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Autore: data81    14/12/2012    0 recensioni
Sesto anno, poco dopo Natale.
Harry Potter ed Hermione Granger sono soli davanti al camino della Sala Comune, ognuno con i propri pensieri e le proprie delusioni sentimentali finché...
Ecco un tentativo di Harry/Hermione, una coppia che proprio non sono in grado di vedere insieme... spero possa piacervi!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Vedi, Harry? Non funziona...

 
 Era un mercoledì sera come tanti altri nella Torre di Grifondoro e, vista l'ora ormai tarda, ben pochi studenti ancora si attardavano attorno ai tavolini o sulle vecchie e comode poltrone di pelle rossa.
Le feste di Natale erano ormai trascorse ma, anche se le solite decorazioni erano scomparse dalle armature e dalle varie sale di Hogwarts, tutti sembravano un po' meno preoccupati per le sparizioni e per i venti di guerra che spiravano al di fuori delle solide mura del castello.
Questo senso di benessere, però, non si estendeva ad una coppia di studenti appollaiati sulle due poltrone più vicine al fuoco... due studenti che tutta la Casa - per un motivo o per l'altro - ben conosceva.
Lui era Harry Potter, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto e, più di recente, il Prescelto a fermare l'ascesa del più potente Mago Oscuro di tutti i tempi.
Visto il delicato ruolo da lui ricoperto (per il quale l'intera Comunità Magica lo aveva eletto volontario, a voler essere pignoli...) negli eventi riguardanti la guerra contro Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, nessuno si stupiva più di tanto del fatto che il sedicenne dai ribelli capelli neri fosse piuttosto cupo.
Nonostante l'aria scontrosa e l'aspetto fisico non propriamente degno di un eroe delle fiabe, comunque, molte delle ragazze presenti nella Sala Comune si sarebbero di certo offerte volontarie per alleviare i suoi turbamenti se il Prescelto fosse stato solo.
Purtroppo, però, Harry Potter non era solo.
Seduta accanto a lui, con un'aura funesta e mortifera da far invidia a quella dello stesso Lord Voldemort, vi era infatti una seconda sedicenne intenta a leggere un massiccio tomo di Storia della Magia.
Anche questa ragazza di origini Babbane, che rispondeva al nome di Hermione Granger, era piuttosto famosa nella casata rosso-oro. Oltre ad essere la più intransigente tra i Prefetti, Hermione era anche considerata come la più geniale studentessa della scuola e tutti sapevano che ricopriva - al pari del Prefetto Ron Weasley - il ruolo di migliore amica del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto.
Non c'era pertanto da stupirsi se anche la giovane dall'indomabile e crespa capigliatura castana fosse di pessimo umore... evidentemente anche lei si stava scontrando con gli enormi problemi che affliggevano l'Eroe del Mondo Magico!
 
Ignaro di ciò che potessero pensare i suoi compagni di Casa delle origini del suo malumore, Harry se ne stava rintanato sulla sua poltrona preferita con in mano il proprio tomo di Pozioni Avanzate, senza averne ancora letta neppure una riga.
La gente che lo vedeva così cupo aveva ragione a pensare che una figura come quella di Harry Potter avesse molti motivi per essere preoccupata, ma in quell’occasione sbagliavano nel credere che fosse il pensiero dell’Oscuro Signore a rovinare quella tranquilla serata al nostro eroe.
Certo, dopo i fatti del Ministero dell’anno precedente, Harry aveva ben chiaro lo stato della guerra che si stava combattendo appena al di fuori dai sicuri confini della scuola e – molto più dei suoi compagni – era conscio di come presto questa l’avrebbe travolto.
Le continue lezioni private di Silente, così come la richiesta di quest’ultimo di recuperare il ricordo originale del Professor Lumacorno, gli avevano reso fin troppo chiaro il contenuto della Profezia che lo riguardava e sapeva che – molto presto – avrebbe dovuto combattere in prima persona e tentare di uccidere Voldemort.
Oltre a questo pensiero, poi, Harry era turbato per l’attentato avvenuto un paio di mesi prima a Hogsmeade, del quale era certo di conoscere l'organizzatore se non l’esecutore materiale.
Tutti questi problemi, che per sua natura tendeva di norma ad addossarsi senza mai farsi travolgere, erano però sormontati da quelli che stava sperimentando da un’oretta a questa parte… problemi che avrebbero avuto più o meno lo stesso effetto su qualunque altro sedicenne innamorato (mago o Babbano) di questo mondo.
Sì, forse la gelosia per aver visto Ginny Weasley – la sorellina del suo migliore amico, nonché presenza fissa dei suoi sogni notturni - che si sbaciucchiava col suo ragazzo Dean Thomas nei corridoi della scuola non avrebbe dovuto turbare un eroe del calibro di Harry Potter, ma che volete farci? In fondo, anche lui era un ragazzo di sedici anni!
 
