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Autore: Calamity_Shadow    13/12/2012    3 recensioni
Marte è stata trovata in una radura e adottata dagli Assassini di Roma.
E' cresciuta sbirciando le lezioni delle reclute, saltando sui tetti della città eterna e scappando dalle guardie inferocite dopo l'ennesima marachella. Testarda come pochi, incurante delle regole e tremendamente orgogliosa, solo grazie alla sua furbizia, condita da due temibili occhi da incantatrice, Marte ha evitato il peggio in passato...
Un certo Auditore si ritroverà a Roma e, su decisione del gran consiglio, i due si ritroveranno a dover collaborare. I fantasmi del passato di Ezio lo tormentano ma con Marte sempre intorno è facile distrarsi e perdere di vista l'obbiettivo...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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<< NOVA LUX >>

 

- Benvenuto alla Rosa in Fiore. - Claudia lo accolse, sorrideva come sempre e sembrava essere totalmente soddisfatta dell’opera compiuta – Come puoi vedere siamo il bordello più popolare di Roma. -

Quando Ezio superò il patio, restò visibilmente sorpreso, i lavori erano ormai ultimati e gli sembrò di entrare in un posto totalmente differente da quello che aveva visto qualche giorno prima: - Ho investito bene il mio denaro. -

Claudia gli indicò una lavagna appesa alla parete più vicina, guardò il fratello negli occhi e gli spiegò la sua funzione: - Ecco una lista delle arti imparate dalle mie ragazze. –

Ezio occhieggiò appena la lista, erano trascorsi quasi dieci giorni da quando avevano deciso di collaborare ma non restò soddisfatto di ciò che vedeva: - Non gli hai insegnato molto. -

- Sapresti fare di meglio? - fu la secca risposta della mora, Claudia gli rivolse uno sguardo sarcastico e lo sfidò a replicare.

Ezio prese le parole della sorella come una mina alla sua autorità e non riuscì a trattenere una replica stizzita: - Senza alcun dubbio! -

Maria Auditore si premurò di interrompere l’ennesimo litigio tra i suoi figli, gli sembrava che fossero ancora due bambini capricciosi e non riuscì a trattenere un sospiro affranto: - Ezio, i Borgia continuano a tormentare le ragazze di Claudia, ci sono diversi modi in cui potresti aiutarle. -

- Vedrò di tenerlo a mente. - replicò il moro senza distogliere lo sguardo dalla sorella che, a qualche passo da lui, non represse un sorriso soddisfatto nel notare che la madre si era schierata dalla sua parte - C’è dell’altro? -

- Hey Claudia, sono riuscita a trovare il libro di cui ti parlavo, sono sicura che scoppierai a ridere soltanto leggendo la prefazione! - Marte si affacciò dalla ringhiera del piano superiore e cercò lo sguardo della nuova compagna di letture, contro ogni aspettativa si scontrò con gli occhi sorpresi del suo maestro - Ezio? Che ci fai tu qui? -

- Questo è il tipo di domanda che dovrei rivolgerti io. - replicò il fiorentino rivolgendole un’occhiata indagatrice, la presenza della rossa in quel posto lo fece sentire a disagio.

Fu Maria a spiegare la situazione. Non voleva certo che suo figlio iniziasse un nuovo battibecco con quella ragazza così gentile e premurosa: - Marte ci aiuta a tenere buoni i clienti troppo espansivi… Il suo aiuto è stato prezioso negli ultimi giorni. -

Lo sguardo di Ezio passò dal volto della madre a quello della rossa.

Non restò sorpreso dal fatto che Marte si fosse offerta di menare le mani senza nessun motivo in particolare, quanto più dall’idea che quest’ultima conoscesse la sua famiglia. Improvvisamente Ezio si sentì invadere dalla confusione: - Perché non ne sapevo niente? –

- Nell’ultimo periodo sei stato molto impegnato, non ci sembrava il caso di disturbarti per queste piccolezze. - stavolta fu Claudia a parlare, rivolse alla nuova amica uno sguardo sorridente e implicitamente concordò con lei una “versione dei fatti” abbastanza mite da poter accontentare il fratello - Non preoccuparti, Marte si è dimostrata una degna alleata e non ha causato problemi a nessuno. Te lo concedo: negli ultimi mesi hai saputo ricoprire degnamente il tuo ruolo di maestro. -

