Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: sweetPotterina    14/12/2012    2 recensioni
Un coltello, uno sgabello e tanto piacere.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marlene McKinnon, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





-Ma non esiste niente di sacro per voi, donna?- urlò Sirius, fissando con cautela il rasoio nelle mani di Marlene.
Giravano l’uno intorno all’altra nel mezzo della cucina di casa sua.
Non era ancora pienamente consapevole di come fosse finito in quella situazione, anche se aveva lo strano sentore di essere caduto in una sorta di trappola.
E la ragazza con lui.
Aveva notato il suo sguardo imbarazzato quando si era presentata alla sua porta, pronta a esplodere in un mare di scuse sulla ragione della sua visita improvvisa. Dal suo balbettio, era solo riuscito a capire che Lily e Remus l’avevano pregata di fargli visita nel caso gli occorresse un qualche aiuto, mentre si riprendeva dall’ultima missione.

-Grazie, ma non ne ho assolutamente bisogno- ribatté piccato, alzando il mento.
La minuta donna, semmai fosse stato possibile, parve diventare più piccola in quel momento, dietro le spalle grandi di Remus. Era certo che, se avesse potuto, sarebbe scomparsa all’istante.
Peccato che l’amico sembrasse ostinato a non permetterlo.
-Suvvia, Sirius, ti sei guardato allo specchio? Mi duole dirtelo, ma stai uno schifo!- era intervenuto, afferrando per un braccio Marlene e spingendola a fare qualche passo in avanti.
Alzò un sopracciglio a quell’inaspettata e aperta critica, conscio che una simile stoccata sarebbe stata più da James.
Tuttavia, incrociò le braccia al petto, incerto se cogliere la sua provocazione o mandarlo al diavolo.
Preferì distogliere lo sguardo dagli occhi ambigui dell’uomo e rivolgersi alla donna. –Trovi anche tu che faccia schifo?
La ragazza probabilmente pensava di essere stata dimenticata perché, quando richiamò la sua attenzione, sussultò e alzò lo sguardo su di lui, combattuta su ciò che fosse più giusto dire.
Alla fine, mordendosi il labbro inferiore, rispose cauta. –Considerato ciò che hai passato…
Capita l’antifona, Sirius la interruppe, avanzando nella stanza con le mani sui fianchi. –Ho capito.
–Ma veramente io…
-Sono davvero ridotto così male?- si rivolse invece a Remus, con una sincera nota di stupore, massaggiandosi la barba folta sul mento.
L’amico sorrise, limitandosi a un’alzata di spalle.
Sirius allora scoppiò a ridere, mentre nella sua mente si affacciava una nuova divertente prospettiva.
Tornò a osservare la giovane strega, improvvisamente protagonista di un’idea, e si stupì nel trovarla con la fronte corrugata, quasi si sentisse offesa di essere stata messa in disparte per qualche momento. Possibile?
Ignorò il suo cipiglio e con una sola falcata le si piazzò di fronte, chinandosi appena per guardarla dritta negli occhi. Si compiacque del proprio fascino – che evidentemente in quel momento non doveva essere poi così orribile -, quando notò un lieve rossore colorarle nuovamente le guance.
–Cosa suggerisci, allora, per rimettermi in sesto, piccola?
Dovette dire o fare qualcosa di sbagliato però, perché il rossore sulle sue guance si accentuò e, stavolta, non per l’imbarazzo.

*

C’era stata una riunione dell’Ordine quel pomeriggio e lei, così come tutti gli altri membri, vi aveva partecipato, con più curiosità e impazienza del solito a causa di alcune voci che erano circolate a proposito di un attacco da parte dei Mangiamorte.
Le era salito il cuore in gola quando aveva appreso che i feriti erano stati proprio Black e
Potter, scoperti durante una facile missione, vittime della loro presunzione che li aveva convinti di poter andare più a fondo da soli.
Se ci ripensava, sentiva il desiderio di sgridarli fino a urlare.
Per fortuna, era certa che a quello avesse già provveduto Lily.
La stessa Lily, sua cara amica, che alla fine della riunione l’aveva pregata di accompagnare Remus a casa di Sirius, per assicurarsi che non avesse bisogno di ulteriore aiuto, poiché lei doveva subito tornare a casa dal marito prima che, per il riposo forzato, gli si arruffasse la bacchetta.