“Stai dando il tormento a quella pagina…” lo avvertì una voce atona dalla sua destra.
Strappato dalle proprie riflessioni dal commento dell’amica di sempre, Harry si accorse che stava effettivamente torturando la pagina del libro di Pozioni Avanzate del Principe Mezzosangue e, mentre tentava di ricordare l’incantesimo che gli avrebbe permesso di rimetterla a posto senza rovinarla, lo sguardo gli cadde su ciò che vi era scritto sopra.
Quando a lezione avevano affrontato la Terza Legge di Golpalott sugli Antidoti, il ragazzo aveva fatto grossa fatica anche solo a capire ciò di cui si stava parlando e – dopo il trucchetto del Bezoar che aveva architettato per stupire Lumacorno nella speranza di farsi consegnare il ricordo voluto dal Preside – Hermione si era categoricamente rifiutata di dargli spiegazioni in materia.
Da allora era passata già una settimana e, sperando che l’umore dell’amica fosse abbastanza buono da spingerla a perdonarlo, il ragazzo mise su la propria migliore faccia da cane bastonato e cercò con gli occhi lo sguardo di lei.
Osservandola, però, Harry comprese che non era aria di chiederle aiuto con i compiti.
Hermione era infatti intenta a leggere l’enorme tomo di Storia della Magia e, dal modo frenetico in cui i suoi occhi scorrevano le pagine scattando da un lato all’altro del libro come Bolidi impazziti rinchiusi in una piccola stanza, il ragazzo pensò che stesse per incidere un solco nella carta con lo sguardo.
A quel punto, Harry giunse alla conclusione che esistevano due sole possibili spiegazioni al comportamento di Hermione: o la povera Bathilda Bath le aveva fatto un qualche grosso torto – del tipo di quelli che l’avevano spinta a scoprire il segreto di Rita Skeeter e a rinchiuderla in un barattolo infrangibile – oppure doveva aver visto Ron e Lavanda rientrare in Sala Comune mentre erano intenti in acrobatiche effusioni.
Il ragazzo con gli occhiali finì per propendere per la seconda ipotesi e, mentre il suo migliore amico gli passava accanto diretto ai dormitori, rispose con un cenno al suo saluto ma rinunciò all’idea di invitarlo a sedere con loro.
Da quando Ron si era messo con Lavanda, infatti, la frase più lunga che Hermione gli aveva rivolto era la formula dell’incantesimo col quale gli aveva aizzato contro uno stormo di canarini ed Harry non pensava che la situazione potesse migliorare, a meno che la strega non riuscisse a passare sopra alla propria evidente gelosia o fino a quando la storia tra il suo migliore amico e la loro bionda compagna di corso non fosse finita.
 
