Salve a tutti! Questa storia è molto incompleta e accetto suggerimenti e
consigli di qualsiasi genere… anche insulti se non vi piace…
Ma vi prego, datele almeno una chance! Gli eventi si svolgono in un
tempo indefinito dopo gli eventi di Dirge of Cerberus ignorando quello che sia accaduto in quel gioco
(capirete perché :P), e seguono le storie e le avventure
(principalmente drammatiche, ovvio!) di molti personaggi, in particolare delle
coppie Cloud e Tifa, Vincent e Yuffie con l’aggiunta di alcuni personaggi
originali. Se vi interessa sapere di più sui nuovi
personaggi creati da me, potete contattarmi, ho la possibilità di mostrarvi
disegni e quant’altro.
Grazie e buona lettura! :D
DISCLAMER: no, i personaggi di Final Fantasy VII e Square-Enix non sono
miei purtroppo… L e neanche i Good Charlotte.. PER FORTUNA!
Capitolo 1:
Is anybody listening?
Can they hear me when I call?
I'm shooting signals in the air
'Cause I need somebody's help
I can't make it on my own
So I'm giving up myself
Is anybody listening?
Listening
I've been stranded here and I'm miles away
Making signals hoping they'd save me
I lock myself inside these walls
'Cause out there I'm always wrong
I don't think I'm gonna make it
So while I'm sitting here
On the eve of my defeat
I'll write this letter and hope it saves
S.O.S –Good
La notte è madre e orditrice di complotti. Con inganni e mistero cela nelle tenebre tutto il male del mondo, come un vaso di
pandora. Il giovane presidente della Shinra Corporation, lasciava la sua mente
libera da timori e stringeva la mano alla complicità della sera per ordire i
suoi nuovi piani. Seduto sulla sua sedia a rotelle, costretto a convivere con
un corpo martoriato da un'orrenda malattia, Rufus scorreva i suoi occhi azzurri
sui profili notturni di una Midgar a pezzi.
Un tempo questa città era il centro del mondo, ora è solo un mucchio di
spazzatura.
Con l'aiuto dei Deepground Soldiers,
Rufus distolse lo sguardo dalla vetrata quando
sentì alle sue spalle l'arrivo di un estraneo. Nonostante
la stanza fosse illuminata dalla scarsa luce proveniente dall'esterno della
vetrata, Rufus riconobbe all'istante la sagoma formosa di Scarlet.
"Siamo passati alla fase due, presidente."
Scarlet disse avanzando verso la scrivania ancora di qualche passo prima di
fermarsi. Ora Rufus poté riconoscere alcuni lineamenti del volto della donna,
illuminati dalla luce lunare.
"Bene." Rispose, poggiando le mani sulle ruote della sua sedia e
facendo leva su di esse. Si spostò di lato,
rivolgendosi totalmente verso Scarlet.
"Il soggetto reagisce con profitto agli esperimenti."
Rufus ascoltò le parole di Scarlet, rivolgendo lo sguardo verso il monitor.
L'immagine mostrava ora la vasca di contenimento completamente vuota.
"Molto bene.." rispose
assentemente, continuando a fissare la luce bluastra
del monitor.
"... ora voglio vederla."
Scarlet sorrise maliziosamente, nascondendo i suoi
sentimenti avversi nell'oscurità della stanza.
"Temo che il professore non sia d'accordo."
La donna affermò, appoggiando le sue mani sulla scrivania.
"Sai che non mi interessa la sua opinione.
Portami da lei."
Scarlet sospirò, scostandosi con stizza una ciocca di capelli dal volto.
Attese che il presidente la raggiungesse e poi gli
fece strada fino agli ascensori.
Lilian, assistente di grado elevato del laboratorio sotterraneo della
Shinra Corporation, sobbalzò da dietro la sua scrivania, non appena vide il
presidente e Scarlet uscire dall'ascensore numero uno.
La ragazza si alzò di scatto, gettò in fretta nel cestino alcune cartacce che
disordinavano la sua postazione e poi si sistemò in fretta i capelli. Scarlet,
che procedeva più velocemente del presidente, si avvicinò a Lilian, guardandola
con disprezzo.
"Il presidente desidera vedere i progressi dell'esperimento. Comunica
al professore del suo arrivo." Lilian fece per rispondere negativamente
alla richiesta scortese di Scarlet, poiché il professore aveva fatto esplicita
richiesta di non ammettere estranei ali laboratori, ma
non appena Rufus le fu di fronte, abbassò lo sguardo ed impugnò la cornetta del
telefono. Lilian ci mise poco a comunicare ciò che le era stato riferito: dopo
un paio di sì e di no ottenne il permesso di entrare.
"Prego, seguitemi." Lilian disse con
calma, uscendo dalla sua postazione. A causa della sedia di Rufus percorsero a
rilento un corridoio asettico, che conduceva ad una grossa porta metallica,
illuminata di viola, come il resto dell'ambiente, dai faretti situati sul
pavimento ai lati del passaggio. Lilian si fermò di fronte alla porta, estrasse
con attenzione una scheda dalla tasca del camice e la passò due volte sul
lettore posto a sinistra della parete. Una ventata di fumo bianco uscì da sotto
la porta, non appena questa si aprì lentamente. L'aria all'interno dalla nuova
stanza era notevolmente fredda, impregnata pesantemente di un odore simile a
cloro.