Fu inutile ricordarle la poca apparente familiarità che esisteva tra loro e che l’avrebbe fatta apparire invadente. E finse di non badare allo sguardo complice che i due amici si scambiarono alle sue spalle, poco prima che lei si smaterializzasse in casa Black.
-Sinceramente-, disse Marlene con una mano appoggiata sul fianco, mentre con l’altra agitava il coltello davanti al volto di Sirius, -ti stai comportando come se volessi castrarti.
Oh, se avesse avuto il coltello in mano qualche ora prima, quando aveva osato chiamarla piccola usando tutto il suo fascino di seduzione, probabilmente lo avrebbe castrato davvero.
Nascose un sorriso divertito, per non preoccupare ulteriormente il mago che si ostinava a sfuggirle.
Dopo un primo momento, in cui sembrava avrebbero potuto sfoderare le bacchette l’uno contro l’altro, grazie al tempestivo intervento di Remus, erano riusciti a trovare una tregua.
In realtà, Sirius, dopo averla vista perdere le staffe di fronte al suo tentativo fallito di rabbonirla con false moine, si era rimangiato la proposta e si era rifiutato di essere anche solo minimamente sfiorato da lei, - neanche sotto Imperio, per Godric!
Eppure Remus, chissà come, lo aveva convinto, probabilmente facendo leva sul suo orgoglio, e aveva persuaso anche lei, che era stata pronta a girare i tacchi e andarsene.
-Frank non lascia uscire Alice ora che si avvicina il parto e Lily, come se non bastasse, si deve occupare pure di James. Io devo tornare all’Ordine per ultimare i dettagli della mia partenza, per riparare al disastro che hanno combinato questi due. Tu sei la sola di cui io mi fidi.
Alla gentile richiesta d’aiuto di Remus, non aveva saputo dire di no.
Da quel momento, sotto il profilo della condotta, Sirius Black era stato un perfetto gentiluomo, di un’esasperante perfezione. Le era sembrato sincero quando, sotto un’occhiata intimidatoria di Remus, le aveva chiesto la sua collaborazione.
C’era voluta un’ora buona per esaminarlo da capo e piedi e, dopo averlo costretto a un bagno caldo, gli aveva messo delle bende pulite, convenendo che ormai le ferite più gravi erano in via di guarigione, a parte qualche graffio appena visibile qua e là.
-Qualcuno potrebbe interpretarlo proprio così- ribatté Sirius, folgorando con uno sguardo l’amico, che se ne stava tranquillo in disparte a guardare.
Come avevano fatto le cose a precipitare a quel modo?
-Remus, non sei di grande aiuto seduto su uno sgabello a sghignazzare come una vecchia megera. Fai qualcosa!
Sirius era stato molto cooperante fino al momento in cui lei gli aveva suggerito una visita dal barbiere per rimuovere i baffi fuori moda. A quel punto, le cose erano sfuggite di mano un’altra volta.
Lui si era rifiutato categoricamente.
Se voleva che lui se li radesse, le aveva detto, avrebbe dovuto essere lei stessa a farlo.
Forse pensava che un compito così personale sarebbe riuscito a dissuaderla, ma doveva di sicuro averla sottovalutata, perché lei sembrava davvero determinata a mettere in atto le proprie intenzioni.
-Ammetto che i baffi ti donano un aspetto alquanto elegante, Black, ma bisogna tagliarli. Oggigiorno nessuno li porta più. E se ti rifiuti di andare dal barbiere, allora sarò costretta a provvedere di persona.
Marlene fece un segno a Remus, certa della sua collaborazione.
Se c’era qualcosa che aveva capito dei Malandrini era che, quando si trattava di fare un dispetto, erano sempre pronti a collaborare.
Intuendo subito la sua richiesta d’aiuto, Remus fu ben felice di balzare in piedi dallo sgabello e bloccare Sirius da dietro le spalle, prima che intuisse le sue mosse.
-Non mi sarei aspettato un simile tradimento da te, Rem. Considerati in mezzo a una strada!- brontolò Sirius, lasciandosi trascinare sullo sgabello da cui si era alzato l’amico.
-Preferisco i boschi, in questo caso- lo schernì, spingendolo brutalmente sullo sgabello e immobilizzandolo.
-Quando hai detto che desideravi una ripulita, significava dai piedi alla testa. Lasciala lavorare dunque, adesso.
