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Autore: minaharker    14/12/2012    8 recensioni
[Colpa delle stelle]
Mi resi conto dell'esistenza del Qualcosa di cui parlava Augustus.
Non era un posto fatto di nuvole, era il terzo posto ipotetico.
Il terzo posto ipotetico che si creava ogni volta che parlavamo al telefono.
Il terzo posto ipotetico che prendeva forma in una realtà concreta ma totalmente incorporea raggiungibile solo ai nostri eterni spiriti.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo la morte di Augustus i miei polmoni continuarono a svolgere il loro lavoro di polmoni sempre peggio. 
A volte mi sembrava di respirare sott'acqua, con l'aria viscosa e pesante. 
Annaspavo ogni giorno sempre di più, fino al giorno in cui il viaggio in ascensore per arrivare al cuore letterale di Gesù diventò una tappa fissa del mio cammino. 
Un giorno ero a casa ad ascoltare una nuova canzone degli Hectic Glow, una delle tante che Augustus non avrebbe mai ascoltato, quando mi resi conto che la mia mano tremava e per un momento mi sembrò che il mondo girasse velocemente, troppo velocemente.
Senza lasciarmi la possibilità di mettere a fuoco gli oggetti.
Un vortice caotico di colori e forme indistinte. 
Cercai di soffocare le voci che gridavano "E' nel tuo cervello", ma mi resi conto che ormai anche i ricordi avevano un'aria indistinta ed erano circondati da una foschia, che man mano diventava sempre più densa.

Lo senti, non c'è bisogno di sofisticate apparecchiature mediche. 
Quando qualcosa altera la tua mente lo senti.

"Il cancro di Hazel ha formato una radicata metastasi nel suo lobo temporale signori Lancaster."

Il Dr. Maria parlaò piano, ma la sentii. Ed era giusto che sentissi, era il mio cancro.
Il mio corpo che ormai era controllato da particelle fatte di me, ma fuori controllo.

Papà iniziò a piangere. Piangeva un sacco. 
La mamma era più forte, ma sentivo nel mio piccolo che stavo distruggendo anche lei.

Una delle ultime visite fu quella dei genitori di Augustus, l'unica cosa che potevo desiderare da loro era che aiutassero i miei genitori a ricostruire una vita ridotta in un milione di piccoli pezzi. 
Sua madre non riusciva neanche a guardarmi, sapeva che quello sarebbe stato il periodo più breve e anche più terrificante della mia vita.

Il cancro ogni giorno ti insegna a combattere, ma ti insegna anche le nuove sfaccettature del termine "mortificata". 
La mortificazione nel non essere auto-sufficiente neanche nelle semplici azioni quotidiane come il "respirare". 
La mortificazione nel non ricordare i particolare del volto della persona che ti ha stravolto e distrutto la vita. 
Quella non fu l'ultima volta che vidi i genitori di Augustus. 
Loro venivano spesso, più per i miei che per me.

Isaac mi raccontò della sua nuova ragazza, aveva perso la voce a causa di un cancro alla gola. 
Mi chiedevo come riuscisse a vedere i suoi gesti, che ormai erano il suo unico modo di comunicare. 
Sciolse i miei dubbi raccontandomi che le avevano dato un computer che parlava per lei, facilitava molto le cose. 
Guardando il grande viso nascosto dietro gli occhiali da sole, mi resi conto che molto probabilmente non l'avrei più rivisto. 
E non mi sbagliavo, Il racconto di Isaac e della "nuova Monica" fu l'ultima delle cose che Isaac riuscì a raccontarmi.

"Hazel se gli scienziati Robot dovessero donarmi degli occhi robotici li rifiuterei. Non voglio vedere un mondo senza Augustus Waters. Ma sai cos'è peggio di un mondo senza Gus? Un mondo in cui nessuno capisce quanto è doloroso vivere in un mondo senza di lui"

Chiesi alla mamma di scrivere una lunga e-mail a Lidewij Vliegenthart.
Le chiesi come andava la sua vita dopo che si era licenziata dal suo lavoro di segretaria ufficiale di Peter Van Houten, le raccontai la mia situazione e la ringraziai ancora una volta di avermi spedito le ultime parole di Augustus. 
Rispose dopo poche ore, durante la notte, che per lei era pieno giorno.
Aveva un nuovo lavoro e stava per sposarsi, disse anche che era dispiaciuta per la mia situazione. 
Ma il suo dispiacere non avrebbe cambiato la situazione, se il dispiacere guarisse il cancro, sarebbe stato debellato anni prima.

