Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Miss H_    11/12/2012    14 recensioni
Spoiler Mockingjay!!!!
Ho deciso di raccontare ciò che secondo me avviene tra l'ultimo capitolo capitolo di Mockingjay e l'epilogo. Spero vi piaccia, anche se sono sicura che è un obrobrio con la O maiuscola, visto che è solo la mia seconda FF.
Vi prego recensite in ogni caso, sia che vi sia piaciuta che in caso contrario. Accetto qualsiasi critica costruttiva perché nella vita si può sempre migliorare e questo vale anche per la scrittura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Piccola premessa: Questo capitolo è più lungo degli altri,
ma abbiate pietà di me  e non odiatemi per questo. 


Capitolo XIV ~ Sono contento che sia andata a finire così. 

 
A volte un incidente o un malessere possono essere considerati eventi positivi e non negativi.
E’ vero, si soffre, si sta male ma può anche accadere che riesca a fare qualcosa che le persone altrimenti non avrebbero il coraggio di fare come ad esempio riunire una famiglia.  
Da quando sono incinta il rapporto tra me e mia madre è migliorato, a volte è venuta a trovarmi e quando ha saputo del mio svenimento è venuta subito qui nel Distretto 12 per assicurasi che non fosse accaduto niente di grave.
A causa di questo piccolo inconveniente sono dovuta stare a letto per un po’ di giorni, sotto le sue cure e quelle di Peeta che non mi lasciava un momento da sola.
Anche se non mi è mai piaciuto molto stare a letto senza fare niente, devo ammettere che stavolta l’ho apprezzato perché nonostante il fatto che Peeta si è sempre preso cura di me, mi sono mancate le attenzioni di mia madre.
Da quando morì papà, lei smise completamente di interessarsi a me o a Prim, ho sempre dovuto pensare io a tutto: alla famiglia, al cibo, a mia sorella; lei si limitava a curare i malati che gli portavano dalle miniere. Certo faceva molto, ma non per me.
Lei faceva tutto il possibile per loro, per quelle persone che a volte non conosceva nemmeno e ora ho compreso il perché delle sue azioni.
Lei faceva tutto ciò perché non voleva che anche loro, come lei, dovessero portare sulle spalle il fardello dell’impotenza. Impotenza per non essere riuscita a salvare mio padre, impotenza per non poter riuscire a reagire perché il dolore era troppo forte, impotenza nel vedere le figlie crescere con la consapevolezza che quei maledetti Hunger Games gliel’avrebbero portate via. 
Da qualche giorno sto meglio e mia madre è tornata nel Distretto 4 per un’emergenza. Prima di andarsene però ha fatto promettere a Haymitch, Sae, Peeta e me che se mi fossi sentita male nuovamente sarebbe stata avvertita all’istante.
Il mese in cui Gale, è stato qui è quasi terminato e non ci parliamo da molto forse per colpa di quello che è successo o forse perché semplicemente non abbiamo il coraggio di parlarci.
Pensavo che avesse capito che voglio che torni ad essere un mio amico, che mi dispiace se per tutti questi anni si è sentito in colpa per la morte di Prim, ma come al solito le parole non sono il mio forte perciò non posso sperare che abbia intuito qualcosa.
Me ne resto sulla veranda di casa cullata dalla brezza primaverile in attesa che torni Peeta. Osservo il cielo mentre con una mano mi accarezzo il ventre.
Ad un tratto sento dei passi, mi volto per vedere chi sia e spero che davanti a me trovi il volto di mio marito ma non è così.
Ad aspettarmi invece ci sono due occhi grigi da giacimento circondati da un po’ di rughe e dei capelli che stanno diventando sempre più bianchi. – Haymitch che ci fai qui? Vuoi ancora del liquore bianco, ubriacone che non sei altro?! –
Il mio ex mentore mi sorride leggermente, sbeffeggiandomi – Buona giornata anche a te dolcezza! No in realtà al liquore bianco ci ha già pensato Gale, solo che non è ancora tornato perciò volevo chiederti se potevi andare a cercarlo tu. Insomma era il tuo migliore amico, tu sai dove gli piaceva andare quando abitava ancora qui. –
Lo guardo stupita, non so cosa rispondere, per quale motivo dovrei andare io a cercarlo? Cioè sì, io so dove potrebbe essere ma perché devo proprio andare io?