Marlene soffocò un sorriso. Sirius aveva lo sguardo di un bambino offeso; non faceva resistenza né cercava di alzarsi dallo sgabello, ma neanche facilitava l’operazione.
-Devo chiedere a Remus di portare della lavanda per calmarti?
I suoi occhi grigi la fissarono sprezzanti. –I miei nervi sono a posto.
-Oh, Merlino, devo averti insultato- disse in un tono che lasciava chiaramente intendere che non era affatto dispiaciuta. –Forse qualcosa di più forte, allora? Un goccio di firewhisky?- lo stuzzicò.
-Non tocco mai quella roba in presenza di una donna. Fa marcire il cervello di un uomo e gli scioglie la lingua. Per cui, fai del tuo peggio, McKinnon- la sfidò lui, il corpo muscoloso scosso dall’oltraggiosa proposta.
Lei spalancò gli occhi davanti al veemente rifiuto di un semplice bicchierino. Ci deve essere qualcosa sotto, pensò, ma lui era troppo infuriato per chiedergli spiegazioni sulla sua strana reazione.
-Hai una notevole fiducia nelle mie capacità- osservò giocosamente. –Ma confesso di non avere il coraggio necessario per questo lavoro, quindi se tagliarti i baffi significa che Remus debba prenderti a bacchettate in testa per ottenere la tua collaborazione...
Marlene girò sui tacchi come se volesse andarsene.
-Aspetta!
Ovviamente, lei non aveva avuto alcuna intenzione di andarsene, ma il delicato comando di lui le diede un certo controllo sull’enigmatico Sirius, che lei colse al volo.
-Sì?- chiese voltandosi cortesemente.
Lui le lanciò uno sguardo insolente. –Sai davvero come tenere in mano un rasoio?
Marlene si gonfiò indispettita. –Potrà meravigliarti, ma ci sono un sacco di cose che so fare sorprendentemente bene.
Non ritenne opportuno però spiegargli che, in questa particolare mansione, era del tutto inesperta.
-Inoltre, mi alletta molto la prospettiva di tenerti una lama alla gola.
Sirius iniziò a ridere di gusto, battendo il palmo sul ginocchio. –Ne sono certo.
Le fece cenno di avvicinarsi. –Non puoi fare un buon lavoro se resti dall’altra parte della stanza.
Prima di avvicinarsi, Marlene, afferrò dal tavolo una ciotola contenente una crema da barba che aveva preparato lei stessa, mescolando sapone, miele, ambra grigia e olio di bergamotto, secondo le indicazioni che le aveva fornito Remus.
Posò il rasoio sul tavolo e afferrò il pennello da barba; dopo averlo intinto in una tazza di acqua tiepida, iniziò ad agitare le rigide setole della crema.
-Non sarà necessario immobilizzarmi- disse Sirius, roteando gli occhi verso Remus. –Prometto di comportarmi bene.
Lei si accorse solo allora che Remus gli stava ancora tenendo bloccate le spalle. –Grazie Remus. Sono sicura che persino un Black sappia mantenere una promessa.
Remus si spostò dalla fronte una ciocca di capelli, sorridendo divertito.
–Puoi scommetterci, Marlene. Ma starei comunque attenta a cosa esattamente promette- disse prima di abbandonare la cucina, ignorando l’occhiataccia di Sirius.
Quest’ultimo, una volta rimasto solo con la donna, mugugnò. –Marlene… Marlene… stai corrompendo i miei amici.
–Non sto corrompendo nessuno. Dimentichi che questa è stata proprio una tua idea.
-Vero! Ma sei stata tu a metterla in atto- ribatté Sirius, piegando la faccia in maniera da offrirsi in una posizione migliore.
Marlene spalmò la crema sul profilo della mascella. –Solo per soddisfare la tua richiesta d’aiuto- lo corresse lei, intingendo nuovamente il pennello nella ciotola.
Il mago sbuffò. -Non riuscirai mai a farcela, se non ti avvicini di più!
Sirius le avvolse le mani intorno ai fianchi e l’attirò più vicino a sé, così da posizionarsela tra le gambe. Lei sentì una scossa per tutto il corpo non appena la gamba di lui le sfiorò la coscia.
La debolezza che s’impossessò delle sue gambe la faceva sentire una stupida.
Gli stava solo facendo la barba, per le mutande di Merlino, non stava facendo l’amore con lui.
