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Autore: Out of this world    30/06/2007    54 recensioni
« E va bene! Ma che noie che siete! Che state cercando di fare? Buttarmi fuori di casa?! »
« SI’! »
« Ah… questo spiega molte cose… »
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’ennesima cretinata sfornata in un momento di trance ^^. E’ una one-shot senza pretese^^ Giusto per passare un momento tranquillo.
Buona lettura!
Minako-Lore

 

 

 

 

~ Patetico Masen.

 

Appoggiai annoiato la testa alla grande vetrata posta in camera mia. Pioveva.
Che novità.
Era il 10 di Giugno, e quel maledetto temporale continuava persistente, con tuoni e lampi che decoravano il tutto.
Chiusi gli occhi, stufo.
Bella quel giorno aveva chiamato dicendo che non ci sarebbe stata tutto il giorno, a causa di una giornata “padri e figli” al distretto di polizia. E, anche se trovavo alquanto strana una cosa del genere, non feci obiezioni. Gli dovevo dire che no, non ci doveva andare? Gli dovevo dire che senza di lei ero così patetico da non trovare nulla da fare?
Probabilmente sì, almeno in quel momento non mi sarei ritrovato così giù di morale appoggiato come un cretino a quello stramaledetto vetro freddo.
Avanti Masen, ci sarà pur qualcosa da fare!
Riaprii gli occhi, e mi guardai attorno. Sbuffai e, a grandi passi, mi diressi verso la porta. Dopo di che scesi in due secondi le scale, fiondandomi in salone. Li non trovai nessuno. Quindi presi posto al pianoforte e presi dei fogli bianchi.
Ma ben presto scoprii di non essere dell’umore adatto per creare qualche nuova sinfonia. Quindi sbuffai nuovamente, dandomi del patetico e dell’infantile: solo perché la mia fidanzata era con suo padre (il che sarà molto felice di non avermi fra i piedi) dovevo deprimermi in quella maniera?
Si può sapere cosa diavolo facevo prima di conoscere Bella?
Non molto in effetti… suonavo, ascoltavo la musica, assemblavo macchine, leggevo… e poi suonavo, ascoltavo la musica, assembl…
Così ti deprimi solo di più, idiota.
In quel momento entrò Rosalie, la quale non mi degnò di uno sguardo, andandosi poi a sedere sul divano per leggersi un vecchio libro che riconobbi come un qualche suo classico dell’epoca.
Quindi mi alzai, e, facendo il finto disinvolto mi sedetti di fianco a lei.
Tacemmo entrambi.
Per quanto? Bo… forse quindici minuti.
« Rose? »
« Mh? »
« Quanto sono patetico da uno a dieci? »
« Dieci. »
« Grazie. »
Con uno slancio elegante si alzò, lasciandomi da solo.
Fantastico.
Neanche mi sorella mi calcolava.
Eddai, ci doveva essere pur qualcosa da fare, no?
Ma proprio in quel momento entrò Emmett che, appena mi vide, sobbalzò.
« Che ci fai qui? » chiese sospettoso. Alzai un sopracciglio. Bè, almeno chiacchieravo con qualcuno…
« Ci vivo. »
« Ah, giusto. Bè, perché non puoi vivere fuori da qui? » mi chiese evidentemente a disagio. Curioso e un po’ preoccupato per la sua salute mentale cercai di leggergli nella mente, ma, a sorpresa, notai che cercava di non farmi entrare.
« Cosa succede? » chiesi sospettoso, alzandomi in piedi per squadrarlo. Lui saltellava nervoso da un piedi all’altro.
« Niente. Assolutamente niente. Nessuno ti sta nascondendo niente. Proprio niente. Ciao! »
E in un secondo scomparve.
« Mamma? » chiamai Esme nella sala da pranzo.
« Sì? »
« Chiama la Neuro per Emmett. »
« Di nuovo? »
« Quando mai c’è stato?! »

Okay. Mi stavo divertendo. In fondo anche uno patetico come me poteva trovarsi un passatempo. E dovevo dire che mi piaceva. Cosa c’era di meglio al mondo?
« Ed? »
Guardai esasperato la mia casetta di carte distruggersi, mentre Jasper, con la sua delicatezza pari a un elefante volante, si appoggiò al tavolo, per poi ritrarsi.
« Scusa… non l’ho fatto apposta… » mormorò, mentre sospiravo per trattenere la rabbia.
« Ma certo! In fondo dicono tutti così! “Non ho fatto apposta a prenderti a cazzotti” “Non ho fatto apposta a distruggere il tuo castello di carte” “Non l’ho fatto apposta ad ammazzarti”. »
« Stai bene? » mi chiese.
« Ma certo, sto benissimo! Io sto benissimo, tu stai benissimo, tutto il mondo sta benissimo! Tutti stanno benissimo! …bè, a parte Emmett, lo sai che Esme l’aveva già ricoverato alla Neuro un po’ di anni fa? »
« Ehm… sì, bè, senti, potresti accompagnarmi a Port Angels? » mi chiese. Alzai un sopracciglio.
« Jasper, sono le otto di sera. »
Lo vidi agitarsi. Ma che avevano tutti?
« Ehm… è vero. Bè, la prossima volta. »
E, ciondolante, si allontanò.
Sbuffai, e cercai un nuovo passatempo…