"Perdonate le emanazioni, ma questi ambienti
devono essere totalmente sterili." Lilian spiegò, continuando a camminare,
senza rivolgersi ai suoi interlocutori. La stanza, un laboratorio d’ultima
generazione, pieno di monitor, computer, macchinari enormi ed inquietanti, era
deserto. Nessuno scienziato si dedicava al proprio lavoro davanti ad un
microscopio o nessun assistente era intento a trascrivere dati: questo non
c’entrava con l’orario insolito della visita, i macchinari presenti erano totalmente
autosufficienti, perciò bastava solo qualche tecnico per le revisioni
mensili. Senza dubbio un vantaggio: significava più segretezza sugli
esperimenti, e meno soldi da elargire in stipendi. Lilian, Scarlet e Rufus
giunsero alla fine della stanza, dove si trovava una grossa vasca di
contenimento, collegata ad altri congegni mediante dei
tubi.
"Così ha già superato la prima fase." Rufus si rivolse a Lilian,
dopo aver scrutato alcune gocce di uno strano liquido verde sul pavimento.
L'assistente, sorrise con grazia, prima di rispondere.
"L'esposizione ad un tasso elevato d’energia Mako ha dato i suoi
frutti prima del previsto. Il professore è soddisfatto, non si aspettava una
risposta così immediata."
Scarlet lasciò i due soli, mentre discutevano dell'esperimento in corso. Si
allontanò dalla vasca verso un tavolo di metallo, facendo
attenzione a non calpestare con i suoi tacchi nuovi lo strano liquido verde,
ricoperto di provette e montagne di carta. Notò che buona parte delle provette
conteneva sangue e recava sulle etichette date molto recenti.
Che sia il sangue della ragazza?
Una delle provette sembrava riportare il nome del soggetto a cui era stato
prelevato tutto quel sangue. Scarlet fece per allungare la mano per girare l'etichetta,
quando fu frustata da una matita sulle dita. La donna si arrestò ed alzò
furiosamente lo sguardo, per vedere chi l'aveva colta alla sprovvista.
"Nessuno tranne me mette le mani sul materiale di questo laboratorio."
Scarlet, si massaggiò la mano colpita ed osservò il suo disturbatore con
cattiveria. L'uomo non la considerò ed avanzò zoppicando verso Lilian e Rufus.
L'assistente fece un profondo inchino di riverenza verso il nuovo arrivato,
mentre Rufus rimase impassibile.
"Professor Hojo, il presidente desidera vedere i progressi
dell'esperimento JEP3-3" Lilian annotò.
Hojo sogghignò, appoggiando sul tavolo delle provette la cartella e la
matita che recava in mano. Prima di parlare guardò ancora una volta Scarlet. La
donna, irritata alzò gli occhi al cielo e si congedò.
"Con questo io ho finito. Me ne vado." Scarlet lasciò la stanza,
dopo che Rufus la salutò con un gesto della mano.
Hojo sembrò visibilmente sollevato. Lui e Scarlet non andavano
molto d’accordo per svariati motivi. Si riaggiustò gli occhiali con l'indice
della mano destra e si avvicinò alla vasca vuota.
"Finalmente ho l'occasione di lavorare su di un soggetto dal
potenziale illimitato. Sono sicuro che il risultato finale sarà più che ottimo.
JEP3-3 sarà integrata nei Deepground Soldiers senza alcun problema." Hojo
parlò fissando la propria immagine distorta dal riflesso del vetro della vasca.
"Voglio vederla." Rufus ordinò, il suo tono di
voce freddo ed autorevole.
Hojo rimase immobile, con le mani raccolte dietro la schiena ingobbita,
silenzioso per diversi istanti. Poi rispose.
"Non sono d'accordo."
Rufus, che si aspettava una tale risposta da parte del professore, rise con
disapprovazione. Fece per alzarsi dalla sedia, con molta fatica e raggiunse
l'equilibrio sui propri piedi dopo qualche incertezza. Lilian lo guardò alzarsi
con timore, tenendosi pronta ad aiutarlo in qualsiasi momento. Ora Rufus e Hojo
erano uno di fronte all'altro, in piedi e con gli
sguardi fissi uno sull'altro.
"Anch'io non ero d'accordo a riaverti qui, non
dopo tutti i tuoi fallimenti che mi hanno portato alla rovina e non dopo aver
visto in che mostro ti eri trasformato a causa delle cellule di Jenova. Eppure..."
Hojo si trovò spiazzato. Non poteva ribattere dopo la verità che gli era
stata rinfacciata. Era solamente grazie a Rufus se si era potuto risollevare
dall'oblio in cui era precipitato. Essere di nuovo in un laboratorio, poter
lavorare ancora ad un progetto ambizioso di sua invenzione, erano le sue uniche ragioni di vita. No, forse c'era anche la vendetta
che stava finalmente portando a termine con i suoi ultimi esperimenti.
Il professore annuì e Rufus si tornò a sedere sulla sua sedia. Con un sospiro di sollievo, si riposò alcuni istanti prima di
seguire il professore e Lilian verso una nuova sezione del laboratorio.
"Il professore chiama questa stanza, Il Tempio."
Lilian bisbigliò a Rufus, mentre aspettavano che Hojo aprisse la porta. I tre
entrarono, il professore davanti a tutti. L'ambiente era completamente buio, eccetto per poche lucine verdi e rosse, probabilmente spie
di un qualche macchinario. Hojo conosceva a memoria i suoi laboratori, e
movendosi attraverso il buio con molta sicurezza raggiunse gli interruttori
della luce. Dopo un rumore secco, le luci si accesero.
Rufus si accorse di trovarsi su di una passerella metallica sopraelevata:
il laboratorio vero e proprio si trovava al piano inferiore, e per osservare
meglio i dintorni, si avvicinò alla balaustra della passerella. Abbassò lo
sguardo e finalmente vide il suo prezioso esperimento.
Al centro della stanza inferiore, adagiata su di una barella e coperta sino
alle spalle da un telo bianco, c'era il corpo di una ragazza.
