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Autore: Tilly_moonlight    10/12/2012    1 recensioni
Mi chiamo Muna ho diciotto anni e tutto ciò che conta per me è la danza. Almeno questo è quello che credevo prima di incrociare il suo sguardo. Quando i miei occhi hanno incontrato i suoi, tutte le mie certezze sono crollate. Lui mi ha cambiato la vita!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Muna ho diciotto anni e tutto ciò che conta per me è la danza. Almeno questo è quello che credevo prima di incrociare il suo sguardo. Quando i miei occhi hanno incontrato i suoi, tutte le mie certezze sono crollate. Lui mi ha cambiato la vita!

 
Qual’ è il tuo sogno?
Mai domanda più semplice era stata fatta a quella ragazza. La sua risposta non sarebbe mai cambiata e lei non avrebbe mai rinunciato al suo sogno, per niente al mondo.
Muna era nata per ballare, Muna era una ragazza forte e determinata che si era prefissata degli obbietti e li avrebbe raggiunti, a costo di dover fare dei grossi sacrifici, lei ce l’avrebbe fatta.
-Tira su quella gamba! Non vedi che la schiena è tutta storta?-, le urla della sua insegnante, Louren, non servivano a buttarla giù, ma tuttavia c’erano dei giorni in cui anche un solo rimprovero poteva farti andare la testa nel pallone. Quello era uno di quei giorni.
Le facevano male i piedi e quello chignon era così stretto da farle venire il mal di testa, ma non doveva cedere, non davanti a Louren e alle altre ragazze del corso. Muna era così: voleva apparire forte e sicura, ma dentro di lei c’era un mondo fatto di dubbi, incertezze e paure, proprio come in ogni altra diciottenne sulla faccia della terra.
-Oggi non sei nella tua forma migliore Muna. Per me puoi anche andare a casa e risolvere i tuoi problemi sentimentali, ma domani ti voglio qui alle otto di mattina. Non sono ammessi ritardi, ne ulteriori distrazioni-. La ragazza si limitò ad annuire a ad abbassare la testa. Non aveva voglia, ne forza di discutere con quella donna, che tanto cattiva alla fine non era. Sapeva ascoltarti e darti dei giusti consigli, ma tutto questo doveva restare fuori dalle lezioni. Nella palestra ci dovevano essere solo musica, punte, tutù e tante, tante regole da rispettare.
Si avviò nello spogliatoio, si fece una doccia fredda e lentamente si rivestì con la tuta pulita. Dopo un po’ anche le sue compagne entrarono nello spogliatoio, distrutte quanto lei. Rosalie, la sua migliore amica, le si avvicinò le diede una pacca sulla spalla, sorridendole dolcemente. –Tutto okay?-, le chiese sciogliendosi i lunghi capelli dorati.
-Diciamo che potrebbe andare meglio-, ammise Muna mentre si allacciava le scarpe. Sospirò e si alzò, voltandosi nella direzione di Rosalie, che sembrava aspettare una risposta alla sua domanda muta. – Mia madre continua a pressarmi sul fatto che dovrei andare all’università. Non capisce un cazzo di me! Io non voglio un lavoro come il suo, non voglio diventare dottoressa o roba simile! Questa!-, disse afferrando le sua punte,- Questa è la mia vita!-. Finito il discorso trasse un lungo sospiro. Aveva bisogno di sfogarsi e l’unica persona con cui potesse farlo era proprio Rosalie. Quest’ultima le sorrise e l’abbracciò per poi ritirarsi di scatto, sotto lo sguardo stupito di Muna. –Sono tutta sudata!- esclamò, facendo scoppiare a ridere entrambe. –Ormai lo sai qual è il nostro motto: “credi in te stessa!”. Ci devi credere Muna-.
 
All’uscita della palestra, come sempre, fuori era buio pesto e lei aveva un po’ paura, anche se non l’avrebbe mai ammesso. Mentre camminava per raggiungere la fermata dell’autobus un manifesto catturò la sua attenzione. A caratteri cubitali, su uno sfondo rosa pastello, una scritta recitava:

HAI LA MUSICA NEL CUORE? IL RITMO TI SCORRE NELLE VENE? PRESENTATI AI PROVINI PER IL NUOVO VIDEO DEI ONE DIRECTION! POTRESTI ESSERE TU LA SELEZIONATA!

Leggendo quelle parole le venne da ridere. Non credeva molto a queste opportunità che venivano date nella sua città. Il problema era che lei ci aveva fatto casting su casting e non aveva mai ottenuto niente. Poi le vennero in mente le parole della sua amica: “credi in te stessa!”. Dove crederci no? Cacciò il cellulare dalla tasca e cominciò a segnarsi il numero scritto su quell’assurdo manifesto. Avrebbe provato a fare quei casting e ci avrebbe partecipato assieme alle sue amiche, così se non altro si sarebbe divertita!

