<< NOVA
LUX >>
- Benvenuto
alla Rosa in Fiore. - Claudia lo accolse, sorrideva come sempre e sembrava essere
totalmente soddisfatta dell’opera compiuta – Come puoi vedere siamo il bordello
più popolare di Roma. -
Quando Ezio superò il patio, restò visibilmente sorpreso, i lavori
erano ormai ultimati e gli sembrò di entrare in un posto totalmente differente
da quello che aveva visto qualche giorno prima: - Ho investito bene il mio
denaro. -
Claudia gli indicò una lavagna appesa alla parete più vicina,
guardò il fratello negli occhi e gli spiegò la sua funzione: - Ecco una lista
delle arti imparate dalle mie ragazze. –
Ezio occhieggiò appena la lista, erano trascorsi quasi dieci
giorni da quando avevano deciso di collaborare ma non restò soddisfatto di ciò
che vedeva: - Non gli hai insegnato molto. -
- Sapresti fare di meglio? - fu la secca risposta della mora,
Claudia gli rivolse uno sguardo sarcastico e lo sfidò a
replicare.
Ezio prese le parole della sorella come una mina alla sua autorità
e non riuscì a trattenere una replica stizzita: - Senza alcun dubbio!
-
Maria Auditore si premurò di interrompere l’ennesimo litigio tra i
suoi figli, gli sembrava che fossero ancora due bambini capricciosi e non riuscì
a trattenere un sospiro affranto: - Ezio, i Borgia continuano a tormentare le
ragazze di Claudia, ci sono diversi modi in cui potresti aiutarle.
-
- Vedrò di tenerlo a mente. - replicò il moro senza distogliere lo
sguardo dalla sorella che, a qualche passo da lui, non represse un sorriso
soddisfatto nel notare che la madre si era schierata dalla sua parte - C’è
dell’altro? -
- Hey Claudia, sono riuscita a trovare il libro di cui
ti parlavo, sono sicura che scoppierai a ridere soltanto leggendo la prefazione! - Marte
si affacciò dalla ringhiera del piano superiore e cercò lo sguardo della
nuova compagna di letture, contro ogni aspettativa si scontrò con gli occhi
sorpresi del suo maestro - Ezio? Che ci fai tu qui? -
- Questo è il tipo di domanda che dovrei rivolgerti io. - replicò
il fiorentino rivolgendole un’occhiata indagatrice, la presenza della rossa in
quel posto lo fece sentire a disagio.
Fu Maria a spiegare la situazione. Non voleva certo che suo figlio
iniziasse un nuovo battibecco con quella ragazza così gentile e premurosa: -
Marte ci aiuta a tenere buoni i clienti troppo espansivi… Il suo aiuto è stato
prezioso negli ultimi giorni. -
Lo sguardo di Ezio passò dal volto della madre a quello della
rossa.
Non restò sorpreso dal fatto che Marte si fosse offerta di menare
le mani senza nessun motivo in particolare, quanto più dall’idea che
quest’ultima conoscesse la sua famiglia. Improvvisamente Ezio si sentì invadere
dalla confusione: - Perché non ne sapevo niente? –
- Nell’ultimo periodo sei stato molto impegnato, non
ci sembrava il caso di disturbarti per queste piccolezze. - stavolta fu Claudia a
parlare, rivolse alla nuova amica uno sguardo sorridente e implicitamente concordò
con lei una “versione dei fatti” abbastanza mite da poter accontentare il fratello -
Non preoccuparti, Marte si è dimostrata una degna alleata e non ha causato
problemi a nessuno. Te lo concedo: negli ultimi mesi hai saputo ricoprire
degnamente il tuo ruolo di maestro. -
- Sogno o son desto? Madre, l’avete sentita anche voi,
quello era un complimento! - sul volto di Ezio si materializzò un sorriso divertito,
per poco non fu sul punto di scoppiare a ridere ma quell’innaturale gentilezza
da parte di entrambe lo insospettì a sufficienza - E dopo questo evento, più unico
che raro, sono certo che voi due tramiate alle mie spalle.
-
- Per quanto possa risultare complesso per la mente di un uomo,
una donna non trama bensì pianifica! – esclamò Claudia con ovvietà, mettendosi
al fianco dell’amica dai capelli di fuoco, cui sorrise semplicemente con fare
cospiratorio - A differenza tua, noi abbiamo delle priorità e non ci sono
concesse distrazioni. -
Negli ultimi tempi le due giovani sembravano aver raggiunto il
controllo di una nuova quanto sorprendente abilità condivisa, bastava loro uno
sguardo per intendersi alla perfezione, un sorriso appena per volgere la
conversazione esattamente dove volevano.