Così mi limito a ribattere dicendo – Non so Haymitch, Peeta potrebbe preoccuparsi se tornando non mi trovasse a casa e poi mi ci vuole sempre tanto per camminare per colpa sua. – dico indicando il pancione.
- E dai dolcezza sai che non sono il tipo da pregare una persona! E sai che non resisto senza una bottiglia di liquore bianco a farmi compagnia! Vai a cercarlo dai. – dice ancora con tono brusco.
Rimango ancora per qualche secondo indecisa sul da farsi, non so se la cosa migliore sia fare un favore a Haymitch e cercare Gale oppure aspettare l’arrivo di Peeta e assistere ad una crisi di Haymitch che vuole il suo liquore.
Credo che la prima sia la scelta migliore perciò accetto. – Haymitch mi raccomando, se dovesse arrivare Peeta digli che sono andata a cercare il tuo benedetto liquore va bene? –
Lui mi guarda sorridendomi, finalmente soddisfatto per avermi fatto cedere. – D’accordo dolcezza. Buona ricerca allora. –
Prendo la giacca di mio padre e la indosso, poi mi dirigo fuori dal vialetto del Villaggio dei Vincitori per andare in piazza.
Cammino tra le persone, osservando i cambiamenti che sono stati fatti nel corso del tempo, la strada è stata lastricata nuovamente, il nuovo Palazzo di Giustizia sorge imponente e anche i negozi or sono fiorenti anche se il Distretto è sempre caratterizzato dal suo perenne colore grigio che non lo abbandona mai.
Nella piazza stanno costruendo dei monumenti per ricordare ciò che è accaduto, per ricordare gli Hunger Games, per non dimenticare il sacrificio di tante vittime, per tenere bene a mente che con una ribellione siamo riusciti a tornare alla pace e alla vita.
Cerco Gale, ma non lo vedo, né tra i lavoratori né tra le persone nei negozi. Ad un tratto un fulmine a ciel sereno mi colpisce: E se fosse andato nei boschi? Non ho bisogno di una risposta, so per certo che questa è sì. Non so che fare. Peeta non vorrebbe che andassi e dopo la litigata che abbiamo fatto per la volta in cui sono andata a caccia nelle condizioni in cui trovo non ci siamo parlati per un po’.
Non voglio rivivere tutto questo, non questa volta.
Me ne resto un altro po’ ferma ad osservare la folla, senza dire una parola.
Poi mi decido, arriverò fino al confine tra il Distretto e il Prato, se riuscirò ad intravederlo entrerò nei boschi altrimenti tornerò a casa e dirò ad Haymitch di prenderselo da solo il liquore bianco.
Cammino un po’ e quando arrivo nel punto in cui prima c’era il filo spinato mi sporgo leggermente per cercare di avvistare la figura di Gale.
Quando lo vedo, lo chiamo a gran voce, lui si gira, mi osserva per un momento ma poi si volta e si allontana.
Perché se ne va? Perché quando ha sentito la mia voce non è venuto verso di me? Io voglio solo chiarire, voglio fargli capire che lo voglio ancora come amico.
Faccio un passo sul terreno e subito vengo assalita da un sento di inadeguatezza, in questo momento sto camminando sopra la tomba della mia gente, delle persone che sono morte a causa mia.
Se solo potessero ancora essere qui credo che cercherebbero di farmi sprofondare nella terra, di sommergermi fino a farmi soffocare.
Cerco di allontanarmi dal posto in cui mi trovo e di aggirarlo, in questo modo riesco ad entrare nei boschi passando da un’altra parte ma per fare tutto ciò ho perso di vista Gale e adesso devo cercare di trovarlo se voglio portare il liquore a Haymitch.
Cammino tra le foglie che ricoprono perennemente il terreno, il profumo dei fiori che sbocciano mi riempie le narici e io lo aspiro a fondo, la luce penetra dalle fronde degli alberi che adesso solo rigogliosi e verdi, come un tetto che sovrasta tutto il mondo dei boschi e che lo protegge dall’accesso di esterni dall’alto.
Sono talmente distratta che non mi accorgo della presenza di qualcun altro se non quando sento una mano appoggiarsi sulla mia spalla.
Al contatto rabbrividisco e vi volto spaventata, già intenzionata a scappare prima di ritrovarsi in serio pericolo, ma il volto che vedo mi è familiare e quindi mi rassicuro velocemente.
