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Autore: banatato    12/12/2012    0 recensioni
L'umanità è spesso sinonimi di debolezza e insicurezza e non sono da sottovalutare, soprattutto quando lavori in un ospedale confusionale e dall'aria deprimente.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ogni mattina mi svegliavo pronto a cominciare l'ennesima giornata piena di una morbosa insicurezza che ti accompagnava durante tutto ciò che facevi; essere insicuri per un medico non è un gran che, soprattutto per uno specializzando.
***
Eccomi davanti alla porta girevole dell'ospedale, mi preparo mentalmente per la confusionale atmosfera di quella prigione piena di malati: le mura sono di un verdeacqua pallido, son tutti vestiti di bianco e i quadri alla parete raffigurano alcuni bambini che giocano e dei piedi nudi su un asfalto sporco, un classico. si respira un'aria disinfettata ma molto calda, non accogliente. L'odore è quello dei soliti ospedali, tranne nella sezione 'pediatria' in cui tutto profuma di dolci (non lasciatevi ingannare, quello è il reparto peggiore). 
Entro nei camerini, mi tolgo il giacchino e la maglia e mi infilo la mia divisa che tanto odio. perché? Perché mi fa sembrare uguale agli altri. Elliot dice che io mi faccio distinguere sempre, probabilmente per la mia buffa faccia o per i miei capelli perennemente spettinati.
Esco dai camerini, un'infermiera -ma chi è? non l'ho mai vista qui, sarà nuova..mh, carina però- si dirige verso di me e mi consegna i risultati dell'ennesima analisi del sangue di un trentenne, positivo alla leucemia. Mi preparo di nuovo mentalmente, questa volta, però, per cambiare la vita -in peggio- ad un mio paziente. Dire a qualcuno che probabilmente ha il 20% di possibilità di sopravvivere è la parte più dura del mio lavoro.
A studiare non ci vuole niente, a privare qualcuno della sua vita ci rimetti un po' di te stesso e penso che quando arriverò alla pensione non sarò più la persona che ero una volta, sarà come se mi avessero strappato via ogni miserabile pezzo della mia umanità.
Entro nella stanza del trentenne (non ho nemmeno voluto sapere il suo nome, farà meno male, penso) e con un'aria avvilita lo guardo: sta leggendo una rivista, sereno, inconsapevole di quello che sta per succedere. mi schiarisco la voce e mi tolgo gli occhiali da vista, tengo stretta la cartella del paziente e lui distoglie lo sguardo dal mensile, aspettando che io dica qualcosa. Mi siedo accanto a lui, su una sedia in metallo, fredda; mi passa un brivido lungo la schiena -eccolo, sempre la stessa storia- che mi fa rabbrividire. 
"Signore...lei soffre di leucemia." bravo Jim, ci hai messo 2.5 secondi in meno del solito, comincia a farsi notare la tua carenza di umanità. 
  
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