« Eddino? »
Lanciai un’occhiataccia a Alice, mentre continuo a giocare a pancia in giù sul tappeto del salotto.
« Devi avere un’ottima scusa per chiamarmi così. »

« Senti, ti va se andiamo a caccia? Ho sete! » piagnucolò, mentre continuavo imperterrito la mia partita.
« Chiedi a Jasper. Già prima voleva uscire. » dissi annoiato.
« Jazz mi ha già detto di no. Eddai Edward! Non mi dire che vuoi continuare a giocare a monopoli da solo! »
« Ehi! Si dal caso che stia vincendo! »
La vidi alzare gli occhi al cielo, per poi allontanarsi. Continuai a giocare:
« Probabilità: andate in prigione senza passare dal Via! Arg! Ora devo aspettare due turni… »

« E’ meglio se passo ad altro… »

« Edward? »
Alzai lo sguardo su Esme, che mi guardava sconvolta.
« Sì? »
« Ehm… mi chiedevo se… ma quello è un mio catalogo di vestiti?! » chiese poi, indicando il giornale che tenevo fra le mani. Sbuffai.
« Senti, non rovinarmi il divertimento. Sto tagliando le teste alle modelle per appiccicarle a corpi di uomini. Non preoccuparti. »

« Dici? »

Alzai le spalle, continuando il mio lavoro con la forbice in mano.
« Tornando a noi… potresti aiutarmi a spolverare la soffitta? »
« Non abbiamo una soffitta. »
« Allora la biblioteca! »
« Carlisle deve averci pulito due giorni fa. »
E con un sospiro si allontanò.

 

« Che fai di bello? » mi chiese Carlisle avvicinandosi al computer dove ero seduto.
« Oh, cerco qualche libro da ordinare. » dissi annoiato.
« Ah sì? Trovato niente d’interessante? » chiese.
« Qualche thriller, qualche giallo… ah, e un libro che  a quanto pare è molto famoso: s’intitola Twilight. Lo conosci? »
« No, mi dispiace. »
« Ah… bè, comunque dev’essere una noia pazzesca. Figurati che il protagonista maschile a quanto pare è “la nuova icona romantica”. Tzè, un libricino per ragazzine complessate! »
« Edward? »
« Sì? »
« Te lo vuoi comprare? »
« Sì, tantissimo. »
« Fai pure. »
« Grazie! »
« Senti, la Mercedes non ha benzina. Mi hanno appena chiamato in Ospedale, e devo prendere per forza la tua Volvo. Intanto tu potresti farle benzina. »
Alzai le spalle.
« La farò domani. Ora voglio ordinare anche il sequel, New Moon. »
« Edward?! »
« Sì? »

Mi voltai verso Carlisle, e notai anche il resto della famiglia.
« Levati subito dai Marron glace e va a fare quella maledetta benzina! » mi urlò quasi Alice, tirandomi per un braccio.
« E va bene! Ma che noie che siete! Che state cercando di fare? Buttarmi fuori di casa?! »
« SI’! »

« Ah… questo spiega molte cose… »

 

Stetti fuori casa per mezz’ora, giusto per dargli il gusto di non vedermi tornare prima. Ma perché mi volevano fuori dalle scatole? Non disturbavo mai nessuno!
Quel pomeriggio, poi, non avevo fatto niente per distrarli dai loro impegni. E più provavo ad entrare nella loro mente, e più ne venivo cacciato fuori. Al diavolo la famiglia.

Quando tornai la villa era al buio. E – confuso più che mai – entrai in casa gocciolante (ma qualcuno poteva prendersi la briga di darmi un ombrello prima di buttarmi fuori?! )
« Sono a casa.  » dissi annoiato, per poi andare in salone. Accessi la luce, e subito arrivarono dei fischi.
« SORPRESA! » urlarono in coro tutti con dei capellini rossi. Li fissai sorpreso.
« Cosa?! » chiesi guardandomi intorno. E Bella mi sbucò da dietro le spalle.
« Buon compleanno! » disse sorridendo, per poi porgersi a baciarmi le guance.
« Compleanno? » chiesi. Tutti annuirono.
« Ma scusate, quanti ne abbiamo? »
« Oggi è il 10 Giugno, stupido! » rise Alice, facendo per abbracciarmi. La guardai stralunato.
« Ma il mio compleanno è il 20. »
Calò un silenzio agghiacciato.
« Te lo avevo detto! » esplose Esme a Carlisle, il quale si grattava la nuca.
« Ah… e vabbè, ho sbagliato il due! Lo zero, però, vedi che c’era?! »
« Volete farmi credere che ci siamo ammazzati oggi per niente?! » esclamò Rosalie.
Sospirai, e mi voltai verso Bella.
« Andiamo, va. » dissi cingendole le spalle con un braccio.
« Novità? » mi chiese. Ci pensai un attimo.

« Oh, sì. Lo sapevi che Esme aveva rinchiuso Emmett alla Neuro, una volta? »



 

 

 

  
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