I miei polmoni ormai non svolgevano quasi più il loro lavoro di polmoni e a volte anche i miei nervi non facevano più lo stesso, lasciando che il grosso cancro giocasse con il mio corpo.
Come un burattinaio fa con il proprio burattino.

Questa è una tremenda, ma vera metafora.
Augustus l'avrebbe amata.

A volte pensavo che il cancro avesse rovinato la mia vita, ma poi mi rendevo conto che forse un po' mi aveva reso quella che ero.
Tutto quello che avevo vissuto sarebbe esistito senza di esso?
Gli occhi di Augustus avrebbero brillato allo stesso modo?
Sono le esperienze a temprarci e, anche a malincuore, dovevo rassegnarmi: Il cancro faceva parte del mio breve bagaglio di esperienze.

Arrivai al punto di non desiderare un altro po' di vita o altri ricordi. 
Volevo soltanto che mi fossero restituiti i dettagli precisi e privati di quelli che già avevo. 
Mi avevano portato via i dettagli del viso di Augustus. 
Il sapore del cibo all'Oranjee. 
Il colore dei petali olandesi che ci circondava. 
Il sapore delle bollicine frizzanti. 
Sapere della loro esistenza senza ricordare le sensazioni speciali che mi avevano donato era tremendo. 
Desiderai di riaverli indietro.

Un attimo, un solo attimo e mi furono restituiti.
I miei polmoni galleggiavano nel liquido canceroso e il mio cervello ormai era guidato da un altro e crudele padrone. 
La sensazione di distacco durò un attimo, il passaggio da stato concreto a quello di atomi incorporei dura un secondo.

"Non avere paura Hazel Grace"
"Non ne ho"

Eccomi. Galleggiavo nel vuoto cosmico, guardando da milioni di chilometri di distanza i miei genitori e il Dr. Maria rassegnati.
Mi resi conto dell'esistenza del Qualcosa di cui parlava Augustus. 
Non era un posto fatto di nuvole e circondato da cascate di acqua pura, era il terzo posto ipotetico. 
Il terzo posto ipotetico che si creava ogni volta che parlavamo al telefono. 
Il terzo posto ipotetico che prendeva la forma di una realtà concreta, ma totalmente incorporea raggiungibile solo ai nostri eterni spiriti.

"Sono contento e distrutto dal fatto che tu sia cui a farmi compagnia Hazel Grace."

Il solito sorriso sghembo, la sigaretta spenta e l'andatura a passo irregolare.

Augustus.

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Angolo dell'autrice:
Questo libro mi ha preso anima e corpo. 
L'ho letto più volte e ogni volta fa sempre male come la prima. 
Ho sofferto per la morte di Augustus e ci ho pensato per notti intere. 
A volte pensavo addirittura che fosse successo nella vita reale, perché era un dolore concreto.
La mancanza concreta di qualcosa.
Questo è merito di John Green, un autore eccellente, che ha trattato un tema come quello dell'amore tra due adolescenti con il cancro, senza quella "patina" di dolcezza tipica degli scrittori di romanzi rosa. 
Per chi ha letto il libro, sa che i due protagonisti sono completamente presi dal libro "Un'imperiale afflizione" e dalla sua fine incompleta. 
Finisce nel mezzo di una frase, diversamente dal libro di Green, ma possiamo considerarlo completo? 
I genitori di Hazel? e Isaac? e La stessa Hazel? 
Augustus risolve il problema scrivendo un finale per Hazel.
Io ho voluto fare la stessa cosa per una mia cara amica, che è presa da questo libro tanto quanto me. 
Il finale è incompleto, perché credo che non ci sia fine. Ma mi pare chiaro anche dal finale di Green che i suoi genitori tireranno avanti. 
Spero vi piaccia. 
:) 

  
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