Buona lettura. Per questo capitolo mi sono particolarmente impegnata, spero che vi piaccia
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La sorte del secondogenito
Odino
doveva vegliare sui propri figli.
La
cella in cui Loki era rinchiuso non era poi tanto angusta o
umiliante. Era spaziosa, provvista di un tavolo e di un letto, e le
torce appese alle solide pareti diffondevano nell'aria un gradevole
tepore.
Più
in là, fuori dalla cella, partiva una stretta scala che si
snodava
verso il basso; dedussi che se volevo vedere la vera
prigione
di Asgard, non dovevo fare altro che scendere.
Loki
non si era accorto del nostro arrivo. Stava seduto su una sorta di
panca di roccia, un piede su di essa e uno a terra; pareva
arrabbiato, ma al tempo stesso impassibile, come un animale in gabbia
a cui non importa poi più molto di tornare in
libertà: spera solo
di essere lasciato in pace.
Trattenni
il fiato alla sua vista, e mi avvicinai alle sbarre.
Il
mio cuore batteva. -Loki?- Chiamai.
I
suoi occhi si fecero stupiti, e Loki voltò la testa verso di
me.
Mi
scrutò per un po', come a verificare che non fossi solo una
sua
allucinazione.
Poi
domandò: -Leah?-
Annuii.
Strinsi le mani sulle sbarre e sorrisi.
Gli
occhi azzurri di Loki si sgranarono. Si alzò in fretta e
venne verso
di me; scrutò ogni mio minimo dettaglio, i suoi occhi si
mossero
rapidi per cercare l'accenno di una ferita, qualcosa che non andava,
e tese una mano a sfiorarmi il volto.
-Stai
bene, sei guarita?- Mi chiese.-Ti senti bene?-
Gli
presi la mano e gliela strinsi nella mia. -Sì.- Risposi,
solamente.
I
suoi occhi diedero un guizzo, anche lui mi strinse la mano.
Oh,
Loki... Dovevano essere stati giorni di più nero inferno per
te.
-Starai
qui?- Mi chiese.
-Sono
qui.- Lo rassicurai.
Intervenne
Thor: -Leah non potrà stare qui per sempre. La sua casa
è la Terra,
bisognerà che vi faccia ritorno presto o tardi.-
Mi
voltai verso di lui, lasciando la mano di Loki, colta alla sprovvista
da quella frase.
Gli
occhi di Loki invece si oscurarono velocemente. -Cos'è? Me
la vuoi
portare via di nuovo, fratello?-
Guardai
Loki, Thor abbassò la testa.
-Thor..-
Dissi io -.. ci puoi dare solo un momento da soli?-
-Certo.-
Disse. Ci guardò e poi se ne andò.
Sentii
i suoi passi sul pavimento di pietra e poi la pesante porta chiudersi
dietro di lui.
Guardai
severamente Loki.
-Lo
so, hai ragione, scusa.- Si affrettò a dirmi.
Alzai
un sopracciglio, sorpresa.
-Non
pretendo che tu rimanga qui.- Proseguì. -Hai già
fatto tanto per
me.. è solo che sentire Thor dire così, con quel
suo tono
saccente...-
-Ehi!-
Lo interruppi, seccamente. -Io sono americana: ho il diritto di stare
dove
voglio. Quello sguardo era per Thor.-
-Per
Thor?-
-Sì.-
Lo guardai bene in faccia. -Loki, devi perdonare tuo fratello.-
Parve
totalmente spiazzato.
Ero
sicura che – a quel punto – se non mi fossi appena
ripresa da
morte praticamente certa e salvata in extremis, la conversazione
sarebbe sfociata in un litigio.
-Credevo
che tu, fra tutti, avessi capito...-
-Io
ho capito! Ma le cose sono cambiate. Hai.. hai mai provato a stare a
sentire Thor, invece che impegnarti il più possibile ad
odiarlo?-
Chiesi, indicando la porta. -Lo hai più sentito parlare?
È diverso!
