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Autore: Ale_kiss_    13/12/2012    1 recensioni
-Che vuole da me …?- domandai tremante. Fece un passo avanti e si rivolse a tutti nonostante solo io la capissi.
-Lo tiene lui. È suo prigioniero da quasi sempre. Ha portato il suo corpo nella propria dimora dopo aver bruciato il vostro palazzo. Vuole parlarti Erika, si tratta proprio di questo!-
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Eccola! Arriva!-
- Ma che cosa sta’ …-
- Da quanto non guida?-



Velocemente premetti il freno inchiodando dinanzi a tutti. Scesi quasi con le mani ancora incollate al volante e feci salire Michael. Selene stava perdendo la pazienza e con furia salì in macchina. Soren non perse tempo e dopo avermi guardata negli occhi con aria quasi assente, salì nei sedili posteriori. Lo imitai.
- Ma chi ti ha insegnato a guidare?- domandò la mora quasi gridando. Avevo perso tempo e lei non evitò di fulminarmi.
- In realtà tu …- lei mi guardava ma a quelle parole rigirò la testa e cominciò a guardare la strada.
- Sei stata coraggiosa- Soren mi prese una mano e la strinse. Cosa stava succedendo? Perché mi ero innamorata di lui? Perché? Stavo complicando le cose … ma comunque … prima o poi Kraven l’avrei dimenticato perché non mi avrebbe mai ricambiata e volevo vivere la mia esistenza con un sorriso. Desideravo una famiglia e presto o tardi avrei provato anche il bisogno di un figlio, quella era la verità. Come sarebbe stato il mio bambino? Una stretta al cuore mi fece girare la testa. I miei occhi si socchiusero.
- Erika!- mi chiamò Soren. Pareva preoccupato. Mi risvegliai dai miei pensieri, ma non del tutto perché dissi la cosa sbagliata nel peggior momento possibile!
- Hai mai desiderato avere dei figli?- Michael inchiodò in quel preciso istante e tutti venimmo fatti chinare con violenza in avanti. Per fortuna che le cinture di sicurezza esistono. Ritornammo con la schiena ai sedili.
- Dannato semaforo!- borbottò Michael tirando un pugno al volante. Selene si girò velocemente verso di me.
- Che cosa vuoi dire Erika?- mi domandò con le mani che tremavano. Io non l’ascoltai. Non era affare suo, nulla di ciò che mi riguardava era affar suo e non lo sarebbe mai stato!
- Emh … figli … Erika?- Soren era un po’ stordito da quella domanda. Sì, in effetti era uscita in un momento un po’ delicato e non molto adatto. Ma comunque io annuii senza esitazioni.
- Beh … no, onestamente no …- pareva un po’ in imbarazzo, forse dovevo imparare a non dar sfogo a tutti i miei pensieri.
- Perché? Tu sì Erika?- domandò Michael non togliendo gli occhi dalla strada. Deglutii. Non potevo dire la verità! Come l’avrebbero presa tutti? Io … non ero in grado di badare neanche a me stessa, figuriamoci ad una creatura appena nata e affamata di sangue!
- No! Certo che no!- tagliai corto. Selene, vidi, fece una faccia strana alzando gli occhi al cielo. Mi appoggiai con la testa al finestrino ed iniziai a guardare il paesaggio. Scendevano tenui fiocchi di neve che si attaccavano alla macchina. Anche Selene girò lo sguardo verso l’esterno. Guardavo il cielo, grigio, cupo, e più lo guardavo, più gli occhi di Kraven ritornavano vivi nella mia testa. Il suo viso con i lineamenti più perfetti di un dio greco e … strinsi un pugno fino a farmi male. Sentii la mano di Soren cercare di rilassare la mia, accarezzandola. Lo guardai e lui mi porse un dolce sorriso.
