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Autore: Blu Notte    14/12/2012    2 recensioni
Immaginiamo che Loki abbia vinto la prima battaglia, e che sia riuscito a impadronirsi di New York. Immaginiamo che lui e i Chitauri abbiano reso schiava la popolazione di un'intera città.
Leah è una prigioniera, come tutti gli altri. Costretta ad assistere ogni giorno a uno scenario di disperazione e di morte.
Ma qualcosa cambierà, grazie a lei. Il destino della Terra non è ancora stato scritto, così come il destino di qualcun altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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La vostra Blu Notte ha passato l'esame della patente! :3 Ed essendo molto, ma molto contenta vi da un nuovo capitolo xD
Buona lettura. Per questo capitolo mi sono particolarmente impegnata, spero che vi piaccia
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                               La sorte del secondogenito


Odino doveva vegliare sui propri figli.
La cella in cui Loki era rinchiuso non era poi tanto angusta o umiliante. Era spaziosa, provvista di un tavolo e di un letto, e le torce appese alle solide pareti diffondevano nell'aria un gradevole tepore.
Più in là, fuori dalla cella, partiva una stretta scala che si snodava verso il basso; dedussi che se volevo vedere la vera prigione di Asgard, non dovevo fare altro che scendere.
Loki non si era accorto del nostro arrivo. Stava seduto su una sorta di panca di roccia, un piede su di essa e uno a terra; pareva arrabbiato, ma al tempo stesso impassibile, come un animale in gabbia a cui non importa poi più molto di tornare in libertà: spera solo di essere lasciato in pace.
Trattenni il fiato alla sua vista, e mi avvicinai alle sbarre.
Il mio cuore batteva. -Loki?- Chiamai.
I suoi occhi si fecero stupiti, e Loki voltò la testa verso di me.
Mi scrutò per un po', come a verificare che non fossi solo una sua allucinazione.
Poi domandò: -Leah?-
Annuii. Strinsi le mani sulle sbarre e sorrisi.
Gli occhi azzurri di Loki si sgranarono. Si alzò in fretta e venne verso di me; scrutò ogni mio minimo dettaglio, i suoi occhi si mossero rapidi per cercare l'accenno di una ferita, qualcosa che non andava, e tese una mano a sfiorarmi il volto.
-Stai bene, sei guarita?- Mi chiese.-Ti senti bene?-
Gli presi la mano e gliela strinsi nella mia. -Sì.- Risposi, solamente.
I suoi occhi diedero un guizzo, anche lui mi strinse la mano.
Oh, Loki... Dovevano essere stati giorni di più nero inferno per te.
-Starai qui?- Mi chiese.
-Sono qui.- Lo rassicurai.
Intervenne Thor: -Leah non potrà stare qui per sempre. La sua casa è la Terra, bisognerà che vi faccia ritorno presto o tardi.-
Mi voltai verso di lui, lasciando la mano di Loki, colta alla sprovvista da quella frase.
Gli occhi di Loki invece si oscurarono velocemente. -Cos'è? Me la vuoi portare via di nuovo, fratello?-
Guardai Loki, Thor abbassò la testa.
-Thor..- Dissi io -.. ci puoi dare solo un momento da soli?-
-Certo.- Disse. Ci guardò e poi se ne andò.
Sentii i suoi passi sul pavimento di pietra e poi la pesante porta chiudersi dietro di lui.
Guardai severamente Loki.
-Lo so, hai ragione, scusa.- Si affrettò a dirmi.
Alzai un sopracciglio, sorpresa.
-Non pretendo che tu rimanga qui.- Proseguì. -Hai già fatto tanto per me.. è solo che sentire Thor dire così, con quel suo tono saccente...-
-Ehi!- Lo interruppi, seccamente. -Io sono americana: ho il diritto di stare dove voglio. Quello sguardo era per Thor.-
-Per Thor?-
-Sì.- Lo guardai bene in faccia. -Loki, devi perdonare tuo fratello.-
Parve totalmente spiazzato.
