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Autore: anime_96    11/12/2012    3 recensioni
Questa è una raccolta di storie, quindi non seguiranno una trama.
Si incontrarono in quello che doveva essere un giorno perfetto: il sole splendeva in cielo e non vi erano nuvole...
La lunghezza delle storie potrebbe variare a seconda dei capitoli
(Forse un po' OOC)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Kenway, Haytham Kenway, Quasi tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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     NOTE:
questa fic è stata scritta da una ragazza, che ha anche fatto i disegni qui sotto, su un blog straniero.
Praticamente si basa sulle domande che le fanno gli utenti, lei risponde scrivendo una storia come questo o anche più corta.
 
 
 
Si incontrarono in quello che pareva un giorno perfetto: il sole splendeva in cielo e  non vi erano nuvole...
 
Haytham si svegliò quella mattina pensando di godersi in pace uno di quei pochi giorni liberi che da anni non si concedeva.
 
Era seduto al tavolo della cucina, aspettando che il bollitore finisse di scaldare l'acqua per il thé mentre giocherellava pigramente con il bordo di una delle pagine del romanzo che stava leggendo, quando il campanello della porta suonò.
Una parte di lui aveva preso in considerazione l'idea di non aprire e lasciare alle intemperie lo scocciatore ma il suo lato da gentiluomo non glielo avrebbe mai permesso, così a malincuore si alzò dal suo posto e si incamminò verso la porta d'ingresso.
 
Aprì la porta quel poco che bastava per sembrare educato ma non accogliente -dopotutto era il suo giorno libero, e preferiva passarlo diversamente dal parlare con un ospite non invitato. Diede uno sguardo all'esterno.
In piedi sulla porta di casa c'era un ragazzo dallo sguardo timido ed esitante. Non doveva avere più di diciassette anni e, anche se Haytham non l'aveva mai visto prima, gli sembrava incredibilmente familiare.
 
Era da quando aveva aperto la porta che la faccia di quel ragazzino era diventata un miscuglio di gioia, eccitazione, nervosismo e paura. I suoi occhi trasmettevano tutte queste emozioni con un unico sguardo.
A quanto pare dopo poco il giovinetto prese coraggio, e parlò con la voce più timida che Haytham avesse mai sentito: "Um... Haytham Kenway?"
 
"Questo è quello che c'è scritto sul citofono..." Rispose l'uomo in modo brusco, mentre incrociava le braccia al petto. Anche dopo quest'affermazione il ragazzino rimase in silenzio.
"Allora?" Lo incitò Haytham. "Perché sei qui, davanti la mia porta?"
 
Sembrava che il nervosismo del ragazzo aumentasse man mano che il tempo passava. "Oh, giusto…" Mormorò, mordicchiandosi il labbro inferiore, mentre giocherellava nervosamente con la cinghia dello zaino.
Quel ragazzo cominciava a dare sui nervi ad Haytham.
"Io... io sono tuo figlio." Si decise a dire, alla fine.
 
Haytham aveva assistito ad abbastanza scherzi per capire quando veniva deriso e, prontamente, gli sbatté la porta in faccia.
 
 
Non riusciva a capirne bene il perché, ma c'era qualcosa che lo teneva inchiodato davanti all'uscio chiuso… era come un se una parte di lui gli continuasse a ripetere di restare fermo lì.
Ad un certo punto, preso dalla curiosità, guardò fuori attraverso lo spioncino.
Il ragazzo era ancora là fuori, che spostava il peso da un piede all'altro. Tra le mani teneva qualcosa che Haytham non riusciva bene ad identificare. Il giovane fece un respiro profondo, si chinò, e lo infilò sotto la porta.
 
Curioso, Haytham lo raccolse con cura. La carta era vecchia ed ingiallita dagli anni, come se avesse girato il mondo due volte. Lo tenne con attenzione tra le dita e delicatamente lo aprì. Un forte dolore al petto lo colpì quando riconobbe la persona ritratta su quella foto.
Non vedeva quell'immagine da anni, quasi due decenni, eppure era lì, come se fosse appena tornata dal passato.
Ricordò quei capelli neri morbidi come la seta, quel sorriso che illuminava i suoi occhi, quel naso increspato, quella pelle baciata dal sole e quelle lentiggini. Di baci, risate, lacrime e scherzi. Quelle mattine quando si svegliavano avvinghiati insieme mentre l'uno sentiva sulla pelle il respiro dolce dell'altra.
L'unica donna che avesse mai amato e l'unica che amerà.
 
Il dolore al petto che aveva avvertito Haytham faceva ancora male, e gli ci volle quella che sembrò un'eternità per calmarsi.
Non poteva essere. Preso da un misto di esitazione e curiosità, guardò nuovamente fuori dallo spioncino.
Ora che lo osservava meglio, quel ragazzo le assomiglia davvero tanto, così tanto che ancora una volta sentì il petto bruciare.
 
Un figlio. Aveva avuto un figlio.
Niente e nessuno nella sua vita avrebbe mai potuto prepararlo a questo. Molti anni fa si era rassegnato a una vita in solitaria. Ma ora che il sangue del suo sangue era lì, davanti a lui, non sapeva proprio come comportarsi.
 
Quando riaprì la porta, il ragazzo -suo figlio-, era ancora seduto lì davanti, e giocherellava con la cerniera dello zaino. Scattò come un soldatino, sentendo la porta aprirsi.
 
"Come hai detto che ti chiami?" Chiese Haytham.
 
Il ragazzo si alzò da terra con un leggero sorriso ad increspargli le labbra. "Tutti mi chiamano Connor."
 
Haytham fece un passo in dietro ed aprì la porta. "Bene Connor, credo sia meglio se entri." 
NOTE:
Ciao a tutti!
 
Questa sarà una raccolta di drabbles o one-shot e cercherò di aggiornare costantemente (scuola permettendo).
Le storie non sono mie ma sono state postate su un blog straniero e io mi sono solo limitata a tradurle.
C'è anche l'immagine di Haytham quando vede la foto
http://i48.tinypic.com/zwaudh.png
alla prossima
baci 
anime_96
  
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