Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: NakamuraNya    12/12/2012    1 recensioni
Le sue vecchie pedine ora si muovono liberamente su una scacchiera più grande, in una battaglia fra il bene e il male che dura da secoli.
4°:[...]Quindi era questa la sua ennesima tortura; mostrargli la terra dove era nato che si allontanava forse per sempre da lui.
Disse addio a quel luogo, cercando di cacciare i ricordi di quello che era stato e che non sarebbe più potuto essere.[...]
5°:[...]-Allora cosa mi rispondi?-
“Accetto!” urlò nella sua mente sperando che le parole della voce avessero un fondo di verità.
-Ottimo.-
Un dolore lancinante gli pervase il petto era come se qualcuno gli stesse risucchiasse i suoi organi interni.[...]
6°: [...] -Oggi non mi sento molto bene, mi verrai a far visita un altro giorno.-
La giovane nel ricordo gli crede anche se quella è un enorme bugia.
Elizabeth ora sa che quel giorno non verrà mai, che quello è stato il suo addio, lui sapeva che sarebbe morto.[...]
Epilogo:[...]Ma cosa c'era oltre al buio?
Niente.
Ma vi erano altre persone in quel buio?
No.
Esistevano altri oltre a lui?
Non lo sapeva.
E lui chi o cosa era?
Io sono...[...]
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo sesto
 
Pedine di luce e tenebra


 
Questo è il capitolo finale. Volevo solo dirvi che ho cercato su internet gli avvenimenti storici per scrivere gli ultimi capitoli, nel 1889 nella zona vicino a Mosca era scoppiata la peste. Anche in questo capitolo vi è un evento storico veramente accaduto.
Ringrazio Misora per aver messo la storia tra le preferite e aver recensito il precedente capitolo.
Lo so dovevo aggiornare prima ma ho avuto problemi nella correzione e nel fatto che continuavo a scrivere il finale e ogni volta non mi piaceva(tutt'ora non ne sono pienamente convinta). Ringrazio anche le persone che seguono la mia storia spero che vi piaccia questo ultimo capitolo!!! ^^



 
Vi sono molte storie e leggende che girano intorno ai cacciatori e ai demoni.
Una delle legende che avevano colpito subito il cuore di Elizabeth era quella che narrava che se si uccideva un demone l'ultima anima che aveva ingerito avrebbe raggiunto la pace. I cacciatori avevano diverse credenze, c'era chi credeva, per esempio, che dopo la vita vi fossero altre vite. Quel concetto le risultava così estraneo nella sua ottica di cristiana protestante.
Per quanto i cacciatori non avessero lo stesso Dio da venerare tutti loro sapevano di combattere un male comune, i demoni.
I demoni, gli angeli caduti, le anime corrotte, le creature mitologiche del male, molte erano le supposizioni sulla loro nascita ma nessuna sembrava essere totalmente giusta.
Inconsciamente le torna alla memoria il primo scontro che ebbe con Iorwerth, quella volta era stata battuta da quel ragazzo presuntuoso.
Si capiva che due personalità testarde e decise come loro non potevano che scontrarsi per capire chi era il più determinato.
Iorwerth combatteva perché era un bravo combattente e perché voleva a tutti i costi proteggere i suoi familiari, veniva dalla strada eppure nei suoi movimenti vi era sempre una certa grazia che si univa alla ferocia nel combattimento.
Sono passati gli anni da quando è stata introdotta in questo nuovo mondo, ha conosciuto nuove persone in fretta e altrettanto velocemente molte di loro sono morte in missione.
Tanti sono gli eventi che hanno caratterizzato quegli ultimi venti anni ma ora finalmente è giunto il momento della sua vendetta.
 
