Serie TV > RIS Delitti imperfetti
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Autore: M4RT1    12/12/2012    10 recensioni
D'accordo, probabilmente non dovremmo farlo: io e Lily abbiamo già scocciato abbastanza con RIS Roma 4... ma che ci volete fare? La mania di fare le sceneggiatrici ci ha presto, purtroppo per voi U_U
/
Bene, storia ambientata due mesi dopo la precedente. Troverete un serial killer, problemi di coppia, di famiglia, risate e, speriamo, tanta suspance -come suggerisce la nostra Lily-
Quindi... leggete, se volete :D
P.S.: QUESTA STORIA PUO' ESSERE LETTA ANCHE DA CHI NON HA SEGUITO LA PRECEDENTE SERIE *_*
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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N.d.A.: ok, forse ci ucciderete per averne scritta un'altra XD

*BREVE RIASSUNTO DELLA PRECEDENTE SERIE, CONTENENTE INFORMAZIONI CHE VI SERVIRANNO PER LEGGERE QUESTA*
Bart è partito per il Kosovo, e al suo posto è arrivata Claudia, una giovane tenente dal carattere freddo e schivo. 
Lucia e Orlando, intanto, si sono sposat e convivono felicemente. Purtroppo per loro, però, incorrono in vari litigi: il tenente vuole un figlio, ma Lucia non si sente pronta a causa del lavoro e dei pericoli che entrambi corrono.
Emiliano, intanto, è protagonista di una vicenda drammatica: la banda di rapitori che da del filo da torcere ai RIS rapsce anche sua figlia Marika; Bianca gli starà vicino, litigando nel frattempo con la nuova arrivata.
Ghiro si trova coinvolto in una lunga discussione con Selvaggia, che cuole cambiare casa.
Alla fine della serie, dopo la cattura dei criminali e la liberazione di Marika, Lucia si troverà a dire di sì a Orlando: vuole un figlio da lui; Ghiro invece si arrende a cambiare casa, mentre Claduai va via. Al suo posto, un felice Bart rientra in servizio.

*FINE RIASSUNTO*



Quando la porta del RIS si aprì, quella mattina di inizio aprile, una folata di aria fresca entrò insieme al carabiniere. Bartolomeo Dossena era sempre stato il primo ad arrivare in ufficio, ma quel giorno proprio non avrebbe potuto far più presto di così: la sua auto, la sua bella, nuova auto che Emiliano elogiava sempre con un po’ d’invidia, l’aveva lasciato a piedi a metà tra il piccolo appartamento dove viveva e la caserma.
 
-Cosa vedono i miei occhi?- esclamò subito Ghiro, scivolando in corridoio con la sedia con le ruote che usava in ufficio: -Tenente Bartolomeo Dossena! Sei in ritardo!
-Mi dispiace, capitano!- si scusò subito il ragazzo, sorridendo: -Ma dopotutto non è colpa mia se l’ultimo che ha preso in prestito la mia macchina l’ha lasciata a secco!- aggiunse, alzando la voce. Immediatamente, la faccia di Orlando sbucò da dietro un computer:
-Scusa Bart…- disse con voce monocorde, calcando un po’ il tono dispiaciuto.
-Sei perdonato, Orlando.
 
Erano passati quasi due mesi dal ritorno di Bartolomeo Dossena, eppure né lui né i suoi colleghi si erano ancora del tutto abituati ad averlo di nuovo tra loro.
 
Lui, d’altro canto, era contento di essere tornato a Roma; aveva ritrovato la sua casetta, il suo lavoro, la sua quotidianità. Gli mancava solo una cosa: Isabella, nonostante le numerose chiamate del ragazzo, non si era ancora fatta viva, e lui aveva preferito non insistere. Si era ripromesso che, se non fosse riuscito a sentirla entro Pasqua, avrebbe fatto una capatina in chiesa. ‘’Giusto per controllare’’ aveva detto a un interessato Milo, ma tutti sapevano che non era ‘’giusto per controllare’’.
 
Un’altra cosa a cui il ragazzo si doveva abituare era la fede al dito di Lucia, i suoi baci con Orlando e, soprattutto, i rinnovati piccoli litigi tra i due.
Erano due mesi, infatti, che Lucia aveva detto sì all’uomo: voleva un figlio, ma proprio ora che lo desiderava sembrava che il bambino non arrivasse.
 
Come a confermare i suoi pensieri, Lucia Brancato uscì poco dopo dal suo ufficio: in ordine come sempre, indossava già il camice, ma aveva l’aria un po’ abbattuta di chi ha passato una notte insonne:
-Notte difficile?- domandò Bart mentre la donna lo salutava.
-Notte difficile… non capisco Orlando! Da quando abbiamo questi… questi problemi, non dorme più!- si lamentò, mentre uno svogliato tenente Serra li sorpassava con uno sbadiglio.
 