- Catnip, non pensavo di spaventarti così tanto! Ricordati che non devi mai abbassare la guardia. – questa frase mi fa sorridere, me la ripeteva sempre tutte le volte che andavamo a caccia, specialmente nei primi tempi quando dovevamo abituarci a vicenda della presenza dell’altro.
Gale mi sorride e io ricambio il sorriso. – Beh… almeno io non scappo come un coniglio quando qualcuno mi chiama. – ribatto bruscamente.
 – Non stavo scappando, avevo bisogno di un po’ di tempo per stare da solo, in pace e tranquillità. –  mi risponde. – Ah, capisco. Ti mancano i boschi non è vero? – vedo il suo volto rabbuiarsi. Centrato in pieno. Il suo habitat naturale è sempre stato questo, sicuramente non si sarà sentito a suo agio nel 2, almeno non per i primi tempi visto che lì il bosco è diverso.
–Sì, è così. Diciamo che non è stato tutto rose e fiori quando mi sono trasferito. Lì non c’è un bosco come questo. – si zittisce un momento e inizia a riflettere. Probabilmente starà ripercorrendo con la mente tutto quello che a passato nel Distretto 2. I minuti passano e ancora non parla, questo silenzio si fa sempre più pesante e io sono sempre più a disagio. Inizio ad osservare un fiore, è semplice delicato come un bambino, il paragone mi fa sorridere, ad un tratto sento la sua voce illuminarsi. – O meglio sì c’è… ma non sa di casa, non mi trasmette nessuna sicurezza, nessun senso di protezione e poi mi mancavi tu. Era tutto diverso senza te. – Si ferma di nuovo come se aspettasse un mio intervento nella frase, una mia risposta che però non arriva. Non sono mai stata capace di esprimere a parole tutto ciò che volevo dire e con Gale poi, la cosa diventa ancora più complicata.
Lo guardo aspettando che continui e quando capisce che non arriverà da parte mia nemmeno un flebile suono continua. - Stare nei boschi da solo, era una sensazione strana. Da quando avevamo deciso di andare insieme a cacciare, non l’avevo mai più sperimentata, se non quando hai fatto gli Hunger Games ovvio, e il mio cervello l’aveva praticamente rimossa come cosa. –
Questa confessione mi lascia con l’amaro in bocca, eravamo sempre stati una squadra e ora invece ci rincontravamo e ci parlavamo come se fossimo degli estranei. Con qualche parola messa in fila riesco a chiedergli di raccontarmi come era la vita nel suo Distretto. Lui acconsente e mi dice che passava le ore a lavorare per evitare di pensare, per riuscire a vivere, anche se passivamente, una vita che non lo facesse sentire sempre solo uno sporco assassino.
Continuiamo a parlare mentre ci avviciniamo al punto in cui stavamo sempre quando andavamo a cacciare insieme. Ci sediamo sulla roccia dove girai il pass-pro con Cressida e continuiamo a chiacchierare alternando minuti di parole a lunghi minuti di silenzio.
Dopo circa mezz’ora mi ritorna in mente il motivo per cui sono qui: il liquore bianco del mio ex mentore.
Così gli domando – Scusa Gale, ma Haymitch mi aveva detto che eri andato a prendere il suo liquore bianco perché aveva finito la scorta. Dove hai messo le bottiglie? –
Lui mi guarda sbalordito e confuso sgranando gli occhi. – Le bottiglie? Il liquore bianco? Catnip ma cosa stai dicendo? – Ora è il mio turno di rimanere a bocca aperta.
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto e rimuginiamo sulla situazione, poi quasi all’unisono diciamo – Si è inventato tutto! –
Ci osserviamo e poi mi dice – Penso che l’abbia fatto a posta sai? Voleva che ci parlassimo e così sì è inventato questa scusa. – Sì, è probabile. Niente è da escludere con lui sapendo che è stato un mentore degli Hunger Games per diversi anni e che ha partecipato al salvataggio dei tributi nella Terza Edizione della Memoria.
Gale continua rivelandomi qualcosa di veramente sbalorditivo – Tu non lo sai ma il liquore bianco glielo porta Effie ogni settimana e lei rimane a casa sua per due o tre giorni, poi prende il treno e riparte. Me lo ha detto mentre era sbronzo. –
Effie e Haymitch insieme? Cioè nella stessa casa? Per più di un giorno? La cosa mi stupisce veramente.
