria, ti prego…” le disse poi prendendole il viso tra le
mani e facendo specchiare i loro occhi, così simili nel colore, così simile
nella tristezza che trattenevano.
“Oh mamma!
Io….” Iniziò esitante abbassando lo sguardo “Io lo amo, mamma, lo amo da
impazzire!” esclamò poi coprendosi il volto tra le mani.
“Chi?”
domandò sua madre confusa e sorpresa da quell’inaspettata rivelazione.
“E’ il mio
primo amore, ma è anche il mio vero amore… E non posso perderlo, anche lui mi
ama… Non doveva andare così…” continuò a dire Maria tra le lacrime che avevano
ripreso a scendere sulle sue guance.
“Chi, Maria,
chi?” ripetè nuovamente Caterina con voce più forte
afferrandole le mani.
La
Principessa fissò sua madre per qualche secondo senza riuscire a parlare. Le
lacrime si erano fermate e rimaneva solo un’insostenibile e inspiegabile
vergogna e temeva la reazione che avrebbe potuto avere quella che rappresentava
la donna più importante della sua vita: avrebbe fatto qualunque cosa per
renderla orgogliosa, qualunque cosa, eccetto una.
“Charles Brandon…” mormorò infine con voce più chiara di quella che
credeva “Lo so che può sembrare assurdo, ma ci siamo innamorati… E adesso tutto
è perduto” spiegò osando alzare lo sguardo per spiare la reazione, che però non
era quella che si era immaginata.
Caterina era
stupita, certo che lo era, ma non quanto lo sarebbe dovuta essere. La verità
era che se lo era aspettata, conosceva il duca di Suffolk
e sapeva quanto poteva essere affascinante e sospettava che qualcosa fosse
successa tra loro.
“Non siate
arrabbiata vi prego” mormorò Maria, dopo qualche attimo di insopportabile
silenzio.
“Non sono
arrabbiata” chiarì immediatamente la donna più adulta con un piccolo sorriso
“Non so cosa dire, non so cosa pensare, ma non è una cosa di cui vergognarsi, l’amore
non è mai una cosa di cui vergognarsi” disse poi con una strana luce che le
brillava negli occhi.
Anche gli
occhi della Principessa si illuminarono all’improvviso e strinse le mani che la
madre le stava porgendo, sorridendole in un misto di sollievo e serenità.
“Mi
aiuterete dunque?” le chiese in attesa.
“Si, certo
che ti aiuterò, sempre” promise Caterina fissandola negli occhi “Ma adesso devi
raccontarmi tutto… Vedrai che troveremo un modo”
“Pensavo che
fosse importante sposare un principe straniero e che non potessi scegliere”
disse Maria d’un tratto pensierosa.
“Hai
ragione, è importante il destino e sono importanti i titoli e i buoni
matrimoni…” convenne sua madre mentre uno strano sorriso di difficile
interpretazione si formava sulle sue labbra “Ma adesso credo che l’unica cosa che conti davvero sia la
felicità… E lotterò con tutta me stessa credimi, almeno per la tua”
**
Edward
Seymour era in trepida attesa: i servigi che aveva da tempo prestato al Re
stavano per essere finalmente in parte ricompensati, ma la promessa elevazione
a nobiltà non era a sufficienza per lui; voleva più ricchezze, voleva più
potere, voleva semplicemente di più e, calcolatore quanto ambizioso, sapeva
anche come ottenerlo. Il Re si era da poco ripreso la sua moglie Caterina è
vero, ma la rapidità con cui cambiava idea e la debolezza che mostrava nei
confronti del gentil sesso facevano ben sperare in un nuovo rapido
stravolgimento riguardante la persona che condivideva con lui il trono, o, come
punto di partenza, perlomeno il suo letto. Non era iniziata in fondo così con
Anna Bolena? Più il tempo stringeva e più si sentiva
nervoso, perché Edward lo sapeva: dipendeva tutto da quell’incontro.
“Andiamo,
fratello, rilassati: tra poco il Re ti nominerà barone e tutto andrà per il
meglio” disse suo fratello Thomas facendosi beffa della sua tensione dandogli
una pacca sulla spalla.
“Duca, mi
appellerai come duca” replicò semplicemente Edward con uno strano sorriso sulle
labbra.
