give a little time to me.
Continuava
a vagare per la città a passo spedito, fingendo che non gli
importasse ciò che lo faceva sentire così
sbagliato e inerme.
Non
sapeva nemmeno dove fosse, sentiva soltanto qualcosa che continuava a
pizzicargli le spalle e un freddo che attanagliava tutto il suo
corpo, rendendo piano piano gli arti sempre più deboli.
Si
credeva in un incubo, una fantasia perversa della sua mente, era
tutto troppo surreale.
Non
riusciva a capirlo; non trovava una soluzione, un altro modo di
vedere le cose.
Cosa
sarebbe successo? Sarebbe andato tutto a puttane.
Il
suo sogno, la sua vita, i suoi amici, la sua famiglia.
Lo
avrebbero abbandonato, facendolo piombare in un baratro.
Era
tutto sfumato; credeva di essere riuscito a conquistare il suo
futuro, ma che cosa era adesso? Solo un disegno astratto che
scompariva ogni volta che tentava di ricalcarne i contorni.
Avrebbe
voluto uccidersi, farla finita, andare via ed eliminare tutti i
problemi con un gesto, ma non poteva.
Poi
no ne aveva il coraggio.
Perché
proprio lui? Che aveva fatto di male?
Era
andato tutto bene, ma cosa voleva dire bene?
Aveva recitato per
tutta la sua vita... Aveva rinnegato se stesso per piacere agli
altri, sentirsi accettato e non deludere quelli che lo circondavano e
che gli volevano bene.
Già,
volevano..
Ma
come poteva tornare indietro? Fare finta che non fosse accaduto
niente e continuare a vivere una vita che non era la sua?
Era
impossibile, semplicemente impensabile.
Oppure...
forse non voleva tornare ad essere il suo alter ego?
Voleva
iniziare a vivere senza la paura.
L'aveva provata ogni giorno per
diciannove anni e non ricordava cosa fosse svegliarsi la mattina
senza una presa stretta che stringesse il suo stomaco e il suo cuore.
Guardarlo,
sorridergli, baciarlo, abbracciarlo senza che nessuno potesse
dividerli o giudicarli.
Insomma,
fare tutto quello che desiderava, ogni volta che lo desiderava ed
essere accettato, essere sempre Zayn Malik.
Strinse
i pugni e alzò gli occhi, nonostante la pioggia incessante,
tentando
di vedere un punto sotto il quale ripararsi.
Era
completamente zuppo e si sarebbe preso una bella influenza, se mai
fosse sopravvissuto
ai pensieri che lo disturbavano e lo confondevano.
Finalmente,
dopo qualche tentativo fallito, si accasciò contro una
parete, in
quel poco spazio asciutto coperto da una rientranza del muro.
Che
strada era? Dov'era? Come aveva fatto ad arrivarvi?
Si trovava a
King Road, aveva litigato con Liam ed era fuggito via, come tutte le
volte che iniziavano quella discussione.
Chissà
dov'era lui adesso. Si stava bagnando?
Era
tutto così assurdo.
Ma
voleva dimenticarlo, aprire gli occhi e non sentire niente, vivere
senza pensieri.
Sospirò
afflitto e poggiò anche la testa sul cemento freddo. Ne
percepiva la
ruvidezza, che era in contrasto con i suoi capelli soffici e corvini.
Sorrise;
era la sua vita o una stupida storia da telefilm?
Avrebbe
potuto venderla e ricavarvi tanti soldi.
Non
che gli servissero in realtà, ne aveva già
abbastanza per il resto
della sua esistenza.
Voleva
liberarsene, ma era come una sirena dall'allarme che si scatenava
ogni volta che incrociava due occhi castani, dello stesso colore
dell'ambra.
Due
occhi che avrebbe voluto unire ai suoi per sempre, erano la sua unica
via di pace, si sentiva bene soltanto quando si perdeva lì
dentro.
Passava
intere ore a scoprire quegli occhi, cercare piccoli particolari mai
notati prima e vedere il suo riflesso specchiati in essi.
Ormai
era l'unico in cui riuscisse a sopportarsi.
Sentì
qualcosa vibrare nella sua tasca: aveva appena provato che il suo
cellulare sarebbe sopravvissuto ad un maremoto.
Lo
prese dalla tasca e controllò il nome, convinto che se fosse
stato
un altro dei suoi superiori l'avrebbe mandato a quel paese senza
tante cerimonie.
Stava
già sbuffando infastidito, quando lesse il nome.
