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Autore: yllel    13/12/2012    11 recensioni
"John, ti devo dire una cosa." "Fantastico. Sono in prigione accusato di un omicidio che non ho commesso ma per il quale mi condanneranno ugualmente e tu vuoi parlare...ok. Tanto ho tutto il tempo di questo mondo, a quanto pare. Dunque?"
"Credo di non essere sicuro di volere un figlio. Non ho considerato tutte le variabili" John Watson scosse la testa "Sei un idiota, Sherlock" "Sapevo che l'avresti detto. Adesso possiamo scappare"
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson , Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il motivo per cui torno sempre indietro'
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Ok. Ultimo capitolo della storia... e ultima storia della serie. Non credo si possa andare oltre, anche se io inizialmente avevo pensato di fermarmi dopo “La proposta di matrimonio”, quindi non si puo’ mai dire...
Non volevo tirarmi indietro dopo averla buttata li, c’e’ stato il matrimonio, perche’ non poteva esserci la gravidanza? Dopo di che, per non rischiare di andare troppo fuori contesto, ho deciso di fare un esperimento e fare un epilogo di “frammenti”, momenti che avrei voluto inserire se avessi scritto un’intera storia.
Mi piacerebbe non smettere, comunque... ho davvero avuto tante soddisfazioni entrando a far parte di EFP e mi sono parecchio divertita.
Il che mi porta a ringraziare ancora tanto tanto chi ha letto e chi ha recensito: e’ stato un vero piacere. GRAZIEEEE!
NOTA FINALE (e poi smetto): come sempre, nessun personaggio mi appartiene.
 

ACCUSE DAL PASSATO

EPILOGO: FRAMMENTI
 

FRAMMENTO N. 1

 
Sherlock Holmes non era diventato un marito ansioso, dopo aver saputo della gravidanza di sua moglie.
Se lui era fuori per un caso (e doveva valerne davvero la pena), un sms all’ora che gli assicurasse che tutto andava bene era piu’ che sufficiente.
Cambiare ginecologo era stato invece assolutamente necessario, visto che il precedente aveva particolari abitudini che lui aveva dedotto con una semplice occhiata, quando aveva accompagnato Molly alla prima visita. Non era davvero il caso di mettere la salute di sua moglie o del nascituro nelle mani di un uomo a cui piacevano gli sport estremi: le probabilita’ che si facesse male e non potesse seguirli adeguatamente erano piu’ alte della media.
E naturalmente, non era affatto strano o fuori luogo, ricordare a John che lui non esercitava piu’ una normale carriera medica da molto tempo, quando cercava di minimizzare i malesseri di Molly o di spiegargli i cambiamenti a cui il suo corpo sarebbe andato incontro.
Non era affatto rassicurante, sentirgli dire come certe cose fossero assolutamente normali.
Dopo un caso che lo aveva tenuto lontano da casa per 15 ore, Sherlock arrivo’ a Baker Street e trovo’ Molly in cucina, intenta a leggere una rivista di patologia che teneva appoggiata al tavolo. Le sue mani erano occupate a mangiare, naturalmente: sembrava che le piacesse proprio molto farlo, ultimamente, alle ore piu’ disparate del giorno e della notte.
Quando non era in bagno a vomitare.
Le si avvicino’ e le poso’ un bacio sulla nuca, gettando un’occhiata distratta all’articolo che lei stava leggendo: amputazioni post mortem. Sembrava promettente, piu’ tardi gli avrebbe dato un’occhiata.
Lei alzo’ il viso e gli sorrise.
“Ciao!”
Lui la ricambio’ e la scruto’ con attenzione.
“Vedo che non sei stata male da quando io sono uscito. La tisana della signora Hudson fa finalmente effetto?”
Lei scosse la testa.
“Puo’ darsi. Semplicemente sto meglio, oggi. Forse il periodo della nausea mattutina, pomeridiana, serale e notturna e’ finito! O forse ho trovato la combinazione perfetta di cibo che mi fa stare bene!”
Lui osservo’ il suo piatto quasi vuoto.
“Uova, formaggio e peperoni. Biscotti al cioccolato e cracker... marmellata su... una banana?” termino’ la sua analisi con un’alzata perplessa di sopracciglio.
Lei impallidi’.
“Mi sembravano davvero buoni, fino a cinque minuti fa ma adesso che tu li hai nominati...” si porto’ una mano alla bocca e corse verso il bagno.
Sherlock scosse la testa. Poi prese la rivista e si sedette al tavolo per leggere l’articolo. Davvero promettente.
Tuttavia, un minuto dopo si alzo’ sospirando e la raggiunse in bagno con un bicchiere d’acqua.
Contemporaneamente, compose il numero del ginecologo al telefono.
Ansioso, no.
Assolutamente no.