Riportando lo sguardo su Hermione, Harry non poté trattenersi dal sorridere nel notare che la sua espressione impassibile e concentrata faceva un po’ a pugni con l’indice destro, che stava dando il tormento ad una povera ciocca di capelli castani che – oltre a non avere fatto nulla di male – non aveva neppure bisogno di essere ulteriormente strapazzata.
Il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta stava per addossarsi il rischio di ricevere una Maledizione Senza Perdono per avvertire l’amica del fatto che anche lei stava cedendo ad un tic simile a quello per cui l’aveva ripreso prima, quando la sua attenzione si posò quasi casualmente sulla mano che stava eseguendo quella specie di tortura alla povera ciocca indifesa.
Forse per la prima volta, Harry si trovò ad osservare la mano di Hermione e quasi si sorprese nel trovarla piccola e all’apparenza delicata. Il giovane mago ricordava ancora quando – al terzo anno – quella stessa mano aveva rifilato a Draco Malfoy una sventola da voltargli la faccia e rimase pertanto affascinato nell’osservarla ora, così chiara e quasi persa tra la massa di indomabili capelli castani.
La sua osservazione della mano fu piuttosto dettagliata, tanto che finì per osservare con attenzione le unghie ben curate e completamente prive di smalto, cosa che non lo sorprese più di tanto... in fondo, Hermione era sempre stata una ragazza tanto inappuntabile ed intransigente per quanto riguardava l'essere in ordine quanto indifferente rispetto all'utilizzo di cosmetici e trucchi!
Non che fosse una cosa così assurda, ma Harry si trovò a confrontarla con le altre ragazze che conosceva e si rese conto che – praticamente tutte con forse l’eccezione di Luna Lovegood – utilizzavano almeno uno smalto rosato e avevano un minimo di trucco sul viso.
Fatta quella constatazione, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto trovò naturale distogliere lo sguardo dalla mano della ragazza per dirigerlo verso il suo viso, alla ricerca di una qualche traccia di trucco.
Quello che vide, però non fece che confermare ciò che si aspettava di trovare, ovvero nulla.
Non c'era ombretto di alcun colore sulle sue palpebre né trucco a disegnare o definire le ciglia castane, esattamente come non c'era neppure un'ombra di fondotinta a coprirle le gote, che per l'irritazione provata nel vedere Ron e Lavanda insieme si erano leggermente gonfiate e tinte di rosso.
Per ultimo lo sguardo dell'Eroe del Mondo Magico si spostò sulle labbra dell'amica e lì rimase a lungo, mentre la sua mente si stupiva nel constatare la presenza di una lieve traccia lucida che ricopriva la sua bocca, che si muoveva articolando silenziosamente le parole che stava leggendo per meglio memorizzarle.
 
Harry non si rese conto di essere rimasto imbambolato a fissare il ritmico movimento delle labbra di Hermione finché quest'ultima, senza neppure alzare lo sguardo dal proprio libro, commentò con tono di voce tra il divertito e il curioso “Se fai una foto durerà di più…”
Quelle parole, nonostante non fosse riuscito ad afferrarne il contenuto, strapparono il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto dal proprio stato semi-catatonico e questi, sbattendo finalmente le palpebre stanche per la lunga immobilità, chiese perplesso “Scusa? Che hai detto?”
Hermione sollevò allora lo sguardo su di lui e, osservandolo con uno sguardo imperscrutabile, spiegò “Mi stavi fissando come ipnotizzato, Harry… si può sapere che hai?”
Il mago con la cicatrice a forma di saetta non poté che arrossire al pensiero di essersi veramente imbambolato a fissare l’amica e, distogliendo lo sguardo per gettare una lenta occhiata alla Sala Comune attorno a loro, si limitò a rispondere “Scusa, non me ne ero accorto… stavo pensando e devo essermi imbambolato.”
La strega sollevò un sopracciglio a quelle parole, ma ritenne opportuno non fare commenti così - visto che anche l’amico non sembrava voler approfondire il discorso - ricominciò a leggere in silenzio.
“Non mi ero mai accorto che mettessi il lucidalabbra…” affermò dopo un po’ Harry, non sapendo bene perché stava dicendo quella sciocchezza. Con Hermione non aveva mai avuto difficoltà a parlare e – tranne che in casi eccezionali – non si era mai trovato in imbarazzo, quindi ritenne opportuno spiegare quello che gli pareva essere il motivo per cui la stava fissando.
“Non è lucidalabbra, ma burro cacao.” spiegò lei, piuttosto divertita anche se un po’ perplessa dallo strano comportamento dell’amico “Si usa per evitare che le labbra si screpolino per via del freddo…”
“Capito…” rispose il Grifondoro abbassando lo sguardo sul proprio libro. Decisamente non aveva voglia di studiare, ma Dean era appena salito nel loro dormitorio e – se lo avesse incrociato sveglio dopo averlo visto con Ginny – probabilmente lo avrebbe ammazzato.
 