E quella fu una perfetta dimostrazione
d’intesa.
- In tal proposito Ezio, posso sapere chi è Caterina Sforza? –
domandò la rossa senza nascondere un’espressione confusa, da almeno un paio di
giorni la risposta a quella domanda la incuriosiva ma non l’era mai passato per
la mente di chiedere ai due fratelli - È un nome che non conosco. Si tratta
forse di un nuovo alleato della causa? -
- Mio fratello non te l’ha detto… La cosa non mi sorprende. - sul
volto di Claudia si dipinse un’espressione ironica e al contempo furba,
quest’ultima non si trattenne dal rivolgere al fratello un’occhiata
divertita.
Maria decise di intervenire, conosceva bene la tempra di entrambi
i suoi figli e comprese che, se Ezio non aveva fatto parola di quella
“situazione” con la rossa, doveva esserci un motivo: - Frena la lingua Claudia
Auditore. -
- Dovrà dirglielo prima o poi… Sappi che la duchessa è
finita nelle mani dei Borgia. - la mora si sentì improvvisamente amareggiata per
l’intromissione della madre, il fatto che suo fratello non avesse parlato della
sua amante con Marte la infastidiva, si sentiva in parte complice di quella
verità negata - Non so dirti in quale ala del palazzo sia ma con l’aiuto di
Marte non sarà difficile trovarla e portarla in un posto sicuro. -
Marte prese il silenzio di Ezio come un consenso. Lo vide pensoso,
più di quanto lo fosse mai stato dal suo arrivo in città ma decise di lasciarlo
alle sue elucubrazioni.
Dopo qualche minuto di silenzio, il piano d’azione aveva preso
forma nella sua mente, doveva ancora sistemare i dettagli ma in quei due giorni
avrebbe perfezionato il tutto: - Se tutto va come ho previsto, Caterina Sforza
sarà lontana dalle grinfie dei Borgia in due giorni… Mi basterà recuperare
qualche informazione sulla sua ubicazione e il gioco è fatto.
-
- Cosa vi avevo detto madre? Questa ragazza è brillante! - la
elogiò Claudia, posandole un braccio sulla spalla in segno d’affetto, ottenendo
in risposta un sorriso appena accennato.
Marte la ringraziò con un cenno del capo prima di allontanarsi, si
sentiva a disagio con Ezio nei paraggi, quasi un’intrusa nel quadro famigliare
che aveva davanti: - Perdonate la mia maleducazione ma ora devo congedarmi. -
Sul volto di Claudia si materializzò un’espressione dispiaciuta.
Quando poco prima lei e la rossa avevano parlato del più e del
meno, questa non aveva accennato al minimo impegno e dopo aver trascorso qualche
giorno in sua compagnia, era arrivata a credere che l’amica fosse più che
propensa alle fughe strategiche: - Davvero? Che peccato… E quel libro di cui mi
parlavi? Sembrava interessante. -
- Te l’ho lasciato nello studio. Tornerò tra qualche giorno per sapere la tua opinione ma adesso devo proprio andare. - sperò che l’amica comprendesse il suo disagio, che non la costringesse a rimanere tra loro più del dovuto, non era abituata ad avere a che fare con le premure di una madre ma vedere Maria interagire con i suoi figli era la cosa che più amava, era il sapere di non appartenere a quella realtà che più la tormentava - Auguro a tutti voi una buona giornata. -
*****************
Marte si rintanò
alla Notte Senza Luna, erano passati mesi dall’ultima volta che vi aveva messo
piede e fu accolta a festa dai frequentatori abituali della taverna.Rosa la abbracciò
e la riempì di domande prima di trascinarla sino al bancone, dove le versò
un’abbondante pinta di birra, senza smettere per un solo istante di parlare.
Chiacchierando con Domenico, il cuoco, scoprì che quasi tutte le taverne della
cittadella avevano saputo della sua disavventura e che, in mancanza
d’informazioni certe, c’era stato qualcuno che aveva fatto circolare la notizia
della sua prematura morte.Biagio, vedendola seduta al bancone, aveva quasi rovesciato due
bottiglie di vino e dopo aver messo in salvo vivande, l’era saltato in grembo
facendola crollare al suolo.