                                                                                             ***
 
-Dio, ma quand’è il nostro turno? Io mi sto congelando qui fuori!- esclamò Tanya saltellando da un piede all’altro, dacendo dondolare le sue buffe treccine.
Era passato un mese e alla fine quel giorno era giunto: il giorno del provino. Muna aveva convinto sei ragazze del suo corso di danza, a partecipare con lei e ora aspettavano ansiose, davanti a quella specie di magazzino, di essere chiamate. La numerosissima fila di ballerine si stava pian piano affievolendo e le ragazze avevano visto passarsi davanti volti disperati, arrabbiati, speranzosi e sconsolati. Fra poco sarebbe toccato a loro e Muna non vedeva l’ora di dimostrare quello che sapeva fare.
-Dal numero 125 al 137…dentro!-. un uomo sulla cinquantina, con un look discutibile e una voce squillante, fece capolino fuori e finalmente chiamò i loro numeri. –Ok-disse Muna prendendo un lungo respiro,-ci siamo-. Chiuse gli occhi, afferrò la sua medaglietta portafortuna, quella regalatagli dalla nonna prima di morire e sussurrò una preghiera in spagnolo, la sua lingua d’origine.
All’interno c’era un discreto spazio, a terra c’era il parquet chiaro e sulle pareti degli specchi a muro. Difronte alla porta d’ingresso c’era una specie di cattedra dove erano sedute tre coreografe e il tizio che ci era venuto a chiamare.
-Allora, vi spiego velocemente le regole-, disse una delle tre donne, con in mano un microfono, - Ora partirà una musica, voi comincerete a ballare, poi la musica cambierà più volte. Dovrete lasciare venti centimetri di distanza l’una dall’altra. Mano mano cominceremo a dire i numeri che corrispondono alle ragazze che possono tornare a casa, chiaro?-. Tutte le ragazze annuirono all’unisono. La donna fece partire la base: Up All Night.
Muna cominciò a muoversi, anche se quello era uno stile ben lontano dal suo. Sentì i muscoli sciogliersi e la solita scintilla magica riscaldarla della sua magia. Questo era quello che accadeva quando ballava: entrava in un nuovo mondo, fatto di perfezione, bellezza e libertà, sicurezza e spensieratezza. Un sorriso si dipinse automaticamente sul suo volto e si sentì leggera. Pian piano le ragazze da dodici divennero dieci, poi otto e infine sei. Tre delle sue amiche erano fuori. Rimanevano lei, Rosalie e Annie, più altre tre ragazze che non conosceva.
La musica si fermò di colpo e tutte quante si guardarono timorose e affannate. La donna che aveva fatto partire la musica si andò a confidare con l’ uomo dalla voce squillante. Muna era piaciuta a tutti, aveva colpito per la sua semplicità e per la sicurezza che aveva dimostrato nei movimenti. Naturalmente, come da copione, i giudici furono costretti a pronunciare le classiche parole: “bene ragazze, vi faremo sapere!”.
-Io lo sapevo! È stato solo tempo perso!-, esclamò una ragazza, sbattendo la sua asciugamano a terra con rabbia. Muna la guardò dispiaciuta, per lei e per se stessa. Ormai era certa che, se avesse fatto colpo, glie lo avrebbero detto subito, l’avrebbero fermata o almeno si sarebbero complimentati. Se ne andarono a testa bassa e con la consapevolezza di non avercela fatta.
 
