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Autore: Love me please_    12/12/2012    0 recensioni
«Fedeli al duro accordo non ci cerchiamo più;
Così i bambini giocano a non ridere per primi guardandosi negli occhi
e alcuni sono così bravi che diventano tristi per la vita intera»
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ricordavo tutto, Dannazione! Quante volte avevo desiderato di dimenticare, quante volte avevo sperato che fosse tutto frutto della mia immaginazione.. Ma ogni volta che riaprivo gli occhi e toccavo la mia pelle candida trovavo solo i lividi. Era come se toccando quelle macchioline viola sul mio braccio ripercorressi ogni singolo istante. Come sempre ogni mattina trovavo il coraggio di alzarmi dal letto, mi sedevo qualche istante sulla sponda del letto e guardando fuori da quella piccola finestra mi ripetevo: ''oggi cambierà qualcosa, qualcuno ti verrà a salvare''. Ma anche se provavo ad autoconvincermi, sapevo benissimo che non sarebbe cambiato nulla. Sospirando mi alzai e andai in bagno, come ogni giorno, mi misi davanti allo specchio e per qualche secondo iniziai a piangere. Guardavo il mio piccolo corpo ferito e schifata commentavo la mia figura sbiadita allo specchio. Trattenei il respiro per qualche istante, tentai di nascondere le mie emozioni e tenerle nascoste agli ochhi di tutti. Mi sciaquai la faccia, sperando di portare via ogni singolo pensiero. Scesi giù a fare colazione, nascondendo sotto grandi vestiti quelle piccole braccia segnate. Ovviamente mia nonna stava preparando da mangiare, ma era troppo indaffarata da non accorgersi mai di niente. Era come se si fosse costruita un mondo tutto suo dove io ormai non ne facevo più parte. Rammaricata mi alzai, guardai i suoi immensi boccoli rossi e uscii in giardino. Ogni tanto capitava che iniziavo a correre per i boschi finchè sommersa dai miei pensieri non inciampavo da qualche parte e cadevo. Sbattendo per terra realizavo cosa stessi facendo e sbadatamente mi alzai e gemitando un pò, pulendomi i pantaloni sporchi di terra. Poi, prendendo il respiro ripresi a correre, sempre più lontano. A volte capitava che per ore sparivo, amavo andare in giro per la collina e rincorrere quegli amici immaginari che spesso mi tenevano compagnia e cercando di vivere quella piccola infanzia e innocenza che mi era concessa. Compresi troppo velocemente che le persone erano cieche. Amavano guardare solo quello che volevano, il resto compresa io, non esisteva più. Avevo capito che potevo contare solo su me stessa e stringendo i pugni continuavo ad andare avanti. Tornavo a casa sempre tardi, sapevo cosa mi apsettava. Mia nonna era sempre lì, sull'uscio della porta pronta a sgridarmi. Strattonandomi mi portava nel bagno, io la osservavo sempre. Notavo quell'espressione triste, come se infondo una parte di lei sapesse tutto. Come suo solito amava urlarmi contro. Bruscamente mi levava i vestiti sporchi, ma non si accorgeva mai di quello che c'era sotto. Eppure li guardava, e ogni tanto li premeva anche. Ma non capiva, pensava solo che cadendo in quel piccolo bosco mi fossi ridotta così. Illusa, niente faceva meno male di lui. Lo ricorserò sempre per quello enormi mani che stringevano quel piccolo braccino fino a lasciarne il segno. Lui amava guardare dritto in quegli immensi occhietti verdi, così colmi d'amore e ripetermi quanto gli facessi schifo. Mi contemplava mentre mi sbatteva contro la parete poi stupidamente mi scuoteva e mi diceva che non capivo..Si, non capivo quanto a lui facesse schifo toccarmi e mi ostinavo a toccarlo mentre lui schifato mi buttava per terra. Maledizione! Dovevo imparare a stare zitta, eppure non ci riuscivo. Guardavo quegli occhi così  vuoti e freddi e avevo solo voglia di abbracciarlo. Ma lui non voleva, e mi piacchiava di più, sempre più, finchè non si stancava, per poi guardarmi per qualche secondi e dirmi che infondo mi voleva bene. Io purtroppo essendo ancora piccola e gli credevo e non smettevo di amarlo. A volte capitavano dei giorni in cui mi abbracciava senza motivo e in quei bevi momenti mi faceva davvero sentire importante. Essendo talmente pochi ogni volta che potevo ne approfittavo per stringerlo sempre più forte. Infondo era mio padre. Avevamo gli stessi occhi e ogni tanto mia nonna me lo ricordava. Io sorridevo, pensavo che era l'unica cosa che avevo davvero di lui, finchè nella mia testa non ripresi a ricordare quello sguardo mentre stringendomi il volto, mi ripeteva che avrebbe voluto che non fossi mai nata. Allora mi accuciavo nel letto e speravo in cuor mio di non diventare mai come lui. Mi sorrideva e mi faceva qualche regalo, ma non aveva compreso che così non avrebbe guarito le mie ferite. Mi avrebbe illusa, che prima o poi mi avrebbe amato e che tutto quel dolore sarebbe servito a qualcosa. Mi consolavo nelle tenere braccia di mio zio, era piccolo anche lui, ma grazie anche a quello andavamo molto d'accordo. Lo aspettavo sempre seduta davanti alla porta della sua camira, finchè non arrivave e io mi alzavo sorridente pronta a stringerlo un pò. Era una sensazione che mi faceva sentire bene, perchè infondo per quel che riusciva un pò mi capiva. Si soffermava a contemplarmi il corpo e guardava quelle ferite sempre aperte che mai sparivano. Mi chiedeva cosa fosse succeso e sospirando mi chiedeva se fosse stato mio padre. Io non rispondevo mai. Lo guardavo teneramente e lo illudevo che andasse tutto bene. Lui come sempre mi ripeteva che un giorno prima o poi l'avrebbe pagata. Ma a me bastava stare tra quelle morbide braccia che per un pò mi proteggevano da quegli incubi che ogni sera mi aspettavano. Così prima di addormentarmi lo guardavo, e sospirando pensavo ''Meglio che lo faccia a me che alla mamma''. Lui dolcemente si addormentava prima di me così io lo guardavo per un pò, invidiando quella dolce serenità e amando quell'unico istante in cui stavo veramente bene. Aveva distrutto la mia infanzia e buona parte del mio cuore. L'odio di una padre, l'amore di una figlia.
  
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