Ero sicura che – a quel punto – se non mi fossi appena ripresa da morte praticamente certa e salvata in extremis, la conversazione sarebbe sfociata in un litigio.
-Credevo che tu, fra tutti, avessi capito...-
-Io ho capito! Ma le cose sono cambiate. Hai.. hai mai provato a stare a sentire Thor, invece che impegnarti il più possibile ad odiarlo?- Chiesi, indicando la porta. -Lo hai più sentito parlare? È diverso! Pensa a quante cose sono cambiate per te da quando hai scoperto di essere stato adottato.. Sono cambiate anche per lui. Dagli una possibilità, è tuo fratello.-
-Non lo è.- Ribatté, inespressivo.
-Un tempo gli hai voluto bene.- Gli risposi. Esitai, poi dissi: -.. Gli vuoi ancora bene.-
Loki non disse niente.
Sbuffai, e mi allontanai di qualche passo dalla grata. -Lo sai che fra qualche giorno arriverà il Saggio Mandriano, per giudicarti?-
-Sì, me l'hanno detto.-
Lo guardai seriamente. -E sai anche che ti condannerà?-
Rimase muto, a guardarmi fra lo spaesato e lo stupito.
-Tu non odi Thor, tu odi te stesso, perché non hai ancora accettato di essere un Gigante di Ghiaccio.- Dissi. -Be', fattene una ragione. Oltre al fatto che non è il caso che altri pianeti subiscano la tua rabbia repressa, se non accetterai ciò che sei il Saggio Mandriano ti condannerà.-
Loki strinse le sbarre. I suoi occhi mi fecero quasi desiderare di non aver parlato, tanto erano strazianti, ma non potevo fare altrimenti.
-E cos'è che sono?- Chiese.
Le sue mani tremavano leggermente...
-Sei il figlio secondogenito di Odino, fratello di Thor, Asgardiano.- Risposi, decisa. -Ma tu sei anche un Gigante di Ghiaccio, figlio di Laufey. Accettalo.-
Gli occhi di Loki erano ancora strazianti, ma lui stranamente annuì.
Mi avvicinai di nuovo, gli presi la mano. -Ce la farai, io lo so che ce la farai. .. Ti amo.-
Mi guardò, stupito. -Davvero?-
Annuii.
Sembrò tranquillizzarsi. Mi accarezzò la guancia. -Grazie di non essere morta.. Non mi sembra ancora vero, non può essere vero. Io non merito un simile dono.-
-Non è un dono, è un'opportunità.- Gli risposi. -Non sprechiamola.-



Mi diedero delle stanze tutte mie, dove avrei potuto riposarmi, stare un po' da sola e rimettermi completamente in forze.
Le stanze erano magnifiche, degne di una principessa. In camera da letto si apriva una gigantesca vetrata, e io potevo assistere allo spettacolo delle cascate di Asgard che si lanciavano nel vuoto.
Era tutto magnifico, ma non avevo pensato al problema che mi si sarebbe affacciato alla mente non appena avessi avuto un attimo di respiro.
Mi sentivo completamente spersa.
La Terra era distante, distantissima, e io mi sentivo instabile e senza nessun appoggio.
Mi sarebbe bastato poco per ridarmi un po' di equilibrio: un libro, una persona amica...
Thor però aveva poco tempo. Era il principe, futuro successore di Odino, e doveva comportarsi come tale. Aveva un gran da fare per preparare il palazzo all'arrivo del Saggio Mandriano, stava predisponendo la sala del trono.
Io non sapevo dove fosse questa sala del trono, né volevo saperlo. Ero sicura che prima o poi avrei incontrato Odino e Frigga, ma per motivi che non capivo nemmeno io avrei voluto che questo accadesse il più tardi possibile.
Idun invece durante la giornata mi fece qualche breve visita. Mi venne a trovare come se fossi una delle sue più care e vecchie amiche, appena ripresa da una brutta malattia. Mi parlò di sé stessa, senza pretendere che le rispondessi; mi parlò sapendo bene che ciò di cui avevo bisogno era ascoltare la voce di qualcuno.