- Sogno o son desto? Madre, l’avete sentita anche voi, quello era un complimento! - sul volto di Ezio si materializzò un sorriso divertito, per poco non fu sul punto di scoppiare a ridere ma quell’innaturale gentilezza da parte di entrambe lo insospettì a sufficienza - E dopo questo evento, più unico che raro, sono certo che voi due tramiate alle mie spalle. -

- Per quanto possa risultare complesso per la mente di un uomo, una donna non trama bensì pianifica! – esclamò Claudia con ovvietà, mettendosi al fianco dell’amica dai capelli di fuoco, cui sorrise semplicemente con fare cospiratorio - A differenza tua, noi abbiamo delle priorità e non ci sono concesse distrazioni. -

Negli ultimi tempi le due giovani sembravano aver raggiunto il controllo di una nuova quanto sorprendente abilità condivisa, bastava loro uno sguardo per intendersi alla perfezione, un sorriso appena per volgere la conversazione esattamente dove volevano.

E quella fu una perfetta dimostrazione d’intesa. 

- In tal proposito Ezio, posso sapere chi è Caterina Sforza? – domandò la rossa senza nascondere un’espressione confusa, da almeno un paio di giorni la risposta a quella domanda la incuriosiva ma non l’era mai passato per la mente di chiedere ai due fratelli - È un nome che non conosco. Si tratta forse di un nuovo alleato della causa? -

- Mio fratello non te l’ha detto… La cosa non mi sorprende. - sul volto di Claudia si dipinse un’espressione ironica e al contempo furba, quest’ultima non si trattenne dal rivolgere al fratello un’occhiata divertita.

Maria decise di intervenire, conosceva bene la tempra di entrambi i suoi figli e comprese che, se Ezio non aveva fatto parola di quella “situazione” con la rossa, doveva esserci un motivo: - Frena la lingua Claudia Auditore. -

- Dovrà dirglielo prima o poi… Sappi che la duchessa è finita nelle mani dei Borgia. - la mora si sentì improvvisamente amareggiata per l’intromissione della madre, il fatto che suo fratello non avesse parlato della sua amante con Marte la infastidiva, si sentiva in parte complice di quella verità negata - Non so dirti in quale ala del palazzo sia ma con l’aiuto di Marte non sarà difficile trovarla e portarla in un posto sicuro. -

Marte prese il silenzio di Ezio come un consenso. Lo vide pensoso, più di quanto lo fosse mai stato dal suo arrivo in città ma decise di lasciarlo alle sue elucubrazioni.

Dopo qualche minuto di silenzio, il piano d’azione aveva preso forma nella sua mente, doveva ancora sistemare i dettagli ma in quei due giorni avrebbe perfezionato il tutto: - Se tutto va come ho previsto, Caterina Sforza sarà lontana dalle grinfie dei Borgia in due giorni… Mi basterà recuperare qualche informazione sulla sua ubicazione e il gioco è fatto. -

- Cosa vi avevo detto madre? Questa ragazza è brillante! - la elogiò Claudia, posandole un braccio sulla spalla in segno d’affetto, ottenendo in risposta un sorriso appena accennato.

Marte la ringraziò con un cenno del capo prima di allontanarsi, si sentiva a disagio con Ezio nei paraggi, quasi un’intrusa nel quadro famigliare che aveva davanti: - Perdonate la mia maleducazione ma ora devo congedarmi. - 

Sul volto di Claudia si materializzò un’espressione dispiaciuta.

Quando poco prima lei e la rossa avevano parlato del più e del meno, questa non aveva accennato al minimo impegno e dopo aver trascorso qualche giorno in sua compagnia, era arrivata a credere che l’amica fosse più che propensa alle fughe strategiche: - Davvero? Che peccato… E quel libro di cui mi parlavi? Sembrava interessante. -

- Te l’ho lasciato nello studio. Tornerò tra qualche giorno per sapere la tua opinione ma adesso devo proprio andare. - sperò che l’amica comprendesse il suo disagio, che non la costringesse a rimanere tra loro più del dovuto, non era abituata ad avere a che fare con le premure di una madre ma vedere Maria interagire con i suoi figli era la cosa che più amava, era il sapere di non appartenere a quella realtà che più la tormentava - Auguro a tutti voi una buona giornata. -

 

*****************

 

Marte si rintanò alla Notte Senza Luna, erano passati mesi dall’ultima volta che vi aveva messo piede e fu accolta a festa dai frequentatori abituali della taverna.Rosa la abbracciò e la riempì di domande prima di trascinarla sino al bancone, dove le versò un’abbondante pinta di birra, senza smettere per un solo istante di parlare. Chiacchierando con Domenico, il cuoco, scoprì che quasi tutte le taverne della cittadella avevano saputo della sua disavventura e che, in mancanza d’informazioni certe, c’era stato qualcuno che aveva fatto circolare la notizia della sua prematura morte.Biagio, vedendola seduta al bancone, aveva quasi rovesciato due bottiglie di vino e dopo aver messo in salvo vivande, l’era saltato in grembo facendola crollare al suolo.

