Autore: adamantina
Titolo della storia: Non credo
Fandom: Originale
Genere: Drammatico, Malinconico
Avvertimenti: Tematiche delicate
Pairing: Het
Rating: Giallo
Note: La storia si è classificata prima al contest "30 seconds to... Ficlet" indetto da PrincesMonica sul forum di EFP. La citazione che ho usato, tratta da "Buddha for Mary", è He said, "You better pray to Jesus" / She said, "I don’t believe in god". L'ho tradotta in italiano e posta a conclusione della storia.
La citazione inziale, invece, è tratta dalla canzone “Losing my religion” (R.E.M.); la traduzione è “Questo sono io nell'angolo/Questo sono io sotto al riflettore/Mentre perdo la mia religione”.
Le varie frasi sul lato destro della pagina sono tutte tratte dalla Messa cattolica.
Buona lettura!
NON CREDO
That's me in the corner
That's me in the spotlight
Losing my religion
[R.E.M.]
«Come sta?»
«È stabile.»
«Si sveglierà?»
«Non possiamo saperlo.»
«Lei cosa ne pensa, dottore?»
«Credo che ci vorrebbe un miracolo.»
Gloria a Dio nell'alto dei cieli
E pace in terra agli uomini di buona volontà
Sedeva composta al banco di legno, come centinaia di volte prima di allora.
Le sue labbra si muovevano in automatico, recitando parole che conosceva a memoria.
Parole che parevano avere perso di significato.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo figlio, che è Dio
E vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo
Sollevò lo sguardo. Di fronte a lei, poche teste chine, ingrigite, spente.
Il volto del parroco era inespressivo mentre ripeteva le sacre formule, caricandole di significati che ormai lei non riusciva più a cogliere.
Cosa le era successo? Si torse le mani, tesa.
Cos'era cambiato?
Parola di Dio
Rendiamo grazie a Dio
Rendiamo grazie.
Grazie per cosa?
Per il Suo disegno misterioso?
Non lo poteva capire.
Per la vita che le aveva donato?
Aveva perso di significato.
Per la chiesa che la ospitava?
Era un luogo come un altro.
Per le domeniche che gli aveva dedicato?
Forse era stato tempo perso.
Alleluja, alleluja
Alleluja, alleluja
Una lama di luce entrava dalla vetrata colorata.
Un tempo l'avrebbe definito un piccolo miracolo, un tepore inaspettato che scaldava un cantico di gioia. Alleluja.
Ora le pareva fredda e vuota, come tutto il resto.
Si morse il labbro con forza.
Cosa le stava succedendo?
Era andata fin lì apposta per trovare sollievo.
Fin da bambina, le erano sempre bastati l'atmosfera di una chiesa, i canti di una Messa, il conforto di preghiere familiari per sentirsi protetta, al sicuro.
Amata.
Credo in un solo Dio
Padre onnipotente
Creatore del cielo e della Terra
Di tutte le cose visibili e invisibili
La sua voce si strozzò a metà di una frase.
Credo.
Credo... era una parola densa di significato. Non l'aveva mai notato prima, non ci aveva mai riflettuto. Eppure era un'affermazione forte, qualcosa che lei aveva sempre affermato con incauta sicurezza.
Credo.
Sapeva cos'era cambiato: erano altre, le cose a cui realmente credeva.
Credo la Chiesa,
una,
santa,
cattolica
e apostolica
Credeva al profumo del caffè quando si svegliava alla mattina.
Credeva al sorriso che si scambiavano prima di uscire per il lavoro.
Credeva nel messaggio che lui le inviava nel pomeriggio – sempre, senza eccezioni.
Credeva nella cena che preparavano insieme.
Credeva nelle serate sul divano, fianco a fianco.
Credeva nei loro litigi, quelli sciocchi e quelli seri.
Credeva nelle promesse che si erano scambiati.
Credeva nell'addormentarsi al suo fianco.
Credeva nell'amore che rendeva vive le sue giornate.
E noi, uniti al coro degli angeli, proclamiamo
esultanti
la tua lode
La gente si alzò e cominciò a disporsi ordinatamente in fila.
Lei esitò, le sue mani strette sul legno scuro, le sue ginocchia che tremavano.
Cosa ci faceva lì?
Quello non era il suo posto.
Non più...
O forse non lo era mai stato.
Il Signore sia con voi
E con il tuo spirito
Si alzò.
Diede le spalle al crocifisso, all'altare, al sacerdote.
Diede le spalle alla ragazza che era stata.
Uscì dalla chiesa, le lacrime che scivolavano lente sul suo volto.
Quando riaprì la porta di casa – della casa in cui avevano vissuto insieme, in cui le loro mani si erano intrecciate tante volte, capì.
Era quella la sua chiesa, quello il suo tempio.
Era in loro che credeva.
In un loro che ormai non esisteva più.
Mi manchi.
Era seduta a fianco del letto, in ospedale.
Il volto di lui era pallido, inespressivo.
Il medico la guardò.
«Ora non resta che pregare il Signore.»
Lei chiuse gli occhi.
«Non credo in Dio.»