Bart sorrise, entrando nella stanza che condivideva con Emiliano e Bianca: loro erano un piacevole elemento familiare nell’aria di cambiamento che si respirava tra le mura del RIS.
 
-‘Giorno, Milo!- salutò Bart, poi sorrise a Bianca. I due rispose con un cenno del capo, troppo assorti in qualcosa sul computer.
-Cosa fate?- domandò allora il tenente, tentando di ricordare qualche indagine da terminare.
-Nomi.
-Nomi?
Emiliano annuì:
-Stamo a cercà er nome p’er bambino, no? A me piace Sandro!- esclamò, ma la compagna scosse il capo:
-Sandro? No, vorrei qualcosa di più classico… tipo Raffaele!
-Raffaele? Ma è tremendo! Non se po’ sentì!
Bart scosse il capo, ridendo: chiunque da fuori, vedendoli così impegnati, avrebbe pensato a un bambino in arrivo per Bianca. Invece loro sceglievano i nomi per i bambini altrui, a quanto pareva, dato che il Sandro, Raffaele o come l’avrebbero chiamato sarebbe stato figlio di Lucia e Orlando.
-Non è che voi portate un po’ sfortuna?- sbottò l'aspirante padre dopo un po’, entrando a prendere alcuni fogli. –Da quando cercate il nome, Lucia non esce in cinta!
-Ma perché? Prima sì?- domandò Emiliano con aria scettica.
-Prima… no, neanche prima.- si arrese l’altro tenente, ignorando le risatine di Bianca.
 
Quando uscì, Bart fece spallucce:
-Cosa ci volete fare, ragazzi? È nervoso.

 
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-Sì, ho capito Sasso. Arriviamo.
 
Daniele riagganciò il telefono proprio mentre Lucia entrava nella stanza:
-Che succede, Ghiro?
-Un morto. Una donna è stata trovata impiccata in casa sua, a Trastevere.
Il capitano annuì:
-Bene…- mormorò, scuotendo il capo: -Vai insieme a Bianca.- ordinò, poi aggiunse: -Devo evitare che lei e Milo parlino ancora di nomi per mio figlio…
 
Daniele rise, poi si recò a recuperare una contrariata Bianca.
Insieme, si avviarono in auto.


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-Margherita Cuccaro, 35 anni, casalinga. I vicini non hanno sentito rumore per tutta la giornata e quando sono andati a controllare non apriva nessuno. Hanno chiamato a noi, e poi vedete!- riassunse Sasso, allontanandosi per lasciar passare Ghiro e Bianca.
 
La scena che si presentò ai loro occhi, per quanto tragica, non poteva essere definita nuova: Margherita era una bella donna, ma di una bellezza un po’ avvizzita dal lavoro in casa e dall’assenza di trucco. Aveva occhi castano chiaro e capelli neri raccolti in una coda di cavallo. Il suo corpo, ormai senza vita, ciondolava a pochi centimetri dal pavimento, trattenuto da una pesante corda che le legava il collo.
 
Nella piccola cucina dove si trovava tutto sembrava in ordine: i piatti, appena lavati, erano poggiati in ordine nella credenza, e una pentola di brodo era ancora sul fornello.
 
-Salute!
Carnacina spuntò da dietro il cadavere, allegro: -Vi sono mancato, Ghirelli?- domandò poi, mentre alzava un braccio della donna.
-Carnacina, tu non ci manchi mai.- rispose il capitano, serio. –Anche perché dove ci sei tu c’è la morte.- aggiunse in tono mistico.
-Com’è morta?- chiese Bianca, guardandosi intorno.
-A prima vista sembrerebbe che sia deceduta per soffocamento, ma vi dirò con più precisione…
-…dopo l’autopsia.- concluse per lui Daniele, prima di aprire la valigetta per il repertamento.
Il medico fece portar via il cadavere e poi sparì, lasciando i due RIS soli nella stanza.
 
-Da dove si comincia?- domandò Bianca.
-Io direi dalla corda.
-Bene, io mi occupo dello sgabello.
 
I due si divisero, tranquilli. Daniele tirò fuori il kit per le impronte e prese tutte quelle presenti sulla corda. Nel frattempo, Bianca esaminò quelle sullo sgabello che la donna aveva usato per salire fino alla fune.
 