Loro due, così diversi, così acidi l’uno nei confronti dell’altra, opposti come il giorno e la notte ora passano qualche giorno insieme ogni settimana e io non mi sono mai accorta di niente. Chissà se Peeta ha visto o saputo qualcosa.
Ormai la mia mente non fa altro che collegare immagini di Effie e Haymitch insieme in qualsiasi circostanza ed è grazie alla voce di Gale se non entro definitivamente in paranoia.
– Beh…adesso che lo sai non devi più preoccuparti per lui, né per il suo liquore tanto ci pensa quel confetto di signora. – A Gale non è mai stata molto simpatica Effie, forse perché era lei che estraeva i tributi alla Mietitura e se devo essere sincera, per un po’ anche io l’ho odiata ma poi ho capito che non era colpa sua, che era costretta, che a Capito City la gente non era tutta crudele, era solo manipolata da chi era al Governo e che veniva educata fin da piccola ad amare quegli stupidi Giochi.
Non voglio più pensare ai terribili ricordi che pullulano nel mio passato così cerco qualcosa da dire per sviare. – Senti Gale, ma tu…. Voglio dire… - mi rimane difficile formulare la frase perché sono cose private però è l’unica idea che mi sia venuta in mente e ormai non posso evitare di chiedere.
Deglutisco nervosamente e cerco di riformulare la frase. – Cioè… sono passati quindici anni e non vivi più in questo Distretto perciò… - E’ sempre stato così difficile per me parlare di certe cose e con Gale lo è ancora di più, ma lui sembra capire e così mi corre in aiuto. – Vuoi sapere se ho trovato qualcuno da amare Catnip? –
Faccio un sospiro di sollievo perché è riuscito a capire senza che io mi imbarazzassi troppo. Sorrido leggermente in risposta e così lui mi racconta. – Sì. Dopo qualche anno che mi ero trasferito nel Distretto 2, Johanna è venuta a casa mia. Prima veniva ogni tanto, giusto una volta a settimana per sapere come stavo. Poi le sue visite si sono fatte sempre più frequenti e più insistenti e alla fine abbiamo imparato a convivere e a sopportarci a vicenda. – Riprende fiato un attimo mentre vedo le sue guance arrossire leggermente. Si passa una mano tra i capelli come quando è nervoso e poi continua – Insomma, sai come vanno queste cose. Alla fine ci siamo fidanzati e abbiamo deciso di abitare insieme. – Lo guardo con un velo di tristezza. Sono felice per loro, ma da quello che ha raccontato sembra che lui abbia scelto lei solo per ripiego e non perché la ami veramente e questo mi dispiace. Gale sembra accorgersene e così mormora. – Da come ho parlato sembrerebbe che io non la ami, ma ti assicuro che non è così. Noi stiamo bene insieme e ci amiamo molto, certo non è la stessa cosa che provavo per te, ma per quanto mi riguarda quello che sento per lei non può essere descritto con una parola migliore se non: AMORE. – Questa risposta mi fa tremare, ho come la sensazione che lui mi abbia letto nella mente e mi mette a disagio.
Rimango nuovamente in silenzio rimuginando sulle sue parole e una frase si formula nella mia testa, una domanda, a cui ho bisogno di avere una risposta, una semplice domanda che al suo interno contiene un milione di dubbi.
- Gale, ma tu hai mai odiato Peeta? – Le mie labbra si muovono prima ancora che io me ne renda conto. – Per colpa mia, intendo. – aggiungo velocemente.  Lui mi guarda negli occhi, abbassa lo sguardo e osserva il mio pancione, infine risponde – No, non lo odiavo. Lui era innamorato della stessa persona che amavo io ma non per questo lo odiavo. Purtroppo al cuore non si comanda. – Ammette con un pizzico di amarezza. Poi continua – Però non mi sarei mai arreso, non ti avrei mai lasciata nelle sue mani se non avessi avuto la certezza che questa sarebbe stata la cosa migliore per te. Ma quando ho capito che anche tu eri realmente innamorata di lui, ho dovuto gettare la spugna e mettermi da una parte per consentirti di avere una vita felice della quale io non potevo far parte. –
La sua risposta mi lascia senza parole.
Lui non aveva nessun rancore verso Peeta, quello che io credevo fosse odio era in realtà il frutto dei miei gesti, delle mie azioni e alla fine aveva anche capito che ero innamorata del ragazzo del pane.