1909 Roma nascita della Federazione Schermistica Italiana.
 
Branwen aveva smesso di chiedersi come sarebbe cambiato il mondo fra un secolo o due. Ormai vedeva gli umani commettere da millenni gli stessi errori, eppure rimaneva sempre affascinato dalla loro tenacia e inventiva.
L'umano che circa vent'anni prima aveva nutrito la sua fame già da qualche anno non dimostrava più la sua sfrontatezza.
La sua anima nutriva ancora i canali di energia nel suo corpo ma la sua essenza anno dopo anno si era come assopita, arresa all'evidente sconfitta.
Demone, perché hai deciso di venire qui a Roma?
Già, l'unica provocazione che gli lanciava era quella di non chiamarlo per nome, lui era solo il demone, non Sebastian il maggiordomo e neanche Branwen, solo una creatura che aveva strappato quel ragazzo alla vita.
Fissò la folla muoversi davanti a lui, donne e uomini che ridevano e scherzavano in prossimità dell’evento del giorno.
Gli sembra di vedere davanti a sé, quando per quelle strade i cristiani venivano perseguitati dai soldati romani.
Non vi erano sorrisi ma solo paura.
E’ solo un'attimo, poi tutto torna alla luce di quel giorno del ventesimo secolo, mille anni e più sono passati ma per lui è come se fosse ieri.
A volte si domanda cosa sarebbe stato di lui se non avesse accettato l'invito di Lilith a divenire un demone.
Forse sarebbe semplicemente morto, ma ora preferisce non pensare.
-Oggi nasce una federazione di scherma, volevo assistere a questo evento.-
La folla.
Il suo ex padrone ha già capito cosa significano per un demone simili eventi, quando vi sono così tante persone è divertente nascondersi tra la folla e poi prendere un umano e torturarlo fino alla morte. Nessuno si accorge se qualcuno scompare.
Quando ti nutrirai di nuovo?
Il demone strinse i pugni, odiava quella domanda, alle volte lui e Ciel conversavano degli avvenimenti di quegli anni, eppure sapeva che prima o poi la fame sarebbe tornata. Non voleva lasciare Ciel, non che vi ci fosse affezionato ma era una di quelle poche persone che gli tenevano testa e sarebbe stato un peccato perderlo.
-Quando ne avrò bisogno.-
Branwen fissò la folla e notò altri suoi simili, non che fossero sotto aspetto demoniaco, ma un demone si distingue dai normali umani. Non c’era nulla di particolare nell'aspetto che li evidenziasse, ma era come se intorno a loro ci fosse un'aura scura che inghiottisce la luce.
Purtroppo tra la folla percepì anche l'odore dei cacciatori.
Le guardie del corpo degli umani, così venivano chiamati, avevano un'agilità e una forza superiore e alcuni di loro usavano la magia.
Ne aveva uccisi parecchi singolarmente quando erano loro ad attaccare, era forte ma loro lavoravano spesso in gruppo e con armi benedette, incensi e acqua santa. Anche per un demone come lui una ferita provocata da quelle armi gli avrebbe dato serie difficoltà.
Da quando c'erano i cacciatori la vita per un demone era più pericolosa e eccitante, prima uccidevano senza freni ora erano più prudenti ma il fatto di avere degli avversari era interessante.
 
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-Elizabeth, andrà tutto bene.- Mormorò Iorwerth stringendola di più a se.
La ragazza lo guardò con gratitudine mentre percorrevano un viale particolarmente affollato.
Quando dovevano sorvegliare le persone dagli attacchi dei demoni i cacciatori si muovevano in gruppo.
Era più facile attaccare una di quelle creature insieme invece che singolarmente.
Di solito i demoni erano più attivi nelle ore notturne ma, come le era stato insegnato, quando vi erano grandi quantitativi di umani alcuni di loro si azzardavano ad attaccare anche di giorno.
Questo loro modo di attaccare i più deboli o i più isolati approfittando del grande numero le ricordava molto il modo di cacciare dei lupi; diversamente da loro i demoni potevano apparire come pecore non suscitando alcun timore.
Per i cacciatori era più difficile agire alla luce del sole, sarebbe stato sospetto girare in grossi gruppi e armati, quindi era previsto stare in coppia.
Le prime volte che aveva dovuto lavorare in coppia con Iorwerth si era sentita in imbarazzo perché esternamente dovevano apparire come una coppia, ma poi col passare del tempo era divenuto naturale e poi ora...
Il filo dei suoi pensieri venne interrotto quando sentì il suo compagno fermarsi.
-Cosa succede? Ne hai visto uno?-
Gli chiese mentre si guardava intorno attentamente.
-No, molto meglio.- Il ragazzo indicò il suo braccialetto che si era illuminato più intensamente.
-E' qui intorno?-
-Esattamente, a quanto pare i poteri di Raphael non hanno ancora sbagliato.-
I suoi occhi dorati si illuminarono di quella luce che ormai conosceva, il suo compagno era pronto per la battaglia.
-Elizabeth, informa gli altri.-
Annuì e dalla piccola borsetta tirò fuori delle strisce di carta bianca, si morse il dito fino a far uscire il sangue e appena finì di scrivere un breve messaggio esse scomparvero.
Ogni volta nel suo cuore c'era sorpresa nell'utilizzare quegli oggetti magici, a volte si chiedeva se quel mondo era reale, ma durava poco perché poi il ricordo dei tanti combattimenti che aveva avuto in quei vent'anni tornava.
Aveva aspettato così a lungo quel giorno e ora finalmente avrebbe potuto finire quel vile demone.
Dopo un paio di respiri riprese la sua passeggiata con Iorwerth mentre aspettavano la risposta.
Entrambi tenevano d'occhio il braccialetto che continuava a illuminarsi pulsando come un cuore.
Ci mancano ancora un paio di demoni e poi potremo incominciare la vera missione.
Gli comunicò mentalmente il mago che era venuto con loro in quella missione.
 