FRAMMENTO N. 2
 

Il monitor dell’ecografo emise uno strano ronzio.
“Signor Holmes, la prego... sarebbe meglio spegnere il cellulare. Puo’ disturbare il funzionamento di queste apparecchiature”
Molly si giro’ verso suo marito con un’espressione di biasimo, ma Sherlock assunse un’aria offesa.
“Che c’e’? Il mio telefono e’ spento!”
Il trillo di una suoneria con la canzone del ballo di gruppo del momento, irruppe nell’ambulatorio medico.
L’ecografista fece un sobbalzo.
“Oh cielo, scusate... e’ il mio!” si affretto’ a prenderlo dalla tasca e usci’ per rispondere.
“Dovremo cambiare medico” commento’ Sherlock.
Molly sbuffo’.
“O per favore, Sherlock... non di nuovo. Solo perche’ aveva il cellulare acceso, non significa che non sia bravo!”
“A parte il fatto che ha incolpato me, la telefonata che ha appena ricevuto gli comunicava che ha ottenuto un posto di prestigio a Liverpool. Si trasferira’ presto.”
“Oh”
L’uomo rientro’ in quel momento dalla porta, sul viso un’espressione davvero soddisfatta.
“Bene, signori... scusate davvero per l’interruzione. Avro’ bisogno di fornirvi il nome di un mio collega che possa continuare a seguirvi, ma per ora, vediamo un po’ come va. Dovremmo riuscire a sentire il battito entro poco.”
Sherlock senti’ la piccola mano di Molly che stringeva forte la sua e ricambio’. La solita inquietudine di quei giorni, mista a un nuovo senso di aspettativa, lo inondo’.
“Ma guarda... interessante” fu il primo commento del dottore.
 

FRAMMENTO N. 3
 

 “Ma certo che abbiamo casi di parti gemellari in famiglia, Sherlock! Tuo nonno paterno e il prozio Stewart, non ricordi?”
Sherlock strinse piu’ forte il telefono, evitando accuratamente di guardare Molly, seduta accanto a lui su una panchina fuori dall’ospedale.
“No mamma... evidentemente non ricordo” sibilo’, sapendo gia’ cosa sarebbe arrivato dopo.
“Certo, se tu avessi studiato meglio il nostro albero genealogico come ha fatto Mycroft, non mi faresti questa domanda... un momento significa forse?”
“Ciao mamma” riattacco’ e rimase a guardare fisso davanti a lui.
“Avevi detto di no” disse Molly dopo un lungo  momento di silenzio.
Sherlock inclino’ leggermente il capo.
“Se rammento bene, ho detto che non mi sembrava proprio
Finalmente si volto’ a guardarla, scoprendo che lei stava facendo esattamente lo stesso con lui e probabilmente, l’espressione stupefatta sul suo viso rifletteva quella del suo.
E poi, entrambi scoppiarono a ridere.
 

FRAMMENTO N. 4
 

 “Grazie di avermi accompagnata a fare shopping, ancora non ci credo che quei pantaloni non mi vadano piu’ bene! Dopo solo un mese! Forse esplodero’” Molly si lascio’ cadere sul divano di casa Watson e Mary le rivolse uno sguardo di simpatia.
“Smettila! Sei in gran forma. Vuoi una tazza di the?”
“Si grazie” Molly si guardo’ intorno “mi piace come avete sistemato il soggiorno, sembra piu’ grande, cosi”
“Grazie” le rispose Mary dalla cucina “ho solo dovuto costringere mio marito con la forza a spostare i mobili”
L’altra ridacchio’.
“E il candelabro sul camino sta proprio bene. E’ un oggetto molto bello”
Mary apparve sulla soglia della stanza.
“Si... e’ stato un regalo di nozze. Arrivato per posta. Quando John l’ha visto, e’ scoppiato a ridere e ha insistito per metterlo li. Devo dire che mi piace.”
“Sembra un oggetto prezioso”
“Gia’, l’ha detto anche mia cugina la settimana scorsa quando e’ venuta a trovarci e sai... lei commercia arte, quindi se ne intende. Non ho capito bene chi l’ha mandato, ma non indovinerai mai quale e’ la cosa piu’ strana!”
“Quale?”
“L’altra sera John l’ha usato per aprirsi una birra”
 

