No. Non poteva essere vero. No. Alzò gli occhi dalla scacchiera, per rivolgerli a lei.
‘Mi hai imbrogliato. Hai approfittato di me perché non conosco il gioco’
Bulma incrociò le braccia. ‘Vegeta’, un ghigno comparve sul suo volto, ‘accetta la sconfitta dignitosamente’
La guardò come un tempo avrebbe guardato Nappa, qualora l’avesse contraddetto.
‘Mi hai imbrogliato’, sibilò, ‘giochiamo ancora’
La donna spostò con una spinta pedine e cianfrusaglie affini. Erano seduti sul parquet.
‘hai intenzione di giocare fino alla tua vittoria?’, gli poggiò le mani sulle ginocchia e avvicinò le labbra alle sue, ‘perché se così fosse dovremmo continuare all’infinito’, lo morse.
Come prevedibile, le bloccò i polsi: ‘chiedi scusa e potrò anche essere clemente’, un’espressione strafottente, ‘o ti farò ingoiare torri, cavalli e alfieri…’
La vide imbronciarsi. ‘Sc…o-r-d-a-t-e-l-o’, tornò a sorridere.
In un attimo si ritrovò stesa con lui addosso che, con una mano, le bloccava entrambi i polsi sopra la testa.
‘femmina insopportabile’, erano così vicini che le lunga ciglia di lei riuscivano ad accarezzargli le guance.
‘scimmione maschilista’, tese le labbra ma invano, tentando di liberarsi, ‘se solo riuscissi a usare le braccia ti prenderei a schiaffi…’
Lo vide sogghignare, mentre la lasciava, sfidandola a fare come aveva detto. Cosa che non fece, anzi. Le lunghe dita andarono subito ad accarezzare i capelli e poi tutto il capo, in maniera frenetica, spasmodica.
Lo baciò e si affrettò a togliergli la maglietta.
‘sembri in crisi d’astinenza’, la canzonò, ‘sei animalesca…’, le strappò l’abito di cotone.
La vide armeggiare con la cerniera dei suoi pantaloni,
‘no, tu sei l’animale, Vegeta’, riuscì nel suo intento, finalmente,
‘pazzo e animale…’, lasciò che la mano osasse avventurarsi fin dentro i boxer,
‘ma io voglio tenerti testa’