- Stai pensando a lui, vero?- domandò con voce pacata, senza rancore. Annuii ad occhi bassi. Mi dispiaceva confessargli che pensavo ancora ad un altro dopo averlo baciato e, in un certo senso, avergli detto che lo amavo. Accidenti! L’ho pensato! È vero, lo amavo, ma presumo che in un qual modo si fosse già capito.
- Avete sete?- Selene mi svegliò dai miei pensieri. Soren dissentì ed io feci lo stesso. Iniziai a giocherellare con la collana che portavo al collo. Era un rettangolo nero con una bilancia di brillantini, simbolo del consiglio della giustizia, del quale io avevo fatto parte, sin che Kraven era stato in vita. Io, lui, Soren, Logan e Nikola accompagnavamo Viktor in Russia a risvegliare Amelia ogni duecento anni. In realtà il ciondolo della mia collana apparteneva proprio al capo del consiglio della giustizia, Kraven. Me l’aveva regalato, io mi illudevo che fosse per amore, ma forse era solo per liberarsene. 
Una volta, di ritorno dalla Russia, mi ero addormentata nella limousine. Non se ne era accorto nessuno, assurdo! Kraven era andato a ibernare Viktor ed al ritorno era andato in camera. Non ho la minima idea di come gli fossi salita alla mente ma era venuto a cercarmi in macchina, poiché nel castello non mi aveva trovata. Mi ero risvegliata nel suo divano a causa di certe voci che udivo. Erano basse ma le sentivo comunque. Mi alzai lentamente, mettendomi seduta, con la testa sullo schienale. Provai a guardarmi attorno per capire da dove le voci provenivano e notai Kraven seduto alla scrivania con una sigaretta tra le dita. La stanza era invasa dal fumo. Dinanzi alla scrivania c’era Nikola. Parlavano a voce bassa e dicevano cose strane delle quali non capivo bene il significato. Improvvisamente Kraven iniziò a scrivere qualcosa su un foglio di block notes che aveva appena preso da un cassetto. Iniziai ad osservarli un po’ distante però dai loro argomenti. Notai una coperta leggera sulle mie gambe. La presi e la strinsi attorno alle spalle. In quel castello il freddo si faceva sentire notevolmente, anche a causa della gelida pioggia scrosciante. Ricominciai a fissarli. Kraven alzò lo sguardo dal foglio e con l’indice fece segno a Nikola di avvicinarsi. Il servo si piegò in avanti sino a che il suo orecchio non fu abbastanza vicino alla bocca di Kraven.
- Spero … che il vecchio non …- sussurrò.
- Assolutamente niente, mio signore- si rimise ritto e Kraven sorrise compiaciuto chiudendo un pugno a mezz’aria (come solitamente faceva) e, dopo essersi guardato unghie e anelli lo appoggiò sul tavolo.
- Bene, credo che è tempo di agire …- poi il suo sguardo incrociò il mio. Lo abbassai subito ma feci in tempo a scorgere un’espressione leggermente contorta nel suo volto perfetto, la quale rovinava la sua pelle e i suoi occhi da ritratto.
- Vattene Nikola- ordinò e dopo un leggero cenno di saluto col capo, Nikola se ne andò. Kraven si alzò e mi venne accanto.
- Nulla di ciò che hai sentito deve uscire da …-
- Non ho sentito nulla, mio signore- lo interruppi con voce suadente, tanto da calmare il suo viso ancora torvo. Le pieghe si rilassarono e tornò ad essere stupendo come qualche attimo prima. Fece un sorriso d’orgoglio e mi appoggiò una mano sulla testa.
- Credo che non rimarrai immune dai miei pensieri, Erika- quelle parole fecero breccia nel mio cuore come i suoi occhi la prima volta che lo vidi. Mi prese una mano e mi fece alzare con dolcezza. La coperta scivolò giù dalle mie spalle e cadde leggiadra accanto ai miei piedi nudi.
- Avrai freddo, con questo vestito. Non nego che è splendido come del resto tu, ma credo che tu abbia bisogno di abiti più consoni- feci un dolce sorriso, ammaliata da lui e dalla sua sensualità.
