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Autore: Vampiresroads    11/12/2012    2 recensioni
Una riflessione sul bisogno di qualcuno che ci stia accanto, che ci sorregga, che ci consoli, che ci aiuti, in un mondo invaso dalla ripetitività e dalla contraddizione.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non fa parte della nostra natura auto-sostenerci.
Fin dal momento in cui nasciamo, abbiamo bisogno di qualcuno, qualcuno che ci prenda per mano e parta con noi.
Prima del cibo, dell’acqua, dell’aria, dell’ossigeno, di noi stessi, abbiamo bisogno di chi ci metterà al mondo, necessitiamo la presenza di un qualcuno che ci darà cibo, acqua, la possibilità di respirare, di sfruttare noi stessi al meglio.
È come la domanda: “E’ nato prima l’uovo o la gallina?”
L’uovo per nascere ha bisogno di una gallina, ma la gallina è stata, un tempo, in un uovo.
Contraddittorio, no?

È il confronto ciò di cui abbiamo bisogno, dell’aiuto, ma è anche vero che i confronti uccidono e che chi fa da sé fa per tre.
È tutto terribilmente contraddittorio, ma contemporaneamente la nostra vita si regge su un cerchio, che è principalmente: ripetizione, monotonia, staticità.

Non è assolutamente insensato?
Da una parte è perfino ironico.
Utilizziamo le risorse che altri hanno creato per semplicizzarci l’esistenza pratica, quando chi davvero ci rovina, aggroviglia e tartassa la vita sono proprio gli altri, con i loro stupidi sentimenti e i loro inutili problemi che alla fine diventano tuoi, non appena ti affezioni un minimo.
È una calamita che attrae i peggiori pesi su di te, dove ognuno ha la sua parte da scaricare, quando il pezzo di metallo originario si ammonta fino a scoppiare, quando l’ansia e il panico superano la tua forza e il peso ti butta giù.
Bum.
Sei a terra.
Lì dovrebbe arrivare chi stacca i pesi, chi se ne appropria per alleggerirti e ti aiuta a rialzarti in piedi.
Hai di nuovo bisogno di qualcuno, dopo che qualcun altro ti ha ammassato di carichi di responsabilità.
È sempre così, è monotono: da una parte è normale, dall’altra è assurdo. È paurosamente contraddittorio.
È come il tempo che converte i minuti in momenti, in frammenti di vita che torneranno solo in un universo dove la mente può creare solo esistendo, semplicemente immaginando.
È come un parco, dove ogni corsa ed ogni ginocchio sbucciato è un passo avanti verso la crescita, verso il punto in cui andare in altalena e giocare a guardia e ladri non è più cosa che spetta a te, quel punto in cui a rompersi non sono più solo le ossa.
La solitudine non è la mancanza di amici, è solo il bisogno di quel piccolo conforto che può arrivare solo da un determinato qualcuno, da chi potrebbe completare il puzzle nel modo giusto, perché finché quella casella resterà vuota.
L’assenza continuerà a tormentarci, perché, in quel momento, quella è la nostra piccola necessità.
Abbiamo un bisogno cronico di innumerevoli cose, persone, fatti, ma alla fine basta così poco a stravolgerci l’umore.-
Sta di fatto che, alla conclusione di tutto, ci serve solo un senso, un motivo, una spiegazione, ma viviamo con la consapevolezza che non arriverà.
Così ci chiediamo perché una spiegazione non c’è, tuffandoci nel giro della ripetizione, dove cerchiamo un motivo a tutto, senza trovare una spiegazione a nulla.

Tutto questo non suona contraddittorio?

  
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