non ho parole: per ricordarmi di mettere l'avviso spoiler, dovrò cominciare a darmi delle botte in testa finchè non capisco! Scosa Shatzy, grazie per avermelo ricordato! AVVISO SPOILER VOLUME 15!!!
Allora, inizio con una
risposta per**ari** (attenzione, do’ qualche
anticipazione: CHI NON VUOLE ROVINARSI
Tornando a noi… Mah…
I titoli più stupidi sembrano sempre i più semplici da fare e
invece…
Mi sono inventata un
altro bel flashback della loro adolescenza insieme: mi piace architettare
queste scene. E’ come guardare la loro relazione con il senno di poi,
dicendo ‘ Visto? Già a quell’età erano
legati…’
Eccoci, qua! Questo è l’ultimo theme della prima metà. Sono davvero contenta (e
sorpresa) di essere arrivata fin qui. Lo devo soprattutto al vostro sostegno e
partecipazione. Per cui, sicuramente l’ho già detto
ma lo ripeto: grazie di cuore a tutti, per gli apprezzamenti, le
critiche e i consigli. La seconda parte dei themes
arriverà puntuale ad agosto, appena torno dalle vacanze e ho finito con
la maturità (se Dio vuole! P.S.: Fatemi gli auguri!!!).
Buone vacanze a tutti!
Bacioni
Non avevano cucchiai. Se li erano scordati, nella fretta di lasciare la cucina indisturbati con il loro prezioso bottino tra le mani.
E ora se ne stavano lì, ad ammirare il barattolo lucido e chiuso ermeticamente, invitante e proibito, senza poter assaggiare nemmeno un po’ del suo contenuto.
Riza - lo vedeva bene - aveva gli occhi lucidi. Sentì anche lui il magone salirgli dalla gola: non poteva sopportare di vederla piangere, nemmeno a quell’epoca.
Il tappo di plastica si aprì con un ‘pop’ che la fece sussultare. Gli puntò addosso quei due occhi enormi e interrogativi che tanto gli piacevano, spiando le sue mosse.
Lui immerse la punta dell’indice della polpa rossa e soffice, se lo portò alla bocca e succhiò, concentrato nella degustazione, con un aria da vero intenditore.
Riza non si decideva: le avevano sempre insegnato che era una brutta cosa mangiare con le dita, fin da quando era piccola. Stufo di aspettarla, Roy le prese la mano, intingendo le sue dita sottili e bianche nella marmellata.
Con un sospiro rassegnato, anche lei finalmente si leccò la punta delle dita, accompagnata dal sorriso di trionfo del suo complice.
“Buona.”
Sì, era buona. Una marmellata di mele così buona, non si trovava quasi più. Ne aveva sentite tante, di quelle del supermercato o del fruttivendolo all’angolo della strada, ma nessuna era come quella.
Ed era strano trovarsela lì, sulla scrivania, ad esalare il suo aroma nonostante fosse ancora sigillata nel contenitore di vetro, come appena fatta.
Dall’altra parte dell’ufficio, il suo sorriso era lo stesso di tanti anni prima.
Riza svitò il coperchio con una cura e una lentezza maniacale, prima di affondare senza esitazione la punta delle dita nella confettura profumata.