- Giusto un po’, mio sire- mi cinse le spalle e mi condusse al bagno, dove trovai la mia camicia da notte.
- Se ti occorre il mio aiuto, sono alla scrivania- disse appoggiandomi una mano sulla spalla destra nuda. Con un innato senso provocatorio, la lasciò scivolare per il braccio, sino alla mia mano. 
- Non esiterò a farlo …- gli dissi con voce bassa, ammaliata; e quando uscì dal bagno, chiudendo la porta, non smisi di sentire ancora il suo profumo che inebriava il mio corpo. Mi lasciai andare ad un sospiro di piacere e mi sedetti sul bordo della vasca. Dopo qualche attimo mi rialzai e lasciai cadere la veste a terra.
- Riposa Erika- mi svegliò dai miei ricordi Soren. Accidenti … aveva fatto bene … quanto sarei ancora resistita a pensare al passato?
- Che ore sono?- domandai un po’ intontita dopo essermi passata una mano tra i capelli.
- Tardi ormai, è da ore che viaggiamo- rispose Selene porgendomi una bottiglia di sangue.
- Dove siamo diretti?- chiesi dopo averla accettata e aperta. Iniziai a sorseggiare.
- In Iraq, dove una volta si credeva ci fossero i giardini pensili- rispose Michael. Ce l’aveva su con quei giardini! Però … non avevamo altra meta … sì, forse era meglio darsi da fare iniziando dal primo che ci potesse venire in mente! Richiusi la bottiglia e l’appoggiai nella portiera. Chiusi gli occhi.
***
Uscii dal bagno con addosso la camicia da notte che notai era più scollata di quel che ricordavo. Kraven era dinanzi ad un armadio con le ante di vetro contornate da legno d’acero. All’interno c’erano decine di scaffalature, riempite tutte da libri di ogni genere. Mi avvicinai a lui camminando piano per non distrarlo. Stava continuando a fumare. Una mano era dietro la schiena, il pugno stretto. Gli appoggiai una mano sulla spalla destra. Lui voltò il viso verso di me per un secondo, poi ricominciò a fissare i libri. Tolsi la mano un po’ delusa. Abbassai lo sguardo e mi sedetti sul divano. Mi chinai leggermente in avanti e congiunsi le mani. Lui girò i tacchi e si sedette sulla poltrona dinanzi al divano. Alzai lo sguardo ed iniziai ad ammirarlo in tutta la sua natura. Non riuscivo a smettere di guardarlo.
- Hai voglia di leggere qualcosa?- domandò. Sapevo bene che sarebbe stato lui a leggere, e fu proprio per quello che accettai. Lui si alzò nuovamente poi mi guardò per un lungo momento che per me però fu troppo poco. E disse
- Sei splendida, Erika- sgranai gli occhi. Ma per lui non ero solo una servetta? Aveva di certo qualcosa in mente! Beh, non mi importava, mi bastava stare con lui! Poi andò nuovamente verso l’armadio. Estrasse una chiave dalla tasca e la infilò nella serratura di un’anta. Le fece fare diversi giri, quasi, quando l’aveva chiusa in precedenza, avesse paura che qualcuno potesse rubargli un libro. Chi lo biasimava? Quando si ama qualcosa, si fa di tutto per non perderlo. La aprì finalmente. Con il dito toccò ogni libro e bofonchiava qualcosa, forse i loro titoli. Poi si soffermò su uno e fece un sorriso.
- Questo è perfetto!- lo estrasse e richiuse l’armadio. Fiero della scelta si avvicinò a me e si sedette sul divano. Appoggiò il libro al tavolo che c’era lì in parte e prese il pacchetto di sigarette. Se ne accese un’altra.
- Desideri?- me lo porse. Accettai. Improvvisamente, poco prima di riprendere il libro, corrugò la fronte pensoso. Si mise una mano in tasca con la sigaretta in equilibrio tra le labbra. Estrasse una catenella con un ciondolo.
