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Autore: Rohana    12/12/2012    0 recensioni
Cercava con tutte le sue forze di studiare. Si strinse la testa fra le mani imponendosi di rimanere in quella posizione, con il libro sotto gli occhi. Iniziava a leggere le prime righe “parecchie regioni cerebrali contengono un elevato numero di neuroni proiezione che sono GABAergici. Degni di nota sono in particolare....” e poi le righe si sfocavano, le parole diventavano un ammasso nero indefinito. Sospirò e reclinò la testa all'indietro, sconsolata. Aveva disperatamente lottato per entrare a medicina, aveva fatto un anno di farmacia solo per poterci riprovare. Ed adesso era una studentessa di medicina del secondo anno alle prese con l'esame di fisiologia. eppure non era soddisfatta della sua vita. finché.....
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cercava con tutte le sue forze di studiare. Si strinse la testa fra le mani imponendosi di rimanere in quella posizione, con il libro sotto gli occhi. Iniziava a leggere le prime righe “parecchie regioni cerebrali contengono un elevato numero di neuroni proiezione che sono GABAergici. Degni di nota sono in particolare....” e poi le righe si sfocavano, le parole diventavano un ammasso nero indefinito. Sospirò e reclinò la testa all'indietro, sconsolata. Aveva disperatamente lottato per entrare a medicina, aveva fatto un anno di farmacia solo per poterci riprovare. Ed adesso era una studentessa di medicina del secondo anno alle prese con l'esame di fisiologia.

“a cosa mi serve sapere tutti i tipo di recettori se non saprò nemmeno fare un prelievo? Cosa dirò ad un paziente che si lamenta di avere sempre l'emicrania o altri sintomi? Potrei dirgli tutti gli enzimi del ciclo di Krebs, ma non credo che gli sarebbero molto utili.”

odiava il metodo italiano, odiava l'università italiana così infarcita di teoria e così priva di pratica, odiava le specialistiche con due posti all'anno già assegnati, odiava tutto. Eppure la medicina le piaceva. Le piaceva conoscere, era affascinata dagli intrinseci meccanismi mai immaginabili del sistema nervoso, dalla sincronia degli organi; amava l'idea di poter essere utile a chi ne aveva bisogno, moriva dalla voglia di fare il medico senza frontiere. Eppure, prima di tutto questo c'era una strada che sembrava interminabile. Di certo il fatto che lei fosse appassionata a tante altre cose oltre alla medicina non le era d'aiuto. Lei amava leggere, adorava scrivere, aveva fatto dieci anni di danza classica, suonicchiava la chitarra. Nnon avrebbe mai potuto dimenticare che la sua prima aspirazione di vita era stata la recitazione. Tuttavia aveva accantonato tutti quegli interessi reputandogli sciocchi sogni da adolescente e si era gettata nello studio già dalle superiori.

Studio e amici avevano costituito la sua vita fino a quel momento. Aveva studiato tutte le materie dello scientifico con grandissimo piacere, amava indistintamente la matematica e il latino, l'inglese e la filosofia, la letteratura e la biologia. Non si era mai chiesta a cosa le sarebbe servito studiare, aveva imparato meticolosamente tutti i costrutti latini senza mai pensare che non le sarebbero più serviti nella sua carriera scolastica, l'aveva fatto per il piacere di farlo. Ultimamente si era resa conto di non avere più questa passione, questa voglia di studiare.

Fino a quel momento aveva vissuto, aveva avuto tanti amici e amiche, aveva avuto un ragazzo, era riuscita a coordinare perfettamente studio e vita sociale ottenendo risultati eccellenti. Nel momento esatto in cui reclinò la testa all'indietro da quel libro di fisiologia, capì di non essere più la spensierata ragazza di allora con la media del 9 e tanti amici. Capì che ciò che aveva reputato “vita” fino ad allora era solo un surrogato di ciò che avrebbe voluto veramente. Avrebbe voluto viaggiare, uscire, recitare, scrivere, leggere, avrebbe voluto recuperare tutto.

Ma come fare? Eppure era riuscita ad entrare a medicina dopo tanti sacrifici, eppure voleva diventare un medico. Non riusciva però ad accettare quella mole di studio a tratti così superflua.

Non c'entrava il fatto che non le andasse di studiare. Si rendeva conto che negli altri Paesi quella roba che studiava veniva fatta dai ricercatori e non dai medici, si rendeva conto che conoscere ogni minimo dettaglio dal punto di vista biochimico ma non saper mettere mani su un paziente non voleva dire diventare un buon medico, si rendeva conto che studiare l'anatomia su un libro non sarebbe mai stata come studiarla da un cadavere.

Con questi pensieri in testa indossò il pesante cappotto rivestito da finta pelliccia e i guanti pesanti e si addentrò nell'atmosfera natalizia di Bologna. Mentre camminava maledicendosi per la quantità di studio che avrebbe dovuto recuperare l'indomani, passò davanti ad un negozio di giocattoli per bambini. La vetrina era piena di addobbi natalizi, un albero decorato con pupazzetti di peluche sfavillava intensamente. Vide i commessi vestiti da elfi natalizi con i cerchietti con le renne fra i capelli intenti a giocare con bambini sorridenti.

Ad un tratto i suoi occhi verdi si posarono su di una scritta e si spalancarono colti da un'illuminazione: “CERCASI PERSONALE”.

  
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