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Branwen stava prendendo tranquillamente un caffè a un tavolino di un bar, non aveva bisogno di quella bevanda, ma aveva visto un demone che stava cercando di cacciare una giovane donna e quindi aveva deciso di sedersi lì e godersi la scena.
Si vedeva da un miglio che era ancora inesperto nella caccia, il giovane uomo si era avvicinato alla ragazza afferrandole villanamente il gomito.
Non di certo un buon inizio per ottenere la fiducia di un essere umano.
Ti diverte così tanto il fatto che quel demone si stia mettendo in ridicolo?
Il quesito era alquanto provocatorio ma il tono di Ciel era monocorde.
Il demone sapeva già che presto sarebbe morto, gli era già successo in passato con altre anime, così vitali all'inizio.... ma poi si rendono conto di essere effettivamente morti.
Per quanto si creda di aver fatto le giuste scelte alla fine vi sono sempre dei rimpianti, non aveva chiesto se Ciel ne avesse ma sapeva benissimo che anche lui ne provava.
Ora le sue frasi erano ancora taglienti nel commentare i fatti che accadevano intorno a lui ma ben presto le sue parole sarebbero diminuite fino ad annullarsi. E poi percepire la sua essenza sarebbe stato sempre più faticoso e un giorno tornerà la fame e saprai che la sua volontà è morta.
-Diciamo che è come vedere un gattino che cerca di attaccare un topolino ma alla fine non fa altro che giocarci.-
Ti piacciono proprio, i gatti.
L'ombra di un sorriso su un volto che è solo nella sua mente.
Branwen prende un'altro sorso di caffè, non sente se è caldo, se è amaro o dolce, percepisce solo la bevanda che scende giù dal suo esofago.
Il giovane demone cerca di scusarsi con l'umana, è troppo insistente e il suo tono non è convincente.
E poi tutto succede velocemente anche per i suoi occhi demoniaci.
La ragazza se ne va offesa.
Il demone sta per seguirla.
La folla avanza, nessuno sta guardando più verso di loro a parte Branwen.
Alza il braccio per agguantarla.
Reciso.
Uscirebbe sangue ma l'arto diviene fumo.
Gli viene staccata la testa.
Del giovane demone non vi è più traccia.
Ad eseguire quella precisa e veloce danza di morte è stato un cacciatore.
Branwen si irrigidisce sulla sedia.
Una donna dall'aspetto giovane con una cascata di capelli biondi.
Poi incrocia i suoi occhi color smeraldo e la riconosce.
E' un'attimo e entrambi sanno chi hanno davanti, per quanto siano passati decenni per quanto il suo aspetto non sia quello di Sebastian, lei lo ha riconosciuto.
Lei è diventata una cacciatrice.
E dopo anni Branwen sente la coscienza di Ciel in subbuglio, anche lui l'ha riconosciuta.
 