E fu così che, in preda all’euforia generale, la proprietaria
della taverna si sentì in dovere di offrire da bere a tutti sino all’orario di
chiusura… Per celebrare la sua “non dipartita”, così aveva
detto.
Marte era tornata alla confraternita alle prime luci
dell’alba, con una ghirlanda di margherite tra i capelli e un paio di ragazzi
a sorreggerla.
Uno spettacolo alquanto singolare nel complesso…
Spettacolo che, per fortuna o sfortuna che dir si voglia, fu
accolto da niente meno che Ezio Auditore. Il giovane in questione si trovava a
pochi passi dalle stalle, aveva le braccia incrociate al petto e uno sguardo
notevolmente contrariato: - Alla buon ora! Ho fatto i salti mortali per coprire
la tua assenza. Che diavolo ti è saltato in mente?!
-
Marte scoppiò a ridere senza ritegno. Abbandonò la presa salda dei
due giovani e li congedò con un rumoroso saluto.
Si aggrappò alla staccionata alle sue spalle, come se si trattasse
della sua personale ancora di salvezza, bevve un lungo sorso dalla bottiglia
stretta nella sua mano e si sentì in dovere di replicare: - Evviva! C’è il mio
fiorentino preferito… Un’accoglienza perfetta! -
Ezio le posò una mano sulla bocca, dopo tutta la fatica che aveva
fatto per evitare che qualcuno si svegliasse sarebbe stato ridicolo mandare
tutto in fumo per l’ebbrezza della rossa: - Smettila di gridare! Sveglierai
tutti! -
Marte si liberò dalla presa del moro.
- Con tutte le volte che sono stata svegliata dai loro conati e
borbottii deliranti… Sono tutti in debito con me! – rise, una punta di amarezza
nella voce, come se dire quelle parole le costasse fatica e non le fosse mai
stato concesso prima - La metà di loro l’ho cresciuta io. Credi qualcuno mi
abbia mai detto grazie? “Tanto c’è Marte”, “se ne occuperà lei”, “la rossa sa
tutto”… Lo ripetevano in continuazione! –
Il fiorentino sospirò affranto, quel tono così stizzito e
amareggiato stonava incredibilmente con il fare estroverso e solare che
gliel’aveva fatta amare.
Da quando aveva messo piede a Roma, mai l’aveva vista in quello
stato. Sembrava preda della rabbia, come se ne fosse totalmente succube e che
non le restasse altro da fare che sfogare quel fiume in piena di rammarico e
disperazione cui non aveva mai ceduto: - È l’alcol a parlare, lo sai anche tu.
Scaricare la rabbia sui tuoi fratelli non ti aiuterà.
-
Marte scoppiò nuovamente a ridere.
Appoggiò le spalle alla staccionata e si lasciò scivolare, finendo
sul suolo umido di rugiada; il suo sguardo puntò verso il cielo, le ultime
stelle continuavano ostinatamente a brillare mentre oltre le colline, il sole
illuminava l’alba di un nuovo giorno: - L’idea di chiamarli in quel modo non mi
ha mai sfiorato… Per loro ero una madre, quella con la risposta pronta, in grado
di colmare ogni dubbio. Gli ho insegnato a muovere i primi passi nel mondo degli
Assassini ma proprio a causa del mio atteggiamento, nessuno era mai riuscito a
vedermi come una possibile compagna d’armi… Ed è buffo se ci pensi: io che sono
cresciuta allo sbaraglio, senza nessuno che si prendesse cura di me, ero la
prima a preoccuparsi per la sorte di quei ragazzi semisconosciuti.
