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Autore: in love with horan    12/12/2012    5 recensioni
-ciao a tutti, mi chiamo Harry Styles, ho 16 anni, lavoro in un panificio..- mi giro ad osservare tutti quegli occhi puntati su di me -e ho un problema- concludo giocando col filo di uno dei miei tanti bracciali
*lasciate una piccola recensione, ve ne sarei grata* Sofia
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-ciao a tutti, mi chiamo Harry Styles, ho 16 anni, lavoro in un panificio..- mi giro ad osservare tutti quegli occhi puntati su di me -e ho un problema- concludo giocando col filo di uno dei miei tanti bracciali
-vuoi dircelo, Harry?- chiede gentile l'uomo che tiene in mano una cartellina nera
Sospiro
Eravamo lì per un motivo
Finalmente non mi sentivo diverso in mezzo a così tanta gente
Per la prima volta sentivo che potevo aprirmi, esprimermi, confessarmi e non essere giudicato
Inizio il mio racconto partendo dal principio
 
6 MESI PRIMA
 
Ero a mensa insieme a tutti i miei amici a chiacchierare e a ridere, cercando di non pensare che mancavano altre quattro ore per uscire da quell'inferno chiamato scuola
-cosa avete ora?- chiede Toby raccogliendo le briciole del suo panino finito
-matematica- rispose Max copiando l'altro
-educazione fisica- dico io alzandomi dal tavolo col vassoio vuoto
-anche io- mi sorride Oliver seguendomi alla pattumiera
-oh bene, ci vediamo al solito dopo scuola?- chiede Max posando il vassoio al suo posto
Annuimmo tutti
-alla salagiochi alle cinque- confermò Oliver quando la campanella invase tutto l'istituto
Dovevo fare di fretta, o il professor Higgins mi avrebbe fatto un rapporto..di nuovo
Io odio educazione fisica dopo il pranzo, non ha senso
Per fortuna, al mio arrivo in palestra, non c'era traccia del professore e così comincio a farmi qualche giro di campo
-ciao- squittisce ridendo Denise
Era la ragazza più popolare della scuola, e da qualche giorno girava la strana voce di una lista stirata dalla ragazza, dove scriveva il nome di un ragazzo, possibilmente adattabile ai suoi gusti, da poter portare a letto..
Un alfabeto del sesso?!?
E sempre la stessa voce, diceva che la ragazza fosse arrivata alla lettera H: Harold Edward Styles, alias io
-ciao- ricambio indifferente
-se fai lo stronzo, quella ci prova ancora di più- mi rimprovera la mora che si era appena affiancata a me per fare qualche giro della palestra
-io non voglio finire tra le sue gambe- dico immaginando la scena e rabbrividendo schifato -sarà più larga della maglia della Stoner- e la professoressa non era di certo magra
La sento ridere al mio fianco
-dico sul serio, Alex- la ammonisco 
-scusa- si riprende -ma non puoi capire la faccia che hai fatto- ride di nuovo
Scuoto la testa, sorridendo
-di che parlate?- fa capolinea anche Oliver, finalmente
-mmh, niente..solite cose- prende parola Alex -Denise e la famosa lista-
Solo al sentire quel nome, Oliver fa una faccia ancora più disgustata della mia, per pensare ad un episodio di qualche sera prima, dove aveva sorpreso Denise mezza nuda, strusciarsi su uno del primo completamente nudo
Ridiamo di gusto fin quando la voce la voce della professoressa di francese non ci richiama
-il professor Higgins è dovuto tornare a casa per un malore- poverino -vi prego quindi, in modo ordinato ed in silenzio, di seguirmi..starete con me nella mia classe- dei 'buu' di disapprovazione si innalzano per le mura della palestra
-zitti, seguitemi
Sbuffando, la seguo mentre ci fa strada fino al laboratorio di francese
Ci accomodiamo sul pavimento, visto che l'aula era già occupata da una classe
 