E fu così che, in preda all’euforia generale, la proprietaria della taverna si sentì in dovere di offrire da bere a tutti sino all’orario di chiusura… Per celebrare la sua “non dipartita”, così aveva detto.

Marte era tornata alla confraternita alle prime luci dell’alba, con una ghirlanda di margherite tra i capelli e un paio di ragazzi a sorreggerla.

Uno spettacolo alquanto singolare nel complesso…

Spettacolo che, per fortuna o sfortuna che dir si voglia, fu accolto da niente meno che Ezio Auditore. Il giovane in questione si trovava a pochi passi dalle stalle, aveva le braccia incrociate al petto e uno sguardo notevolmente contrariato: - Alla buon ora! Ho fatto i salti mortali per coprire la tua assenza. Che diavolo ti è saltato in mente?! -

Marte scoppiò a ridere senza ritegno. Abbandonò la presa salda dei due giovani e li congedò con un rumoroso saluto.

Si aggrappò alla staccionata alle sue spalle, come se si trattasse della sua personale ancora di salvezza, bevve un lungo sorso dalla bottiglia stretta nella sua mano e si sentì in dovere di replicare: - Evviva! C’è il mio fiorentino preferito… Un’accoglienza perfetta! -

Ezio le posò una mano sulla bocca, dopo tutta la fatica che aveva fatto per evitare che qualcuno si svegliasse sarebbe stato ridicolo mandare tutto in fumo per l’ebbrezza della rossa: - Smettila di gridare! Sveglierai tutti! -

Marte si liberò dalla presa del moro.

- Con tutte le volte che sono stata svegliata dai loro conati e borbottii deliranti… Sono tutti in debito con me! – rise, una punta di amarezza nella voce, come se dire quelle parole le costasse fatica e non le fosse mai stato concesso prima - La metà di loro l’ho cresciuta io. Credi qualcuno mi abbia mai detto grazie? “Tanto c’è Marte”, “se ne occuperà lei”, “la rossa sa tutto”… Lo ripetevano in continuazione! –

Il fiorentino sospirò affranto, quel tono così stizzito e amareggiato stonava incredibilmente con il fare estroverso e solare che gliel’aveva fatta amare.

Da quando aveva messo piede a Roma, mai l’aveva vista in quello stato. Sembrava preda della rabbia, come se ne fosse totalmente succube e che non le restasse altro da fare che sfogare quel fiume in piena di rammarico e disperazione cui non aveva mai ceduto: - È l’alcol a parlare, lo sai anche tu. Scaricare la rabbia sui tuoi fratelli non ti aiuterà. -

Marte scoppiò nuovamente a ridere.

Appoggiò le spalle alla staccionata e si lasciò scivolare, finendo sul suolo umido di rugiada; il suo sguardo puntò verso il cielo, le ultime stelle continuavano ostinatamente a brillare mentre oltre le colline, il sole illuminava l’alba di un nuovo giorno: - L’idea di chiamarli in quel modo non mi ha mai sfiorato… Per loro ero una madre, quella con la risposta pronta, in grado di colmare ogni dubbio. Gli ho insegnato a muovere i primi passi nel mondo degli Assassini ma proprio a causa del mio atteggiamento, nessuno era mai riuscito a vedermi come una possibile compagna d’armi… Ed è buffo se ci pensi: io che sono cresciuta allo sbaraglio, senza nessuno che si prendesse cura di me, ero la prima a preoccuparsi per la sorte di quei ragazzi semisconosciuti. -

Ezio la vide portarsi la bottiglia alle labbra, in un gesto quasi disperato che sperò di non rivedere mai più dopo quella notte. La cosa che più lo incuriosiva, arrivati a quel punto, era scoprire la risposta dell’unica domanda che gli martellava la testa da ormai dieci minuti: - Perché mi stai raccontando il tuo passato? -