Mi raccontò che adorava curare la gente e fare del bene fin da quando era bambina; mi parlò del ragazzo che amava senza riuscire a confessarglielo. Si chiamava Bragi, e mi disse che aveva una voce in grado di lenire qualsiasi sofferenza.
La rimasi ad ascoltare con molta simpatia.
Tuttavia anche Idun poi se ne dovette andare, e io restai di nuovo sola.
Non osavo mettere piede fuori dalle mie stanze, perché non mi piaceva come gli Asgardiani continuavano a guardarmi.
Scese la notte, e io mi sentii ancora più sola, in quel grande letto, al buio, sotto quelle coperte dal tessuto strano e sconosciuto. I miei pensieri corsero lontano, giù nei sotterranei di Asgard.
E tu come stai, Loki, chiuso nella tua cella? Anche tu ti senti un po' solo?

Al mattino mi svegliai presto, prima ancora che l'aurora avvolgesse Asgard. Fuori dalla finestra la notte era appena intrisa di un lieve chiarore, più simile a un presentimento che a vera e propria luce.
Non riuscivo più a stare lì dentro. Mi misi addosso una specie di lungo soprabito e uscii, in fretta. Infondo – pensai – a quell'ora non ci doveva essere nessuno in giro.
Camminai per un po' per i corridoi di Asgard, per le sue terrazze, respirai la sua aria. E piano piano cominciai a tranquillizzarmi.
Ad un certo punto però sentii dei passi dietro di me, e voltandomi vidi Sif.
Era già vestita di tutto punto, con la sua armatura e la sua coda ben fatta.
-Buongiorno, Leah.- Mi disse, fermandosi davanti a me.
Avrei davvero voluto voltarmi e andarmene, ma mi sforzai di dire: -Buongiorno.-
-Come sta Loki?-
-Non fingere che ti interessi.- Risposi, senza nemmeno pensarci.
Sif non parve né turbata né sorpresa. -Possiamo parlare di questo?- Mi chiese invece, come se non avesse voluto fare altro dall'inizio.
-Non c'è nulla da dire.- Ribattei, sulla difensiva. -Loki mi ha raccontato tutto di voi, in particolare di te. Lo hai sempre detestato, lo hai ridicolizzato in ogni occasione. Da ragazzina una volta lo hai umiliato chiamandolo “principe Nullità” davanti ai suoi genitori e a Thor. E i tuoi amici ridevano. Non c'è niente da dire.- Ripetei.
-Posso parlare?- Rispose, calma. -Quello che dici è vero. Ma Loki ti ha anche detto quello che è successo dopo?-
Io non risposi: non sapevo cos'era successo dopo.
Sif sorrise appena. -Loki non è una nullità, perché non si è mai fatto insultare senza vendicarsi in qualche modo. Quella sera entrò in camera mia, e mi tagliò tutti i capelli, della mia chioma bionda di cui mi vantavo tanto non rimase niente. Ma paradossalmente quello fu il giorno più bello della mia vita, perché io crebbi.- Mi spiegò. -Noi non odiamo Loki, lo abbiamo considerato un amico e parte del nostro gruppo. Abbiamo combattuto molte battaglie insieme, e siamo rimasti spiazzati anche noi quando abbiamo saputo quello che aveva fatto.-
La guardai un po' stralunata.
Poi mi passai una mano sulla faccia. Bene. Brava, Leah. Il tuo affetto per Loki si era fatto così grande da impedirti di capire dove finivano i fatti reali, e dove invece iniziavano le sue paranoie.
Così non gli saresti stata d'aiuto.
-Ti chiedo scusa, Sif.- Le dissi.
-Non c'è nulla di cui scusarsi. Tu piuttosto. Mi sembri decisa, ma un po' fuori luogo.- Disse, con un intuito veramente lodevole. -Vorrei aiutarti per quello che posso.-
-E come?-
Sif sorrise. -Dimmelo tu.-
In quel momento nel mio cervello si accese la fantomatica lampadina. Non era propriamente un'idea... però non potevo continuare a restare ferma. C'era poco tempo, fra poco sarebbe arrivato il Saggio Mandriano, e io dovevo provare a fare qualcosa – anche poco – per Loki.