Posando la ciotola con la crema, si rifiutò di farsi condizionare dall’intimità racchiusa in quel gesto. Finì di spalmare la crema sulla parte inferiore del viso.
C’era un accordo tra loro. E niente di più.
Ripose il pennello nella tazza d’acqua tiepida e afferrò il rasoio. Remus aveva affilato la lama, per cui un suo eventuale errore avrebbe potuto procurargli uno sfregio o anche tagliargli la gola.
-Si delicata- disse calmo lui, come se stesse leggendole nei pensieri.
Mordendosi il labbro, Marlene si concentrò sul suo compito. Piazzandogli delicatamente la lama sulla pelle, iniziò a raderlo. Quando sotto la lama riemerse la nuda pelle che gli ricopriva la mascella, si accorse con grande sollievo che non c’erano tracce di sangue. Sciacquò il rasoio e continuò.
-Non sono mai stato rasato da una donna- mormorò Sirius, accarezzandole i fianchi con la mano sinistra. –Non l’avrei mai detto, ma è un’esperienza così piacevole che spero di poter ripetere in futuro.
La mano insistente le stava carezzando delicatamente il grembo. Marlene gli appoggiò il polso sulla spalla per impedire alla sua mano di tremare.
-Cambi idea sempre così in fretta? Comunque, non lo troveresti così piacevole se accidentalmente ti dovessi tagliare il naso. Stai fermo!- ordinò, cercando di scrollarsi di dosso le tumultuose sensazioni che sentiva agitarsi dentro di sé. –Non voglio altre mosse da parte tua, Black.
-Sirius- la corresse lui trasognato. –La tua lingua non si seccherà, né diventerà nera se pronuncerai il mio nome ad alta voce. Concedimi questo piacere, ed io ti garantisco i tuoi… e altro ancora.
Le eleganti sopracciglia di lei si sollevarono interrogativamente davanti a quella vellutata promessa.
Altro ancora. Una promessa che copriva un vasto e ambiguo campo di desideri inespressi.
-Sirius, allora- concesse, riluttante a sfidarlo con i nervi tesi a causa del compito che aveva davanti e anche dalla sua vicinanza. Con colpetti leggeri rimosse i baffetti cui lui era tanto affezionato e, quindi, iniziò a dedicarsi alla parte inferiore della mascella.
-Adoro sentirti pronunciare il mio nome, Marlene- confessò Sirius, mentre lei ripuliva il rasoio dalla crema e dai peli residui. –La tua voce si addolcisce quando lo fai e c’è una leggera esitazione che ritengo di una sublime dolcezza.
Lei non parlava in quella maniera! Solo una donna innamo…
No, non era così folle. Lui stava esagerando per cercare di farla sbilanciare. Marlene gli voltò bruscamente il volto di lato e poi in alto. Le occorsero altre due sole rasoiate per finire.
-Ti sbagli, Sirius- disse lei, pronunciando deliberatamente il suo nome per dimostrare il proprio punto. –La delicatezza e l’esitazione che avverti è solo oltraggio per la tua arroganza.
-Ti ho imbarazzato.
Marlene poggiò il rasoio. –No.
Prese uno straccio che aveva precedentemente messo a mollo in una ciotola di acqua tiepida e lo strizzò. Sirius e la sua arroganza erano riusciti dove lei aveva fallito: nell’attenuare la diffidenza che sentiva nei suoi confronti. Utilizzò lo straccio per togliergli le tracce di crema da barba rimaste sul volto.
-Basta! Preferirei conservare intatta la mia pelle.
Le strappò lo straccio dalle mani e lo lanciò di nuovo nella ciotola. -Non sei d’accordo?
Marlene cercò di allontanarsi, ma Sirius fu più veloce. Le afferrò un lembo della gonna e riuscì a immobilizzarla.
Accigliandosi davanti al suo gesto, lei fu tentata di gettarsi in terra. Il volto di lui era lievemente arrossato dalla fresca rasatura, ma la cosa non diminuiva assolutamente la sua virile bellezza. Fissandolo nei maliziosi occhi grigi, Marlene notò un alone di blu intenso che quasi eclissava l’inquieto mare di grigio. Era un demonio affascinante e, per quel motivo, lo maledisse silenziosamente.
Senza riflettere, gli accarezzò piano la mandibola e il sorriso di Sirius si fece subito più grande davanti a quel gesto d’affetto.
-Sono ancora elegante?- la stuzzicò lui, facendo il verso ai precedenti commenti di Marlene.