Alla fine Harry si sistemò più comodamente sulla propria poltrona e, fingendo di leggere, ricominciò a guardare Hermione che divorava pagine su pagine di Storia della Magia.
Il ragazzo non sapeva esattamente perché trovasse così affascinante guardare l’amica mentre studiava, ma il semplice fatto che ciò gli impedisse di rodersi il fegato per i suoi sentimenti verso Ginny Weasley gli pareva una motivazione più che sufficiente per continuare a farlo.
La strega dai crespi capelli castani non parve accorgersi del fatto che l’altro continuasse ad osservarla di nascosto e non fece nessun tipo di commento fin quando Romilda Vane, rimasta per ultima nella stanza insieme ai due studenti del sesto anno, non si rassegnò ad accettare l’idea che neppure quel giorno sarebbe diventata la futura signora Potter e non imboccò le scale dei dormitori femminili.
Quando furono rimasti finalmente soli, Hermione appoggiò il proprio libro sul tavolino di fronte a loro e, dopo essersi molto poco aggraziatamente stiracchiata i muscoli anchilosati dalla lunga immobilità, osò mettersi un po’ più in libertà.
Harry la fissò affascinato mentre, dopo essersi slacciata la cravatta rosso-oro e tolta le scarpe, la ragazza raccoglieva a sé le gambe, cercando una posizione più comoda contro il morbido bracciolo della poltrona.
“Si può sapere che hai?” chiese allora la strega, fissandolo con una punta di perplessità in più a causa della specie di radiografia a cui l’aveva sottoposta “Sei strano… è tutta sera che non fai altro che guardarmi come se fossi una specie di animale in uno zoo…”
“Scusami…” ammise lui, arrossendo un po’ in zona orecchie “non so che mi prende e mi dispiace se ti ho messa a disagio…”
“Figurati…” rispose lei, sorridendogli nonostante fosse ben decisa a non mollare la preda “non sei tu che mi metti a disagio. Semmai è il tuo fan club, visto che studiare accanto a te significa attirarsi l’odio della Vane e di tutte le ragazzine che la imitano e ricevere la tua attenzione è praticamente un crimine da pena capitale! Però vorrei davvero capire che ti succede…”
Harry rimase in silenzio per un attimo, poi decise di essere sincero e rispose “Stavo solo pensando a quanto tu sia diversa dalle altre ragazze…”
“Grazie, eh!” rispose lei in tono piccato, non sapendo bene per che verso prendere le parole dell’amico “Non è esattamente una cosa carina da dire a una ragazza!”
“Dai, su… lo sai che lo dico in senso positivo!” la rabbonì l'Eroe del Mondo Magico, offrendole un sorriso di quelli che – di solito – riuscivano a placare le sue ire funeste “E’ solo che mi sono trovato tutto d’un tratto a constatare che sei una ragazza un po’ più speciale delle altre… che non ti comporti come loro per attirare l’attenzione, ma che l’attiri lo stesso…”
Per Hermione non era facile seguire il ragionamento espresso dalle farfuglianti parole del Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto, però non le fu difficile capire che – a modo suo - si trattava di un complimento e, a giudicare dalla prudenza che di solito Harry utilizzava nell’affrontare questo genere di argomenti, fu piuttosto stupita e lusingata nel riceverlo.
 