Liam
Rimase
a bocca aperta per qualche secondo, tentando di capire
perché lo
stesse chiamando.
Gli
aveva detto tantissimi insulti.
Gli
aveva rinfacciato tutto.
Gli
aveva accusato tuta la colpa.
Gli
aveva gridato contro.
Ma
lui
era lì.
Non
era andato via e -possibile?- non sarebbe andato via neanche dopo.
Sentì
qualcosa di caldo bruciare nel suo petto, prendere vita dopo ogni
battito, diffondersi in tutto il corpo e risuonare nelle sue
orecchie.
Il
caos nella sua mente si era fermato per un momento, aveva smesso di
graffiare.
Poteva
dire tante cose, intenderne altre, comportarsi diversamente e
nascondersi, ma sapeva che a lui
non avrebbe mai potuto mentire.
Lui
liberava Zayn, apriva il cancello che lo teneva prigioniero e gli
donava qualche attimo di felicità, per poi lasciarlo con
l'amaro in
bocca quando tornava fra le sbarre.
Premette
il tasto verde, il dito gli tremava leggermente, un po' per il
freddo, un po' per quello che provava e che stava per dire.
“Zayn!”
era offeso, ferito, ma era comunque preoccupato. “Vuoi dirmi
dove
cazzo sei? Ti sto cercando da un'ora! Sta diluviando e tu non fai
altro che correre fra i vicoli come un coglione!”
Si
rimangiò tutto quello che aveva detto precedentemente: era
solo
incazzato nero.
Poteva
capirlo.
Ma
doveva capire anche ciò che stava passando.
“Smettila
di preoccuparti per me e tornatene a casa.” disse secco Zayn.
Se
fosse venuto sarebbe stato soltanto peggio perché avrebbe
alimentato
false speranze.
“Mi
prendi per il culo? Dimmi dove cazzo sei.”
Era
davvero Liam? Dov'era il dolce e tranquillo Liam?
“Non
so dove sono.”
“Continui?”
“Liam,
davvero, non lo so! Adesso lasciami in pace.”
“Ma
ti sei fumato il cervello?”chiese furioso. Si
sentì un sospiro,
uno schiocco di lingua e in seguito tornò il suo tono pacato
“Cosa
vedi intorno a te?”
“Soltanto
palazzi e qualche balcone.” Si staccò dal muro e
di nuovo fu sotto
la pioggia. Non riusciva a vedere niente, nemmeno qualcosa che
potesse attirare l'attenzione dell'amico.
Era
nel nulla più totale e non era passata né una
macchina, né una
persona a cui chiedere aiuto.
“Credo
di essermi perso.” rispose infine, conscio di essere la
più grande
testa di cazzo presente in tutto il globo.
“Non
so perché continuo a starti dietro.” era
evidentemente divertito
della sua condizione.
“Grazie
per l'aiuto. Inizio a camminare e ti chiamo appena trovo qualcosa di
familiare, a dopo.”
La
stanchezza cominciava a farsi sentire e il freddo lo perseguitava.
“Stai
scherzando? Dimmi qualcosa in più, forse riesco a capire
come
rintracciarti.”
Zayn
si sentì improvvisamente debole.
Lui
avrebbe fatto lo stesso?
Probabilmente lo avrebbe lasciato
sbattere e avrebbe imprecato contro il mondo intero.
Percorse
qualche metro e, non riuscendo a credere ai suoi occhi,
trovò
davanti a sé un vecchio bar. L'insegna coperta, i vetri
rotti, la
porta spalancata e le mura rovinate dai graffiti.
“Sono
davanti a una specie di bar, è vicino a un giardinetto ed
è
abbastanza rovinato. Non vorrei, ma siccome sono fradicio, devo
entrare.”
“Scherzi?”
“Ti
sembra il momento? No, davvero.”
“Io
sono lì.”
“Nel
bar?” era incredulo.
“Sì.”
“Davvero?”
“Sì.”
“E-entro.”
e chiuse la chiamata.
Il
suo passo diventò più veloce, i piedi si
muovevano da soli,
andavano verso ciò che consideravano casa e il ragazzo era
l'unico
che riuscisse a farlo sentire amato.
Già
gli mancava, si erano lasciati con una lite e si era pentito di
tutto.
Come
poteva smettere di vederlo, trattarlo male e allontanarlo, se tutte
queste cose avevano l'effetto contrario?
Mise
il primo piede dentro, pestando qualcosa di indefinito e
stropicciò
gli occhi, vedendo una flebile fiammella che ondeggiava al buio.