-Niente affatto- rispose lei, togliendo dal suo volto la mano che l’aveva tradita. Si allontanò di un passo per non cominciare a balbettare.
-Mi spingi a dimostrarti che ti sbagli- disse Sirius, felice di notare la crescente agitazione di lei. –Ma, in fondo, la tua intenzione era questa sin dall’inizio.
-No. No! Non ti permetto.
Lui aveva di nuovo quello sguardo trasognato negli occhi. L’ultima volta che l’aveva guardata in quella maniera famelica poi l’aveva…

L’aveva appena baciata.
Con due dita, le aveva sollevato la bocca e vi aveva appoggiato la propria.
Le sue labbra mature si erano irrigidite, pronte a elencare tutte le innumerevoli ragioni per cui non avrebbero dovuto baciarsi.
Lui non avrebbe dovuto nemmeno trovarsi lì con lei, per Morgana.
Dopo la riunione, si era nuovamente trattenuta con Silente per chiedergli di lasciarla contribuire in maniera più attiva nelle missioni previste nei prossimi giorni, stanca di essere sempre lasciata alle mansioni ritenute meno pericolose.
Quando era uscita dal salone e si era inoltrata nel lungo corridoio pronta a tornare a casa, era ormai molto tardi e aveva creduto che non ci fosse più nessuno dell’organizzazione.
E, invece, poco prima di raggiungere il camino, era stata fermata da Black, stranamente interessato a discutere con lei sull’abbassamento di temperatura, che il clima aveva subito negli ultimi giorni, e per chiedere il suo parere su nuove possibili strategie di attacco.
Sembrava non importargli dell’ora tarda.
Sembrava non importargli di niente, eccetto che della sua bocca.
Oh, si era accorta di come l’aveva sfacciatamente fissata durante tutto il pomeriggio - l’aveva notato persino Alice, d’altronde! – e anche prima, mentre cercava di trattenerla con quei frivoli e insensati discorsi.
-Credo che sia giunto il momento di approfondire la nostra conoscenza.
Lei strinse gli occhi e scosse la testa, ignorando il suo stupido cuore che aveva inspiegabilmente preso a battere velocemente.
-Ci conosciamo da quando avevamo undici anni, Black! Per quanto mi riguarda, è abbastanza.
Il mago fece spallucce, poggiando il suo sguardo sensuale su di lei e rispondendole con voce roca. -Per me, invece, è assolutamente insufficiente.
Marlene spalancò stupefatta la bocca davanti alla sua sfrontatezza e lui ne approfittò immediatamente per serrarla con la sua, togliendo le mani dalla finestra per poggiarle sulla sua spalla scoperta.
Insoddisfatto del piccolo assaggio che aveva inizialmente desiderato, mugolò e si tirò indietro, stringendo le dita sulle sue spalle.
-Chi stai baciando, Marlene?
Lei aveva appoggiato una mano sul suo petto, carezzandosi delicatamente con l’altra il turgido labbro inferiore.
-Te.
Consapevole che lui aspettava dell’altro, si affrettò a continuare, seppur riluttante a dargliela vinta così facilmente. –
Sirius. Ma, non puoi…
Decisamente eccitato, lui la azzittì con un rapido bacio deciso.
-Staremo a vedere, McKinnon.


Un brusco strattone e Marlene si ritrovò seduta sulle sue ginocchia.
Prima che si potesse riprendere, lui si era già impossessato della sua bocca.
Il profumo di bergamotto lasciato dalla crema da barba le riempì le narici, mentre sentiva la sinuosa lingua di lui scivolarle sui denti e sfiorare la sua.
Gemette. Fece finta che fosse un gemito d’angoscia, sebbene la mano di lui sulle costole le facesse gonfiare i seni, in anticipazione del suo tocco.
Chinando la testa, gli si accostò più vicino e la baciò con inatteso fervore. Quella reazione la sorprese almeno quanto sorprese lui, che iniziò a far scorrere la mano su e giù per la camicetta.
A lei piaceva il sapore di Sirius e, intrecciando la lingua alla sua, si domandò se una persona potesse rimanere intossicata dall’essenza di un bacio.
Recuperò i sensi quando lui le solleticò la caviglia.
Marlene strappò la bocca dalla sua. –Che stiamo facendo? Remus potrebbe tornare da un momento all’altro.