Per un po’ nessuno dei due disse più nulla ed Harry temette di avere esagerato valicando un limite al quale – prima di quella sera – non aveva mai neppure osato avvicinarsi.
Che cavolo gli era saltato in mente di dire quelle cose ad Hermione? E se si fosse offesa? E se, invece, avesse frainteso?
E poi, cosa avrebbe dovuto capire da quel suo discorso sconclusionato?
In fondo lui stesso era il primo a non sapere esattamente cosa voleva dirle!
‘Volevo dirle che penso che sia più carina lei di Lavanda, anche se Ron non sembra in grado di accorgersene…’ ammise a sé stesso il Grifondoro, prendendosi poi metaforicamente a calci per quel pensiero sconclusionato. Che cavolo gli veniva in mente? Lei era Hermione, la sua migliore amica… non una ragazza e basta!
‘Però è una ragazza!’ constatò silenziosamente, ricordando quando se ne era reso conto davvero per la prima volta, la sera del Ballo del Ceppo. Fino a quella volta in cui l’aveva vista tutta curata e in abito da sera, Harry aveva sempre pensato a lei unicamente come alla sua amica, la sua compagna di avventure… la ragazzina che gli riparava gli occhiali sull’Espresso di Hogwarts!
Il fatto che fosse una ragazza, nonostante fosse stato realmente appurato in quell'occasione, non aveva mai avuto una particolare importanza per lui fino a quel momento.
‘Un po’ come per Ginny…’ si rese conto, constatando come in lui si fosse ormai attivato nei confronti della strega dai crespi capelli castani lo stesso meccanismo che aveva fatto sì che smettesse di pensare a Ginny come alla «sorellina di Ron» per vederla come la bellissima ragazza di cui poi si era innamorato.
‘Quindi mi piace anche Hermione?’ si ritrovò a chiedersi spaesato, non riuscendo neppure a capacitarsi di essersi posto una domanda del genere.
Una domanda decisamente inopportuna visto il rapporto che lo legava alla ragazza e a Ron, del quale ricordava perfettamente la reazione di odio viscerale nei confronti del suo idolo sportivo - Viktor Krum - non appena questi si era dimostrato interessato ad Hermione.
Una risposta alla quale, nonostante tutto, non si sentiva in grado di rispondere negativamente senza dire una piccola bugia.
 
“Harry, mi stai fissando ancora…” gli fece notare per la terza volta Hermione, riportandolo con i piedi per terra di fronte ad una realtà che non sapeva bene come gestire.
Razionalmente, Harry Potter sapeva che la cosa più intelligente da fare in quel frangente sarebbe stato scusarsi, augurare alla sua migliore amica la buona notte e andare a rinchiudersi nel proprio dormitorio, ma tutto ciò che riuscì a fare fu arrossire e distogliere lo sguardo da lei, rivolgendolo verso il fuoco morente del camino.
Questa volta, però, Hermione non avrebbe accettato una risposta inconcludente alla richiesta di spiegazioni che gli aveva implicitamente avanzato e - abbandonata a malincuore la poltrona - si portò davanti all’amico e si mise in ginocchio, così da portare il proprio sguardo esattamente all’altezza del suo.
“Harry James Potter, guardami negli occhi e rispondimi!” ordinò allora la ragazza, intercettando gli occhi verdi del ragazzo e costringendolo a fissarla mentre parlava “Adesso tu mi dici che ti prende…”
Ovviamente il Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto non poteva dirle davvero ciò che pensava, così si limitò ad arrossire maggiormente (ancora un po’ e sarebbe riuscito a far sembrare Ron un dilettante nella nobile arte di assomigliare ad un’aragosta bollita!) e a chiudere gli occhi per non incontrare quelli di lei.
Per un attimo Harry pensò irrazionalmente che quella fosse la soluzione… se fosse rimasto con gli occhi chiusi abbastanza a lungo, Hermione si sarebbe stufata di aspettare una risposta e – di certo indispettita – se ne sarebbe andata a dormire.
Certo, questo piano avrebbe fatto arrabbiare l’amica, ma lui avrebbe trovato il modo di scusarsi e di farsi perdonare il giorno dopo, quando fosse stato più lucido.
Sì, Harry era veramente soddisfatto del proprio piano, così fu preso completamente in contropiede quando sentì due mani delicate togliergli gli occhiali e due labbra morbide appoggiarsi sulle sue!
 