“Duca?” gli
fece eco sua sorella Jane, parlando per la prima volta “Hai davvero così tanta
fiducia nelle tue capacità persuasive?” gli chiese poi in un misto di
incredulità e divertimento.
Il più
grande dei fratelli Seymour si fermò a guardarla per un attimo e lunghi capelli
color dell’oro, occhi chiari, bei lineamenti e un dolce sorriso che le
conferiva un’aria da ragazzina.
“No, cara
sorella, mi fido ciecamente delle tue”
**
L’eco delle
parole della figlia si ripeteva ancora nella sua mente e il vero significato
del segreto che le aveva rivelato, adesso prendeva completamente forma: la sua
piccola Maria era diventata sul serio una donna e, come prevedibile, si era
innamorata. Certo Charles Brandon non era l’uomo
ideale che aveva pensato come genero, ma era stata d’altronde lei stessa a
affidare la vita della Principessa nelle sue mani. Preoccupazioni, congetture,
rimorsi e sentimenti contrastanti popolavano la mente della Regina, mentre
camminava in compagnia di alcune dame per il giardino del Palazzo, tenendosi
però a debita distanza dall’ enigmatico labirinto, memore di esperienze troppo
cariche di amaro dolore. Ciò che però l’avrebbe preoccupata di lì a poco
sarebbe stata una questione ben diversa, che la sua coscienza si sentiva
pienamente coerente nell’abbandonare, ma che il suo cuore di donna e di madre tuttavia
non avrebbe potuto evitare di ignorare.
“Lady
Elisabetta, venite qui!”
Fu quella
voce il preludio di quello strano incontro e quando Caterina si ritrovò
improvvisamente una vivace bambina di tre anni attaccata alla lunga gonna del
vestito, si sorprese non poco nel collegarla dopo qualche istante alla povera balia
che la stava rincorrendo affannata.
“Lady
Elisabetta, lasciate stare la Regina…” disse nuovamente Lady Joan visibilmente
imbarazzata dalla situazione “Vostra maestà sono mortificata” continuò
inchinandosi con rispetto, mentre le altre dame presenti trattennero per un
secondo il fiato.
“Non vi
preoccupate…” mormorò lentamente Caterina, con lo sguardo fisso sulla bambina
che le sorrideva calorosamente, e non potè evitare di
sorriderle a sua volta.
Si era
irrigidita infatti nel realizzare che si trattava della figlia della sua
peggior nemica, ma non si era allontanata, riconoscendola prima di tutto
semplicemente come una bambina, che avrebbe quasi sicuramente vissuto le stesse
sorti di sua figlia Maria. Si abbassò un po’ esitante sulle ginocchia per
portarsi alla sua altezza e le aveva preso le candide manine.
“Siete molto
bella…” sussurrò la bambina, fissando i lunghi capelli neri della donna.
“Tu lo sei
di più” replicò Caterina sorridendole dolcemente.
“Posso
chiedere una cosa?” chiese d’un tratto Elisabetta fissandola con i suoi grandi
occhi chiari “Mia mamma morirà?”
L’innocenza
e la naturalezza con cui aveva posto la domanda fecero tremare la Regina che
per un moment, colpita, le lasciò di scatto le mani, ma poi sinceramente non potè evitare di annuire. E sorprendentemente la bambina non
chiedeva il perché o il come, ma, dimostrando un’intelligenza decisamente
spiccata e precoce, chiedeva solo una cosa: un aiuto per la salvezza di quella
che molti definivano ancora “la Gran Puttana” e lo chiedeva proprio a lei, la
donna che meno di tutti avrebbe avuto motivo di esaudire quel desiderio. E
l’unica donna che forse aveva il cuore di farlo.
“Non lo so,
non so se posso…” mormorò ancora sconvolta, cercando di comparare l’assurdo
odio nei confronti di Anna e l’infinita dolcezza che le infondeva quella
bambina.
“Io credo
che potete, Vostra maestà… Avete gli occhi azzurri” ribattè
candidamente Elisabetta riprendendo nuovamente il sorriso.
“Occhi
azzurri?” ripetè confusa la donna, con una breve
risata.
“Si, le
persone con gli occhi azzurri sono speciali”
Forse era
vero, pensò Caterina. E anche Anna Bolena ce li
aveva.