-
Ezio la vide portarsi la bottiglia alle labbra, in un gesto quasi
disperato che sperò di non rivedere mai più dopo quella notte. La cosa che più
lo incuriosiva, arrivati a quel punto, era scoprire la risposta dell’unica
domanda che gli martellava la testa da ormai dieci minuti: - Perché mi stai
raccontando il tuo passato? -
- Chi può dirlo… Forse sento la mancanza di me stessa. E
poi sembravi così curioso, dopo l’incontro con Ivan, di conoscere la vecchia me. -
Marte lo guardò, non disse una parola, ne osservò semplicemente i tratti del
volto e si soffermò a lungo sulla cicatrice che aveva su labbro; si domandò come
se la fosse procurata e magari un giorno glielo avrebbe anche chiesto ma in quel
momento percepiva soltanto il bisogno di sfogare quel mare di parole che l’aveva
posseduta e che in quel preciso istante smaniava la libertà - A dodici anni il
mio scopo era accogliere i figli di nessuno. Volevo dargli una casa, qualcosa in
cui credere e uno scopo da perseguire, lo stesso che a me era stato precluso… Li
ho cresciuti bene, forse troppo perché si ricordassero di me, stranamente mi
andava bene così: quello era sempre stato il mio ruolo e non avevo la forza per
cambiare la situazione. Ero così intimorita dall’idea stessa del cambiamento da
impedire a me stessa di seguire il minimo barlume di speranza. -
Ezio si sentiva come se dinanzi ai suoi occhi si fosse compiuto un
incantesimo prodigioso e la razionalità non gli permettesse assolutamente di
credere a ciò che aveva appena visto. Il fiorentino aveva gli occhi sgranati, la
bocca lievemente aperta e un cipiglio sbalordito totalmente evidente: - Non
riesco proprio a immaginarti così arrendevole… Che cosa è successo poi? Perché
hai deciso di cambiare? -
- Dopo la morte dei suoi genitori, Ivan scappò e m’incolparono, mi dissero che
non avevo prestato sufficiente attenzione alle sue esigenze. È stato quello
il momento in cui ho capito la realtà dei fatti: fino a quando non sei tu a
dire basta, il mondo si sentirà in diritto di trattarti come vuole, senza
farsi remore… Quindi eccomi qui: mi sono reinventata. - spiegò la rossa, senza
distogliere lo sguardo dalle colline; Marte sapeva che in quel momento non
avrebbe retto un contatto visivo con Ezio, era totalmente preda dei suoi ricordi
quindi non tentò nemmeno di capire quale potesse essere la reazione del moro
seduto al suo fianco - All’inizio
ero un po' come un gatto randagio: scapestrata, libera ed orgogliosa.
In
un paio di occasioni ho davvero fatto incazzare gli anziani ma è stato allora
che gli altri hanno iniziato a vedermi come una loro pari: mi guardavano con
orgoglio, come se finalmente mi riconoscessero e non avessero più a che fare con
la persona che li aveva cresciuti. -
Ezio le coprì le spalle con il suo mantello, erano pur sempre ai
primi di Ottobre ed era certo che dopo una nottata del genere, la rossa avrebbe
ben presto iniziato a tremare per il freddo. Senza nemmeno farci caso si ritrovò ad annuire comprensivo,
ripensò agli eventi che lo avevano condotto sino a Roma, a ciò che lo aveva
spinto ad accettare quella vita: - Alla morte di mio padre e dei miei fratelli
non cercavo altro che la vendetta. Mi sono detto che era giunto il momento di
crescere, di abbandonare le ragazzate per seguire il credo dell’uomo che mi
aveva cresciuto… Forse è stata proprio l’idea di perseguire il suo scopo a
trasformarmi nell’uomo che sono oggi. -
- Direi che la tua è stata una scelta azzardata quanto giusta: sei
un leader nato, praticamente tutto in te ispira fiducia e rispetto… - la rossa
si accorse soltanto in quell’istante di ciò che aveva appena detto, voltandosi
notò il sorriso divertito di Ezio e non riuscì a reprimere uno sbuffo
spazientito - Ti avverto Auditore, prova ad usare queste parole contro di me e
non mi farò problemi a prenderti a calci nel culo.
-
- La finezza fatta persona… - il moro non riuscì a trattenere una
risata riconoscendo sotto quella velata minaccia, che di velato aveva ben poco
in effetti, la ragazza che gli piaceva. Amava quella parte un po’ scorbutica ma
a suo modo adorabile e non l’avrebbe cambiata per niente al
mondo.
Tornò a concentrarsi sulla ragazza al suo fianco e si accorse che,
per l’ennesima volta, la rossa era intenta a sorseggiare quel liquido ambrato.
Tentò di levarle il fiasco dalle mani ma, nonostante le sue
aspettative, i riflessi della rossa furono abbastanza pronti da impedirgli di
mandare a buon fine il proprio intento: - Dovresti piantarla con quella
bottiglia, hai bevuto a sufficienza per oggi, non ti pare?
-
- Te lo farò sapere quando questa sarà vuota… Fatto sta che dopo
tutti quei problemi avevo finalmente raggiunto il mio equilibrio: seppur non in
via ufficiale avevo raggiunto il mio scopo, ero nella confraternita ma potevo
ancora vivere senza l’obbligo di rispettare tutti gli oneri e gli obblighi che
la causa impone. – nelle sue parole c’era un lieve velo di rimpianto che non
sfuggì al moro.