Ma un dubbio mi si infiltra nei pensieri: Come ha fatto a intuire la verità se neanche io ne ero al corrente? Così, ancora incerta domando – Come l’hai capito? –
Gale mi osserva, riflette un po’ poi si decide a darmi la risposta che tanto aspettavo. -  L’ho capito quando eravamo all’ospedale. Mi stavano medicando ma potevo benissimo vedere il corridoio e ti osservavo, osservavo ogni tuo movimento, ogni tua espressione. Tu… tu eri preoccupata per me, ma quando hai saputo che Peeta era sano e salvo e che era lì ad aspettarti il tuo volto si è illuminato di una gioia che è difficile da descrivere. Non ti avevo mai vista così felice, e un po’ ne ero geloso perché io non ero mai riuscito a farti sorridere così tanto in tutti questi anni di amicizia. Tu hai iniziato a correre, letteralmente, a braccia aperte verso di lui come se ti aspettassi che da un momento all’altro lui ti baciasse ma purtroppo ancora nessuno ti aveva informato della situazione e poi… beh, sai come sono andate le cose. –
Dopo aver sentito il suo racconto rimango scioccata, allora ero veramente l’unica a dubitare del mio amore per Peeta, tutti ormai lo davano per scontato e pensavano che non fosse una recita ma che fosse la realtà. Ma per farlo capire a me, ho dovuto soffrire, hanno dovuto trasformare Peeta, cambiarlo, farlo diventare un'altra persona e tutto questo solo per farmi capire che in realtà io ero innamorata di lui.
Mi sento una vigliacca, non mi sento all’altezza né del suo amore nei miei confronti né del fatto che nel mio grembo ci sia sua figlia. Lui meritava certo di meglio, io non lo merito e mai lo meriterò.
Cerco di non far notare troppo la mia delusione e così con un velo di ironia rispondo – Ah, fantastico! Quindi alla fine sembra proprio che se ne fossero accorti tutti tranne me, ottimo direi! –
Gale ridacchia un po’.
Rimaniamo seduti sulla roccia, ci diamo le spalle, io mi appoggio con la schiena alla sua e appoggio le mani sulla mia pancia mentre osservo la natura tutta intorno a me.
Osservo gli aghi di pino che coprono la luce del sole, osservo le foglie verdi delle fronde degli alberi che sono in fiore. Annuso a pieni polmoni il profumo di gelsomino che c’è nell’aria e anche  l’aroma di selvaggina.
La vecchia Kat avrebbe dato di tutto per passare una giornata a cacciare in un periodo così bello, purtroppo il mio pancione non la pensa allo stesso modo e perciò mi devo accontentare di stare ferma, seduta su una roccia a perdermi tra i miei pensieri e nella bellezza della natura.
Ad un certo punto sposto lo sguardo e scorgo una sagoma che mi sembra familiare. Metto meglio a fuoco ed osservo con più attenzione. Quando capisco chi è, inevitabilmente un sorriso mi si forma sulle labbra. Peeta, con accanto una Effie molto agitata, ci sta venendo incontro.
Anche lui mi sorride e quando arriva davanti a me, mi saluta con un bacio sulla testa. Si rivolge poi al mio compagno di viaggio.  – Ciao Gale. Ho saputo che Katniss era venuta a cercarti sotto commissione di Haymitch e così io ed Effie abbiamo colto l’occasione per venirti a salutare. –
Detto questo la mia ex accompagnatrice mi saluta dicendo – Tesoro, cara! Ma che bella pancia che abbiamo messo su! Sei davvero un incanto! –
- Ciao Effie! – dico cercando di essere gentile e abbracciandola.
- Allora, caro – inizia rivolgendosi a Gale – ho saputo da Haymitch che oggi è il gran giorno! Torni a casa non è così? –  domanda, pettegola come sempre.
– Sì, è così. Devo tornare nel Distretto 2 perché c’è da svolgere un lavoro importante e hanno bisogno di me, e poi il mio mese qui è terminato perciò sarei comunque tornato a casa. – spiega velocemente.
La sua risposta mi rattrista, avrei voluto passare un po’ più di tempo con lui, ma non abbiamo mai avuto il coraggio di parlare e adesso ci dobbiamo accontentare di questa misera giornata.