-Remus è uscito. Aveva una riunione in sede, ricordi?- replicò Sirius, baciandola sul naso. –Inoltre, credo di doverti delle scuse. È colpa mia se tu sei finita qui. L’altra sera, all’Ordine, sono stato un po’ troppo indiscreto e, quando mi sono rifiutato di andare via con gli altri, Remus e Lily hanno capito che era a causa tua. Credo che siano convinti che tra noi ci sia qualcosa. Sarebbe un vero peccato a questo punto vanificare i loro sforzi, non credi?
Si mosse per baciarla di nuovo, ma lei rifiutò. –Sei un demonio, Black! Ho accettato di aiutarti solo perché non ho trovato corretto rifiutare la gentile richiesta d’aiuto di Remus e Lily a causa della tua sfacciata arroganza, niente di più.

*

Sirius si era stancato di ascoltare Marlene pronunciare frasi sempre piene della parola no.
Approfittando della forma che nell’enfasi avevano assunto le labbra di lei, Sirius inghiottì il resto della protesta e la baciò appassionatamente fino a farla gemere. Decise che preferiva il suo labbro inferiore: quella morbida carnosità implorava di essere succhiata e solleticata, e da parte sua lui era felicissimo d’indulgere in quel compito.
La maschera da gentiluomo che indossava era molto fragile e, la signora che stringeva tra le braccia, aveva la tendenza a rovinare le sue buone intenzioni.
Il loro primo bacio, che lo aveva lasciato in uno stato di frenetica eccitazione per molte ore dopo la loro separazione, lo aveva fatto dubitare della saggezza del proposito di sedurla.
Il pomeriggio in cui Marlene era entrata in casa Potter con l’aria un po’ smarrita, a una prima occhiata, gli era sembrata un delizioso diversivo dai tediosi impegni dell’Ordine e le chiacchiere sul lieto annuncio della gravidanza della padrona di casa.
E quando, qualche giorno dopo, l’aveva sentita tentare di convincere Silente a considerarla come una vera risorsa all’interno dell’organizzazione, aveva immediatamente compreso di essere attratto dal suo forte caratterino, che poco si addiceva alla figura esile con cui appariva, almeno quanto lo era dalla sua bellezza.
Nella sua arroganza, aveva pensato che una maggiore intimità gli avrebbe fornito qualche mezzo di controllo su quella fiera gattina testarda. Non gli aveva mia sfiorato nella mente l’idea che, anche solo toccandola, avrebbe finito per consegnarle una parte di se stesso.
Quel pensiero lo aveva sconvolto e, da allora, aveva sempre mantenuto una dignitosa distanza.
Fino a quel loro bacio nel corridoio della sede dell’Ordine.
Sirius era rimasto sinceramente colpito dalla determinazione e dal coraggio di Marlene nel volersi schierare tra le prime file della battaglia – in molti si erano proclamati contro Voldemort, ma pochi avevano avuto il coraggio sfidarlo apertamente - e, dopo averla vista andarsene via per l’ennesima volta senza la sicurezza di essere riuscita a convincere Silente, l’aveva seguita, non riuscendo a resistere oltre al desiderio di schiacciare via la delusione dal suo volto.
L’aveva trattenuta prima con uno stupido discorso sul tempo e, poi, quando aveva visto che cercava una scusa per defilarsi, offrendole il suo aiuto circa i suoi buoni propositi. Peccato che si era ritrovato vittima di uno strano senso di protezione nei confronti della donna, che lo aveva spinto, nel giro di pochi secondi, a imbastire un maschilista discorso sul perché una donna fosse più utile dentro le mura di casa propria.
Inutile dire che, quel bacio, era stato l’unico modo per zittire la sua risposta infuriata e, così, il proprio desiderio.
Se avesse avuto un po’ di buon senso, avrebbe però cambiato idea sulle proprie intenzioni, non lasciandosi conquistare dal suo sguardo fragile e allo stesso tempo determinato, così da riprendere il controllo della situazione.
Controllo.
La donna tra le sue braccia gli morse il labbro, rammentandogliene la perdita, almeno per quanto riguardava lei.
Marlene era un corroborante alito di passione e vulnerabilità e Sirius lasciò scivolare delicatamente la mano intorno al suo ginocchio, arrestandosi sul polpaccio.