- Alzati i capelli- mi disse. Io ubbidii senza esitazioni. Me la fece passare tra le braccia e l’agganciò.
- Ecco, ti è perfetta, fa pendant ai tuoi occhi- sorrise. La presi tra le mani. Stupita, lo guardai.
- Ma … è il simbolo del consiglio, mio sire! Io … non posso accettarlo …- feci per slegarlo ma lui mi mise una mano sulla coscia destra.
- Non ho il diritto di farti un regalo?- domandò così suadente che rimasi incantata. Abbassai lo sguardo con un sorriso e annuii nelle favole. Mi cinse le spalle ed aprì il libro.
- L’ho comprato da poco: La piramide d'Egitto fu fatta per prima; Poi gli ameni giardini costruiti in Babilonia; e la tomba di Mausolo, di affetto e rimorso; sorge a Efeso la quarta, il tempio di Diana; brilla a Rodi nel sole il Colosso dorato; la sesta è Giove Padre scolpito da Fidia; il faro d'Egitto si dice sia l'ultima. O il palazzo di Ciro, cementato con l'oro-
Improvvisamente mi svegliai.
- Erika? Cosa c’è? Riposa, è ancora notte- mi disse dolcemente Selene. Rimasi ferma con gli occhi sul poggiatesta di Michael e pronunciai d’un fiato
- So dove andare-
***
- Se ciò che dici è vero, e facendo quattro calcoli lo è, perché non ci hai dato prima questa brillante idea, Erika?- domandò Selene non perdendo di vista Michael che era dentro ad una stazione di servizio.
- Me l’ha fatto ricordare Kraven- risposi.  Loro due smisero per un attimo di respirare e mi guardarono sgranando gli occhi. Poi sputarono una stupidissima risata e si piegarono tenendosi la pancia. Alzai gli occhi al cielo e mi appoggiai con il gomito alla porta.
- Oh eddai Erika, raccontane un’altra! Magari vi sentite per telefono!- esclamò Soren smettendo pian piano di ridere.
- Prendetemi in giro pure, voi due, ma non siete stati voi sicuramente a passare le serate con lui mentre vi leggeva libri prima di fare l’amore e dormire abbracciati dopo aver per ore commentato le parole da poco lette- risposi indispettita. Li zittii. Ammetto che era molto ardua l’impresa di zittire Selene ma ci ero riuscita, strano ma vero!
- No, non c’è modo di avere i biglietti per l’aereo in così poco tempo- sbuffò Michael rientrando in macchina.
- Ci impiegheremo 4,5 giorni per arrivare a Giza se andassimo via terra, ed è troppo rischioso!- sentenziò Soren.
- Conosco … una persona … che potrebbe farceli avere illegalmente, in poche ore, non l’hanno mai scoperta in tanti secoli- Selene si volse verso me e Soren.
- Parli di Aurél, non è vero?- domandò retoricamente Soren. Lei annuì.
- Aurél?- domandai sbigottita.
- Sì, perché? Hai avuto una storia anche con lui, Erika?- chiese Soren con aria beffarda. Gli tirai una gomitata notevolmente irritata.
- No scemo! Ma è in Ungheria! Dovremo tornare indietro! E non c’è tempo!- poi mi balenò in mente un’idea.
- Avete carta e penna?- domandai pensando già alle parole della lettera che avrei scritto.
- Beh … le possiamo comprare anche alla stazione qui presente ma … perché Erika?- Selene pareva confusa, non capiva cos’avessi in mente, due a zero. Anche quello era raro che succedesse, lei sapeva sempre tutto!
- Una persona che conosco ci potrebbe aiutare!- sorrisi pronta ad uscire dalla macchina per procurarmi ciò di cui avevo bisogno. Riguardo al timbro … questa volta “lui” ne avrebbe dovuto fare a meno.







   
 
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