… io non credevo..
Rufus si perse ad osservare i lineamenti delicati del volto della ragazza.
Capelli corvini corti e tinti di rosso sulle punte, palpebre velate di scuro, ciglia lunghe, labbra dischiuse, carnose e
violastre, la sua pelle che si distingueva a fatica dal candore delle coperte.
Il corpo che emergeva da sotto il telo era molto
esile, ma di statura alquanto elevata per essere quella di una giovane ragazza.
Quella figura così eterea fece trasalire i sensi di Rufus, che ignorarono per
un attimo la presenza di Hojo e Lilian.
Il professore intanto aveva raggiunto la fine della passerella, raggiungendo le scale che conducevano al piano inferiore.
Aveva percorso in fretta ogni gradino, zoppicando come il solito, sino ad
arrivare di fianco alla barella. Hojo fissò la ragazza, e le scostò il telo,
scoprendole le spalle e la parte alta del petto. Rufus notò che all'altezza del
cuore della giovane, c'era una grossa cicatrice da arma da fuoco.
…Allora è davvero....
"Che destino crudele per una ragazza di
quattordici anni" Lilian pronunciò queste parole, come se fosse stato un
pensiero ad alta voce. Si trovò molto imbarazzata quando
si accorse che Rufus l'aveva sentita. Mentre
continuava ad essere osservato da Lilian e Rufus, Hojo prese una siringa da un
carrello vicino la barella, la riempì di una sostanza nera e la iniettò nel
collo della ragazza. Passarono circa venti secondi, prima che la ragazza
aprisse gli occhi di scatto, risvegliandosi con uno spasmo ed inarcando la
schiena. Respirava a fatica, e teneva la bocca aperta in cerca d'ossigeno. O forse tentava di urlare, ma la voce non le usciva dalla
gola. La sostanza iniettata era energia Mako, liquida ma con una concentrazione
elevatissima. Di certo quest’iniezione era molto dolorosa, perciò la ragazza
continuava a contorcersi sulla barella. I suoi sforzi erano inutili, poiché era
stata legata alle caviglie e ai polsi, ma nonostante ciò continuava a muoversi
disperatamente. Hojo le fece un'altra iniezione (dopo diversi tentativi) e la
ragazza cominciò a calmarsi. Ora era quasi immobile, ma continuava a respirare
a fatica, con grossi sospiri.
Rufus osservò impassibile il dolore visibile della ragazza, prestando molta
curiosità al colore delle iridi, scarlatti, come se le avessero iniettato del sangue direttamente negli occhi.
Davvero inquietante,
ma la cosa non mi stupisce.
"Sei sveglia ora, JEP3-3. Ti ho riportato in
vita…" Hojo guardò con freddezza gli occhi del suo
esperimento.
"..Io.. Ho.. un..nome.."
La ragazza rispose con un filo di voce.
Coley, il tuo nome è
Coley..
"Il tuo nome non m’interessa. Tu per me sei e resterai JEP3-3"
La ragazza sembrò alterata dalla risposta, e tra uno spasmo e l'altro,
socchiuse gli occhi, lasciando che alcune lacrime le solcassero il viso.
"..Perché?"
"Oh, no... non ancora!" Hojo ribatté, alzando la voce. Riteneva
che il pianto fosse una delle cose più insignificanti esistenti al mondo, e
soprattutto non voleva che il suo esperimento mostrasse tali debolezze emotive.
Coley, d'altro canto, ignorò il tono di rimprovero del professore. Si
concentrò sulle cinghie che le stringevano con forza i polsi. Sfregò fino a farsi
sanguinare la pelle, cercando di liberarsi dalla fredda stretta della barella.
Nuove lacrime le scesero dagli occhi, non appena vide il professore preparare
un'altra iniezione.
"Vediamo se ora ti calmi." Hojo disse a denti stretti, sibilando
come se fosse un serpente. Mentre era già chino su
Coley e con la mano destra pronta ad iniettare la siringa nel collo della
giovane, voltò la testa verso il presidente e l'assistente.
"Il vero potenziale di questo soggetto si manifesta
quando raggiunge uno stato d’incoscienza." Hojo urlò, per farsi
sentire sino in cima alla passerella. Lilian si portò una mano davanti alla
bocca, per coprire la sua smorfia di disapprovazione, riguardo quello che Hojo
avrebbe fatto al più presto. Rufus non batté ciglio.
Il professore appoggiò con forza il proprio ginocchio sul petto della
ragazza, per bloccare ogni fastidioso movimento da parte di essa.
Poi, con velocità e decisione, conficcò l'ago nello stesso punto di prima e
svuotò l'intera siringa nelle vene di Coley. La ragazza cominciò ad urlare come
se fosse un animale feroce, si contorceva con una violenza inaudita, fino a
spezzare una delle cinghie.
Hojo, che nel tentativo d’iniezione precedente, si era scompigliato i
capelli ed aveva lasciato cadere i suoi occhiali sino a raggiungere la punta
del naso, guardò con soddisfazione la sofferenza di
Coley. Le urla della ragazza riempivano la stanza, facendo rabbrividire Lilian.
Rufus si voltò verso l'assistente, nell’attesa di spiegazioni.
Lilian cercò di ricomporsi, mantenendo a fatica un'espressione impassibile.
Si passò una mano sul collo, un evidente segno di stress.
"Il professore le provocherà uno stato d’incoscienza farmacologicamente indotto. E' un'esperienza molto
dolorosa. Dopodichè potrà mostrarle alcune abilità del soggetto."
"Ma non è pericoloso portarla a questi
limiti?" Rufus chiese. I suoi occhi brillarono per un istante, come se
pregustassero la risposta affermativa dell'assistente.