FRAMMENTO N.5
 

 “Decisamente api, non farfalle”
Molly si volto’ stupita verso suo marito.
“Anche le farfalle sono carine”
Sherlock roteo’ gli occhi.
“Molly... questi sono i carillon che andranno posizionati sulle teste dei nostri figli. Credi davvero che ci serva qualcosa di carino? Li osserveranno a lungo, e’ chiaro che devono rappresentare qualcosa di stimolante e interessante... e le api sono animali stimolanti e interessanti, benche’ questa rappresentazione sia alquanto imprecisa! Troppi colori e le ali non sono proporzionate al resto del corpo, ma penso possano andare bene, come primo approccio” guardo’ con disdegno le figure di stoffa appese sopra una culla del negozio. La commessa fece una smorfia e Molly sospiro’.
“Va bene... per me e’ solo importante che siano simpatici e colorati, con una bella musica che accompagni i loro sogni”
“Mozart, naturalmente.” commento’ Sherlock, mentre digitava velocemente sul suo telefono.
“Naturalmente” commento’ rassegnata la commessa.
 

FRAMMENTO N. 6
 

“Christine, come mia madre”
Sherlock bacio’ piano la tempia di Molly, abbracciata a lui sul divano.
“Mi piace.”
Lei si giro’ a guardarlo negli occhi, uno sguardo convinto.
“E Leonard, come tuo padre”
Lui non riusci’ a nascondere la sorpresa.
“Molly, non credo che”
“Si, invece” lo interruppe lei, poi aggiunse in tono piu’ gentile “per favore”
“Ma perche’?”
“Perche’ e’ una parte di te... e sara’ una parte di lui. Lo e’ gia’, se non altro a livello biologico. Sherlock, era tuo padre”
Lui strinse le labbra.
“E’ stato anche a causa sua se tu...” non riusci’ a finire la frase.
Molly gli mise un dito sulle labbra.
“Mi hai detto che te lo ricordi appena. Sara’ come darvi una seconda possibilita’, tu sarai per i nostri figli il padre che lui non ha voluto o potuto essere per te e Mycroft”
Sherlock chiuse gli occhi per un attimo.
Christine e Leonard Holmes.
I suoi figli.
Riapri’ gli occhi e sorrise a Molly.
“Si”
 

FRAMMENTO N. 7
 

“Segni di strangolamento”
Sherlock si inginocchio’ davanti al cadavere vicino a Lestrade.
Dalla tasca del suo cappotto usci’ uno strano suono.
“Che cosa e’ stato?” l’ispettore si guardo’ intorno stupito.
“Veniva dalla tasca del geniaccio” commento’ acida Donovan.
Senza staccare gli occhi dalla vittima, Sherlock si infilo’ una mano in tasca e ne estrasse un libricino di stoffa morbido e colorato.
Lestrade lo afferro’ e lo guardo’ esterefatto.
“Il pulcino Teo nella vecchia fattoria?”
Lo schiaccio’ e nella stanza si udi’ il verso di una paperella.
“Gli stimoli sonori e uditivi sono molto importanti, a qualsiasi eta’ e soprattutto nei primi mesi di vita. Sto comparando le diverse pubblicazioni, per stabilire quali siano le migliori da sottoporre ai gemelli” Sherlock estrasse la sua lente di ingrandimento e osservo’ da vicino la manica della giacca dell’uomo morto.
“Che non sono ancora nati” commento’ Lestrade.
“Sto solo cercando di essere preparato” Sherlock passo’ ad esaminare le scarpe del cadavere.
“Io preferisco ancora quello della pecora Nancy, comunque” commento’ John, chinandosi vicino a lui.
“Per favore, John... ne abbiamo gia’ parlato. Troppo semplice e non sono ancora del tutto  convinto, che dotare gli animali di dialoghi sia appropriato” ribatte’ Sherlock dal pavimento.
Lestrade rimase a bocca aperta.
“Tu lo stai aiutando in questa roba?”
John lo guardo’ stupito.
“Certo che si. Hai idea di quanti libri per bambini ci siano al giorno d’oggi?”
“Non e’ morto qui. Cercate al club che frequetava a Chelsea. C’e’ rimasto almeno fino alle 23, ha bevuto due martini con una donna bionda... non la moglie, naturalmente. Oh, e l’assassino ha delle scarpe rosse” Sherlock tese la mano verso l’ispettore “Il mio libro, Lestrade, grazie.  Devo ancora finirlo”
 