Pensa a quante cose sono cambiate per te da quando hai scoperto di
essere stato adottato.. Sono cambiate anche per lui. Dagli una
possibilità, è tuo fratello.-
-Non
lo è.- Ribatté, inespressivo.
-Un
tempo gli hai voluto bene.- Gli risposi. Esitai, poi dissi: -.. Gli
vuoi ancora bene.-
Loki
non disse niente.
Sbuffai,
e mi allontanai di qualche passo dalla grata. -Lo sai che fra qualche
giorno arriverà il Saggio Mandriano, per giudicarti?-
-Sì,
me l'hanno detto.-
Lo
guardai seriamente. -E sai anche che ti condannerà?-
Rimase
muto, a guardarmi fra lo spaesato e lo stupito.
-Tu
non odi Thor, tu odi te stesso, perché non hai ancora
accettato di
essere un Gigante di Ghiaccio.- Dissi. -Be', fattene una ragione.
Oltre al fatto che non è il caso che altri pianeti subiscano
la tua
rabbia repressa, se non accetterai ciò
che sei il Saggio Mandriano
ti condannerà.-
Loki
strinse le sbarre. I suoi occhi mi fecero quasi desiderare di non
aver parlato, tanto erano strazianti, ma non potevo fare altrimenti.
-E
cos'è che sono?- Chiese.
Le
sue mani tremavano leggermente...
-Sei
il figlio secondogenito di Odino, fratello di Thor, Asgardiano.-
Risposi, decisa. -Ma tu sei anche un Gigante di Ghiaccio, figlio di
Laufey. Accettalo.-
Gli
occhi di Loki erano ancora strazianti, ma lui stranamente
annuì.
Mi
avvicinai di nuovo, gli presi la mano. -Ce la farai, io lo so che ce
la farai. .. Ti amo.-
Mi
guardò, stupito. -Davvero?-
Annuii.
Sembrò
tranquillizzarsi. Mi accarezzò la guancia. -Grazie di non
essere
morta.. Non mi sembra ancora vero, non può essere vero. Io
non
merito un simile dono.-
-Non
è un dono, è un'opportunità.- Gli
risposi. -Non sprechiamola.-
Mi
diedero delle stanze tutte mie, dove avrei potuto riposarmi, stare un
po' da sola e rimettermi completamente in forze.
Le
stanze erano magnifiche, degne di una principessa. In camera da letto
si apriva una gigantesca vetrata, e io potevo assistere allo
spettacolo delle cascate di Asgard che si lanciavano nel vuoto.
Era
tutto magnifico, ma non avevo pensato al problema che mi si sarebbe
affacciato alla mente non appena avessi avuto un attimo di respiro.
Mi
sentivo completamente spersa.
La
Terra era distante, distantissima, e io mi sentivo instabile e senza
nessun appoggio.
Mi
sarebbe bastato poco per ridarmi un po' di equilibrio: un libro, una
persona amica...
Thor
però aveva poco tempo. Era il principe, futuro successore di
Odino,
e doveva comportarsi come tale. Aveva un gran da fare per preparare
il palazzo all'arrivo del Saggio Mandriano, stava predisponendo la
sala del trono.
Io
non sapevo dove fosse questa sala del trono, né volevo
saperlo. Ero
sicura che prima o poi avrei incontrato Odino e Frigga, ma per motivi
che non capivo nemmeno io avrei voluto che questo accadesse il
più
tardi possibile.
Idun
invece durante la giornata mi fece qualche breve visita. Mi venne a
trovare come se fossi una delle sue più care e vecchie
amiche,
appena ripresa da una brutta malattia. Mi parlò di
sé stessa, senza
pretendere che le rispondessi; mi parlò sapendo bene che
ciò di cui
avevo bisogno era ascoltare la voce di qualcuno.
Mi
raccontò che adorava curare la gente e fare del bene fin da
quando
era bambina; mi parlò del ragazzo che amava senza riuscire a
confessarglielo. Si chiamava Bragi, e mi disse che aveva una voce in
grado di lenire qualsiasi sofferenza.
La
rimasi ad ascoltare con molta simpatia.
Tuttavia
anche Idun poi se ne dovette andare, e io restai di nuovo sola.