"Abbiamo precauzioni d’ogni genere, nel caso l'esperimento diventi
troppo aggressivo."
Lilian si avvicinò alla balaustra, appoggiando le mani sul corrimano della
passerella. Osservò il professore misurare i battiti cardiaci della ragazza con
uno strano marchingegno. Dopo aver annotato i dati su di un foglio sopra il
carrello, Hojo slegò le caviglie e il rimanente polso della giovane. Coley si
calmò all'istante. I suoi respiri si fecero lenti e profondi, lo sguardo
rimaneva fisso sul soffitto del laboratorio mentre i
polsi sanguinanti erano a penzoloni dalla barella.
"Alzati, e siediti." Hojo ordinò, girando le spalle alla ragazza.
Camminò verso una cassettiera piena di documenti relativi ad esperimenti in
corso. Aprì un cassetto e frugò per un po' al suo interno.
Coley, nello stesso tempo, si alzò a fatica, sistemandosi come le aveva ordinato il professore. La ragazza teneva i suoi occhi
scarlatti fissi sull'uomo, come se fosse nell’attesa di un ordine. La quantità
impressionante di Mako che le era stata iniettata,
l'aveva drogata, rendendola vulnerabile come una marionetta. Inutile specificare
che a muovere i fili, vi fosse la mente contorta di
Hojo.
Il professore terminò la sua ricerca, chiudendo il cassetto. Si voltò
velocemente verso la ragazza, alzò la mano sinistra verso di essa,
impugnando una piccola pistola. Non ci pensò due volte prima di aprire il fuoco
verso l'indifesa Coley. Seguirono nella manciata di
pochi istanti un sibilo, prodotto dal proiettile che tagliava in due l'aria
gelida del laboratorio, un urlo da parte di Lilian e il tonfo del corpo di
Coley sul pavimento.
Rufus spalancò gli occhi, sorpreso dall'azione improvvisa del professore.
Il corpo della ragazza giaceva a pancia in giù, immerso in una pozza di sangue
scuro. Il proiettile l'aveva colpita di sicuro al cuore, eliminando ogni
speranza di salvezza. Lilian non ebbe il coraggio di guardare la scena e si
lasciò cadere a terra, dando le spalle al laboratorio.
Hojo si avvicinò al cadavere di Coley, la girò sulla schiena con la punta
della scarpa, e poi si chinò di fianco ad essa. Osservò come il sangue sul pavimento brillasse in controluce
di verde smeraldo, lo stesso verde tipico dell'energia Mako allo stato più che
puro.
"Osservi.. l'immortalità di questa ragazza,
la sua invulnerabilità... Sarà la numero uno, così come saranno ' numeri uno '
tutti i soldati che creeremo da quest’individuo perfetto." Hojo urlò.
La grossa ferita sul petto di Coley cominciò a rimarginarsi in fretta per
poi scomparire totalmente, fino ad espellere il proiettile, che cadde a terra
scivolando dal corpo. Rimase solo l'ombra del colpo, una brutta cicatrice al
fianco di quella già esistente. Passati alcuni minuti la ragazza ricominciò a
respirare, non appena il naso si fu liberato dal sangue dovuto allo sparo.
Seguirono alcuni colpi di tosse e Coley riaprì gli occhi, ancora più scarlatti
di prima.
"Incredibile..." Rufus sussurrò, lasciando la bocca dischiusa
dallo stupore. In neanche cinque minuti aveva assistito alla morte e alla
rinascita di una persona.
Hojo notò l'espressione di Rufus e si crogiolò nella soddisfazione dovuta
al risultato positivo dei suoi esperimenti. Lasciò il
laboratorio, dopo aver preso un fascicolo dalla cartellina rossa, salì le scale
e raggiunse il presidente della Shinra. Prima di congedarsi, lanciò la cartella
sulle gambe di Rufus ed ordinò a Lilian di occuparsi della ragazza. Poi, come
un'ombra, scivolò fuori della porta, scomparendo nell'oscurità dell'altro
laboratorio.
Rufus salutò la giovane Lilian e tornò al suo ufficio. Hojo era sparito e
così il presidente non aveva avuto occasione di chiedere alcune spiegazioni
riguardo agli avvenimenti che aveva visto nel laboratorio. Una
volta arrivato, si sistemò in fondo alla stanza, di fianco all'enorme
vetrata. Strinse tra le mani il fascicolo che Hojo gli aveva dato
scortesemente. Si trattava di della cartella clinica di
Coley.
Lilian attese che la calma fosse tornata nel
laboratorio, prima di scendere al livello inferiore per prendersi cura di
Coley. Prese un telo pulito da un armadietto, e corse verso la barella dove
appoggiò la coperta, prima di chinarsi sulla giovane.
La sollevò da terra, appoggiandole le mani sotto le braccia. Coley non fece
alcuna resistenza, sembrava ancora attutita dalla sostanza velenosa che le
scorreva a fiotti nelle vene. La mise a sedere, notando che era completamente
sudicia di sangue.
"Che cosa ti stanno facendo..." Lilian
le disse, accarezzandola sul volto, macchiato da qualche spruzzo di sangue.
C'era molta dolcezza in quelle parole, e Coley le rispose, sbattendo le ciglia
ripetutamente.
"Guardati.. sei talmente disfatta che non
riesci nemmeno a parlare, vero?" Lilian proseguì, mentre le puliva
grossolanamente il sangue dal petto e dal viso. L'assistente capì che era
necessario cambiarle la biancheria intima, gli unici indumenti che Coley portava ormai da giorni.
Coley afferrò il polso di Lilian, bloccando i suoi movimenti.
"Portami a casa ti supplico.." La
giovane bisbigliò con un filo di voce roca, fissando con i suoi bellissimi
occhi il volto impaurito dell'assistente.
"Non posso.. io non..." Lilian rispose,
usando altrettanto un tono di voce basso.
".. Ti.. supplico.." Gli occhi di Coley
brillarono, velati dalle lacrime.
Il cuore di Lilian fece un tonfo, precipitando in fondo allo stomaco. Non
aveva né i mezzi né l'autorità per sottrarre questa piccola ragazza dalle
grinfie di Hojo. Coley apparteneva a Hojo. Lilian considerava l'adolescente che
aveva a pochi centimetri di distanza come una piccola bambina smarrita. Hojo,
al contrario, vedeva solo un corpo senza identità, altra carne
da macello per sperimentare l'ultimo progetto contorto, appoggiato dalla
Shinra.
Soldati d’ultima generazione. Uomini capaci di resistere
alle pallottole, dalle risorse illimitate, dalla forza di una bestia infernale.
Era questo quello che cercavano Rufus, Hojo e alcuni
degli ufficiali Zvet dell'esercito dei Deepground. Uomini immortali ed
invulnerabili. Coley sarebbe stata la numero uno, la
madre di tutti quei futuri soldati che riavrebbero portato il mondo sotto il
dominio della Shinra. Lilian ignorava che dietro la sete di sperimentazione del
Professore, si celasse la vendetta per un torto subito quasi vent'anni addietro. Un rimorso che Hojo si porta nel cuore
e al quale presto avrebbe dato sfogo.
Lilian sospirò, mentre Coley le rilasciava il polso.
"Non posso... io sono solo un'assistente e
nient'altro. Il professore prende le decisioni qui dentro."
Lilian pronunciò queste parole con dispiacere, perchè sapeva perfettamente che
non la pensava a quel modo.
Coley iniziò a piangere. Cercò di nascondere le lacrime e di soffocare i
suoi singhiozzi violenti dietro le proprie mani esili. Lilian la fissò per un
po', sentendosi in colpa per quello che aveva detto. Anche
se poteva sembrare una cosa inadeguata in un momento simile, l'assistente posò
lo sguardo sul suo orologio da polso. Erano ormai le due di notte.
Lilian si alzò ed invitò Coley a fare lo stesso. La ragazza obbedì, e si
tornò a sedere sulla barella. Poi si lasciò cadere all'indietro, tornandosi a
sdraiare con un tonfo. Lilian la coprì con la coperta, promettendole che il
giorno successivo le avrebbe procurato dei vestiti
puliti. Coley, ancora scossa dal pianto, non rispose. Lilian proseguì nel suo
solito lavoro, pulendo il pavimento e mentre asciugava l'ultima parte di sangue
rimasto, notò il piccolo proiettile. La donna si fermò, impugnando la scopa con
forza. Si fece coraggio prima di esternare la sua
curiosità.
".. Fa male.. vero?" Lilian chiese. Ma non ottenne mai una risposta. Capì che Coley non provava
più alcuna fiducia nella giovane assistente. Per un attimo era stata la sua
unica speranza, ma dopo le parole che Lilian aveva
pronunciato, Coley l'aveva catalogata come l'ennesima fedele a Hojo, una
perdita di tempo e basta.
Lilian terminò i suoi lavori, salutò ad ogni modo Coley e prima di spegnere
le luci ed uscire dal laboratorio, la fissò un'altra volta.
Non è
mai troppo tardi continuò a ripetersi tra se e
se tutta la notte.
Rufus era ormai giunto alla fine del fascicolo riservato al progetto Jenova
Experiment Project, meglio conosciuto con il nome della diretta interessata, la
giovane Coley. I Deepground Soldiers l'avevano catturata cinque mesi prima,
durante una pericolosissima imboscata a Nibelhime. Durante l'attacco, morirono
molti cittadini, diversi soldati della fazione del WRO e Coley stessa, freddata
davanti a tutti i suoi amici e familiari da un colpo di pistola partito da
Scarlet. Il cadavere della giovane, catalogato A1, in altre
parole mortalmente pericoloso, fu portato a Midgar ed affidato ad Hojo.
Il professore capì al volo che Coley era più che speciale, perfetta per
realizzare il progetto di Rufus.
Hojo passò i successivi due mesi a lavorare sul corpo della ragazzina,
andandone a modificare diverse volte il proprio DNA, oppure iniettando massicce
quantità d’energia Mako. Dopo una serie infinita d’esperimenti contro ogni
morale umana, Hojo trovò la combinazione giusta per riportare in vita Coley. I
rimanenti tre mesi furono un esclusiva di Hojo.
Nessuno, nemmeno Rufus, conosceva che cosa Hojo avesse fatto
sul corpo della povera Coley. Mutazioni genetiche, strani trapianti, iniezioni
di Mako... cos'altro avrebbe potuto escogitare la mente perversa di Hojo? Rufus
se lo chiese diverse volte, e continuò ad essere
crucciato da questo dubbio persino mentre chiudeva la cartellina rossa. Rimase
a pensare a questo, con il fascicolo stretto tra le mani e la testa appoggiata
allo schienale dalla propria sedia.
Era passato un giorno dalla macabra dimostrazione di Hojo nel laboratorio.
Lilian aveva passato le precedenti 24 ore a pensare alla povera Coley, al
rimorso per non averla aiutata come desiderava, alla colpevolezza nell'essere
complice ad un progetto disumano. Per questo aveva contattato in segreto una
persona che l'avrebbe aiutata a portare giustizia a Coley.
"Incontriamoci alle 23, nel bar vicino alle rovine del settore 4." Una voce maschile le aveva ordinato
dall'altra parte della cornetta.
