Storie originali > Comico
Segui la storia  |       
Autore: Aven90    14/12/2012    1 recensioni
Prefazione. Ebbene sì! Si torna alla carica con un argomento ad alta tensione! La trama è pressappoco questa: il commissario Svente è uno stacanovista, e nessuno si è mai lamentato di lui.
Ma stavolta una brutta gatta da pelare lo costringerà a scendere a patti col nemico. Riusciranno i nostri eroi a salvare tutti i prigionieri di uno psicopatico?
Genere: Comico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Senso di colpa che però si dileguò in men che non si diceva, in quanto aveva perso una battaglia, non certo la guerra: il bottino era ancora lì, e vi erano ancora diversi ostaggi da sfruttare: dal bambino fastidioso col suo cane, il suo sguardo vacuo si posò su un uomo vestito col poncho e il cappello da cowboy in testa. La prima cosa che gli venne in mente di dire fu “ Sei uno straniero, vero?”, lo straniero si spazientì “Ma mi riconoscono tutti, eh? Non si può nemmeno ritirare un pacco che…”

“Che pacco devi ritirare? Ci sono preziosi?” minacciò Archie con la pistola, pur sapendo di averne minimo dieci puntate su di lui.

Lo straniero rispose “No, solo Whisky”. Già il whisky. Archie avrebbe dovuto pensarci subito.

Non ne beveva da molto tempo.

 “Già” rispose poi, “tu hai pure tutte le ragioni per farti mandare alcolici, ma anche quelle bottiglie mi appartengono”

“Cosa?” lo straniero non aveva considerato il particolare di essere sotto ostaggio.

“Certo! E ora, come ostaggio prendo te!” allungò il braccio e lo passò attorno al collo dello straniero, in modo da farlo vedere al commissario e la sua squadra.

“SVENTE!” chiamò, anche se era a un paio di metri di distanza.

“Sì?” rispose l’altro, guadagnandosi un’occhiataccia dalla sua vice, Martha. Non le piaceva il tono confidenziale che dava il suo capo a quell’efferato criminale.

Archie riprese “Voglio anche la partita di whisky che ha ordinato questo straniero!”

Svente non fu d’accordo.

“No, Embratson: ora tu lasci in pace queste persone ed esci dall’ufficio con le mani bene in vista, posando la pistola molto lentamente” ma Archie propose “Allora raggiungiamo un accordo: io lascio perdere questo qui”

Quello lì protestò “Ehi, ho anche un nome, eh”

“E quale sarebbe?” chiesero all’unisono Embratson e Svente.

“Mi chiamo Goffred Hatzumi”

I due risero di gusto.

“Ma che razza di nome inventato è mai questo?”, e il bello era che lo dissero insieme.

Goffred arrossì imbarazzato “Beh, è il mio… posso provarlo” e mostrò ad entrambi la carta d’identità, gialla e scritta a caratteri Comic Sans Ms.

Archie la riconobbe subito “È la carta d’identità della città di Kiano”

“Proprio così” rispose Goffred.

Svente avvertì Archie, un rapitore “Non farti fregare: quelli di Kiano non fanno vacanza a Lectala” Archie si scandalizzò “Ha ragione il vecchio coglione! Che ci fai qui, dunque?”

Goffred protestò “Ho i genitori di questo paesucolo ignorato dal mondo”

Svente non era dello stesso avviso “Secondo me, stai dicendo il falso. Valuterò con la mia assistente se sbatterti o meno in cella per non avere la carta d’identità, o comunque possederne una falsa!”

Martha lo richiamò alla realtà “Noi siamo qui per Embratson, non per gli incensurati, che in realtà dovremmo proteggere!”

Svente si rammaricò “È vero, scusa, anche se quel Goffred ha scritto criminale sulla fronte, chissà quanto ne ha seppelliti vivi nel giardino di casa sua”

Alexander cagò mattoni. “C-come ha detto il commissario?”

Il ragazzo occhialuto lo rassicurò “Ma nooo, chissà cosa voleva dire”

Il commissario proseguì “EMBRATSON! Non cercare di fregare la polizia con dei fantocci di tua invenzione!”

Goffred si offese “Non sono un fantoccio! È così che trattate i turisti qui?”

Svente proseguì come se non avesse sentito “Lascia la tua mano dal pupazzo ventriloquo, orsù, e torniamo in galera”

Archie precisò “E mi lasciate andare, volevi dire”

“No, volevo dirti proprio ciò che volevo dire”

“E che volevi dire?”

“Che sei un criminale, a trattare i fenomeni da baraccone in quel modo spietato!”

“ORA BASTA!” Goffred era abbastanza incazzato, si allontanò pure dal rapitore e fulminò con lo sguardo i due.

“NON! DOVETE! TRATTARMI! MALE! Insomma, lei fa parte delle forze dell’ordine, e tratta i civili come se fossero cani?”

Svente rispose imperturbabile “Non avresti dovuto chiamarti Goffred. Mi ricordi il peluche mio preferito, con il quale dormivo.” : da quel momento, si abbandonò nei ricordi.

“Buona notte, Goffred” Svente guardava il suo peluche a forma di orsacchiotto puccio con uno sguardo omicida, lo baciava e si addormentava, mentre il pupazzo tremava di paura.

 “E quindi…” concluse Svente.