*  *  *
 
-pss, Harry- mi richiama Alex dal mio sonnellino
Cos'era, la lezione era finalmente finita?
La Guichard era un sonnifero quando spiegava
-mmh?- mugugno in risposta guardandola annoiato
-guarda lì- mi indica il fondo della classe -non è Sam, l'amica di Sophy?-
Alzo leggermente la testa per confermare la teoria della mora
-questo vuol dire..- la interrompo
-è tornata- dico speranzoso
-dovresti..- la interrompo nuovamente
-parlarle?no, grazie..passo- dico io ritornando a giocare col laccio delle scarpe
-mi fai parlare?- la professoressa ci fulmina con lo sguardo -voglio dire, dovresti chiedergli spiegazioni del comportamento della sua amica, che fine ha fatto..perchè ti ha mollato da un giorno all'altro- alza leggermente il tono presa dalla discussione
-volete per caso anche un cappuccino?- sbatte il libro sulla cattedra la Guichard risvegliando mezza classe addormentata
Scuoto la testa sospirando
Prendo a giocare nuovamente col laccio delle mie scarpe
Sophy era stata la persona più importante della mia vita
Era arrivata nel momento in cui pensavo che fosse bello farsi del male
Era entrata nella mia vita con un semplice 'grazie' sincero
Era solare, perfetta, socievole
Tutta la scuola la conosceva, non aveva rivali, non aveva debiti
Dopo che il ragazzo l'aveva mollata con tanto di schiffo, mi ero sentito tirato in ballo, in quanto parte di quel genere: maschio
Che vergogna!
Un uomo dovrebbe trattare bene la sua donna, la deve coccolare, la deve fare ridere e farla sentire una principessa
Ecco perchè quel giorno lo richiamai nel corridoio affollato regalandogli un bell'occhio nero durato quasi una settimana
E fu da lì che cominciai a rivolgere la parola a Sophy, a farla sorridere e farle conoscere una cosa perfino sconosciuta da me..l'amore
Sophy...la mia prima volta, la mia prima gioia, il mio primo dolore
Mi piantò, un giorno, così, senza spiegazioni
L'avevo cercata, ma era come se fosse sparita, scappata dalla città
Non le andavo bene?
Avevo fatto qualcosa di sbagliato?
Cosa le avevo fatto per farla sparire dalla scuola, dalla città, dalla mia vita?
La campanella che suonò, mi ripoltò alla realtà
Corsi verso la ragazza sperando nel suo aiuto
Anche lei era mancata in quei giorni, anche lei non lasciandomi un messaggio, un qualcosa sulla vita di Sophy
-ciao- dissi fievolmente, sperando che non scappasse di nuovo
-ho scienze, Harry..non posso fermarmi a chiacchierare- nemmeno mi guardava in faccia -anche se mi piacerebbe- finì di raccogliere la sua roba dal banco
-ti prego- la bloccai per un braccio facendo in modo che i suoi occhi fissassero i miei
Sospirò rassegnata
-ti vuole bene, te ne ha sempre voluto..ma adesso è meglio che non stiate insieme, che andate avanti l'uno senza l'altro- dice lei mentre l'aula si svuota
-è tornata? mi basta sapere questo- dico speranzoso
-si- annuisce -ma per il bene di entrambi, non devi cercarla, non devi vederla, la devi dimenticare-
Furono quelle parole a farmi contorcere lo stomaco, a farmi scoppiare il cuore in mille e più pezzi
Ci avevo provato a dimenticarla, avevo cercato di uscire con altre per dimenticarla
Ma ogni cosa, ogni posto, me la ricordava ancora di più
Era troppo perfetta per essere dimenticata
Dopo altre tre ore stremanti, infilai le cuffie e varcai il cancello della scuola senza fermarmi ad aspettare i miei amici, come avevo sempre fatto
Spalanco il cancello di casa mia, riposo l'ipod nella tasca dello zaino, ed entro in casa sbattendo violentemente la porta
-Harry?- urla mia madre confusa dalla cucina, da dove ne arrivava un bel profumino di biscotti
-sono di sopra- urlo di rimando, salendo le scale a tre a tre per fare prima
Chiudo la porta della mia stanza a chiave e con poca delicatezza, getto lo zaino ai piedi del letto
Sfilo il giacchetto e mi richiudo nel bagno
Apro lo stipetto vicino lo specchio e comincio a frugarci dentro, cercando la mia speranza, la mia felicità
-Harry- mia madre batte sulla porta della stanza
-non ora- finalmente trovo il piccolo metallino luccicante dietro la schiuma da barba
-tutto bene a scuola?- insiste mia madre
-benissimo- mi siedo sul bordo vasca scoprendomi le mie gracili braccia bianche, rigate in alcuni punti da linee rosse ormai schiarite
-dai, scendi a mangiare i biscotti che ho preparato- tenta ancora
Prendo un respiro
Non è la prima volta..non è come una droga che ti può uccidere..è anche peggio
Punto la lama dove ancora si può notare una lunga linea rossa, forse l'ultima che aveva segnato il mio braccio qualche mese prima
-Harry?- la voce di mia madre risuona in tutto il corridoio
 
'devi dimenticarla'
 
Faccio pressione sulla lama, infilzando ancora una volta le mie braccia
La pelle viene solcata da una goccia di sangue che macchia il mio jeans e il bianco della vasca
 
 
-Harry, hai per caso un hobby?- lo psicologo mi distrae dal mio racconto
-mi piace cantare- dico dopo averci pensato bene
 