*Qualche giorno prima*
 
-Elizabeth!- La chiamò Edward correndole in contro. I corridori di quella struttura per cacciatori erano alquanto intricati e davano l'impressione di essere finiti in un labirinto.
-C'è qualche problema?- Domandò subito agitata per un possibile attacco esterno.
-Raphael ha trovato un incantesimo che ci può aiutare a trovare Sebastian.-
Il cuore della cacciatrice accelerò, credeva che mai avrebbe avuto l'opportunità di trovare la causa del dolore che l'aveva afflitta in giovinezza.
-Portami da lui.-
La biblioteca era enorme e teneva le copie dei più grandi libri scritti dai primi cacciatori, tecniche di combattimento, erbe per curare molti tipi di ferite, enciclopedie sui demoni e molto altro.
Raphael era seduto su una poltroncina blu mentre sul divanetto Iorwerth fissava i nuovi arrivati.
-Raphael dov'è?-
Il mago si alzò facendo illuminare intorno a loro un cerchio percorso da vari ghirigori.
-Elizabeth, questo incantesimo funzionerà solo se quel demone non si è nutrito di nuovo per questi vent'anni.-
-In che senso?-
-Questo è un incantesimo di ricerca, tu eri molto legata all'anima di Ciel e se essa è ancora attiva allora potremmo localizzarlo.-
Con la coda dell'occhio Elizabeth notò il fratello irrigidirsi, per anni aveva temuto il giorno in cui lei avrebbe affrontato quel demone.
-Che cosa devo fare?-
-Siediti vicino a me e chiudi gli occhi.-
La ragazza fece quello che gli fu richiesto.
-Ora riporta a te il ricordo di Ciel.-
Si dovette concentrare molto, quella persona per lei era stata il centro del suo mondo. Ricordò i suoi capelli blu scuro e i suoi occhi azzurri, il modo in cui sorrideva prima dell'incidente e poi l'aura buia che lo circondò dopo. Gli venne in mente l'anello che portava al pollice e il modo in cui lo accarezzava come se fosse l'unica cosa che gli interessasse. Risente il suono della sua voce annoiata e irritata. Un tempo gli sarebbe venuta voglia di farlo sorridere perché l'amava.
Almeno credeva fosse amore, alla fine era solo un'illusione che si era fatta da quando aveva saputo che si sarebbero sposati. Provava ancora molto affetto per lui ma come un famigliare.
Sentì sotto le dita la sensazione della carta e senza rendersene conto percorre la superficie.
-Elizabeth, ora concentrati: pensa all'ultima volta che hai visto Ciel.-
E' passato tanto tempo da quando erano avvenuti quei fatti, le sembra quasi di dover cercare delle vecchie fotografie.
E poi il passato riprende vita nella sua mente.
Si ricordava che quel giorno pioveva perché sul suo soprabito, nonostante l'ombrello che aveva usato il cocchiere per ripararla fino all'entrata, vi erano rimaste alcune gocce d'acqua.
Appena era entrata nella magione ricorda di come gentilmente Sebastian le aveva tolto il soprabito e l'aveva accompagnata nel ufficio di Ciel.
Il pensiero che un tempo si era lasciata anche lei incantare dalla perfezione di quel maggiordomo la disgusta.
Ritorna al ricordo, nello studio trova Ciel che si tiene la testa tra le mani; a terra vi sono vari fogli, non presta attenzione ad essi ma si avvicina al suo amato.
-Ciel, che ti succede?-
Sa che Ciel ha sentito i suoi passi e le sue parole preoccupate ma non alza lo sguardo dalla scrivania.
-Elizabeth, non ho tempo di parlarti ho cose più importanti da fare.-
-Ma Ciel...io-
-Sebastian accompagnala alla porta.-
Il maggiordomo le è accanto in un attimo e con il suo solito sorriso l'accompagna verso l'uscita dello studio.
-Aspetta.- Dice improvvisamente Ciel.
Elizabeth si volta e vede i suoi occhi blu guardarla, c'è paura, insicurezza ma è tutto celato da una maschera di indifferenza.
-Oggi non mi sento molto bene, mi verrai a far visita un altro giorno.-
La giovane nel ricordo gli crede anche se quella è un enorme bugia.
Elizabeth ora sa che quel giorno non verrà mai, che quello è stato il suo addio, lui sapeva che sarebbe morto.
-Elizabeth, puoi aprire gli occhi.-
La luce di quelle candele le ferisce gli occhi abituati all'oscurità.
-L'abbiamo trovato.- Gli sorride Raphael, mostrandole poi la cartina dove lei sta indicando la città di Roma.
-Mentre eri immersa nei tuoi ricordi hai detto anche una data.-
-Davvero?-
-Si, credo che sia il caso che vi mettiate subito a fare le valigie se volete andare.-
-Certamente.-
-Elizabeth, tieni questo.-
Gentilmente Raphael allarga la mano della cacciatrice e le porge un braccialetto.
-Vi ho impresso un incantesimo, esso reagirà alla presenza dell'anima di Ciel.-
-Grazie mille.-
Improvvisamente sente della morbida seta sulle guance e capisce di aver pianto, Iorwerth le sorride piano lasciandole poi il fazzoletto.
Tra loro non c'è bisogno di parole per capire i sentimenti che provano.
 