“Nemmeno a me piace” ammise Goffred “ma ciò non giustifica nulla della sua condotta”

Embratson annuì “Già, è ora di cedere e lasciarmi libero con i quattrini”

Ma Svente si oppose “Col cazzo! Adesso sai invece cosa faccio?”

“Cosa?” chiese provocatorio il rapitore.

“Irrompo! Ahahaha! E irromperò con tutta la mia schiera di agenti, in modo che tu non abbia modo alcuno di uscire.” Rispose Svente, un po’ folle.

Ma Martha, la sua comprensiva vice e angelo custode, lo avvertì delle conseguenze di quel gesto “Signore, ci è impossibile irrompere con tutto il nostro spiegamento”

“Spiega perché” la invitò Svente.

“Beh, perché ci sono ancora persone dentro l’ufficio, dunque non potremmo garantirne l’incolumità”

“Ah, non sono ologrammi creati dall’alieno?” Svente se ne stupì, ma Goffred avrebbe voluto urlare come un ossesso per l’ennesimo insulto ricevuto, ma si controllò, dimostrando perlomeno di averci lavorato su, con le crisi isteriche.

“E allora cosa suggerisci di fare, mia cara vice?” chiese Svente,

Martha propose “Non possiamo far altro che negoziare con il criminale”

Svente allora riprese il megafono e comunicò “Cambio di programma, Archie: non ti attaccheremo frontalmente solo perché hai diversi ostaggi fra cui un’anziana che non reagirebbe al nostro urto e un minorenne che ha già espulso abbastanza urina in quel pavimento”

Alexander s’indignò “Eeehi! Ho smesso di far la pipì a letto da tempi immemori! Come si permette, dunque?”

Svente però proseguì “Pertanto, ti preghiamo di fare ciò che diciamo noi, Embratson”.

Purtroppo per lui, Archie non sembrava avere l’intenzione di collaborare “No, commissario; se non sarete voi ad attaccarmi, sarò io a farlo, prendendovi a colpi di sacco di verdoni, così subirete dei… ricchi colpi”

Svente replicò “Non hai fatto ridere nessuno”, anche se una mascella si stava muovendo da sola.

“Non era mia intenzione” rispose Embratson.

“Fatto sta che ancora non hai liberato l’ostaggio, il quale rimarrà traumatizzato a vita”

Goffred protestò “Non ho più cinque anni! Davvero, scriverò al mio avvocato!”

“E reggimi il gioco, làstima che sei!” si lamentò Svente, definendo l’ostaggio una vera e propria piaga sociale.

“Non dopo che mi ha definito un animale!” si lamentò Goffred. Stava soffrendo.

“Perché, vorresti dire che col nome che ti ritrovi e per come sei vestito, sei un umano?” chiese il commissario.

“Esatto, e sono anche in grado di provarlo!”

“Abbiamo già visto l’abbonamento a Topolino, grazie”

“Era la mia carta d’identità!”

“Certo, mio caro” Svente chiuse la comunicazione col suo fare sarcastico. Poi si rivolse ad Archie “Allora! Non abbiamo tempo da perdere! Esci fuori con le mani alzate e forse non faremo fuoco!”

Archie colse la palla al balzo: non voleva spreco gratuito di polvere da sparo. “Che fuoco? Artiglieria? Artificiali? Barbecue?”

Svente rispose secco “Ti riempiremo di piombo in un modo che fino a ieri non avresti potuto crederci! Così la finirai di sparare cazzate!”

“Sono già fatto di piombo, credo” Archie conosceva la composizione umana, ma in modo approssimativo.
“Cazzate!” rispose Svente, però Archie non stava scherzando, e spianò la pistola, puntando in mezzo agli occhi del commissario, giusto per vedere la quantità di sangue che avrebbe potuto buttare via.

Ammesso e non concesso che avrebbe fatto centro.

In quel momento, anche il minimo movimento avrebbe fatto partire i grilletti.

Le due pistole avevano il colpo in canna.

Da un lato Svente, che non voleva perdere la faccia davanti a Martha, la quale aveva rinunciato il posto in capo per prendersi cura dei suoi cani a tempo pieno (cosa che se non avesse ricoperto il ruolo di vice non avrebbe potuto fare) ; e dall’altro Archie l’evaso, il quale aveva bisogno di soldi per cambiare uniforme, perché avere solo la maglia da detenuto con quel clima era poco consigliabile dalla maggioranza dei medici. C’è sempre qualche medico in disaccordo, per cui…

La tensione era altissima: ciascuno dei due contendenti aspettava anche il minimo calo della guardia per colpire.

Che non arrivava.

Goffred era ancora dietro l’evaso, aspettando il momento buono per scappare, quando una mosca, un’innocua mosca, gli passò accanto l’orecchio provocandogli quel tipico ronzìo fastidioso. Goffred si mise ad urlare a causa del riflesso condizionato come un ossesso, provocando la partenza dei colpi, ma il colpo del commissario arrivò solo alla gamba di Embratson, mentre il colpo di quest’ultimo colpì il cofano della macchina, il quale rimbombo metallico ricordo da vicino un “Ahi”.


Fine Capitolo! Cosa succederà nel prossimo? Grazie per tutti i commenti che mi state lasciando, siete tantissimi!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: Aven90