- Allora Gale, sembra proprio che sia venuto il momento di salutarci. Ti possiamo accompagnare alla stazione ti va? – propongo.
– Sì Catnip mi farebbe molto piacere. – risponde lui.
Senza dire altro prendiamo le nostre cose e tutti e quattro ci incamminiamo verso il Distretto salutando silenziosamente il luogo di pace e serenità alle nostra spalle.
Camminiamo per un po’ fino ad arrivare alla stazione, aspettiamo l’arrivo del treno e così abbiamo il tempo di salutarci per bene.
La prima ad abbracciare Gale è Effie che dice – Buon rientro a casa e salutami Johanna, d’accordo? – Per tutta risposta il mio ex compagno di caccia mormora – Grazie Effie, senz’ombra di dubbio le manderò i tuoi saluti .-  sembra aver concluso la frase ma poi continua – Ah… quasi dimenticavo, salutami Haymitch! –
Mi volto in direzione della mia ex accompagnatrice e la vedo arrossire violentemente e poi balbettare un sì molto tremolante. Molto strano come comportamento, non è di certo da lei. Deve essere proprio innamorata per avere una reazione simile.
Poi anche Peeta lo saluta – Allora, a presto Gale! Perché tu e Johanna non venite a trovarci all’ospedale quando la bambina sarà nata? –
Vedo il mio amico arrossire lievemente, ma poi si ricompone subito e risponde – Certamente. Verremo a trovarvi, e magari dopo potreste venire tutti e tre da noi. –
Mio marito accetta e poi si sposta al mio fianco per permettere a Gale di salutarmi.
Ci abbracciamo e con un sussurro lo saluto – Venite a trovarci in ospedale, seriamente intendo. Saluta anche Hazelle, Rory e Posy e ricordati che nonostante tutto io ti voglio bene. –
- Anch’io Catnip, ti ho sempre voluto bene e sempre te ne vorrò, cercherò di venire se il lavoro me lo permette. – Sto per allentare la stretta perché ormai il treno è arrivato ma Gale dice ancora un ultima cosa – Sai, sono contento che sia andata a finire così. Tu e Peeta siete fatti l’uno per l’altra. –
Una lacrima scorre sulla mia guancia e senza farmi scoprire da nessuno me la asciugo velocemente, poi lui sale sul treno e noi lo salutiamo sventolando la mano.
Rimaniamo in attesa che il treno parta e quando vediamo l’ultimo vagone girare l’angolo sulle rotaie, ci dirigiamo verso il Distretto: Effie alla mia sinistra e Peeta alla mia destra che mi tiene una mano sul fianco.
Faccio pochi passi, giusto il tempo di arrivare alla cancellino che delimita la stazione con la strada principale, che sento i miei pantaloni bagnarsi come se mi fossi fatta la pipì addosso.
Sbarro gli occhi, mi irrigidisco e mi fermo immobile.
Anche Peeta si ferma preoccupato da questa mia azione, si volta verso di me, mi prende una mano e poi con voce agitata mi dice – Kat, Kat, che succede? Rispondimi, di’ qualcosa! Che è successo? –
Con un filo di voce rivelo ciò che ho appena capito. – Peeta… - prendo un respiro mentre lo guardo con gli occhi spalancati dall’ansia. – Credo che mi si siano appena rotte le acque. –

 
Angolo della scrittice: 
 
Allora, visto che ormai siete arrivati fin qui (si spera. -.-"), vi ruberò solo qualche altro minutino. 
Innanzitutto vorrei ringraziarvi per il vostro sostegno, per le vostre recensioni e per aver messo la mia storia tra le seguite/ricordate/preferite. Grazie mille davvero. <3 
Secondo di poi, mi vorrei scusare con voi perché ho scritto davvero tanto, TROPPO, direi. Vi prometto che non scriverò mai più così tanto. :D Solo che ormai manca poco alla fine, ancora due capitoli e poi tutto sarà concluso e per non stravolgere troppo i miei piani ho dovuto concentrare molte mie idee in questo MEGA-CAPITOLO.
Infine vi vorrei dire che l'idea della relazio tra Gale e Johanna non è tutta farina del mio sacco, ma mi sono fatta convincere dal mio angelo custode. ( non c'è bisogno di dire il suo nome,lei sa chi è.)
Bene direi di aver detto tutto. 
Un bacione,
Miss H.
  
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Miss H_