Avrebbe fatto meglio a darle retta e limitarsi al loro accordo, rifletteva, intento a mordicchiarle il mento con i denti. D’altro canto, era un uomo che amava le avventure pericolose e l’istinto gli mormorava che gingillarsi con Marlene Mckinnons poteva essere l’impresa più pericolosa della sua vita.
Marlene sorrise e gli levò le mani dalla spalla.
-Smettila subito con queste sciocchezze e posami a terra.
Per essere un uomo in pericolo, Sirius era pronto a godersela fino in fondo.
-Perché dovrei?
Spostò più in lato la mano, infilando le dita sotto le calze. –A te piacciono le mie sciocchezze- le disse annusandole il collo.
Lei si dimenò, opponendosi al sensuale assalto.
–Può darsi- sibilò quando la mano esploratrice le toccò un punto particolarmente sensibile. –Tuttavia non puoi passare la vita indulgendo in ogni capriccio.
Sirius sentì il suo corpo che s’irrigidiva contro il suo braccio. La preferiva di gran lunga quando era docile e sorridente.
-Reprimersi significa negarsi nuove esperienze. Questo non è il mio ideale di vita perfetta.
Per dimostrarlo, spostò le dita sull’interno della coscia. Marlene gli bloccò la mano che lui muoveva sotto la gonna.
-L’esperienza che vuoi offrirmi è più vecchia di Merlino, Black- disse, guardandolo di traverso.
-E io che ti credevo una devota sostenitrice delle tradizioni- ribatté Sirius, spingendo la bocca contro la sua e ricordando a entrambi che, quando erano impegnati in più piacevoli attività, riuscivano sempre a smettere di litigare.
Spostò la mano ancora più in alto, bisognoso di toccarle il caldo nido del ventre.
La scossa delle sue audaci carezze mostrò a entrambi una pioggia di stelle cadenti. Sbalordita, Marlene boccheggiò recalcitrando e, così facendo, gli diede un’involontaria testata alla fronte. L’esplosione di dolore sopra il sopracciglio sinistro lasciò Sirius stordito. –Sapevo che eri una donna pericolosa- si lamentò poggiando la testa ferita sulla sua spalla.
-È colpa tua- borbottò lei, troppo stupita per accorgesi che la mano dell’uomo si era annidata tra le sue cosce. –Cavolo, la mia testa! Probabilmente la tua zucca dura mi lascerà un livido. Ma cos’è che ti sferraglia in testa? Piombo?
-Beh, tesoro mio, almeno in questo siamo pari- disse Sirius, il buonumore che ritornava dopo l’improvviso dolore. –Vieni qui adesso, lasciamelo baciare e te lo guarisco- disse deponendole un tenero bacio sul segno rosso sulla fronte.
Marlene lo guardò di sottecchi, stupita da quella dolcezza. -I baci non servono a guarire.
Il suo tono piccato fece sogghignare Sirius. –I miei sì.
La baciò sulle palpebre, sul nasino impertinente, e strusciò la guancia rasata di fresco sulla sua, prima di avventarsi di nuovo sulla sua bocca.
-Ma… le… detto arrogante traditore… mpffh.
Sirius le tagliò la frase di bocca con un altro bacio rovente. Le rise sulle labbra quando lei tentò di affondargli i denti nella lingua. Marlene si contorse per evitare le sue dita esperte, ma i suoi sforzi furono vani.
L’espressione della strega era un miscuglio di panico e crescente eccitazione.
-Remus potrebbe essere già di ritorno- disse con voce tirata.
-Hmm- fece Sirius, ignorandola.
Nonostante le sue proteste, Marlene desiderava il tocco delle sue mani e, quando Sirius lo comprese, tutto in lui prese fuoco. Smaniava affannosamente di riuscire a liberarsi per perdersi in lei.
-Sirius.
Mormorò il suo nome poggiandogli le labbra sulla guancia, inondandogli la pelle accaldata con il proprio respiro ansante.
Se fosse stata un’altra, Sirius si sarebbe liberato dei pantaloni, le avrebbe alzato la gonna e si sarebbe avvolto le sue lunghe gambe intorno alla vita. Era riuscito a eccitarla a tal punto che Marlene avrebbe potuto addirittura concedergli di farsi prendere subito lì, sopra il tavolo della cucina. Solo dopo, più tardi, a passione svanita, la collera e la vergogna sarebbero venute a galla. E se lui avesse fatto la mossa sbagliata, c’era il rischio che lei non gli avrebbe mai permesso di toccarla. E in quel momento quella era un’idea intollerabile.