“Hey.”
disse Liam, avvicinandosi lentamente. “Ho trovato il tuo
accendino
nella mia tasca e l'ho usato come lampadina, non si vede niente qui
dentro.” sorrise.
E
Zayn si sentì morire.
Smise
di dare ascolto ad ogni particella del suo corpo e fece altri due
passi, mantenendo il silenzio, come se ancora in esso potesse
riaffiorare il suo meraviglioso sorriso.
“Ero
in pensiero.” disse l'amico, squadrandolo da capo e piedi,
per
controllare se fosse ancora lui e se non avesse subito danno
apparenti.
“Volevo
stare da solo.” tentò di giustificarsi il moro.
“Dovevi
scappare in quel modo per farlo?” alzò un mano e
la passò fra i
capelli dell'altro, tentando di aggiustare i suo ciuffo ormai
afflosciato.
Al
tocco non sentì più freddo.
“Scusa.”
Era
quasi un sussurro, ma arrivo ad entrambi come una freccia, dritta al
bersaglio.
“Scusa
per tutto.. per quello che ti ho detto.. Sai che sono tutte cazzate.
Mi chiedo come tu faccia ad essere qui, ti tratto così male
che
anche io me la prenderei con me stesso... Mi dispiace.”
Non
riusciva a guardarlo in quei occhi che amava tanto, se lo avesse
fatto si sarebbe aperto completamente.
Doveva
farlo poco alla volta, dosando le emozioni.
Era
l'unico modo che aveva per incominciare a trovare una soluzione,
convivere col problema per affrontarlo e superarlo, magari riuscire a
cambiare le carte e ad avere la mano vincente.
Liam
gli carezzò dolcemente la guancia.
Era
ghiacciata, ma al suo tocco diventava incandescente.
“Credi
che non lo sappia? Non devi sentirti così, puoi dirmi
ciò che vuoi,
so già che non lo pensi davvero, so cosa provi... Ci sono
passato
anche io e ne uscirai, ne sono sicuro.” sorrise, sottraendo
spazio
ai due visi.
“Come?
Sono solo, a pezzi...” non poté continuare, Liam
lo bloccò.
“Non
sei solo. Io ci sono stato, ci sono e ci sarò per te,
qualunque
scelta tu prenda.” detto questo, gli diede un tenero bacio su
una
guancia.
Zayn
sorrise.
Si
sentiva più tranquillo, ma prima di riuscire a sentirsi
meglio
avrebbe dovuto combattere e vincere molte altre battaglie.
Con
Liam al suo fianco.
Era
la sua arma segreta, tutto ciò che colmava il suo vuoto e
che gli
donava il soffio vitale di cui aveva bisogno.
Sospirò
di sollievo, abbandonandosi a quel tocco impercettibile che lo
rendeva calmo e temperava il suo animo.
“Ti
amo, Liam.” disse flebilmente, aggrappandosi con la mano alla
felpa
fradicia di Liam.
“Anche
io ti amo, Zayn.” rispose lui,
eliminando del tutto lo spazio e unendo le labbra alle sue, in un
gesto che per lui era come prendere una boccata d'aria fresca.
Gli
cadde l'accendino dalle mani, rotolò per terra fino a
fermarsi.
Ma
loro no ne avevano bisogno.
A
cosa serviva, se non avevano più paura di trovarsi da soli
al buio?
spazio autrice
hello!
Chiariamo
subito che non sono una Ziam shipper, ma soltanto mi era venuta
voglia di scrivere una storia dove i protagonisti fossero Liam e
Zayn. Non credo che stiano insieme di nascosto o che si amino, ma
questa è stata come una prova per me, dato che volevo
provare a
scrivere qualcosa dove i protagonisti fossero due ragazzi.
Spero
che vi sia piaciuta e che non abbia scritto tante cavolate, rendendo
tutto una brodaglia romantica cwc
Mi
dispiace se vi dovessero essere degli errori di scrittura, ma
è
tardi e nella settimana non avrei trovato altro tempo per pubblicare
D: -non che io abbia una vita sociale così florida, sia
chiaro-
Entro
la fine del mese pubblicherò il terzo capitolo della mia
'storia
maestra', mi dispiace aggiornare così lentamente, ma non
dipende da
me, credetemi ç___ç
Beh, ringrazio tutti quelli che la
leggeranno e che esprimeranno un loro parere (spero siano numerosi
ahahahah)
Avete già fatto l'albero di Natale? Come sta andando
questo periodo?
Tanti auguri natalizi in anticipo(?)
okay,
vado...
Byeee! c: