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Autore: BlackColey    29/06/2007    5 recensioni
Ambientato dopo Dirge of Cerberus, ma ignorando ciò che è accaduto, la storia si concentra sulle nuove vite degli ex-membri Avalanche, con l'aggiunta di nuovi personaggi.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1:

Salve a tutti! Questa storia è molto incompleta e accetto suggerimenti e consigli di qualsiasi genere… anche insulti se non vi piace… Ma vi prego, datele almeno una chance! Gli eventi si svolgono in un tempo indefinito dopo gli eventi di Dirge of Cerberus ignorando quello che sia accaduto in quel gioco (capirete perché :P), e seguono le storie e le avventure (principalmente drammatiche, ovvio!) di molti personaggi, in particolare delle coppie Cloud e Tifa, Vincent e Yuffie con l’aggiunta di alcuni personaggi originali. Se vi interessa sapere di più sui nuovi personaggi creati da me, potete contattarmi, ho la possibilità di mostrarvi disegni e quant’altro.

 

Grazie e buona lettura! :D

 

DISCLAMER: no, i personaggi di Final Fantasy VII e Square-Enix non sono miei purtroppo… L e neanche i Good Charlotte.. PER FORTUNA!

 

 

Capitolo 1:

 

Is anybody listening?
Can they hear me when I call?
I'm shooting signals in the air
'Cause I need somebody's help
I can't make it on my own
So I'm giving up myself
Is anybody listening?
Listening

I've been stranded here and I'm miles away
Making signals hoping they'd save me
I lock myself inside these walls
'Cause out there I'm always wrong
I don't think I'm gonna make it
So while I'm sitting here
On the eve of my defeat
I'll write this letter and hope it saves

 

S.O.S –Good Charlotte-

 

La notte è madre e orditrice di complotti. Con inganni e mistero cela nelle tenebre tutto il male del mondo, come un vaso di pandora. Il giovane presidente della Shinra Corporation, lasciava la sua mente libera da timori e stringeva la mano alla complicità della sera per ordire i suoi nuovi piani. Seduto sulla sua sedia a rotelle, costretto a convivere con un corpo martoriato da un'orrenda malattia, Rufus scorreva i suoi occhi azzurri sui profili notturni di una Midgar a pezzi.

Un tempo questa città era il centro del mondo, ora è solo un mucchio di spazzatura.

Con l'aiuto dei Deepground Soldiers, la Shinra aveva ottenuto una nuova sede operativa, un'imponente palazzo di venti piani circa, di cui dieci sotterranei. Non era di certo grande come il precedente grattacielo, ma riusciva in ogni modo a sovrastare con autorità le macerie di Midgar. Il presidente passava buona parte della giornata nel suo nuovo ufficio, una stanza enorme situata all'ultimo piano del palazzo, controllando e gestendo la sua corporazione, che diventava sempre più potente di giorno in giorno. Soffitti, pavimenti e pareti erano ricoperti di un prezioso marmo nero, che s’intonava perfettamente con l'umore del giovane Rufus; al centro della stanza vi era una lussuosa scrivania, sulla quale era stato impiantato un monitor che al momento trasmetteva l'immagine di una vasca di contenimento contenente una persona.

Rufus distolse lo sguardo dalla vetrata quando sentì alle sue spalle l'arrivo di un estraneo. Nonostante la stanza fosse illuminata dalla scarsa luce proveniente dall'esterno della vetrata, Rufus riconobbe all'istante la sagoma formosa di Scarlet.

"Siamo passati alla fase due, presidente." Scarlet disse avanzando verso la scrivania ancora di qualche passo prima di fermarsi. Ora Rufus poté riconoscere alcuni lineamenti del volto della donna, illuminati dalla luce lunare.

"Bene." Rispose, poggiando le mani sulle ruote della sua sedia e facendo leva su di esse. Si spostò di lato, rivolgendosi totalmente verso Scarlet.

"Il soggetto reagisce con profitto agli esperimenti."

Rufus ascoltò le parole di Scarlet, rivolgendo lo sguardo verso il monitor. L'immagine mostrava ora la vasca di contenimento completamente vuota.

"Molto bene.." rispose assentemente, continuando a fissare la luce bluastra del monitor.

"... ora voglio vederla."

Scarlet sorrise maliziosamente, nascondendo i suoi sentimenti avversi nell'oscurità della stanza.

"Temo che il professore non sia d'accordo." La donna affermò, appoggiando le sue mani sulla scrivania.

"Sai che non mi interessa la sua opinione. Portami da lei."

Scarlet sospirò, scostandosi con stizza una ciocca di capelli dal volto. Attese che il presidente la raggiungesse e poi gli fece strada fino agli ascensori.

 

Lilian, assistente di grado elevato del laboratorio sotterraneo della Shinra Corporation, sobbalzò da dietro la sua scrivania, non appena vide il presidente e Scarlet uscire dall'ascensore numero uno. La ragazza si alzò di scatto, gettò in fretta nel cestino alcune cartacce che disordinavano la sua postazione e poi si sistemò in fretta i capelli. Scarlet, che procedeva più velocemente del presidente, si avvicinò a Lilian, guardandola con disprezzo.

"Il presidente desidera vedere i progressi dell'esperimento. Comunica al professore del suo arrivo." Lilian fece per rispondere negativamente alla richiesta scortese di Scarlet, poiché il professore aveva fatto esplicita richiesta di non ammettere estranei ali laboratori, ma non appena Rufus le fu di fronte, abbassò lo sguardo ed impugnò la cornetta del telefono. Lilian ci mise poco a comunicare ciò che le era stato riferito: dopo un paio di sì e di no ottenne il permesso di entrare.

"Prego, seguitemi." Lilian disse con calma, uscendo dalla sua postazione. A causa della sedia di Rufus percorsero a rilento un corridoio asettico, che conduceva ad una grossa porta metallica, illuminata di viola, come il resto dell'ambiente, dai faretti situati sul pavimento ai lati del passaggio. Lilian si fermò di fronte alla porta, estrasse con attenzione una scheda dalla tasca del camice e la passò due volte sul lettore posto a sinistra della parete. Una ventata di fumo bianco uscì da sotto la porta, non appena questa si aprì lentamente. L'aria all'interno dalla nuova stanza era notevolmente fredda, impregnata pesantemente di un odore simile a cloro.

"Perdonate le emanazioni, ma questi ambienti devono essere totalmente sterili." Lilian spiegò, continuando a camminare, senza rivolgersi ai suoi interlocutori. La stanza, un laboratorio d’ultima generazione, pieno di monitor, computer, macchinari enormi ed inquietanti, era deserto. Nessuno scienziato si dedicava al proprio lavoro davanti ad un microscopio o nessun assistente era intento a trascrivere dati: questo non c’entrava con l’orario insolito della visita, i macchinari presenti erano totalmente autosufficienti, perciò bastava solo qualche tecnico per le revisioni mensili. Senza dubbio un vantaggio: significava più segretezza sugli esperimenti, e meno soldi da elargire in stipendi. Lilian, Scarlet e Rufus giunsero alla fine della stanza, dove si trovava una grossa vasca di contenimento, collegata ad altri congegni mediante dei tubi.

"Così ha già superato la prima fase." Rufus si rivolse a Lilian, dopo aver scrutato alcune gocce di uno strano liquido verde sul pavimento. L'assistente, sorrise con grazia, prima di rispondere.

"L'esposizione ad un tasso elevato d’energia Mako ha dato i suoi frutti prima del previsto. Il professore è soddisfatto, non si aspettava una risposta così immediata."

Scarlet lasciò i due soli, mentre discutevano dell'esperimento in corso. Si allontanò dalla vasca verso un tavolo di metallo, facendo attenzione a non calpestare con i suoi tacchi nuovi lo strano liquido verde, ricoperto di provette e montagne di carta. Notò che buona parte delle provette conteneva sangue e recava sulle etichette date molto recenti.

Che sia il sangue della ragazza?

Una delle provette sembrava riportare il nome del soggetto a cui era stato prelevato tutto quel sangue. Scarlet fece per allungare la mano per girare l'etichetta, quando fu frustata da una matita sulle dita. La donna si arrestò ed alzò furiosamente lo sguardo, per vedere chi l'aveva colta alla sprovvista.

"Nessuno tranne me mette le mani sul materiale di questo laboratorio."

Scarlet, si massaggiò la mano colpita ed osservò il suo disturbatore con cattiveria. L'uomo non la considerò ed avanzò zoppicando verso Lilian e Rufus. L'assistente fece un profondo inchino di riverenza verso il nuovo arrivato, mentre Rufus rimase impassibile.

"Professor Hojo, il presidente desidera vedere i progressi dell'esperimento JEP3-3" Lilian annotò.

Hojo sogghignò, appoggiando sul tavolo delle provette la cartella e la matita che recava in mano. Prima di parlare guardò ancora una volta Scarlet. La donna, irritata alzò gli occhi al cielo e si congedò.

"Con questo io ho finito. Me ne vado." Scarlet lasciò la stanza, dopo che Rufus la salutò con un gesto della mano.

Hojo sembrò visibilmente sollevato. Lui e Scarlet non andavano molto d’accordo per svariati motivi. Si riaggiustò gli occhiali con l'indice della mano destra e si avvicinò alla vasca vuota.

"Finalmente ho l'occasione di lavorare su di un soggetto dal potenziale illimitato. Sono sicuro che il risultato finale sarà più che ottimo. JEP3-3 sarà integrata nei Deepground Soldiers senza alcun problema." Hojo parlò fissando la propria immagine distorta dal riflesso del vetro della vasca.

"Voglio vederla." Rufus ordinò, il suo tono di voce freddo ed autorevole.

Hojo rimase immobile, con le mani raccolte dietro la schiena ingobbita, silenzioso per diversi istanti. Poi rispose.

"Non sono d'accordo."

Rufus, che si aspettava una tale risposta da parte del professore, rise con disapprovazione. Fece per alzarsi dalla sedia, con molta fatica e raggiunse l'equilibrio sui propri piedi dopo qualche incertezza. Lilian lo guardò alzarsi con timore, tenendosi pronta ad aiutarlo in qualsiasi momento. Ora Rufus e Hojo erano uno di fronte all'altro, in piedi e con gli sguardi fissi uno sull'altro.

"Anch'io non ero d'accordo a riaverti qui, non dopo tutti i tuoi fallimenti che mi hanno portato alla rovina e non dopo aver visto in che mostro ti eri trasformato a causa delle cellule di Jenova. Eppure..."

Hojo si trovò spiazzato. Non poteva ribattere dopo la verità che gli era stata rinfacciata. Era solamente grazie a Rufus se si era potuto risollevare dall'oblio in cui era precipitato. Essere di nuovo in un laboratorio, poter lavorare ancora ad un progetto ambizioso di sua invenzione, erano le sue uniche ragioni di vita. No, forse c'era anche la vendetta che stava finalmente portando a termine con i suoi ultimi esperimenti.

Il professore annuì e Rufus si tornò a sedere sulla sua sedia. Con un sospiro di sollievo, si riposò alcuni istanti prima di seguire il professore e Lilian verso una nuova sezione del laboratorio.

 

"Il professore chiama questa stanza, Il Tempio." Lilian bisbigliò a Rufus, mentre aspettavano che Hojo aprisse la porta. I tre entrarono, il professore davanti a tutti. L'ambiente era completamente buio, eccetto per poche lucine verdi e rosse, probabilmente spie di un qualche macchinario. Hojo conosceva a memoria i suoi laboratori, e movendosi attraverso il buio con molta sicurezza raggiunse gli interruttori della luce. Dopo un rumore secco, le luci si accesero.

Rufus si accorse di trovarsi su di una passerella metallica sopraelevata: il laboratorio vero e proprio si trovava al piano inferiore, e per osservare meglio i dintorni, si avvicinò alla balaustra della passerella. Abbassò lo sguardo e finalmente vide il suo prezioso esperimento.

Al centro della stanza inferiore, adagiata su di una barella e coperta sino alle spalle da un telo bianco, c'era il corpo di una ragazza.

 

… io non credevo..

 

Rufus si perse ad osservare i lineamenti delicati del volto della ragazza. Capelli corvini corti e tinti di rosso sulle punte, palpebre velate di scuro, ciglia lunghe, labbra dischiuse, carnose e violastre, la sua pelle che si distingueva a fatica dal candore delle coperte. Il corpo che emergeva da sotto il telo era molto esile, ma di statura alquanto elevata per essere quella di una giovane ragazza. Quella figura così eterea fece trasalire i sensi di Rufus, che ignorarono per un attimo la presenza di Hojo e Lilian.

Il professore intanto aveva raggiunto la fine della passerella, raggiungendo le scale che conducevano al piano inferiore. Aveva percorso in fretta ogni gradino, zoppicando come il solito, sino ad arrivare di fianco alla barella. Hojo fissò la ragazza, e le scostò il telo, scoprendole le spalle e la parte alta del petto. Rufus notò che all'altezza del cuore della giovane, c'era una grossa cicatrice da arma da fuoco.

 

…Allora è davvero....

 

"Che destino crudele per una ragazza di quattordici anni" Lilian pronunciò queste parole, come se fosse stato un pensiero ad alta voce. Si trovò molto imbarazzata quando si accorse che Rufus l'aveva sentita. Mentre continuava ad essere osservato da Lilian e Rufus, Hojo prese una siringa da un carrello vicino la barella, la riempì di una sostanza nera e la iniettò nel collo della ragazza. Passarono circa venti secondi, prima che la ragazza aprisse gli occhi di scatto, risvegliandosi con uno spasmo ed inarcando la schiena. Respirava a fatica, e teneva la bocca aperta in cerca d'ossigeno. O forse tentava di urlare, ma la voce non le usciva dalla gola. La sostanza iniettata era energia Mako, liquida ma con una concentrazione elevatissima. Di certo quest’iniezione era molto dolorosa, perciò la ragazza continuava a contorcersi sulla barella. I suoi sforzi erano inutili, poiché era stata legata alle caviglie e ai polsi, ma nonostante ciò continuava a muoversi disperatamente. Hojo le fece un'altra iniezione (dopo diversi tentativi) e la ragazza cominciò a calmarsi. Ora era quasi immobile, ma continuava a respirare a fatica, con grossi sospiri.

Rufus osservò impassibile il dolore visibile della ragazza, prestando molta curiosità al colore delle iridi, scarlatti, come se le avessero iniettato del sangue direttamente negli occhi.  

 

Davvero inquietante, ma la cosa non mi stupisce. 

 

"Sei sveglia ora, JEP3-3. Ti ho riportato in vita…" Hojo guardò con freddezza gli occhi del suo esperimento.    

"..Io.. Ho.. un..nome.." La ragazza rispose con un filo di voce.

 

Coley, il tuo nome è Coley..

 

"Il tuo nome non m’interessa. Tu per me sei e resterai JEP3-3"

La ragazza sembrò alterata dalla risposta, e tra uno spasmo e l'altro, socchiuse gli occhi, lasciando che alcune lacrime le solcassero il viso.

"..Perché?"

"Oh, no... non ancora!" Hojo ribatté, alzando la voce. Riteneva che il pianto fosse una delle cose più insignificanti esistenti al mondo, e soprattutto non voleva che il suo esperimento mostrasse tali debolezze emotive.

Coley, d'altro canto, ignorò il tono di rimprovero del professore. Si concentrò sulle cinghie che le stringevano con forza i polsi. Sfregò fino a farsi sanguinare la pelle, cercando di liberarsi dalla fredda stretta della barella. Nuove lacrime le scesero dagli occhi, non appena vide il professore preparare un'altra iniezione.

"Vediamo se ora ti calmi." Hojo disse a denti stretti, sibilando come se fosse un serpente. Mentre era già chino su Coley e con la mano destra pronta ad iniettare la siringa nel collo della giovane, voltò la testa verso il presidente e l'assistente.

"Il vero potenziale di questo soggetto si manifesta quando raggiunge uno stato d’incoscienza." Hojo urlò, per farsi sentire sino in cima alla passerella. Lilian si portò una mano davanti alla bocca, per coprire la sua smorfia di disapprovazione, riguardo quello che Hojo avrebbe fatto al più presto. Rufus non batté ciglio.

Il professore appoggiò con forza il proprio ginocchio sul petto della ragazza, per bloccare ogni fastidioso movimento da parte di essa. Poi, con velocità e decisione, conficcò l'ago nello stesso punto di prima e svuotò l'intera siringa nelle vene di Coley. La ragazza cominciò ad urlare come se fosse un animale feroce, si contorceva con una violenza inaudita, fino a spezzare una delle cinghie.

Hojo, che nel tentativo d’iniezione precedente, si era scompigliato i capelli ed aveva lasciato cadere i suoi occhiali sino a raggiungere la punta del naso, guardò con soddisfazione la sofferenza di Coley. Le urla della ragazza riempivano la stanza, facendo rabbrividire Lilian. Rufus si voltò verso l'assistente, nell’attesa di spiegazioni.

Lilian cercò di ricomporsi, mantenendo a fatica un'espressione impassibile. Si passò una mano sul collo, un evidente segno di stress.

"Il professore le provocherà uno stato d’incoscienza farmacologicamente indotto. E' un'esperienza molto dolorosa. Dopodichè potrà mostrarle alcune abilità del soggetto."

"Ma non è pericoloso portarla a questi limiti?" Rufus chiese. I suoi occhi brillarono per un istante, come se pregustassero la risposta affermativa dell'assistente.

"Abbiamo precauzioni d’ogni genere, nel caso l'esperimento diventi troppo aggressivo."

Lilian si avvicinò alla balaustra, appoggiando le mani sul corrimano della passerella. Osservò il professore misurare i battiti cardiaci della ragazza con uno strano marchingegno. Dopo aver annotato i dati su di un foglio sopra il carrello, Hojo slegò le caviglie e il rimanente polso della giovane. Coley si calmò all'istante. I suoi respiri si fecero lenti e profondi, lo sguardo rimaneva fisso sul soffitto del laboratorio mentre i polsi sanguinanti erano a penzoloni dalla barella.

"Alzati, e siediti." Hojo ordinò, girando le spalle alla ragazza. Camminò verso una cassettiera piena di documenti relativi ad esperimenti in corso. Aprì un cassetto e frugò per un po' al suo interno.
Coley, nello stesso tempo, si alzò a fatica, sistemandosi come le aveva ordinato il professore. La ragazza teneva i suoi occhi scarlatti fissi sull'uomo, come se fosse nell’attesa di un ordine. La quantità impressionante di Mako che le era stata iniettata, l'aveva drogata, rendendola vulnerabile come una marionetta. Inutile specificare che a muovere i fili, vi fosse la mente contorta di Hojo.

Il professore terminò la sua ricerca, chiudendo il cassetto. Si voltò velocemente verso la ragazza, alzò la mano sinistra verso di essa, impugnando una piccola pistola. Non ci pensò due volte prima di aprire il fuoco verso l'indifesa Coley. Seguirono nella manciata di pochi istanti un sibilo, prodotto dal proiettile che tagliava in due l'aria gelida del laboratorio, un urlo da parte di Lilian e il tonfo del corpo di Coley sul pavimento.

Rufus spalancò gli occhi, sorpreso dall'azione improvvisa del professore. Il corpo della ragazza giaceva a pancia in giù, immerso in una pozza di sangue scuro. Il proiettile l'aveva colpita di sicuro al cuore, eliminando ogni speranza di salvezza. Lilian non ebbe il coraggio di guardare la scena e si lasciò cadere a terra, dando le spalle al laboratorio.

Hojo si avvicinò al cadavere di Coley, la girò sulla schiena con la punta della scarpa, e poi si chinò di fianco ad essa. Osservò come il sangue sul pavimento brillasse in controluce di verde smeraldo, lo stesso verde tipico dell'energia Mako allo stato più che puro.

"Osservi.. l'immortalità di questa ragazza, la sua invulnerabilità... Sarà la numero uno, così come saranno ' numeri uno ' tutti i soldati che creeremo da quest’individuo perfetto." Hojo urlò.

La grossa ferita sul petto di Coley cominciò a rimarginarsi in fretta per poi scomparire totalmente, fino ad espellere il proiettile, che cadde a terra scivolando dal corpo. Rimase solo l'ombra del colpo, una brutta cicatrice al fianco di quella già esistente. Passati alcuni minuti la ragazza ricominciò a respirare, non appena il naso si fu liberato dal sangue dovuto allo sparo. Seguirono alcuni colpi di tosse e Coley riaprì gli occhi, ancora più scarlatti di prima.

"Incredibile..." Rufus sussurrò, lasciando la bocca dischiusa dallo stupore. In neanche cinque minuti aveva assistito alla morte e alla rinascita di una persona.

Hojo notò l'espressione di Rufus e si crogiolò nella soddisfazione dovuta al risultato positivo dei suoi esperimenti. Lasciò il laboratorio, dopo aver preso un fascicolo dalla cartellina rossa, salì le scale e raggiunse il presidente della Shinra. Prima di congedarsi, lanciò la cartella sulle gambe di Rufus ed ordinò a Lilian di occuparsi della ragazza. Poi, come un'ombra, scivolò fuori della porta, scomparendo nell'oscurità dell'altro laboratorio.  

 

Rufus salutò la giovane Lilian e tornò al suo ufficio. Hojo era sparito e così il presidente non aveva avuto occasione di chiedere alcune spiegazioni riguardo agli avvenimenti che aveva visto nel laboratorio. Una volta arrivato, si sistemò in fondo alla stanza, di fianco all'enorme vetrata. Strinse tra le mani il fascicolo che Hojo gli aveva dato scortesemente. Si trattava di della cartella clinica di Coley.

 

Lilian attese che la calma fosse tornata nel laboratorio, prima di scendere al livello inferiore per prendersi cura di Coley. Prese un telo pulito da un armadietto, e corse verso la barella dove appoggiò la coperta, prima di chinarsi sulla giovane.

La sollevò da terra, appoggiandole le mani sotto le braccia. Coley non fece alcuna resistenza, sembrava ancora attutita dalla sostanza velenosa che le scorreva a fiotti nelle vene. La mise a sedere, notando che era completamente sudicia di sangue.

"Che cosa ti stanno facendo..." Lilian le disse, accarezzandola sul volto, macchiato da qualche spruzzo di sangue. C'era molta dolcezza in quelle parole, e Coley le rispose, sbattendo le ciglia ripetutamente.

"Guardati.. sei talmente disfatta che non riesci nemmeno a parlare, vero?" Lilian proseguì, mentre le puliva grossolanamente il sangue dal petto e dal viso. L'assistente capì che era necessario cambiarle la biancheria intima, gli unici indumenti che Coley portava ormai da giorni. 

Coley afferrò il polso di Lilian, bloccando i suoi movimenti.

"Portami a casa ti supplico.." La giovane bisbigliò con un filo di voce roca, fissando con i suoi bellissimi occhi il volto impaurito dell'assistente.

"Non posso.. io non..." Lilian rispose, usando altrettanto un tono di voce basso.

".. Ti.. supplico.." Gli occhi di Coley brillarono, velati dalle lacrime.

Il cuore di Lilian fece un tonfo, precipitando in fondo allo stomaco. Non aveva né i mezzi né l'autorità per sottrarre questa piccola ragazza dalle grinfie di Hojo. Coley apparteneva a Hojo. Lilian considerava l'adolescente che aveva a pochi centimetri di distanza come una piccola bambina smarrita. Hojo, al contrario, vedeva solo un corpo senza identità, altra carne da macello per sperimentare l'ultimo progetto contorto, appoggiato dalla Shinra.

Soldati d’ultima generazione. Uomini capaci di resistere alle pallottole, dalle risorse illimitate, dalla forza di una bestia infernale. Era questo quello che cercavano Rufus, Hojo e alcuni degli ufficiali Zvet dell'esercito dei Deepground. Uomini immortali ed invulnerabili. Coley sarebbe stata la numero uno, la madre di tutti quei futuri soldati che riavrebbero portato il mondo sotto il dominio della Shinra. Lilian ignorava che dietro la sete di sperimentazione del Professore, si celasse la vendetta per un torto subito quasi vent'anni addietro. Un rimorso che Hojo si porta nel cuore e al quale presto avrebbe dato sfogo.

Lilian sospirò, mentre Coley le rilasciava il polso.

"Non posso... io sono solo un'assistente e nient'altro. Il professore prende le decisioni qui dentro." Lilian pronunciò queste parole con dispiacere, perchè sapeva perfettamente che non la pensava a quel modo.

Coley iniziò a piangere. Cercò di nascondere le lacrime e di soffocare i suoi singhiozzi violenti dietro le proprie mani esili. Lilian la fissò per un po', sentendosi in colpa per quello che aveva detto. Anche se poteva sembrare una cosa inadeguata in un momento simile, l'assistente posò lo sguardo sul suo orologio da polso. Erano ormai le due di notte.

Lilian si alzò ed invitò Coley a fare lo stesso. La ragazza obbedì, e si tornò a sedere sulla barella. Poi si lasciò cadere all'indietro, tornandosi a sdraiare con un tonfo. Lilian la coprì con la coperta, promettendole che il giorno successivo le avrebbe procurato dei vestiti puliti. Coley, ancora scossa dal pianto, non rispose. Lilian proseguì nel suo solito lavoro, pulendo il pavimento e mentre asciugava l'ultima parte di sangue rimasto, notò il piccolo proiettile. La donna si fermò, impugnando la scopa con forza. Si fece coraggio prima di esternare la sua curiosità.

".. Fa male.. vero?" Lilian chiese. Ma non ottenne mai una risposta. Capì che Coley non provava più alcuna fiducia nella giovane assistente. Per un attimo era stata la sua unica speranza, ma dopo le parole che Lilian aveva pronunciato, Coley l'aveva catalogata come l'ennesima fedele a Hojo, una perdita di tempo e basta.

Lilian terminò i suoi lavori, salutò ad ogni modo Coley e prima di spegnere le luci ed uscire dal laboratorio, la fissò un'altra volta.

Non è mai troppo tardi continuò a ripetersi tra se e se tutta la notte.

 

Rufus era ormai giunto alla fine del fascicolo riservato al progetto Jenova Experiment Project, meglio conosciuto con il nome della diretta interessata, la giovane Coley. I Deepground Soldiers l'avevano catturata cinque mesi prima, durante una pericolosissima imboscata a Nibelhime. Durante l'attacco, morirono molti cittadini, diversi soldati della fazione del WRO e Coley stessa, freddata davanti a tutti i suoi amici e familiari da un colpo di pistola partito da Scarlet. Il cadavere della giovane, catalogato A1, in altre parole mortalmente pericoloso, fu portato a Midgar ed affidato ad Hojo. Il professore capì al volo che Coley era più che speciale, perfetta per realizzare il progetto di Rufus.

Hojo passò i successivi due mesi a lavorare sul corpo della ragazzina, andandone a modificare diverse volte il proprio DNA, oppure iniettando massicce quantità d’energia Mako. Dopo una serie infinita d’esperimenti contro ogni morale umana, Hojo trovò la combinazione giusta per riportare in vita Coley. I rimanenti tre mesi furono un esclusiva di Hojo. Nessuno, nemmeno Rufus, conosceva che cosa Hojo avesse fatto sul corpo della povera Coley. Mutazioni genetiche, strani trapianti, iniezioni di Mako... cos'altro avrebbe potuto escogitare la mente perversa di Hojo? Rufus se lo chiese diverse volte, e continuò ad essere crucciato da questo dubbio persino mentre chiudeva la cartellina rossa. Rimase a pensare a questo, con il fascicolo stretto tra le mani e la testa appoggiata allo schienale dalla propria sedia.

 

 

 

Era passato un giorno dalla macabra dimostrazione di Hojo nel laboratorio. Lilian aveva passato le precedenti 24 ore a pensare alla povera Coley, al rimorso per non averla aiutata come desiderava, alla colpevolezza nell'essere complice ad un progetto disumano. Per questo aveva contattato in segreto una persona che l'avrebbe aiutata a portare giustizia a Coley.

"Incontriamoci alle 23, nel bar vicino alle rovine del settore 4." Una voce maschile le aveva ordinato dall'altra parte della cornetta.

Lilian attese la fine del suo turno al laboratorio del Livello S10, riordinò la propria postazione, si assicurò d’essere sola e si diresse verso gli spogliatoi. Aprì il suo armadietto, si sfilò il camice e lo ripose con cura nel rispettivo appendiabiti. Si guardò allo specchio, cercando di aggiustare la gonna marrone e la camicia bianca con alcune pacche. Una volta soddisfatta prese una spazzola da sopra uno scompartimento dell'armadietto e si pettinò i suoi capelli fulvi. Terminati i brevi preparativi, si accorse di essere in perfetto orario e lasciò con tranquillità l'edificio della Shinra Corporation.

Il bar, nonostante la tarda ora, era pieno di clienti, più che altro lavoratori notturni che prestavano servizio per ricostruire la città. I lavori a Midgar non si fermavano mai. Lilian sembrava risplendere nella luce soffusa del locale, con la sua bellezza semplice, ed attirò diversi sguardi non appena entrata. La donna si guardò attorno, in cerca del suo uomo. Lo vide subito, seduto all'ultimo tavolo nell'angolo più buio del bar.

Si avvicinò portandosi una mano sul petto e mordendosi un labbro per lo stress. Non fece in tempo a raggiungere il tavolo che le interessava, quando tre uomini vestiti di nero e rosso le sbarrarono la strada. Lilian indietreggiò intimorita.

"Non ti preoccupare, devono solo perquisirti. Dopotutto sei ancora una dipendente della Shinra." L'uomo avvolto ancora nella penombra parlò con calma. Lilian riconobbe la stessa voce con cui aveva parlato al telefono la mattina precedente.

Gli uomini la perquisirono, sequestrandole il cellulare e le tessere d'identificazione che teneva in tasca della gonna. Poi le fecero cenno di sedersi al tavolo. Appena Lilian si accomodò, le guardie circondarono il tavolo, coprendo la sua figura e quella dell'altro uomo.

"Mi devo scusare ma.. non ci si può mai fidare della Shinra." L'uomo disse alzandosi, porgendo la mano verso Lilian.

Finalmente la giovane assistente vide l'aspetto del suo interlocutore: un uomo alto, molto distinto, vestito in un'elegante completo blu elettrico, dai capelli lunghi raccolti in una coda, occhi scuri e profondi e un pizzetto che gli copriva il mento pronunciato. Lilian strinse la mano dell'uomo.

"Capisco... il mio nome è Lilian Bellamy, assistente di grado elevato nel dipartimento di ricerca scientifica della Shinra."

L'uomo annuì, lasciando la presa di mano e si tornò ad accomodare. Lilian attese qualche secondo, fissando l'uomo e nell’attesa che anch'egli si presentasse. L'uomo, non comprendendo come mai Lilian lo stesse fissando, inarcò un sopracciglio.

"..Qualcosa non va, signora Bellamy?"

Lilian si sfregò le mani sul grembo e fissò la superficie liscia del tavolo.

"Lei non si presenta?"
L'uomo sogghignò sommessamente, ma Lilian percepì lo stesso il sarcasmo.

"Non è il posto adatto per presentarsi. Ma, mi chiami pure Reeve." L'uomo rispose sorridendo.

Lilian alzò di scatto lo sguardo su Reeve.

"..Reeve, QUEL Reeve?" Lilian bisbigliò, cercando di non farsi sentire da altri.

Reeve annuì.

"Non se lo aspettava?"

"Beh.. non mi aspettavo che il WRO potesse prestarmi così tante attenzioni..."

Reeve tornò a sorridere, e bevve un sorso del liquore che aveva ordinato prima dell'arrivo della donna.

Lilian si trovava di fronte al presidente del WRO, il principale antagonista della Shinra. Se qualcuno dei suoi colleghi l'avesse vista e riconosciuta, avrebbe rischiato di essere giustiziata. All'improvviso fu assalita dall'agitazione: forse questo era troppo, Coley dopo tutto non era una sua “faccenda”. Non la conosceva nemmeno, so non per quelle rare volte che l'aveva vista nel laboratorio. Perciò come mai tanta preoccupazione?

D'un tratto le ritornarono in mente gli occhi velati di lacrime della ragazzina, che supplicavano di essere liberata dalle grinfie di Hojo. Tutti i dubbi di Lilian, di fronte a quel ricordo, sparirono d'incanto. L'assistente tornò a sfregarsi le mani sulla gonna, prima di spiegare quali faccende l'avessero spinta a contattare Reeve.

"Innanzi tutto... Grazie per l'aiuto. Non posso nascondere che sono un po' intimorita dalla clandestinità di questo incontro, comunque ne è valsa la pena, mi creda signor Reeve."

"Qual'è la cosa che l' ha spinta sino qui, dottoressa Bellamy?" Reeve chiese, mentre osservava, con il bicchiere di liquore ancora in mano, la tessera che le guardie avevano sequestrato da Lilian. 

"Gli esperimenti. La follia che si sta consumando nei laboratori sotterranei della Shinra Corporation. Credetemi.. Siamo tutti in grave pericolo!"

"Mi scusi.. ha detto laboratori sotterranei?" Reeve chiese appoggiando il bicchiere e distogliendo l'attenzione dalla tessera, per concentrarsi su Lilian.

"Sì.. si tratta di dieci livelli sotterranei, accessibili solo al personale del dipartimento scientifico, poca gente qualificata, dove si svolgono buona parte degli esperimenti del dipartimento. Si testano e costruiscono armi, si conducono sperimentazioni oltre ogni soglia d'immaginazione su persone ed animali... e molto altro ancora."

Reeve s'incupì man mano che Lilian proseguiva con la sua descrizione. Il WRO sapeva di un rafforzamento da parte della Shinra, ma mai avrebbe immaginato che il conglomerato si stesse riprendendo con tale velocità. La donna si era interrotta, accorgendosi della perplessità dell'uomo.

"La prego, prosegua... sono curioso di sentire cosa succede alla Shinra."

Lilian si schiarì la voce e proseguì.

"In realtà io non sono venuta per denunciare l'esistenza di laboratori segreti. Il presidente Rufus, in collaborazione con un gruppo elitario, ha approvato un progetto di cui io sono al corrente ed ho il permesso di seguire, che è qualcosa di tremendo. Vogliono costruire un esercito su misura, composto d’uomini immortali e.. per fare ciò conducono degli esperimenti senza scrupoli su di un giovane soggetto, la matrice. Sono venuta da lei per chiedere di salvare questa persona innocente, prima che sia troppo tardi."

Reeve continuava a mostrare perplessità e ascoltava con attenzione l'assistente.

"Chi è il supervisore del progetto?"

"Il progetto in questione, denominato in codice Jenova Experiment Project o JEP, è totalmente in mano al professor Hojo."

Non appena la donna pronunciò quel nome, le guardie si voltarono verso il tavolo, mentre Reeve, con una strana smorfia, si girò di lato, appoggiandosi allo schienale della sedia. Fissò la gente che lo circondava, tranquilla e divertita, poi si rivoltò verso Lilian.

"Hojo.. questo nome dice tante cose. E spiega anche, come mai lei abbia osato così tanto nel venire sin qui.. Mi dica, la persona di cui lei parlava, il soggetto degli esperimenti... conosce la sua identità?" Reeve chiese, cercando di rimanere impassibile.

Lilian sospirò e prese il bicchiere di Reeve. Ingoiò tutto il rimanente liquore, assaporando il gusto amaro del liquido che le bruciava la gola. Dopo aver riposto il bicchiere, diede un piccolo colpo di tosse e proseguì.

"So solo che il nome è Coley, ed ha circa quattordici anni. E' tremendo che abbiano scelto di fare tali esperimenti su di una adolescente indifesa.." Lilian si interruppe, notando che qualcosa non andava in Reeve. L'uomo la stava fissando, i suoi occhi si erano misteriosamente arrossati e rimanevano spalancati. Sembrava che il presidente del WRO fosse sull'orlo di piangere.

"Signore.. c'è qualcosa che non va?"

Reeve continuava ad essere sconvolto.

"Ha.. detto.. che si chiama... Coley?"

Lilian annuì.

"Da quanto è lì, nei vostri laboratori?" Reeve chiese con un filo di voce.

"All'incirca cinque mesi."

Una lacrima scese dall'occhio sinistro dell’uomo, il quale l’asciugò prontamente con la manica della 

Giacca blu. Il presidente del WRO si ricompose in fretta, schiarendosi la voce ed ordinando ad una sua guardia di portargli un altro drink. Mentre un uomo in nero eseguiva l'ordine, Reeve e Lilian proseguirono il loro discorso.

"Perdoni la domanda... ma lei conosce Coley?" Lilian non riuscì a trattenere la curiosità.

Reeve annuì, prendendo in mano e bevendo buona parte del drink che l'uomo in nero gli aveva appena portato.

"...Suppongo proprio di sì. Si tratta della figlia di un caro amico. Mi dica.. è viva? Sta bene?"

Lilian si rattristò nel dover comunicare ciò che Hojo stava facendo a Coley. La donna, lottando per non lasciarsi trasportare dalle emozioni, raccontò dei vari e misteriosi interventi subiti dalla ragazza, delle iniezioni di Mako, delle mutazioni genetiche, e dall'incidente della pistola accaduto due sere prima. Spiegò con chiarezza e precisione tutti i "progressi" di Coley, dei maltrattamenti psicologici e fisici che subiva ogni giorno e della follia di Hojo nel persistere a sparare liberamente sulla giovane per testare la sua invulnerabilità. Reeve rabbrividì, bevve altri tre drink durante il racconto e rimase sempre silenzioso. Aveva ricevuto una buona notizia, quella di Coley ancora viva, ma ora temeva il peggio perchè era nelle mani di un pazzo. C'erano anche molte altre cose che Reeve temeva.

 

Hojo sapeva dell'identità di Coley?

 

L'ansia nel vederla mentalmente chiusa in un laboratorio sola con quell'essere gli suggerì che non c'era tempo da perdere.

L'orologio appeso sulla parete sopra il bancone del bar segnava l'una e mezza. Buona parte dei lavoratori se ne stava andando e il locale si stava pericolosamente svuotando.

Finito l'ultimo drink, Reeve si alzò, seguito da Lilian.

"Le devo un grande favore signora Bellamy, il suo coraggio e la sua dignità mi hanno aiutato a ritrovare una persona che temevo fosse persa per sempre. I miei uomini la accompagneranno a casa, e le lasceranno un mio recapito, con il quale saprà dove trovarmi in luogo più sicuro di questo locale popolare. Non tema, Coley ora ha speranza di salvarsi."

Lilian sorrise, e strinse con affetto la mano di Reeve.