- Chi può dirlo… Forse sento la mancanza di me stessa. E poi sembravi così curioso, dopo l’incontro con Ivan, di conoscere la vecchia me. - Marte lo guardò, non disse una parola, ne osservò semplicemente i tratti del volto e si soffermò a lungo sulla cicatrice che aveva su labbro; si domandò come se la fosse procurata e magari un giorno glielo avrebbe anche chiesto ma in quel momento percepiva soltanto il bisogno di sfogare quel mare di parole che l’aveva posseduta e che in quel preciso istante smaniava la libertà - A dodici anni il mio scopo era accogliere i figli di nessuno. Volevo dargli una casa, qualcosa in cui credere e uno scopo da perseguire, lo stesso che a me era stato precluso… Li ho cresciuti bene, forse troppo perché si ricordassero di me, stranamente mi andava bene così: quello era sempre stato il mio ruolo e non avevo la forza per cambiare la situazione. Ero così intimorita dall’idea stessa del cambiamento da impedire a me stessa di seguire il minimo barlume di speranza. -

Ezio si sentiva come se dinanzi ai suoi occhi si fosse compiuto un incantesimo prodigioso e la razionalità non gli permettesse assolutamente di credere a ciò che aveva appena visto. Il fiorentino aveva gli occhi sgranati, la bocca lievemente aperta e un cipiglio sbalordito totalmente evidente: - Non riesco proprio a immaginarti così arrendevole… Che cosa è successo poi? Perché hai deciso di cambiare? -

- Dopo la morte dei suoi genitori, Ivan scappò e m’incolparono, mi dissero che non avevo prestato sufficiente attenzione alle sue esigenze. È stato quello il momento in cui ho capito la realtà dei fatti: fino a quando non sei tu a dire basta, il mondo si sentirà in diritto di trattarti come vuole, senza farsi remore… Quindi eccomi qui: mi sono reinventata. - spiegò la rossa, senza distogliere lo sguardo dalle colline; Marte sapeva che in quel momento non avrebbe retto un contatto visivo con Ezio, era totalmente preda dei suoi ricordi quindi non tentò nemmeno di capire quale potesse essere la reazione del moro seduto al suo fianco - All’inizio ero un po' come un gatto randagio: scapestrata, libera ed orgogliosa. In un paio di occasioni ho davvero fatto incazzare gli anziani ma è stato allora che gli altri hanno iniziato a vedermi come una loro pari: mi guardavano con orgoglio, come se finalmente mi riconoscessero e non avessero più a che fare con la persona che li aveva cresciuti. -

Ezio le coprì le spalle con il suo mantello, erano pur sempre ai primi di Ottobre ed era certo che dopo una nottata del genere, la rossa avrebbe ben presto iniziato a tremare per il freddo. Senza nemmeno farci caso si ritrovò ad annuire comprensivo, ripensò agli eventi che lo avevano condotto sino a Roma, a ciò che lo aveva spinto ad accettare quella vita: - Alla morte di mio padre e dei miei fratelli non cercavo altro che la vendetta. Mi sono detto che era giunto il momento di crescere, di abbandonare le ragazzate per seguire il credo dell’uomo che mi aveva cresciuto… Forse è stata proprio l’idea di perseguire il suo scopo a trasformarmi nell’uomo che sono oggi. -

- Direi che la tua è stata una scelta azzardata quanto giusta: sei un leader nato, praticamente tutto in te ispira fiducia e rispetto… - la rossa si accorse soltanto in quell’istante di ciò che aveva appena detto, voltandosi notò il sorriso divertito di Ezio e non riuscì a reprimere uno sbuffo spazientito - Ti avverto Auditore, prova ad usare queste parole contro di me e non mi farò problemi a prenderti a calci nel culo. -

- La finezza fatta persona… - il moro non riuscì a trattenere una risata riconoscendo sotto quella velata minaccia, che di velato aveva ben poco in effetti, la ragazza che gli piaceva. Amava quella parte un po’ scorbutica ma a suo modo adorabile e non l’avrebbe cambiata per niente al mondo.

Tornò a concentrarsi sulla ragazza al suo fianco e si accorse che, per l’ennesima volta, la rossa era intenta a sorseggiare quel liquido ambrato.

Tentò di levarle il fiasco dalle mani ma, nonostante le sue aspettative, i riflessi della rossa furono abbastanza pronti da impedirgli di mandare a buon fine il proprio intento: - Dovresti piantarla con quella bottiglia, hai bevuto a sufficienza per oggi, non ti pare? -

- Te lo farò sapere quando questa sarà vuota… Fatto sta che dopo tutti quei problemi avevo finalmente raggiunto il mio equilibrio: seppur non in via ufficiale avevo raggiunto il mio scopo, ero nella confraternita ma potevo ancora vivere senza l’obbligo di rispettare tutti gli oneri e gli obblighi che la causa impone. – nelle sue parole c’era un lieve velo di rimpianto che non sfuggì al moro.