-Poverina… chissà cos’aveva passato per volerla finire in questo modo…- sospirò la ragazza dando un’occhiata alla pentola sul fornello: -E povera famiglia…- aggiunse.
-Avete avvisato i parenti, Sasso?- domandò Daniele, riponendo tutto nella valigetta.
-Abbiamo avvisato i genitori. Non ha parenti qua a Roma, e il marito stava in missione in Kosovo… ma non riusciamo a trovarlo.
Daniele spalancò gli occhi:
-Tutti in Kosovo… ma è una moda?- si chiese. –Vabbè dai, qui abbiamo finito. Andiamo in laboratorio.

 
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-Sai cosa pensavo, Ghiro?
-No, Bianca.
 
I due carabinieri erano in laboratorio, seduti: la ragazza stava analizzando le impronte digitali, mentre Daniele aspettava i genitori della vittima.
 
-Stavo pensando che c’è qualcosa che non quadra. Scusami, ma tu prima di suicidarti prepareresti il pranzo?- si domandò, avviando la ricerca delle impronte.
-Io no.- rispose il capitano. –E questo potrebbe essere un indizio.- continuò, sicuro: -Magari, l’avvenimento che l’ha spinta al suicidio è avvenuto in quel momento, subito prima di ora di pranzo!
 
A interrompere le loro ipotesi, Carnacina fece irruzione con in mano il referto:
-Eccoci qui! Dunque, ho il referto e ho anche notizie interessanti.- li informò, poi stette zitto.
Seguì qualche attimo di silenzio, poi Daniele fissò il medico:
-Ce le dici oppure vuoi un applauso?
-Suspance, Ghirelli… suspance! Comunque sia, Margherita Cuccaro è morta davvero impiccata… precisamente, tra le dodici e le tredici di ieri. Ma…- spiegò, lasciando in sospeso la frase.
-Ma…?- ripetè Bianca.
-Ma c’è qualcosa di interessante.
Ghiro alzò gli occhi al cielo:
-Di nuovo, Carnacina? Se vuoi lo leggo dal tuo referto…
-Ma…- riprese il medico, ignorando l’ultimo commento: -facendo le analisi, ho trovato una quantità insolita di triptofano.- esclamò, trionfante, come se quella notizia avrebbe cambiato per sempre le vite di tutti.
-Triptofano? E cos’è?- domandò curiosa Bianca.
-E’ un sonnifero, ma può essere usato anche come antidepressivo. Bene, qui ho finito! Adesso scusatemi, ma ho altri morti di cui occuparmi… il dovere mi chiama!- li congedò, ma poi aggiunse: -Ah, Ghirelli… di là ci sono i vestiti della ragazza, se ti interessa.

 
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-Orla’! Orla’! Guarda ‘n po’ qua?
Orlando, intento a esaminare i pantaloni della Cuccaro, si avvicinò al ragazzo:
-Fa vedere…- disse, e Milo si scansò per lasciare la visuale libera all’uomo: nella tasca del giacchettino che la donna indossava sulla t-shirt, c’era una lettera accartocciata.
Subito, le mani avvolte nei guanti, i due la presero.
Mentre Orlando la leggeva, Emiliano si chinò a raccogliere qualcosa che era scivolato insieme al foglio:
-‘Na carta da poker?- si domandò, un po’ interdetto, quando tirò fuori dal tavolo un asso di quadri.
-Poveraccia…- stava intanto mormorando Orlando, la lettera ancora tra le mani. Senza una parola, la passò a Emiliano, che lesse in silenzio.
-Poraccia!- fece eco al tenente.

 
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Quando, mezz’ora dopo, si riunirono tutti nell’ufficio del capitano, Bart e Lucia avevano già sentito i genitori della vittima:
-Sinceramente- esordì Ghiro: -Non c’è molto da dire, secondo me.
Lucia lo guardò stranita:
-E perché, Daniele?
-Le impronte digitali ritrovate- si inserì Bianca: -Erano tutte della vittima, sia sullo sgabello che sulla corda.
-Sì, Lucia…- fece eco Orlando: -E noi abbiamo trovato il movente.- aggiunse, tirando fuori la lettera: -Il marito è morto, in Kosovo… si è suicidata per questo.
Bart drizzò il capo, serio:
-In Kosovo, dici? Chi è? Magari lo conosco…
-Alberto Cuccaro, 37 anni.
Il ragazzo scosse la testa, tirando un sospiro di sollievo.
Lucia prese la lettera:
-Non so… c’è qualcosa che non quadra.- insistette, testarda. –Il sonnifero, il brodo pronto… e poi guardate qui!- aggiunse, indicando la data della lettera: -Questa le è arrivata l’altro ieri! Perché aspettare due giorni?
Emiliano fece spallucce:
-Non lo so, capita’… ma non credo che sia abbastanza per riaprire il caso, no?- domandò, e Lucia annuì:
-No, Cecchi… purtroppo no.