-Una cosa c'è.- Le dissi.
Sif mi guardò, in attesa.
-Ho bisogno di conoscere la vostra storia.. la storia di Asgard. Anzi, no, più propriamente la storia di Odino, da quando è salito al trono. Credi che sia possibile?-
Sif mi guardò, ma non fece domande. Disse: -Vieni, andiamo in biblioteca.-
Mi portò in biblioteca e iniziò a sfogliare davanti ai miei occhi pesanti tomi, riassumendomi passo per passo ciò che veniva spiegato in quell'alfabeto a me sconosciuto.
Il re Odino – Gunnar, signore della battaglia, Atridr, colui che cavalca in battaglia, Padre degli Dei – salì al trono molto giovane, quando il padre Borr morì.
A quel tempo Asgard non controllava ancora i Nove Mondi, ma Odino era forte e ambizioso e la sola cittadella celeste, edificata da suo padre, non gli bastava. Volle creare un regno potente, ma per farlo capì subito che necessitava di alleati, in particolare aveva bisogno dei Vanir.
Viaggiò nel mondo dei nani; ricorrendo a inganni e magie si finse uno di loro, si conquistò la fiducia e rubò il loro tesoro più prezioso: Gungnir, la Lancia. Con questa straordinaria arma nelle proprie mani, Odino poté muovere guerra ai Vanir.
La guerra fu lunga e sfiancante. Odino prese in ostaggio il veggente Mimir e, poiché egli era molto forte e testardo, gli tagliò la testa. Tuttavia Odino, attraverso rune e incantesimi, impedì che questo comportasse la morte di Mimir, infatti pensò che in futuro avrebbe avuto bisogno del dono profetico di Mimir.
Fece bruciare il suo corpo, ma salvò la sua testa e la sua mente.
La guerra si protrasse ancora diversi anni, ma culminò infine con la disfatta dei Vanir.
A quel punto Odino depose immediatamente ogni odio o vendetta, e li accolse ad Asgard come degli Aesir.
Insieme ai Vanir egli esplorò tutto Yggdrasil, rese Asgard grande e potente.
Trovò i suoi più strenui nemici nella Gente dei Ghiacci, e nel loro spietato re Laufey. La guerra contro di loro fu particolarmente cruenta, Laufey era troppo orgoglioso per sottomettersi a Odino, e in parte evitò che accadesse.
L'unico modo che Odino trovò per sottometterli fu, infatti, di rubare il loro Scrigno, fonte del loro potere. Senza di esso furono una preda facile, e il massacro fu inevitabile. Tuttavia Laufey sopravvisse e riuscì a evitare che molti dei suoi morissero o che fossero sottomessi.
Si narra che – inspiegabilmente – fu proprio allora che Odino richiese una profezia alla testa di Mimir. Nessuno sa cosa gli domandò, ma si sa quello che Mimir volle in cambio: il suo occhio.
In seguito alla profezia, Odino decise di non distruggere i Giganti di Ghiaccio. Chiuse per loro ogni accesso ad Asgard, si limitò ad assicurarsi che non attaccassero, ma non fece nulla di più. Fu in quel periodo che Odino portò ad Asgard un neonato, e nessuno osò fare domande.
Dopo questi fatti regnò fino ad oggi in pace, nel regno che lui stesso di era costruito.
-Non è pace.- Feci notare a Sif, a quel punto. -È lo sbigottimento dopo la guerra. Secondo me non durerà ancora a lungo.-
-Può essere che tu abbia ragione.- Rispose Sif. -Questo spiegherebbe Ragnarok.-
-Ragnarok?-
-È la battaglia finale. Nessuno sa quando la si combatterà o chi la combatterà... ma pensiamo che sia questo che Odino chiese a Mimir.-
-Perché proprio durante la guerra con Laufey?- Domandai. -Ragnarok è connessa a Loki e a Thor?-
Sif mi guardò intensamente. -Nessuno lo sa.-

  
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