Lilian attese la fine del suo turno al laboratorio del Livello S10,
riordinò la propria postazione, si assicurò d’essere sola
e si diresse verso gli spogliatoi. Aprì il suo armadietto, si sfilò il camice e
lo ripose con cura nel rispettivo appendiabiti. Si guardò allo specchio,
cercando di aggiustare la gonna marrone e la camicia bianca con alcune pacche.
Una volta soddisfatta prese una spazzola da sopra uno scompartimento
dell'armadietto e si pettinò i suoi capelli fulvi. Terminati i brevi
preparativi, si accorse di essere in perfetto orario e lasciò con tranquillità
l'edificio della Shinra Corporation.
Il bar, nonostante la tarda ora, era pieno di clienti, più che altro lavoratori notturni che prestavano servizio per
ricostruire la città. I lavori a Midgar non si fermavano mai. Lilian sembrava
risplendere nella luce soffusa del locale, con la sua bellezza semplice, ed
attirò diversi sguardi non appena entrata. La donna si guardò attorno, in cerca
del suo uomo. Lo vide subito, seduto all'ultimo tavolo nell'angolo più buio del
bar.
Si avvicinò portandosi una mano sul petto e mordendosi un labbro per lo
stress. Non fece in tempo a raggiungere il tavolo che le interessava, quando
tre uomini vestiti di nero e rosso le sbarrarono la strada. Lilian indietreggiò
intimorita.
"Non ti preoccupare, devono solo perquisirti. Dopotutto sei ancora una
dipendente della Shinra." L'uomo avvolto ancora
nella penombra parlò con calma. Lilian riconobbe la stessa voce con cui aveva
parlato al telefono la mattina precedente.
Gli uomini la perquisirono, sequestrandole il cellulare e le tessere
d'identificazione che teneva in tasca della gonna. Poi le fecero cenno di
sedersi al tavolo. Appena Lilian si accomodò, le guardie circondarono il
tavolo, coprendo la sua figura e quella dell'altro uomo.
"Mi devo scusare ma.. non ci si può mai
fidare della Shinra." L'uomo disse alzandosi, porgendo la mano verso
Lilian.
Finalmente la giovane assistente vide l'aspetto del suo interlocutore: un
uomo alto, molto distinto, vestito in un'elegante completo
blu elettrico, dai capelli lunghi raccolti in una coda, occhi scuri e
profondi e un pizzetto che gli copriva il mento pronunciato. Lilian strinse la
mano dell'uomo.
"Capisco... il mio nome è Lilian Bellamy, assistente di grado elevato
nel dipartimento di ricerca scientifica della Shinra."
L'uomo annuì, lasciando la presa di mano e si tornò ad accomodare. Lilian
attese qualche secondo, fissando l'uomo e nell’attesa che anch'egli si presentasse. L'uomo, non comprendendo come
"..Qualcosa non va, signora Bellamy?"
Lilian si sfregò le mani sul grembo e fissò la superficie liscia del
tavolo.
"Lei non si presenta?"
L'uomo sogghignò sommessamente, ma Lilian percepì lo stesso il sarcasmo.
"Non è il posto adatto per presentarsi. Ma,
mi chiami pure Reeve." L'uomo rispose sorridendo.
Lilian alzò di scatto lo sguardo su Reeve.
"..Reeve, QUEL Reeve?" Lilian bisbigliò,
cercando di non farsi sentire da altri.
Reeve annuì.
"Non se lo aspettava?"
"Beh.. non mi aspettavo che il WRO potesse
prestarmi così tante attenzioni..."
Reeve tornò a sorridere, e bevve un sorso del liquore che aveva ordinato
prima dell'arrivo della donna.
Lilian si trovava di fronte al presidente del WRO, il principale
antagonista della Shinra. Se qualcuno dei suoi colleghi
l'avesse vista e riconosciuta, avrebbe rischiato di essere giustiziata.
All'improvviso fu assalita dall'agitazione: forse questo era troppo, Coley dopo
tutto non era una sua “faccenda”. Non la conosceva
nemmeno, so non per quelle rare volte che l'aveva
vista nel laboratorio. Perciò come mai tanta
preoccupazione?
D'un tratto le ritornarono in mente gli occhi velati di
lacrime della ragazzina, che supplicavano di essere liberata dalle grinfie di
Hojo. Tutti i dubbi di Lilian, di fronte a quel ricordo, sparirono d'incanto.
L'assistente tornò a sfregarsi le mani sulla gonna, prima di spiegare quali
faccende l'avessero spinta a contattare Reeve.
"Innanzi tutto... Grazie per l'aiuto. Non
posso nascondere che sono un po' intimorita dalla clandestinità di questo incontro, comunque ne è valsa la pena, mi creda
signor Reeve."
"Qual'è la cosa che
l' ha spinta sino qui, dottoressa Bellamy?" Reeve chiese, mentre
osservava, con il bicchiere di liquore ancora in mano, la tessera che le
guardie avevano sequestrato da Lilian.
"Gli esperimenti. La follia che si sta consumando
nei laboratori sotterranei della Shinra Corporation. Credetemi.. Siamo tutti in grave pericolo!"
"Mi scusi.. ha detto laboratori
sotterranei?" Reeve chiese appoggiando il bicchiere e distogliendo
l'attenzione dalla tessera, per concentrarsi su Lilian.
"Sì.. si tratta di dieci livelli sotterranei,
accessibili solo al personale del dipartimento scientifico, poca gente
qualificata, dove si svolgono buona parte degli esperimenti del dipartimento.
Si testano e costruiscono armi, si conducono sperimentazioni oltre ogni soglia
d'immaginazione su persone ed animali... e molto altro ancora."