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La mattina seguente, Emiliano si recò a lavoro più presto del solito.
-Ciao, Ghirè – salutò, sbadigliando, poi posò il cappotto su una sedia e prese posto accanto al collega.
-Sasso ha appena chiamato – mugugnò Daniele, rigirandosi una mano tra i capelli – c’è un altro cadavere, in via De Medici. Carnacina è già sul posto.
-A quest’ora? Il buongiorno se vede dal mattino!
-Eh già…- sospirò il capitano, poi si alzò.
-Ma che stai a fa’?- domandò Emiliano, fissandolo.
-Vado dal morto, no? E vieni anche tu.
Il ragazzo si alzò svogliatamente, l’aria ancora assonnata.
-Sveglia, Cecchi! Carnacinamorto… su, scattare!- lo esortò Ghiro, uscendo: -Il mattino ha l’oro in bocca!
 
Quando entrarono in auto, Lucia stava attraversando il cortile:
-Già a lavoro, voi due?- domandò, affacciandosi al finestrino dell’auto.
Emiliano annuì.
-Come va, Lucia?- chiese Daniele, mentre Orlando salutava.
-Come sempre.- sospirò la donna, poi aggiunse: -Andate, su! Io devo parlare con il generale.

 
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-Saverio Mastrogiovanni, 61 anni. È morto a causa di una coltellata alla gola.- informò Sasso, non appena i due arrivarono sul posto.
 
Il corpo di un uomo anziano dai capelli brizzolati giaceva riverso sulla strada, circondato dal suo stesso sangue.
-Capisco. Qualche testimone?- domandò Ghiro.
-Niente testimoni. Là giù ci stanno i due fidanzatini che l’hanno trovato stamattina.
Emiliano si allontanò per parlare con i due, mentre Ghiro iniziava a repertare.
-Ghirelli! A quanto pare ci vediamo di nuovo!
-Carnacina, non infierire. Hai presente quando ti ho detto che semini morte e distruzione? Ecco, sei venuto una volta e c’è già un altro cadavere!
Il medico fece spallucce, l’espressione palesemente esaltata:
-E’ il mio lavoro, capitano! Non sono io che chiamo i morti, ma loro che chiamano me!
-Certo, certo… senti, piuttosto, hai qualcosa da dirci?
-A quanto pare no, ma vorrei prima terminare l’autopsia.
 
Quando anche il medico fu andato via, portandosi dietro il corpo di Mastrogiovanni, Emiliano aveva già finito di sentire quelli che erano gli unici testimoni:
-Niente… se stavano a bacia’ e l’hanno trovato così: morto.- riassunse, mentre Ghiro raccoglieva qualche pezzo di carta da terra:
-Sasso ha detto che è il proprietario di una ditta di trasporti molto influente… la ‘’RapidTravel’’. Potrebbe essere una vendetta o un qualche litigio tra lavoratori…- ipotizzò il capitano. –Bene, qui abbiamo finito. Nessun reperto particolare: l’arma del delitto ovviamente non c’è… abbiamo solo il biglietto da visita di una multinazionale e una carta da poker: dieci di fiori. Magari giocava d’azzardo.
Emiliano, nel sentire quella notizia, sgranò gli occhi:
-Una carta da poker? Un’altra?
 

*PROMO*
Due omicidi... l'ipotesi di un seriale...
LUCIA: cos'abbiamo a legare gli omicidi?
BIANCA: le carte da gioco, capitano.
LUCIA: non è abbastanza.

Un nuovo assassinio...
E poi, i soliti problemi:

SELVAGGIA: Daniele Ghirelli detto Ghiro, ho intenzione di prendere una casa più grande per dare spazio anche a lui?
DANIELE: lui? Lui chi?

LUCIA: Orlando, potremmo avercela fatta.

GIADA: ciao...
BIANCA: ciao... come va, Marika?

RIS Roma 5, nei prossimi giorni su EFP *_* Non mancate :P

*FINE PROMO*



N.d.A.: ok, suppongo che dovremmo ringraziare in anticipo i recensori, sempre che ce ne saranno.
Vi preannunciamo che, rispetto alla serie precedente, in questa daremo più spazio anche alle vicende personali. Ci sarà un serial killer, per questo abbiamo messo il rating arancione XD
Speriamo che questo inizio vi piaccia, anche se è un po' corto e senza molta suspance. Però vi giuriamo che le prossime puntate saranno anche meglio :P
 
  
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