Le mise una mano dietro la nuca e se la strinse a sé per un altro interminabile bacio.
Per Sirius, era evidente che lei fosse innocente come un agnellino e, a sua volta, si sentiva un selvaggio per la maniera in cui stava cercando di sedurla. Nessuna mai lo aveva reso così esitante. Un minuto prima stava lottando per mantenere sotto controllo la sua accecante passione, quello dopo sentiva di dover proteggerla anche da se stesso.
Era una sensazione dannatamente disorientante. Tirò lentamente indietro la mano.
Marlene gliela bloccò, interrompendo la sua coraggiosa ma precaria ritirata.
-Non lasciarmi.
-Marlene…
-Mi dispiace, io non…- esitò. –Magari io potrei…
Comprendendo il senso delle sue parole, l’espressione sul volto di Sirius si addolcì.
-No, Marlene- le disse, quando lei iniziò a strusciare la mano sulla sua chiusura dei pantaloni.
-Ci sono molte maniere di dare piacere. Lascia che te le mostri.
E lo fece, non dimenticandosene nessuna.

*

Marlene accarezzava i capelli bagnati di Sirius, osservandolo mentre poggiava il braccio libero sulla coscia e inspirava aria come se avesse appena fatto una corsa. Lui la guardò e sorrise mestamente.
-Sapevo che eri una donna pericolosa. Per Godric, credo che il cuore mi si sia fermato per qualche secondo.
Lei si aspettava di trasudare imbarazzo, tanto da affogare la calma che sentiva dentro. Quell’uomo l’aveva accarezzata intimamente fino a pochi minuti prima.
Com’erano potuti passare da una semplice rasatura a un’esibizione di lussuria in cucina? Sarebbe potuto entrare chiunque!
Invece di annegare nella vergogna come ogni donna onesta, però, Marlene riuscì a sorprendere entrambi con un sorriso.
-Raderti ti fa sempre questo effetto?
-Solo quando sono con te, a quanto pare.
Muovendosi lentamente, la spostò via dalla sua gamba e la pose sullo sgabello. Giacché era chinato, le lisciò anche le pieghe della gonna.
-Mi sono storpiato- si lamentò, ponendosi la mano sulla schiena mentre si alzava in piedi. -In tutta la mia vita, non ho mai dato piacere a una donna seduto sopra uno sgabello. Hai aperto la mia mente a nuove ingegnose prospettive.
Marlene si alzò in piedi e si accorse di avere tutte le membra indolenzite. Sollevò dubbiosa le sopracciglia.
-Quali prospettive? Quello che abbiamo fatto mi fa dubitare del giudizio di entrambi. E se Remus avesse deciso di tornare?
Sirius non era per nulla turbato dall’idea. –Senti, non dico che Remus ti abbia attirato qui perché finissimo a letto insieme, non lo farebbe mai, ma credo che il suo obbiettivo sia sempre stato quello di darci un po’ di tempo per stare insieme da soli e conoscerci meglio. Tornerà solo quando sarà certo di non correre il rischio di interrompere qualcosa, qualsiasi cosa.
Marlene cercò di non battere ciglio al ricordo dell’ultima volta in cui avevano parlato della prospettiva di conoscersi meglio, ma lui se ne accorse ugualmente. Non dovevano esserci molte cose che sfuggivano alla sua attenzione, pensò lei.
-Non avevo programmato tutto questo- le disse con tale sincerità da costringerla a credergli. –Eppure, mi piace pensare che se ci fosse stato qualche rischio di essere scoperti da qualcuno, mi sarei fermato prima che le cose sfuggissero al nostro controllo. Non ti metterei mai in una situazione che possa nuocerti.
Pensando a tutto quello che lui le aveva fatto in cucina, Marlene resistette al bisogno di rivolgergli uno sguardo esasperato. Invece, gli fece una domanda.
-E quand’è che le cose sarebbero sfuggite al nostro controllo?
Sirius le prese il mento tra le mani e la costrinse a incrociare il suo sguardo. Lei ne avvertì il calore fino alla punta dei piedi.
-Quando mi hai detto che ero elegante con i miei baffi fuori moda.




FINE


Questa storia partecipa al contest "Sirius and...", indetto da ticci, classificandosi quinta e vincendo il premio Risata.

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8% del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
© Elyxyz

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: sweetPotterina