"Ah.. dimenticavo di dirle che Coley è tutto, fuorché una ragazza indifesa.." Reeve sbottò verso Lilian. La donna lo fissò per un istante e poi i due si salutarono, congedandosi: lei uscì seguita da due uomini in nero, mentre Reeve lasciò il bar dall'uscita sul retro, accompagnato da un solo uomo. Nascosto nel vicolo buio dietro il locale, lo attendeva una lussuosa macchina nera. Reeve entrò nella parte posteriore, mentre la guardia prese il posto dell'autista. La macchina partì a fari spenti, percorrendo le strade spettrali di Midgar e dirigendosi verso la vicina Kalm. 

Reeve prese il suo PHS, compose un numero che ormai sapeva a memoria e si portò il telefono vicino l'orecchio destro. Passarono diversi squilli a vuoto, prima che una voce femminile, molto addormentata, rispondesse dall'altra parte.

"..P-ron-to..?"

"..Gaia? Sono Reeve, ho bisogno di uno dei tuoi genitori." Reeve chiese, sobbalzando per le scosse ricevute dall'auto.

"Reeve..? Ma sono le due..! E... cos'è questo rumore di sottofondo?"

"Sono in macchina.. senti Gaia, è molto urgente!"

"Va bene... va bene.. attendi in linea..."

 

 

 

Gaia, una giovane ragazzina di quindici anni, appoggiò il telefono sul mobile di legno della sala, premendo il pulsante d’attesa. Trascinandosi le gambe, percorse con sonnolenza le scale che la condussero al secondo piano. Attraversò il corridoio, passò la propria camera e si fermò davanti alla porta successiva. Senza neanche bussare, aprì faticosamente la porta della stanza dei genitori e proseguendo nel buio giunse in prossimità della sponda del letto. Gaia allungò una mano e la appoggiò sulla spalle di uno dei suoi genitori, probabilmente si trattava di sua madre.

"Mamma.. c'è Reeve al telefono..." Gaia mugugnò scotendo la spalla della madre.

La donna emise un lamento incomprensibile, ma continuò a dormire.

"Mamma.. dice che è urgente..."

La madre sbadigliò, e si alzò dal letto, mentre Gaia, completato il suo lavoro se ne tornò a dormire. La donna si vestì con la propria camicia da notte che teneva sulla poltrona vicino al letto. Cercò di uscire silenziosamente, ma inciampò in un paio di ciabatte che si trovavano sul suo percorso, svegliando il compagno.

"Cos'è?" l'uomo chiese con la voce impastata dal sonno.

"Nulla, dormi pure, io torno subito."

La donna arrivò in sala, scendendo in fretta le scale. Raggiunse il mobile ed impugnò il telefono.

"Pronto?"

"Tifa sono Reeve. Ho ricevuto una buona notizia. Più che buona.. anzi un miracolo."

Tifa percorse la sala e si lasciò cadere sul divano. I capelli le caddero davanti agli occhi, ma non appena si fu sistemata, cercò di pettinarsi.

"Un miracolo? Vuol dire che il contingente dei Deepground si è ritirato dal reattore di Corel?"

"No, no Tifa. Parlo di un miracolo vero e proprio."

Tifa si rabbuiò in volto.

"In questo momento non mi viene in mente nulla, Reeve. Se è qualcosa di più importante di Corel... allora non saprei. Dato l'orario, spero per te che sia qualcosa degno d’attenzione." Tifa spiegò, mentre si stendeva completamente sul divano della propria sala.

"Coley è viva"

Quelle tre parole fecero trasalire la donna. Tifa si alzò di scatto, sedendosi sul divano. D'un tratto il sonno lasciò le sue membra. Lo shock fu tale che Tifa non seppe più cosa dire.

"O cielo.. l' hai detto a Yuffie? Wutai Lo sa? E Barrett? Hai chiamato Cid? Shera morirà sul colpo!” Tifa, dopo il silenzio iniziale cominciò a parlare come in preda ad una forte agitazione. Non si accorse che aveva alzato il tono della voce, svegliando il marito. L'uomo scese parte delle scale e si fermò sul penultimo gradino ad osservare Tifa. Capì che era successo qualcosa.

"Tifa... è tutto a posto?"

Tifa si scusò con Reeve e si voltò per rispondere al compagno. Gli fece cenno di avvicinarsi, mentre riprendeva la telefonata.

"Reeve, ti passo Cloud. Io intanto vedo di chiamare Yuffie."

Tifa, alzandosi, passò il PHS a Cloud, che prese il posto della moglie sul divano.

"Cos'è successo? I Deepground hanno lasciato Corel?" Cloud chiese.

"No. Mi sono appena visto con una ricercatrice della Shinra. Dice che Hojo ha con sé Coley, che è viva ma è vittima di una serie di esperimenti, di cui è la matrice. Cloud, dobbiamo intervenire e subito."

Cloud rimase colpito dalla notizia, ma naturalmente i suoi occhi azzurri non tradirono alcuna emozione. Fissò Tifa, che era uscita dalla sala, ed ora stava tornando con in mano un altro telefono.

La donna compose velocemente un numero e si portò subito il telefono all'orecchio. Cominciò a camminare avanti e indietro, di fronte Cloud, in attesa di risposta.

"Cercheremo di contattare Yuffie e gli altri, poi ti richiameremo. Grazie Reeve. Buonanotte." Cloud terminò la chiamata, concentrandosi su Tifa. All'ennesimo squillo a vuoto, la donna riattaccò, fermando la sua camminata nervosa. Cloud e Tifa si osservarono per un istante. Cloud impassibile come al solito, Tifa preouccupatissima.

"Richiamerà, non temere. Torniamo a letto ora." Cloud confortò Tifa, invitandola a seguirlo verso la stanza da letto. Era troppo tardi e la stanchezza non avrebbe aiutato i due a difendere Coley.  

 

  
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