Per ciò che dovevano aver spiegato a Ezio sul suo conto, Marte non
faticò a comprendere la confusione sul suo volto, una simile reazione da una che
professava di aver sempre voluto far parte della confraternita doveva risultare
quanto mai strana.
Eppure non sarebbe stata quell’ultima frase a rimanere
probabilmente nella memoria del fiorentino, c’era ben altro con cui sorprenderlo
ed era pronta a rivelargli il suo più grande segreto: - Poi sei arrivato tu, con
quello stupidissimo sorriso beffardo che mi ha fatto sentire un idiota dal
nostro primo incontro. È stato poi il turno della tua gelosia, ho fatto di tutto
per convincerti a desistere ma tu hai continuato per la tua strada ed io ho
rinunciato a negare ma tutto è andato a puttane. Ho iniziato a sperare che ci
fosse qualcosa di buono in me e ho creduto nelle mie possibilità… In cambio ho
ottenuto fiaschi e rimproveri, proprio come se niente fosse cambiato e gli
ultimi anni fossero stati soltanto una mera illusione della mia mente. -
Ezio spalancò gli occhi. Quel fiume di parole l’aveva travolto in
pieno lasciandolo boccheggiante e confuso per qualche istante, non seppe come
replicare ma non avrebbe certo lasciato l’ultima parola alla rossa. Poi realizzò
cosa lei gli avesse detto prima di perdere quell’ultimo barlume di euforia,
pensò a un inganno del suo udito ma decise ugualmente di chiedere conferma alla
diretta interessata: - Cos’è che hai detto sul mio sorriso?
-
-
Il tuo ego smisurato. È questo che odio di te… O meglio, questa è una delle
dieci cose che odio di te e potrei elencarle tutte solo guardandoti. – rise
notando lo sguardo sorpreso del moro, Ezio non aveva smesso un solo istante di
guardarla negli occhi, come se temesse di vederla svanire da un momento
all’altro – Odio quando
mi fissi in questo modo. Odio i sorrisi che fai quando pensi che non ti guardi.
Odio il fatto che tu abbia sempre ragione. Odio il tuo fascino da Don Giovanni.
Odio il fatto che tu riesca sempre a spuntarla contro di me. Odio quando
mi sottovaluti. Odio quando mi fai ridere… Ma la cosa che odio di più è il
fatto che io non ti odio. Non ci riesco, neanche un pochino, anche se dovrei. -
Fu
strano, diverso da come se l’erano immaginato entrambi, fu come un’esplosione
d’energia e Marte sentì distintamente tutta la rabbia accumulata fluire via dal
suo corpo per lasciarla in balia della pace tanto agognata sino a quel
momento.
Il
profumo di Ezio, la sua barba appena accennata, la pelle incredibilmente morbida
della nuca e i capelli che ricordavano un antico aroma… La rossa si aggrappò
alle sue braccia, come se temesse di cadere nell’oblio, dritta al punto di non
ritorno.
Poi
tutto finì, veloce com’era iniziato e quando Marte riaprì gli occhi, che nemmeno
si era accorta di aver chiuso presa dalla “foga” del momento, si trovò faccia a
faccia con il miglior ghigno divertito dell’Auditore: - Bimba… Queste sono soltanto nove cose che odi di me.
-
- Odio il fatto
che tu sia
così dannatamente puntiglioso da aver rovinato un momento del genere. - gli rivolse
un’occhiata indispettita prima di calargli il cappuccio sugli occhi
e fuggire via, impedendo al moro di mandare a segno un secondo agguato, si
voltò verso di lui un’ultima volta alzando la bottiglia ancora stretta tra
le sue dita - Per la cronaca… Soltanto uno stupido non si sarebbe accorto che questo è
semplice succo di ribes! -
Note della ritardataria:
Sto aggiornando da un pc non mio, in una casa non mia,
con la proprietaria del portatile accanto che non ha la più pallida idea di
cosa stia combinando e non credo voglia sapperlo…Il mio router si è suicidato domenica mattina (Requiescat in pace Routh, ti volevo bene!) e ci vorranno un paio di settimane prima che
qualche anima pia venga a sistemarlo o, anche peggio, sostituirlo.
D:
Continuerò ad abusare della
pazienza di questa mia amica e della sua connessione ad internet a tempo
indeterminato ma non metto la mano sul fuoco per quanto riguarda la puntualità
nei prossimi aggiornamenti!
Spero che vi sia piaciuto! xD
Calamity_Shadow