Non
osavo mettere piede fuori dalle mie stanze, perché non mi
piaceva
come gli Asgardiani continuavano a guardarmi.
Scese
la notte, e io mi sentii ancora più sola, in quel grande
letto, al
buio, sotto quelle coperte dal tessuto strano e sconosciuto. I miei
pensieri corsero lontano, giù nei sotterranei di Asgard.
E
tu come stai, Loki, chiuso nella tua cella? Anche tu ti senti un po'
solo?
… Al
mattino mi svegliai presto, prima ancora che l'aurora avvolgesse
Asgard. Fuori dalla finestra la notte era appena intrisa di un lieve
chiarore, più simile a un presentimento che a vera e propria
luce.
Non
riuscivo più a stare lì dentro. Mi misi addosso
una specie di lungo
soprabito e uscii, in fretta. Infondo – pensai – a
quell'ora non
ci doveva essere nessuno in giro.
Camminai
per un po' per i corridoi di Asgard, per le sue terrazze, respirai la
sua aria. E piano piano cominciai a tranquillizzarmi.
Ad
un certo punto però sentii dei passi dietro di me, e
voltandomi vidi
Sif.
Era
già vestita di tutto punto, con la sua armatura e la sua
coda ben
fatta.
-Buongiorno,
Leah.- Mi disse, fermandosi davanti a me.
Avrei
davvero voluto voltarmi e andarmene, ma mi sforzai di dire:
-Buongiorno.-
-Come
sta Loki?-
-Non
fingere che ti interessi.- Risposi, senza nemmeno pensarci.
Sif
non parve né turbata né sorpresa. -Possiamo
parlare di questo?- Mi
chiese invece, come se non avesse voluto fare altro dall'inizio.
-Non
c'è nulla da dire.- Ribattei, sulla difensiva. -Loki mi ha
raccontato tutto di voi, in particolare di te. Lo hai sempre
detestato, lo hai ridicolizzato in ogni occasione. Da ragazzina una
volta lo hai umiliato chiamandolo “principe
Nullità” davanti ai
suoi genitori e a Thor. E i tuoi amici ridevano. Non c'è
niente da
dire.- Ripetei.
-Posso
parlare?- Rispose, calma. -Quello che dici è vero. Ma Loki
ti ha
anche detto quello che è successo dopo?-
Io
non risposi: non sapevo cos'era successo dopo.
Sif
sorrise appena. -Loki non è una nullità,
perché non si è mai
fatto insultare senza vendicarsi in qualche modo. Quella sera
entrò
in camera mia, e mi tagliò tutti i capelli, della mia chioma
bionda
di cui mi vantavo tanto non rimase niente. Ma paradossalmente quello
fu il giorno più bello della mia vita, perché io
crebbi.- Mi
spiegò. -Noi non odiamo Loki, lo abbiamo considerato un
amico e
parte del nostro gruppo. Abbiamo combattuto molte battaglie insieme,
e siamo rimasti spiazzati anche noi quando abbiamo saputo quello che
aveva fatto.-
La
guardai un po' stralunata.
Poi
mi passai una mano sulla faccia. Bene. Brava, Leah. Il tuo affetto
per Loki si era fatto così grande da impedirti di capire
dove
finivano i fatti reali, e dove invece iniziavano le sue paranoie.
Così
non gli saresti stata d'aiuto.
-Ti
chiedo scusa, Sif.- Le dissi.
-Non
c'è nulla di cui scusarsi. Tu piuttosto. Mi sembri decisa,
ma un po'
fuori luogo.- Disse, con un intuito veramente lodevole. -Vorrei
aiutarti per quello che posso.-
-E
come?-
Sif
sorrise. -Dimmelo tu.-
In
quel momento nel mio cervello si accese la fantomatica lampadina. Non
era propriamente un'idea... però non potevo continuare a
restare
ferma. C'era poco tempo, fra poco sarebbe arrivato il Saggio
Mandriano, e io dovevo provare a fare qualcosa – anche poco
– per
Loki.
-Una
cosa c'è.- Le dissi.