---
 
Elizabeth osserva davanti a sé la figura dell'uomo che stanno inseguendo, è il demone che cercava, affianco a se Iorwerth ha tirato fuori il suo coltello.
La folla è fastidiosa, si muove lentamente e poi velocemente, il demone si infila tra la gente, spintonandola e ferendola, loro però devono fare di certo più attenzione.
Branwen si sente braccato da quei due cacciatori, non riesce a comprendere come hanno fatto a trovarlo e soprattutto a riconoscerlo.
Il quel momento apprezza e odia la folla perché lo protegge ma lo rallenta.
Nota un vicolo alla sua destra, pochi metri e potrà di certo seminarli.
Una fitta alla schiena lo fa quasi urlare, la lama gli ha perforato le carni velocemente, non è una ferita mortale ma è pur sempre una ferita. Si rifugia nel vicolo e incomincia a correre.
Perché la ferita non guarisce?
Il demone si sente stanco, e constata che Ciel ha ragione: non sta guarendo, o almeno, non lo sta facendo alla velocità voluta. Quella lama era benedetta, scommette che è stato l'uomo accanto ad Elizabeth ad accoltellarlo.
-Dovrei nutrirmi per prendere abbastanza forze...-
Cosa aspetti a nutrirti con l'anima di qualcuno? Non posso di certo credere che ti farai uccidere per così poco.
La voce nella testa del demone si fece più prepotente di prima.
-Quindi desidera così tanto che mi liberi della sua anima? -
Da quand'è che sei così umano?
Umano lui? Lui non è mai stato umano. Quando era appena divenuto un demone si era lasciato trascinare dall'odio che provava per quei fragili esseri che diversamente da lui avevano la vita. Già, perché anche se Lilith gli aveva detto che gli avrebbe ridato la vita, alla fine la sua era solo un'esistenza vuota.
Gli unici sentimenti che provava erano oscuri e malati, non vi era una vera felicità se non quella di torturare gli umani.
Eppure più li odiava più rimaneva affascinato dalla forza di volontà e resistenza.
-Non vi sarà alcun filo di ragnatela a salvare la vostra esistenza quando sarete scomparso del tutto.-
Ciel sapeva perfettamente che non avrebbe mai potuto rivedere i suoi cari nel momento stesso in cui aveva deciso di allacciare un contratto con un demone.
Sa perfettamente che un giorno anche quel suo strano modo di "vivere" cesserà, si è chiesto cosa potrà mai accadere ma ha timore dell'abisso che non conosce. Un tempo aveva pensato che il suo gioco si sarebbe concluso con la sua morte ma ora constata come le sue vecchie pedine si stiano sfidando di nuovo, non conosce il campo di gioco, non ha alcun potere e probabilmente non saprà mai il finale di quella partita.
 
