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Capitolo sette - Un terribile fallimento
Era quasi impossibile ricostruire quello che era accaduto quella
notte! Mi ritrovai con un mal di testa talmente forte, che alzandomi persi
l’equilibrio e caddi con la faccia sul pavimento. Dopo essermi ricomposto, mi
resi conto che non ero solo in quella stanza: al lato destro del letto c’era
una ragazza, anzi quella ragazza che avevo tentato di abbordare per fare la mia
parte da playboy. Questo era tutto ciò che ricordavo, nient’altro. Ci pensò lei
a rinfrescarmi la memoria, mi prese il viso con entrambe le mani e mi schioccò
un bacio sulla bocca esclamando: “Ehi, buongiorno!Complimenti davvero, stanotte
sei stato fantastico!”. Io mi pietrificai e allontanandomi dalle sue effusioni
riuscii solo a dire: “Eh, eh si! Mi … mi fa piacere, adesso devi scusarmi, ma
devo andare in bagno!”. Entrai frettolosamente e mi diressi subito al water,
per … bhé insomma, dopo una sbornia del genere, era ovvio che dovessi farlo!
Dopo essermi “liberato” mi guardai allo specchio e cominciai a parlare da solo:
“Bene Chuck, questa è la tua prima missione e se il generale dovesse scoprire
come sta procedendo, probabilmente sarà anche l’ultima! Quindi cerca di
ricomporti, aggiusta le cose e … beviti un caffè!”. Uscii dalla toilette e
farfugliai qualcosa del tipo “che avevo urgenza di andare via per una telefonata
importante” e lei continuava a supplicarmi di restare. Io la ignorai e me ne
andai. Correndo per le scale dell’hotel incrociai una Sarah particolarmente
irritata e sfuggente : “Che ci fai ancora qui? Dovresti seguire tu sai chi!” –
mi bisbigliò all’orecchio per non farsi sentire dalle altre persone che
passavano. Scesi qualche gradino prendendola per mano e la portai all’uscita
così da poter parlare indisturbati. “Ascolta Sarah, c’è stato un piccolo
imprevisto!Ecco … credo di aver comminato un casino! Ti prego ho bisogno del
tuo aiuto!”. Appena dissi quelle parole mi trovai davanti quella ragazza con
cui avevo passato la notte : “Ehi, Chucky pensavo te ne fossi scappato amore
mio, e questa chi è?”. Guardai Sarah mentre cercavo di inventarle una scusa,
lei mi osservò con disgusto e imbarazzo nello stesso tempo. “Ti presento mia
sorella S..andra!Adesso dobbiamo proprio andare, sai devo accompagnarla a ..
casa!”. La brunetta di cui ancora non sapevo nemmeno il nome, mi lanciò uno sguardo
diffidente, ma mi lasciò andare ugualmente. Finalmente potevo stare con la mia
collega tranquillamente, anche se non le enunciai tutta la verità o meglio,
solo quella che ricordavo. La gelida agente rimase molto delusa e mi promise
che d’ora in poi avrebbe collaborato alla missione per tentare di rimediare e
mi ribadì : “Chuck tu sei la mia missione, non devo far altro che proteggerti pure
in questi casi!”.
Per un attimo mi sentivo al sicuro, anche se nello stesso tempo ero
alquanto in imbarazzo per il casino che avevo comminato, dovevo sempre
dipendere da lei e adesso questi panni cominciavano a starmi un po’ stretti.
Avevo avuto la mia occasione per fare vedere quanto valessi come spia da solo e
avevo fallito miseramente in meno di 48 ore. L’unica cosa che avevo rimediato era una notte
di passione, che nemmeno avevo presente a causa del troppo alcool. Non avevo
neppure tracce del mio obiettivo, probabilmente la cimice non era più al suo
posto. La mia missione era esattamente ripartita da zero, tutto da rifare
insomma, però stavolta avevo Sarah al mio fianco, ed ero sicuro che sarei
riuscito a farcela. Improvvisamente mi squillò il cellulare: era lui. Voleva
sapere come erano andate le cose con la mia “conquista” e mi invitò ad una
partita di golf al parco principale della città, naturalmente accettai e gli comunicai
che tra me e lei era andata alla grande. Ovviamente la bella bionda non poteva
farsi vedere allo scoperto con me, perché già una volta lei e la sua squadra
avevano tentato di arrestarlo, quindi si infiltrò sottocopertura e con un
travestimento da renderla irriconoscibile (parrucca castana a caschetto, lenti
a contatto marroni e plastica in viso per cambiare i lineamenti) si presentò come
mia assistente per l’attrezzatura da golf, che dovemmo pure comprare a spese
della C.IA. “Come hai intenzione di agire?” – le domandai all’improvviso
durante un silenzioso tragitto di
vergogna. “Credo proprio che lo farò dormire un po’!” – mi espresse con
indifferenza mentre si limava un unghia. “Cosa?Potresti spiegarti meglio?” – esigetti
curioso e preoccupato. “E’ semplice Chuck, tu non devi far altro che giocare,
io mi occuperò del resto!Vi verrà sete,no? Nel suo bicchiere metterò un
abbondante dose di sonnifero, al resto ci penso dopo.” – mi tranquillizzò ancora
con atteggiamento disinteressato. Cominciava davvero ad infastidirmi questa sua
freddezza, utilizzava tutte le frasi escludendo in noi, come se la cosa non
riguardasse anche me, mi stava tagliando fuori, adesso era evidente che era
realmente arrabbiata con me, me l’avrebbe fatta pagare prima o poi, ne ero
certo!