Un
uomo si mosse,
stagliandosi contro il cielo rossastro.
Sotto
di lui si stendeva,
ignara e silenziosa, la cittadina di Springwood. L’uomo, che
portava un
cappello marrone e un maglione rosso e verde, stirò le
labbra in un ghigno diabolico,
lo sguardo malevolo che abbracciava le case una per una.
Con
gesto deciso aprì il
pugno destro, mostrando il suo fatale guanto. Lo stesso guanto che
aveva
mietuto innumerevoli vite.
Lo
Squartatore di Springwood,
così era conosciuto quando viveva ancora da quelle parti, o
per meglio dire,
quando era ancora vivo. Violentatore e uccisore di almeno venti
bambini: una
storia vecchia, risaputa e rimasticata infinite volte. Acqua passata,
secondo
gli abitanti del posto. Beh, era proprio lì che quegli
stolti si sbagliavano,
cullandosi in un falso senso di sicurezza.
Gli
abitanti, comuni esseri
mortali, avevano tentato di tutto per fermare la sua sete di sangue, e
qualche
volta, Freddy Krueger se l’era vista davvero brutta.
Ad
esempio, la prima volta,
quando un gruppo di genitori aveva cercato di farsi giustizia da soli,
e l’avevano
bruciato vivo. Quando poi era tornato come Maniaco dei sogni, avevano
cercato
di liberarsi di lui seppellendolo con rito cristiano. E poi ancora
cercarono di
confinarlo all’interno del ventre della donna che lo aveva
messo al mondo. L’avevano
perfino fatto saltare in aria come un petardo! Alla fine
però caddero tutti
come mosche sotto i colpi delle sue lame, mentre lui, Freddy aveva
sempre e
puntualmente fatto ritorno.
Freddy
mosse un passo, e le
lame del suo guanto mandarono un bagliore sinistro.
Sentì
un brivido di
eccitazione scivolargli nelle viscere, divorargli bramoso gli intestini.
Scoprì
di nuovo i denti
affilati, stirando il volto sfigurato in un’espressione di
piacere selvaggio.
Si
portò la mano alla visiera
del cappello, calcandolo un po’ sulla fronte, quasi in un
gesto di saluto alla
città.
Presto,
la città sarebbe
sprofondata di nuovo in un vecchio incubo.