---
 
La notte è finalmente scesa e i cacciatori stanno cercando ancora il demone.
Elizabeth si sta tormentando il braccialetto, da quando il demone è stato ferito da Iorwerth è sparito dal raggio del suo controllo.
I lampioni riflettono sui muri ombre allungate e distorte.
Un urlo fa poi sussultare tutti mentre si dirigono alla fonte di quel suono agghiacciante.
In un piccolo piazzale lontano dalla gente che ancora festeggia i cacciatori trovano infine il demone.
La cacciatrice sussulta nel riconoscere il demone nei panni di Sebastian. I vestiti da maggiordomo gli calzano a pennello, i capelli corvini dell'esatta lunghezza che si ricordava, ricorda il modo in cui sua madre li odiasse e glieli pettinasse all'indietro. Gli occhi cremisi si illuminano mentre la fissano voracemente.
-Ho deciso di prendere queste sembianze in vostro onore marchesina. Ora però siete già una donna, come passa velocemente il tempo per voi umani.-
Una bassa risata gli esce spontanea dalle labbra.
Sono passati vent'anni e Sebastian non ha un capello bianco ne una ruga, Elizabeth sa che ha scelto quel aspetto per confonderla.
-Forse sarebbe stato meglio se mi fossi occupato di voi il giorno in cui giuraste vendetta sulla lapide del vostro giovane amato.-
L'aveva sentita, aveva assistito alla cerimonia, può anche immaginarsi il suo ghigno mentre vede un corpo vuoto ricevere una benedizione per un'anima che non potrà mai riceverne.
-Come vedi sto mantenendo parola alla mia promessa.- Il suo tono è freddo nei suoi riguardi.
-Devo ammettere che mai mi sarei immaginato che sareste divenuta una cacciatrice.-
Il suo sorriso è falsamente sorpreso, di quel maggiordomo che conobbe un tempo non ne rimane che una grottesca imitazione.
-Credete davvero di potermi battere?-
Il silenzio avvolse il piazzale mentre i cacciatori tirano fuori le loro armi.
Il demone improvvisamente si gira verso un cacciatore e con un balzo gli è addosso.
Il giovane sotto di lui cerca di liberarsi dalla presa di quell'essere tirandogli calci mentre un suo compagno brandisce la sua lancia e cerca di attaccare il demone, tutto inutile perché viene scaraventato a parecchi metri da una forza invisibile.
Tutti rimangono paralizzati da quella scena, non pensavano avesse un potere simile.
Il demone stacca la testa all'uomo a terra con gli artigli.
Il sangue vermiglio sporca gli abiti da maggiordomo e si espande sui ciottoli mentre la testa vola ai piedi degli altri cacciatori.
L'uomo con la lancia si scaglia di nuovo sul demone pronto a vendicare il suo compagno, purtroppo riesce a ferirgli solo la spalla prima di essere attraversato da una parte all'altra da un braccio del demone.
-Tutto qui il vostro potenziale cacciatori?-
-Questo è quello che vorrei chiedere io a te, stupido demone.-
Una lama gli percorre trasversalmente la schiena, ma questa volta la creatura artiglia il petto dell’avversario lanciandolo più in là.
-Iorwerth!- Grida Elizabeth vedendo il compagno a terra inerme.
-Cosa c'è, era un tuo amico?- Chiede il demone mentre si sta avvicinando all'uomo dagli occhi dorati.
-Demone questa è una lotta tra noi due.-
Sebastian si volta e le sorrise meschinamente.
-No mia cara, questa è una lotta tra luce e tenebre e credo che questa notte sarete voi a soccombere.-
-Non credo proprio demone Branwen.- Urla una voce lontana.
Intorno al demone compare un sigillo.
-Abbiamo studiato la tua storia corvo, ci è servito solo il tuo sangue e ora sei immobilizzato.-
-Credete davvero che questo servirà a tratte..-
Il demone non può finire la frase perché Elizabeth gli conficca la lama della sua spada nel cuore.
Il demone si dirada in una nube scura e una sfera di luce si innalza al cielo.
La cacciatrice si precipita verso il compagno ferito che sta venendo già soccorso dal mago del gruppo.
-C'è la farà?-
-Non si preoccupi è solo un graffio.- La rassicura lo stregone.
Elizabeth scosta con delicatezza alcune ciocche bionde dagli occhi chiusi, Iorwerth apre con fatica gli occhi.
-C'è l'hai fatta, la sua anima sta volando in cielo.-
Le sorride in quel modo complice.
-Già c'è l'ho fatta.-
Purtroppo quell'anima non apparteneva a Ciel e lei lo sapeva da quando notò il suo braccialetto spegnersi al rumore di quel urlo, il demone si era nutrito di nuovo e Ciel ormai era andato.
Non aveva rimpianti perché in fondo aveva salvato un'anima.
Iorwerth si sta facendo curare la ferita, gli accarezza la mano, sorride mentre le loro due fedi si scontrano, come due fioretti in una battaglia.
 
Fine è veramente la fine, già credo proprio che ci metterò un epilogo ma non credo sarà particolarmente lungo, credo che anche questo finale possa andare bene. A voi lettori la decisione finale: Epilogo si o Epilogo no?
   
 
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