Reeve s'incupì man mano che Lilian proseguiva con la sua descrizione. Il
WRO sapeva di un rafforzamento da parte della Shinra, ma mai avrebbe
immaginato che il conglomerato si stesse riprendendo con tale velocità.
La donna si era interrotta, accorgendosi della perplessità dell'uomo.
"La prego, prosegua... sono curioso di sentire cosa succede alla
Shinra."
Lilian si schiarì la voce e proseguì.
"In realtà io non sono venuta per denunciare l'esistenza di laboratori
segreti. Il presidente Rufus, in collaborazione con un gruppo elitario, ha
approvato un progetto di cui io sono al corrente ed ho
il permesso di seguire, che è qualcosa di tremendo. Vogliono costruire un
esercito su misura, composto d’uomini immortali e.. per fare ciò conducono
degli esperimenti senza scrupoli su di un giovane soggetto, la matrice. Sono
venuta da lei per chiedere di salvare questa persona innocente, prima che sia troppo tardi."
Reeve continuava a mostrare perplessità e ascoltava con attenzione
l'assistente.
"Chi è il supervisore del progetto?"
"Il progetto in questione, denominato in codice Jenova Experiment
Project o JEP, è totalmente in mano al professor Hojo."
Non appena la donna pronunciò quel nome, le guardie si voltarono verso il
tavolo, mentre Reeve, con una strana smorfia, si girò di lato, appoggiandosi
allo schienale della sedia. Fissò la gente che lo circondava, tranquilla e
divertita, poi si rivoltò verso Lilian.
"Hojo.. questo nome dice tante cose. E spiega
anche, come mai lei abbia osato così tanto nel venire
sin qui.. Mi dica, la persona di cui lei parlava, il soggetto degli
esperimenti... conosce la sua identità?" Reeve chiese, cercando di
rimanere impassibile.
Lilian sospirò e prese il bicchiere di Reeve. Ingoiò tutto il rimanente
liquore, assaporando il gusto amaro del liquido che le bruciava la gola. Dopo
aver riposto il bicchiere, diede un piccolo colpo di
tosse e proseguì.
"So solo che il nome è Coley, ed ha circa quattordici anni. E'
tremendo che abbiano scelto di fare tali esperimenti su di una
adolescente indifesa.." Lilian si interruppe,
notando che qualcosa non andava in Reeve. L'uomo la stava fissando, i suoi
occhi si erano misteriosamente arrossati e rimanevano spalancati. Sembrava che
il presidente del WRO fosse sull'orlo di piangere.
"Signore.. c'è qualcosa che non va?"
Reeve continuava ad essere sconvolto.
"Ha.. detto.. che si chiama... Coley?"
Lilian annuì.
"Da quanto è lì, nei vostri laboratori?" Reeve chiese con un filo
di voce.
"All'incirca cinque mesi."
Una lacrima scese dall'occhio sinistro dell’uomo, il quale l’asciugò
prontamente con la manica della
Giacca blu. Il presidente del WRO si ricompose in fretta, schiarendosi la
voce ed ordinando ad una sua guardia di portargli un altro drink. Mentre un uomo in nero eseguiva l'ordine, Reeve e Lilian
proseguirono il loro discorso.
"Perdoni la domanda... ma lei conosce
Coley?" Lilian non riuscì a trattenere la curiosità.
Reeve annuì, prendendo in mano e bevendo buona parte del drink che l'uomo
in nero gli aveva appena portato.
"...Suppongo proprio di sì. Si tratta della figlia di un caro amico.
Mi dica.. è viva? Sta bene?"
Lilian si rattristò nel dover comunicare ciò che Hojo stava facendo a
Coley. La donna, lottando per non lasciarsi trasportare dalle emozioni, raccontò
dei vari e misteriosi interventi subiti dalla ragazza, delle iniezioni di Mako,
delle mutazioni genetiche, e dall'incidente della pistola accaduto due sere
prima. Spiegò con chiarezza e precisione tutti i
"progressi" di Coley, dei maltrattamenti psicologici e fisici che
subiva ogni giorno e della follia di Hojo nel persistere a sparare liberamente
sulla giovane per testare la sua invulnerabilità. Reeve rabbrividì, bevve altri
tre drink durante il racconto e rimase sempre silenzioso. Aveva ricevuto una buona
notizia, quella di Coley ancora viva, ma ora temeva il peggio perchè era nelle
mani di un pazzo. C'erano anche molte altre cose che Reeve temeva.
Hojo sapeva dell'identità di Coley?
L'ansia nel vederla mentalmente chiusa in un laboratorio sola con quell'essere gli suggerì che non c'era tempo da perdere.
L'orologio appeso sulla parete sopra il bancone del bar segnava l'una e
mezza. Buona parte dei lavoratori se ne stava andando e il locale si stava pericolosamente svuotando.
Finito l'ultimo drink, Reeve si alzò, seguito da Lilian.
"Le devo un grande favore signora Bellamy, il
suo coraggio e la sua dignità mi hanno aiutato a ritrovare una persona che
temevo fosse persa per sempre. I miei uomini la accompagneranno a casa, e le
lasceranno un mio recapito, con il quale saprà dove trovarmi in luogo più
sicuro di questo locale popolare. Non tema, Coley ora
ha speranza di salvarsi."
Lilian sorrise, e strinse con affetto la mano di Reeve.