Per ciò che dovevano aver spiegato a Ezio sul suo conto, Marte non faticò a comprendere la confusione sul suo volto, una simile reazione da una che professava di aver sempre voluto far parte della confraternita doveva risultare quanto mai strana.

Eppure non sarebbe stata quell’ultima frase a rimanere probabilmente nella memoria del fiorentino, c’era ben altro con cui sorprenderlo ed era pronta a rivelargli il suo più grande segreto: - Poi sei arrivato tu, con quello stupidissimo sorriso beffardo che mi ha fatto sentire un idiota dal nostro primo incontro. È stato poi il turno della tua gelosia, ho fatto di tutto per convincerti a desistere ma tu hai continuato per la tua strada ed io ho rinunciato a negare ma tutto è andato a puttane. Ho iniziato a sperare che ci fosse qualcosa di buono in me e ho creduto nelle mie possibilità… In cambio ho ottenuto fiaschi e rimproveri, proprio come se niente fosse cambiato e gli ultimi anni fossero stati soltanto una mera illusione della mia mente. -

Ezio spalancò gli occhi. Quel fiume di parole l’aveva travolto in pieno lasciandolo boccheggiante e confuso per qualche istante, non seppe come replicare ma non avrebbe certo lasciato l’ultima parola alla rossa. Poi realizzò cosa lei gli avesse detto prima di perdere quell’ultimo barlume di euforia, pensò a un inganno del suo udito ma decise ugualmente di chiedere conferma alla diretta interessata: - Cos’è che hai detto sul mio sorriso? -

- Il tuo ego smisurato. È questo che odio di te… O meglio, questa è una delle dieci cose che odio di te e potrei elencarle tutte solo guardandoti. – rise notando lo sguardo sorpreso del moro, Ezio non aveva smesso un solo istante di guardarla negli occhi, come se temesse di vederla svanire da un momento all’altro – Odio quando mi fissi in questo modo. Odio i sorrisi che fai quando pensi che non ti guardi. Odio il fatto che tu abbia sempre ragione. Odio il tuo fascino da Don Giovanni. Odio il fatto che tu riesca sempre a spuntarla contro di me. Odio quando mi sottovaluti. Odio quando mi fai ridere… Ma la cosa che odio di più è il fatto che io non ti odio. Non ci riesco, neanche un pochino, anche se dovrei. -

 Fu strano, diverso da come se l’erano immaginato entrambi, fu come un’esplosione d’energia e Marte sentì distintamente tutta la rabbia accumulata fluire via dal suo corpo per lasciarla in balia della pace tanto agognata sino a quel momento. 

Il profumo di Ezio, la sua barba appena accennata, la pelle incredibilmente morbida della nuca e i capelli che ricordavano un antico aroma… La rossa si aggrappò alle sue braccia, come se temesse di cadere nell’oblio, dritta al punto di non ritorno.

Poi tutto finì, veloce com’era iniziato e quando Marte riaprì gli occhi, che nemmeno si era accorta di aver chiuso presa dalla “foga” del momento, si trovò faccia a faccia con il miglior ghigno divertito dell’Auditore: - Bimba… Queste sono soltanto nove cose che odi di me. -

- Odio il fatto che tu sia così dannatamente puntiglioso da aver rovinato un momento del genere. - gli rivolse un’occhiata indispettita prima di calargli il cappuccio sugli occhi e fuggire via, impedendo al moro di mandare a segno un secondo agguato, si voltò verso di lui un’ultima volta alzando la bottiglia ancora stretta tra le sue dita - Per la cronaca… Soltanto uno stupido non si sarebbe accorto che questo è semplice succo di ribes! -

Note della ritardataria:

Sto aggiornando da un pc non mio, in una casa non mia, con la proprietaria del portatile accanto che non ha la più pallida idea di cosa stia combinando e non credo voglia sapperlo…Il mio router si è suicidato domenica mattina (Requiescat in pace Routh, ti volevo bene!) e ci vorranno un paio di settimane prima che qualche anima pia venga a sistemarlo o, anche peggio, sostituirlo. D:

Continuerò ad abusare della pazienza di questa mia amica e della sua connessione ad internet a tempo indeterminato ma non metto la mano sul fuoco per quanto riguarda la puntualità nei prossimi aggiornamenti!

Spero che vi sia piaciuto! xD

Calamity_Shadow

  
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