Sif
mi guardò, in attesa.
-Ho
bisogno di conoscere la vostra storia.. la storia di Asgard. Anzi,
no, più propriamente la storia di Odino, da quando
è salito al
trono. Credi che sia possibile?-
Sif
mi guardò, ma non fece domande. Disse: -Vieni, andiamo in
biblioteca.-
Mi
portò in biblioteca e iniziò a sfogliare davanti
ai miei occhi
pesanti tomi, riassumendomi passo per passo ciò che veniva
spiegato
in quell'alfabeto a me sconosciuto.
Il
re Odino – Gunnar, signore della
battaglia, Atridr,
colui che cavalca in battaglia, Padre degli Dei –
salì al trono
molto giovane, quando il padre Borr morì.
A
quel tempo Asgard non controllava ancora i Nove Mondi, ma Odino era
forte e ambizioso e la sola cittadella celeste, edificata da suo
padre, non gli bastava. Volle creare un regno potente, ma per farlo
capì subito che necessitava di alleati, in particolare aveva
bisogno
dei Vanir.
Viaggiò
nel mondo dei nani; ricorrendo a inganni e magie si finse uno di
loro, si conquistò la fiducia e rubò il loro
tesoro più prezioso:
Gungnir, la Lancia. Con questa straordinaria arma nelle proprie mani,
Odino poté muovere guerra ai Vanir.
La
guerra fu lunga e sfiancante. Odino prese in ostaggio il veggente
Mimir e, poiché egli era molto forte e testardo, gli
tagliò la
testa. Tuttavia Odino, attraverso rune e incantesimi, impedì
che
questo comportasse la morte di Mimir, infatti pensò che in
futuro
avrebbe avuto bisogno del dono profetico di Mimir.
Fece
bruciare il suo corpo, ma salvò la sua testa e la sua mente.
La
guerra si protrasse ancora diversi anni, ma culminò infine
con la
disfatta dei Vanir.
A
quel punto Odino depose immediatamente ogni odio o vendetta, e li
accolse ad Asgard come degli Aesir.
Insieme
ai Vanir egli esplorò tutto Yggdrasil, rese Asgard grande e
potente.
Trovò
i suoi più strenui nemici nella Gente dei Ghiacci, e nel
loro
spietato re Laufey. La guerra contro di loro fu particolarmente
cruenta, Laufey era troppo orgoglioso per sottomettersi a Odino, e in
parte evitò che accadesse.
L'unico
modo che Odino trovò per sottometterli fu, infatti, di
rubare il
loro Scrigno, fonte del loro potere. Senza di esso furono una preda
facile, e il massacro fu inevitabile. Tuttavia Laufey sopravvisse e
riuscì a evitare che molti dei suoi morissero o che fossero
sottomessi.
Si
narra che – inspiegabilmente – fu proprio allora
che Odino
richiese una profezia alla testa di Mimir. Nessuno sa cosa gli
domandò, ma si sa quello che Mimir volle in cambio: il suo
occhio.
In
seguito alla profezia, Odino decise di non distruggere i Giganti di
Ghiaccio. Chiuse per loro ogni accesso ad Asgard, si limitò
ad
assicurarsi che non attaccassero, ma non fece nulla di più.
Fu in
quel periodo che Odino portò ad Asgard un neonato, e nessuno
osò
fare domande.
Dopo
questi fatti regnò fino ad oggi in pace, nel regno che lui
stesso di
era costruito.
-Non
è pace.- Feci notare a Sif, a quel
punto. -È lo
sbigottimento dopo la guerra. Secondo me non durerà ancora a
lungo.-
-Può
essere che tu abbia ragione.- Rispose Sif. -Questo spiegherebbe
Ragnarok.-
-Ragnarok?-
-È
la battaglia finale. Nessuno sa quando la si combatterà o
chi la
combatterà... ma pensiamo che sia questo che Odino chiese a
Mimir.-
-Perché
proprio durante la guerra con Laufey?- Domandai. -Ragnarok è
connessa a Loki e a Thor?-
Sif
mi guardò intensamente. -Nessuno lo sa.-