 
2 ANNI E MEZZO DOPO
 
Quella casa era esattamente come l'avevo lasciata: le mura bianche, le finestre verde acqua, il giardino ben curato e pieno di fiori
L'auto nera era parcheggiata nel vialetto, segno che la casa non era vuota
Sistemo meglio la felpa, indossata nonostante fosse giugno, per tenermi al sicuro da imprevisti
Sistemo gli occhiali scuri sul naso e cerco di nascondere i ricci ribelli sotto al cappuccio
Attraverso il vialetto arrivando al portico della casa numero 136
Una musichetta arriva al mio orecchio, facendomi sorridere involontariamente
Non era cambiata per niente, ascoltava sempre quelle stupide canzoni d'amore che col tempo mi aveva fatto piacere anche a me
Schiaccio il campanello aspettando una risposta, qualcuno che mi apra
-arrivo- la voce non era più quella di una ragazzina
Adesso era donna
La serratura scatta, la forma di una giovane diciottenne mi si presenta davanti
Non era cambiata molto: i capelli lunghi fino le spalle mossi le coprivano metà volto, gli occhi castani da cerbiatto sembravano sorriderti, le guance rosa, le labbra perfettamente disegnate e che io avevo avuto la possibilità di toccarle in passato
-no scusa, non mi serve nulla- dice lei cercando di tagliare corto
Mi aveva preso per un venditore ambulante
Sfilo gli occhiali e abbasso il cappuccio, sperando che non si fosse veramente dimenticata di me..di noi
I suoi occhi si dilatano, luccicano
-Ha..Harry?- le parole sembrano morirgli in gola
-come stai, Sophy?- chiedo io, più preoccupato di lei
-be..bene- tentenna impaurita
-mamma, chi è?- da dietro le gambe di Sophy, compare una bimba con i suoi stessi capelli, ma gli occhi verdi quasi quanto i miei
Lei era riuscita ad andare avanti senza di me?
Era riuscita a farsi una famiglia?
Aveva dimenticato tutto quello che avevamo passato insieme?
Faccio un passo indietro
-no, aspetta Harry..non è come sembra- apre di più la porta per venirmi incontro -aspetta dentro Haily- spinge la figlia dentro casa e richiude la porta arrivando nel giardino dove mi sono fermato un attimo
Ma come mi era venuto in mente di ritornare da lei?
Perchè avevo continuato ad illudermi per tutto questo tempo?
-posso spiegarti- prende il mio braccio per farmi capire di non andare via, come aveva fatto lei
-avevo paura a dirtelo..ti avrei solo rovinato l'adolescenza- osservo gli occhi lucidi riempirsi di lacrime
Non trovo le parole
-non volevo obbligarti a stare con me solo perchè ero incinta..frutto della nostra notte dopo il compleanno di Sam- e adesso tornava tutto
Mi aveva lasciato per paura di essere abbandonata una volta che avessi saputo di essere padre a quelletà?
-ho avuto paura- ripete lei ormai col viso pieno di lacrime
-perchè?perchè sei dovuta scappare?perchè sei andata via dalla mia vita?- non dovevo piangere..sono o no un uomo ormai?
-io..io..- abbassa lo sguardo -scusa- sussurra poi
Scoppia in lacrime, quelle maledette lacrime che me l'avevano fatta conoscere quel giorno al liceo, quando per la prima volta mi aveva parlato per ringraziarmi di averla difesa
Allargo le braccia, stringendola forte al mio petto
Mi sentivo terribilmente in colpa, mi ero ripromesso che non l'avrei mai fatta piangere
-shh..tranquilla- gli accarezzo i capelli -adesso ci sono qui io, ricordi?- alza la testa tirando su col naso
Erano le parole che la facevano sentire sempre protetta quando stavamo insieme, quando progettavamo il nostro matrimonio, il nostro futuro insieme
-naso naso?- chiede lei speranzosa
Sorrido, ricordando che era il nostro modo per fare pace dopo una litigata..un modo alternativo quando non si poteva fare l'amore
Mi abbasso facendo sfiorare la punta dei nostri nasi
-sei congelato- ride lei tra le mie braccia
Sorrido nel vederla un pò risollevata
-vuoi conoscere una persona?- chiede dopo qualche secondo di silenzio -lei mi chiede sempre di te, ma non ho mai avuto il coraggio di dirgli che fa parte di una famosa boyband- sciolgo l'abbraccio
-posso?- chiedo felice
-non vedevo l'ora che arrivasse questo giorno..avevo solo paura che ti fossi soffermato solo alle parole di Sam e non avresti colto il messaggio tra le righe- non voleva che la lasciassi andare, ancora
Passo le mani sotto il suo mento, e una volta scrutati per bene i suoi occhi, spezzo la piccola distanza che c'era tra le nostre labbra
E mi risento nascere
-con un pò di ritardo, ma ci sono arrivato- sorrido cominciando a camminare per il giardino, mano nella mano
Cosa avevo imparato da quella storia?
L'unica persona capace di farci sentire bene è proprio quella per cui a volte soffriamo
 
 
 

SERAAAAAAAAAAAA
come mi è venuta in mente questa os?
in realtà non lo so nemmeno io D:
scusate se è lunghissima, non credevo lo fosse
l'ho scritta ieri notte su un block note finendo
alle 2 e mezza di notte, ma spero ne è falsa la pena
ps, se qualcosa non è chiara, chiedete
pure..so che ho fatto avanti e dietro col
tempo, ma volevo farvi capire tutto quello
che era successo prima di ritrovarsi in un centro
per malati..che crudele che sono 
AHAHAHHAHAHA
ma almeno si è ripreso cantando(?)
vabbè, meglio che mi ritiro ahhah
 
pps(?), aspetto qualche recensione =3
   
 
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