                                                                                           ***
 
 
-Come hai potuto farmi una cosa del genere? Sei mia madre, porca puttana!-, urlò Muna nel suo soggiorno.
-Non ti azzardare a parlarmi così, o giuro che chiamo tuo padre e…-
-E cosa mamma? Mi fai sculacciare? Non ho più dieci anni e la mia vita me la gestisco io, chiaro? Dammi quella lettera e fingerò che non sia mai successo tutto ciò!-.
Quella mattina Muna aveva ricevuto una telefonata da parte di un tale di nome Patrick che le aveva chiesto quanto ci mettesse a prendere una decisione. Diceva che le avevano mandato una lettera a casa che l’avvisava che era stata scelta, insieme ad altre cinque ragazze, per quel video. Le era caduto il mondo addosso e era corsa a casa con le lacrima agli occhi, perché solo una persona avrebbe potuto nasconderle tale notizia: sua madre.
-Tu sei uscita di testa! Esci fuori di qui!- urlò sua madre colpendo in pieno viso la figlia. Muna rimase qualche secondo con il viso basso, respirando piano. –Con piacere… mamma-. Le tirò via la lettera di mano, corse in camera sua e cominciò a buttare tutta la sua roba nei borsoni.
Molte volte aveva pensato di andare vi da quella maledetta casa, ma non aveva avuto mai il coraggio di affrontare sua madre. Ora ne aveva avuto l’occasione e l’aveva presa al volo.
Dopo mezz’ora scese al piano di sotto, con le cuffie nelle orecchie e due borsoni tra le mani. La madre la stava aspettando davanti al portone con le braccia conserte. –Tu non andrai da nessuna parte- scandì bene le parole la donna, guardandola seria in viso.
-Ti sbagli. Io me ne sto già andando. Non sarò mai la figlia che hai sempre voluto, quindi non sprecare il tuo tempo con me!- sputò queste parole con le lacrime agli occhi, si alzò il cappuccio e la scansò per aprire la porta. –Ci si vede, mamma-. Detto questo si lasciò alle spalle non solo la sua casa, ma anche tutto il suo passato e la sua infanzia fatta di rigidità e regole. Le uniche regole che d’ora in poi avrebbe rispettato erano quella della danza, che per lei era tutto.
Ancora con le lacrime agli occhi, compose un numero al cellulare.
-Bellezza…e da un po’che non ti fai viva!-, il solo sentire la voce della sua migliore amica, la fece sorridere.
-Ciao Rose. L’ho fatto-. Annunciò asciugandosi qualche lacrima con la manica della felpa.
-No! Te ne sei andata! Oh, tesoro, dove sei?- disse la bionda, con voce preoccupata.
-Sono vicino alla fermata. Non so che fare Rose, ho paura!-, scoppiò di nuovo a piangere.
-Sto arrivando! Stai lì e non ti preoccupare. Starai da me, non devi aver paura e non fare sciocchezze, mi raccomando!-.
Muna si sentiva vuota e libera al tempo stesso. Si sedette su una panchina e alzò il volume della musica al massimo. Non sentiva più nemmeno i suoi pensieri, tanto era alto il volume e andava bene così. Destino volle che partisse una canzone della band per cui avrebbe fatto un video. Lei, Muna Melrose, avrebbe fatto un video che sarebbe stato visto in tutto il mondo! Non poteva crederci e per questo tirò fuori la lettera che finalmente avrebbe potuto leggere e stringere tra le mani. Se la rigirò tra le dita, con il volto ancora umido, tirò su con il naso e fece una cosa inaspettata: scoppiò a ridere. Non poteva piangere in quel momento. Aveva avuto ciò che voleva da anni: un’ opportunità per il suo sogno e il coraggio di affrontare la madre. Aprì la lettera ancora sorridente, ma con le mani tremanti. Sapeva già il contenuto, ma leggerlo sarebbe stato ancora più ufficiale.
-Grazie nonna!- sussurrò guardando il cielo, come se si aspettasse di incontrare i suoi occhi dolci e tanto simili ai suoi e, per un attimo, fu come se li avesse visti davvero.
-Ti lascio in lacrime e ti trovo a ridere?-. Rosalie la fissava divertita e curiosa. Muna sventolò sotto i suoi occhi la lettera, con sguardo un po’ colpevole. –Mi hanno presa- ammise sorridendo, ma non troppo, perché non voleva vantarsi davanti alla sua migliore amica. Inaspettatamente la bionda iniziò a urlare di gioia e a saltellare.
-Non ci credo, non ci credo! Muna io…-era così gasata che non riusciva nemmeno a parlare e Muna la fissava sbalordita. –Muna!- la richiamò l’amica. –Cosa!- disse lei perplessa.  
-Hanno preso anche me, ma non volevo dirtelo perché sapevo quanto ci tenessi a quest…-, la bionda non finì nemmeno di parlare che l’amica le si buttò tra le braccia. Si strinsero forte e scoppiarono a ridere e piangere contemporaneamente.
Ed eccole lì, due ballerine, unite come sorelle, che inseguivano il loro sogno andando contro tutto e tutti. Anche se per ora si trattava solo di un video e quindi non significava l’inizio di una carriera, per loro era il meglio che si potesse sperare, perché sarebbero rimaste unite.
-Sai…dicono che i ragazzi sono dei gran fighi!- esclamò Rosalie, nell’automobile, mentre si stavano dirigendo verso casa sua.
-Non dicono…lo sono!- e scoppiarono tutt’e due a ridere, mentre il sole lasciava il posto a tante piccole e lucenti stelle.


HI PEEPS!!
Allora questa storia mi ronzava in testa da un po' e ho deciso di pubblicarla,anche se sto già scrivendo già due ff u.u
Di solito nessuno si caga molto le mie storie,ma dato che a questa ci tengo
e non poco, vorrei che  chi la leggesse mi dicesse che ne pensa.
Dai siamo vicino Natale e quindi siate buone!! :(
Vi mando tanti bacini e se deciderete di recensirmi, sappiate che vi voglio bene! :)
xoxo, Tilly <3

P.S. lei è Muna(consigliata da una mia cara amica;) )

  
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