Naruto, 'I was waiting on a different story.' di Mirin su EFP Fanfiction

Lo ripeto anche qui, per sicurezza: SPOILER DEL CAPITOLO 613. Detto questo...

It's not like you to say sorry
I was waiting on a different story

La polvere è dappertutto, ci graffia il viso e ci costringe a chiudere gli occhi, mi lascia del calore addosso. Le folate di vento ci assalgono, non riesco più a capire quale sia il sopra e quale il sotto. La luce accecante mi ferisce e mi ritrovo schiacciata a terra con le iridi vacue senza capirne il motivo. La Bijuu Dama ci ha superati, si dirige a nord. E la mia mente ha già compreso dove, ma si rifiuta di accettarlo. E’ troppo, troppo. Ho solo quindici anni, capitemi, come posso solo pensare una cosa del genere?
«Verso il quartier generale» in questo momento odio Chouza. Odio la sua voce rotta e vuota, vuota. Ciò che dice non ha senso e lo sa anche lui, ma in fondo sono consapevole che i nostri pensieri sono sulla stessa lunghezza d’onda. Il mio corpo sembra secernere unicamente bile che mi risale dalla gola fino in bocca. Mi fa male, oltre l’immaginabile. Nessun arto risponde più a comandi e inizio a guardare il cielo scuro sopra di me a braccia spalancate, gli occhi spenti e dilatati da cui copiose scendono le lacrime. Boccheggio in cerca d’aria, la trachea è gonfia e dolorante per un urlo straziante che non ho la forza di pronunciare. Sono vagamente conscia di ciò che mi circonda e c’è un solo pensiero che mi martella da ore -sono minuti, Ino, solo minuti-: non l'ho salutato, non gli ho ripetuto quanto lo amo.
Le labbra si schiudono senza che io glielo ordini ed inizio a gemere, il mio pianto diventa isterico, tremo, tremo, tremo, non resisto più.
Sento qualcuno bisbigliare il mio nome. Papà, aiutami, ti prego. Mi scorrono davanti agli occhi tutti i momenti passati, Ino-chan papà ti vuole insegnare come farsi la coda proprio come lui, tutte le difficoltà sofferte, Asuma non vorrebbe vederti piangere in questo modo, sii forte, per lui, e tutte le risate consumate insieme. Non mi avrebbe mai più vista. Non mi avrebbe accompagnata all’altare con un sorriso velato di lacrime, non mi avrebbe vista di fianco a mio marito, il marito perfetto che lui immaginava per me. Non avrebbe coccolato e viziato i miei bambini biondi con gli occhi castani assieme a Shikaku.
Shikaku-san.
Non avrebbe mai più visto suo figlio. Non mi avrebbe più preso in giro con quelle sue occhiate concilianti mentre spiavo Shikamaru di sottecchi con sguardo ardente. Non avrebbe aspettato affianco a suo figlio che finissi di sfilare per la navata con il mio splendido abito bianco. Non avrebbe rimproverato scherzosamente mio padre per le troppe coccole che concedeva ai miei figli dai capelli biondi -come Inoichi- e dagli occhi castani -come i suoi.
Tutti i miei muscoli sono contratti per impedirmi di dibattermi dal dolore: non voglio scenate, mio padre merita il saluto più rispettoso possibile da sua figlia, una sofferenza silenziosa e devastata.
Silenziosa e devastante.
Riesco solo a mettermi seduta. C’è qualcosa di nero che ostruisce il mio campo visivo. Sollevo gli occhi fino ad incontrare il viso di Shikamaru. E’ pallido e mi fa paura l’espressione che mostra.
Apro la bocca per dire qualcosa, ma lui me lo impedisce scuotendo la testa. Mi tende la mano: non è un offerta, è una richiesta. Capisco e mi fiondo fra le sue braccia. Lo stringo a me senza parlare, continuando a piangere.
«Non è per te che lo faccio, è per me» bisbiglia e mi sorprendo di quanto la sua voce sia vacillante, come se le sue corde vocali fossero annodate per il martirio che sta subendo. Che stiamo subendo.
Annuisco, il viso nascosto dal suo giubbotto pregno dell’odore di sangue e distruzione. Ho le labbra ritratte sui denti ed ho voglia di gridare, tirare fuori parte del mio dolore, far sapere a tutto il mondo che i due eroi di Konoha sono morti coraggiosamente per darci una speranza -l’ombra di una speranza-, ma rispetto Shikamaru e so che se lo facessi, se urlassi, lo farei crollare definitivamente. Come con Asuma.
Solo un cielo, fra i tre, piange.
Annichiliti, incapaci, esperti nel soffrire, stiamo stretti l’uno all’altra, e fa troppo male per rallegrarsene.

Blue noTH:
Sono sconvolta. E' l'unica cosa che posso dire a mia difesa per aver partorito una fic del genere. La morte di Shikaku e di Inoichi (perché mi fa rabbia vedere come la gente stia passando sopra questa cosa, come se fosse di poco conto) mi ha straziata, perché io li amavo e chi mi conosce (o magari ha letto qualche fic) lo sa. Volevo segnalare solo un paio di cosucce all'interno del testo e poi mi dileguo come il vento: la frase di Shikamaru non è detta con egoismo o cattiveria, è come se avesse sussurrato "ti prego, mi serve il tuo aiuto" ma essendo troppo orgoglioso com'è... La seconda cosa è questa frase: "Solo un cielo, fra i tre, piange". I tre cieli sono: il cielo vero è proprio, gli occhi di Shikamaru (neri come l'empireo notturno) e quelli di Ino, spesso e volentieri paragonati al cielo, per l'appunto.
Ah, giusto, la canzone citata è questa (https://www.youtube.com/watch?v=rJTVPTxc9kg), una cover splendida di Avril (quando mi ricordo, le metto).
Come sempre, amore imperituro ai lettori e venerazione per i recensori. Non vi faccio gli auguri di Natale perché spero di scrivere qualcosina per le festività... della serie, "quando l'amore va male...", sì. HAHAHAHAHAHAHAHAHA!
Kiss,
Ladie.