FRAMMENTO N. 8
 

“Dov’e’?”
Sherlock entro’ a precipizio all’obitorio del Bart’s e Mike Stamford gli rivolse uno sguardo contrito.
“Ancora di la... mi dispiace, Sherlock. Sembrava andasse tutto bene e poi all’improvviso...”
Lui contrasse la mascella.
“Va bene, ci penso io ora. Grazie di avermi chiamato”
Si diresse verso la sala autopsie e apri’ piano la porta.
“Molly?”
La individuo’ subito, era seduta alla scrivania e stava piangendo.
“P-per favore, n-non d-dirmi che me l’a-avevi detto” gli disse lei tra un singhiozzo e l’altro.
Sherlock le arrivo’ vicino e la fece alzare piano, abbracciandola con delicatezza e sentendo il suo ventre ormai arrotondato appoggiarsi a lui.
Sospiro’ piano al pensiero della testardaggine di sua moglie.
Lui glielo aveva detto, che sarebbe finita cosi.
“No, non lo faro’. Pero’ adesso ti accompagno a casa, va bene? Qui finira’ qualcun altro”
Lei scosse piano la testa.
“Ho gia’ f-finito... poi pero’ ho c-cominciato a piangere e non riesco piu’ a smettere. Devo s-solo firmare i documenti”
Molly si sciolse dal suo abbraccio e comincio’ a frugarsi nelle tasche.
Sherlock le tese un fazzoletto e lei si soffio’ rumorosamente il naso, scacciando le lacrime dagli occhi con le mani.
Poi ripesco’ un foglio dal tavolo, apponendo il suo nome sul fondo.
Neonato di tre mesi. Esito dell’autopsia: morte in culla.
Quasi inconsciamente, Sherlock torno’ a stringerla forte.
“Andiamo a casa” le sussurro’, desiderando disperatamente di poterla sempre tenere cosi, al sicuro da tutto.
Lei annui’ piano.
“Sono contenta che Mike ti abbia chiamato” era stata  cosi sicura di poter portare a termine l’autopsia senza problemi... ma poi non era riuscita a fare altro, che a pensare ai bimbi che stavano crescendo dentro di lei.
“Anche io” le rispose Sherlock.
 

FRAMMENTO N. 9
 

 
“Come sarebbe a dire, stanno per nascere?”
“Sarebbe a dire che la signora sta per partorire i gemelli... era previsto un taglio cesareo, ma a quanto pare non ci sara’ il tempo. Si prepari a entrare in sala parto, signor Holmes” l’infermiera rivolse all’uomo uno sguardo di simpatia.
Tutti cosi. Quando arriva il momento, vanno  tutti nel panico.
“Oh no”
“Signor Holmes... stia tranquillo. Non e’ insolito per i gemelli nascere in anticipo e non e’ troppo presto, non ci saranno complicazioni, vedra’. Su, ora venga con me!”
“No, lei non capisce! Io non sono Sherlock Holmes!” l’infermiera si blocco’ con la mano sul suo braccio.
“Senta giovanotto! E’ o non e’ il padre dei bambini?”
“Sta scherzando, vero? Mi chiamo Anderson, sono della polizia scientifica di Scotland Yard. Ieri ho combinato un casino e per punirmi il mio capo mi ha mandato a Baker Street a consegnare una cosa ad Holmes, cosi mi sarei preso la mia dose di insulti.  Ma lui non c’era e ho trovato la dottoressa che stava male, cosi l’ho accompagnata! Non... non ci penso proprio ad entrare li dentro!” il suo viso assunse un colorito molto pallido.
L’infermiera chiuse gli occhi e conto’ fino a cinque.
“Allora che sta aspettando? Trovi il padre e lo avverta!”
Anderson scosse il capo.
“Non puo’ farlo Molly? Voglio dire... la dottoressa Hooper... Holmes?”
“Ma dico, non vi fanno un test di intelligenza prima di entrare in polizia? La signora e’ in travaglio!”
Anderson alzo’ le mani.
“Ok, ok...” prese il cellulare dalla tasca “Capo? Abbiamo un’emergenza...”
 