"Ah.. dimenticavo di dirle che Coley è tutto,
fuorché una ragazza indifesa.." Reeve sbottò verso Lilian. La donna lo
fissò per un istante e poi i due si salutarono, congedandosi: lei uscì seguita
da due uomini in nero, mentre Reeve lasciò il bar dall'uscita sul retro,
accompagnato da un solo uomo. Nascosto nel vicolo buio dietro il locale, lo
attendeva una lussuosa macchina nera. Reeve entrò nella parte posteriore,
mentre la guardia prese il posto dell'autista. La
macchina partì a fari spenti, percorrendo le strade spettrali di Midgar e
dirigendosi verso la vicina Kalm.
Reeve prese il suo PHS, compose un numero che ormai sapeva a memoria e si
portò il telefono vicino l'orecchio destro. Passarono diversi
squilli a vuoto, prima che una voce femminile, molto addormentata, rispondesse
dall'altra parte.
"..P-ron-to..?"
"..Gaia? Sono Reeve, ho bisogno di uno dei tuoi genitori." Reeve chiese, sobbalzando per le scosse ricevute
dall'auto.
"Reeve..? Ma sono le due..! E... cos'è questo rumore di sottofondo?"
"Sono in macchina.. senti Gaia, è molto
urgente!"
"Va bene... va bene.. attendi in
linea..."
Gaia, una giovane ragazzina di quindici anni, appoggiò il telefono sul
mobile di legno della sala, premendo il pulsante d’attesa. Trascinandosi le
gambe, percorse con sonnolenza le scale che la condussero al secondo
piano. Attraversò il corridoio, passò la propria camera e si fermò davanti alla
porta successiva. Senza neanche bussare, aprì faticosamente la porta della
stanza dei genitori e proseguendo nel buio giunse in prossimità della sponda
del letto. Gaia allungò una mano e la appoggiò sulla spalle
di uno dei suoi genitori, probabilmente si trattava di sua madre.
"Mamma.. c'è Reeve al telefono..." Gaia
mugugnò scotendo la spalla della madre.
La donna emise un lamento incomprensibile, ma continuò a dormire.
"Mamma.. dice che è urgente..."
La madre sbadigliò, e si alzò dal letto, mentre Gaia, completato il suo
lavoro se ne tornò a dormire. La donna si vestì con la propria camicia da notte
che teneva sulla poltrona vicino al letto. Cercò di uscire silenziosamente, ma
inciampò in un paio di ciabatte che si trovavano sul suo percorso, svegliando
il compagno.
"Cos'è?" l'uomo chiese con la voce impastata dal sonno.
"Nulla, dormi pure, io torno subito."
La donna arrivò in sala, scendendo in fretta le scale. Raggiunse il mobile
ed impugnò il telefono.
"Pronto?"
"Tifa sono Reeve. Ho ricevuto una buona notizia. Più che
buona.. anzi un miracolo."
Tifa percorse la sala e si lasciò cadere sul
divano. I capelli le caddero davanti agli occhi, ma non appena si fu sistemata,
cercò di pettinarsi.
"Un miracolo? Vuol dire che il contingente
dei Deepground si è ritirato dal reattore di Corel?"
"No, no Tifa. Parlo di un miracolo vero e proprio."
Tifa si rabbuiò in volto.
"In questo momento non mi viene in mente nulla, Reeve. Se è qualcosa
di più importante di Corel... allora non saprei. Dato
l'orario, spero per te che sia qualcosa degno
d’attenzione." Tifa spiegò, mentre si stendeva
completamente sul divano della propria sala.
"Coley è
viva"
Quelle tre parole fecero trasalire la donna. Tifa si alzò
di scatto, sedendosi sul divano. D'un tratto il sonno
lasciò le sue membra. Lo shock fu tale che Tifa non
seppe più cosa dire.
"O cielo.. l' hai detto a Yuffie? Wutai Lo
sa? E Barrett? Hai chiamato Cid? Shera morirà sul colpo!” Tifa, dopo il silenzio iniziale cominciò
a parlare come in preda ad una forte agitazione. Non si accorse che aveva
alzato il tono della voce, svegliando il marito. L'uomo scese parte delle scale
e si fermò sul penultimo gradino ad osservare Tifa.
Capì che era successo qualcosa.
"Tifa... è tutto a posto?"
Tifa si scusò con Reeve e si voltò per rispondere
al compagno. Gli fece cenno di avvicinarsi, mentre riprendeva la telefonata.
"Reeve, ti passo Cloud. Io intanto vedo di chiamare Yuffie."
Tifa, alzandosi, passò il PHS a Cloud, che prese il
posto della moglie sul divano.
"Cos'è successo? I Deepground hanno lasciato
Corel?" Cloud chiese.
"No. Mi sono
appena visto con una ricercatrice della Shinra. Dice
che Hojo ha con sé Coley, che è viva ma è vittima di una serie di esperimenti,
di cui è la matrice. Cloud, dobbiamo intervenire e subito."
Cloud rimase colpito dalla notizia, ma naturalmente i suoi occhi azzurri
non tradirono alcuna emozione. Fissò Tifa, che era
uscita dalla sala, ed ora stava tornando con in mano
un altro telefono.
La donna compose velocemente un numero e si portò subito il telefono
all'orecchio. Cominciò a camminare avanti e indietro, di fronte Cloud, in attesa di risposta.
"Cercheremo di contattare Yuffie e gli altri, poi ti richiameremo.
Grazie Reeve. Buonanotte." Cloud terminò la chiamata,
concentrandosi su Tifa. All'ennesimo squillo a
vuoto, la donna riattaccò, fermando la sua camminata nervosa. Cloud e Tifa si osservarono per un istante. Cloud impassibile come al solito, Tifa preouccupatissima.
"Richiamerà, non temere. Torniamo a letto ora." Cloud confortò Tifa, invitandola a seguirlo verso la stanza da
letto. Era troppo tardi e la stanchezza non avrebbe aiutato
i due a difendere Coley.