Quando le labbra di Hermione si posarono sulle sue, Harry si rese conto di non capirci più nulla e si limitò pertanto ad assecondarla, venendo investito da una serie di sensazioni che non era pronto a gestire e che – pertanto – lo travolsero.
Le labbra della ragazza erano morbide e avevano uno strano sapore che, comunque, non gli dispiacque.
Per un momento si lasciò andare a quel bacio inaspettato poi, mentre il suo corpo gli dava informazioni ben precise circa le sensazioni che la vicinanza dell’amica (amica?) gli trasmetteva, la sua mente gli comunicò che c’era qualcosa che non andava.
Certo, quel bacio era piacevole – molto più di quelli che si era scambiato con Cho l’anno prima – ma c’era comunque qualcosa che non andava bene... un particolare stonato.
Forse dipendeva dal fatto che il ragazzo sapesse con certezza che Ron sarebbe rimasto ferito nello scoprire che lui ed Hermione si erano baciati, o forse dipendeva da altro (non poteva dipendere dal fatto che non era Ginny a baciarlo, no?), ma la sua mente non voleva assolutamente lasciarsi andare come il suo corpo stava invece suggerendo.
‘Chissà se anche le labbra di Ginny hanno lo stesso sapore?’ si trovò improvvisamente a chiedersi e, in quel preciso momento, si irrigidì stupefatto per il proprio pensiero. Stava baciando Hermione… come cavolo gli era venuto in mente di pensare al sapore delle labbra di un’altra ragazza in quel momento?
Quando lo sentì irrigidirsi, la sua migliore amica si staccò da lui e si rialzò in piedi poi, con le braccia conserte e lo sguardo che aveva sempre quando si scopriva che aveva ragione su qualcosa, affermò semplicemente “Vedi, Harry? Non funziona…”
Il ragazzo la fissò stupefatto mentre, con un sorriso un po’ triste ad adornarle il viso, si rimetteva le scarpe e recuperava il libro di Storia della Magia per poi dirigersi verso la propria stanza.
Aveva ragione, come sempre…
 
“Hermione…” la richiamò, quando ormai si trovava già a metà della scalinata che conduceva ai dormitori femminili.
La ragazza si voltò verso di lui e lo fissò interrogativamente, mentre la sua mente acuta si stava probabilmente chiedendo se non avesse sbagliato a fare ciò che aveva fatto.
“E adesso che facciamo?” domandò dopo un momento di silenzio l’Eroe del Mondo Magico, affidandosi con quella frase alla saggezza di colei che aveva ormai compreso essere unicamente la sua migliore amica e confidente.
Lei infossò per un momento la testa nelle spalle come a dire che non era certa della risposta, poi però espose ugualmente il proprio pensiero “Aspettiamo, Harry. Aspettiamo di scoprire quale sia la nostra strada… e, intanto, incrociamo le dita!”
Lui fece un cenno di sì poi, mentre lei apriva le porte che conducevano ai dormitori, disse “Ti voglio bene, Hermione…”
“Anch’io, Harry… ora vai a dormire!” rispose lei, prima di scomparire nel buio del corridoio dove lui non sarebbe mai potuto entrare.
Il Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto, rinfrancato dall’avere trovato una risposta alle sue domande in quella strana nottata, non poté che imitarla. Ormai era certo che anche quella notte sarebbe stata Ginny – la sua Ginny – a fargli compagnia tra le braccia di Morfeo.
 
  
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