FRAMMENTO N. 10
 

 
“Stupido, stupido cellulare che non aveva campo sotto quella fogna!”
John mise una mano sul braccio di Sherlock.
“Calmati, siamo vicini ormai. E nessuno, neanche tu, poteva immaginare che saremmo rimasti bloccati li sotto piu’ dei dieci minuti previsti. Andra’ tutto bene, vedrai”
Sherlock strinse la mascella e rimase a fissare fuori dal finestrino del taxi, che viaggiava scortato dalla macchina della polizia a sirene spiegate.
“Anderson, eh?” chiese dopo un po’ con una smorfia.
“Gia’” confermo’ John scuotendo il capo.
 

FRAMMENTO N. 11
 

“Un’altra spinta e ci siamo”
Sherlock lascio’ che Molly gli stritolasse la mano un’altra volta.
Poi un’altra ancora.
Poi ci fu un pianto.
E dopo due minuti e trentasette secondi, ce ne fu un altro.
E improvvisamente, Molly rideva e piangeva contemporaneamente e lui rimase ad osservarla affascinato.
Era sfinita, eppure non l’aveva mai vista cosi felice.
E poi... poi i suoi figli erano li, insieme a loro.
Tutti rossi, minuscoli e piangenti.
Ed erano la cosa piu’ straordinariamente complicata e meravigliosa che lui avesse mai visto.
E in vita sua, anche Sherlock Holmes non era mai stato cosi felice.
 

FRAMMENTO N. 12
 

“Caffe’?”
Sherlock tese la mano senza distogliere gli occhi dal vetro della nursery.
I gemelli erano prematuri, ma non avevano avuto bisogno dell’incubatrice.
John gli si affianco’.
“Sono bellissimi”
Sherlock sorrise.
Sono miei... miei e di Molly.
Sono perfetti.
“Io non sono davvero bravo nell’osservare queste cose, ma ti assomigliano molto... speriamo non troppo”
Sherlock si irrigidi’.
“Sono i miei figli, John. E’ naturale che mi assomiglino molto... pensavo fossimo d’accordo che non ci sarebbe stato niente di male, se avessero ereditato anche alcune mie caratteristiche”
“Solo se avranno il carattere di Molly, su questo abbiamo convenuto tutti” John si porto’ alle labbra il suo bicchiere di caffe’, per nascondere il sorriso che gli stava affiorando alle labbra.
“Credo si fosse parlato anche del fatto, che sarebbe stato auspicabile non prendessero il mio naso” la voce di Mycroft arrivo’ alle loro spalle.
Sherlock si volto’.
“Fratello. Era ora che venissi a conoscere i tuoi nipoti”
Mycroft si avvicino’ al vetro.
“Sono nati tre ore fa... avevo alcune faccende da sbrigare. Mamma sta arrivando” sul suo viso comparve un sorriso fugace alla vista dei due bimbi nelle loro culle.
“Davvero... notevoli.” Rimase ad osservarli per un attimo, poi commento’ “Naturalmente, mi sono assicurato personalmente che i necessari provvedimenti siano gia’ stati presi”
“Non metterai i miei figli sotto scorta” dichiaro’ Sherlock.
Mycroft  fece una smorfia.
“Certo che no. Almeno non fino a che non andranno all’asilo. Per ora avranno il livello di sorveglianza standard”
Mycroft lo sfido’ con lo sguardo a contraddirlo, ma Sherlock fece solo un cenno del capo.
Grazie.
“Lo sapevo” sbotto’ improvvisamente John, facendo voltare entrambi verso di lui.
“Che cosa?”
Il Dottor Watson guardo’ il suo migliore amico con un sorriso.
“E’ solo che... quando tu sei tornato, io l’ho pensato... ed era vero. E’ stato meglio di prima”
I due si guardarono per un attimo e poi, scoppiarono a ridere.
Mycroft si limito’ a scuotere il capo.
Come due ragazzini.
Certe cose invece non sarebbero mai cambiate.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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