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Autore: Kyryu    14/12/2012    0 recensioni
Quando il destino decide di unire misteriosamente due persone, diventa davvero difficile cercare di sfuggirgli: ciò che lega Setsuka e Karl non è un qualcosa da cui ci si può liberare con uno schiocco di dita.
Riservata ma forte, Setsuka sapeva cosa provava per Karl.. ma non gli avrebbe mai confessato niente neanche sotto tortura.
Karl.. era troppo occupato a pensare al suo stesso dolore, che quasi non vedeva chi aveva davanti. Quasi, appunto.
Il problema era un altro, tra loro: Tanya.
"Quella cretina della mia sorellastra.. si disse Setsuka, mentre le lacrime le offuscavano la vista e i ragionamenti.
Quella puttana di mia moglie.. si disse Karl, stringendo teneramente tra le sue braccia, la giovane ragazza.
Setsuka, sua cognata."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Dorothy: un nome, un programma

Setsuka fece un cenno della mano e lo salutò, lanciandogli inconsapevolmente uno sguardo desolato accompagnato dal colorito terreo che aveva assunto il suo viso.
NO! Che sta pensando? Si chiese Karl, allarmato da un simile gesto.
L’unica sfida della sua vita si defilò dal suo ufficio, senza salutare neanche quel.. quella… insomma, quella persona che aveva fatto irruzione in un momento cruciale della loro sto.. no, situazione.
Non era il momento per Karl di pensare alla loro situazione come una storia...
Era importante chiedersi che cosa Dorothy mai volesse a quell’ora del mattino, nel suo ufficio!
Appena Setsuka si chiuse la porta dietro le spalle, il ghiaccio che era scorso nelle vene di Karl, cominciò a sciogliersi e, urlando, apostrofò il suo interlocutore:
-Dimmi che cavolo ci fai qui, Theodore? Ricordavo che tu non mettessi mai piede nei miei uffici e soprattutto non in queste pose!-
Theodore, noto Dorothy nei migliori bar per travestisti della città, suo fratello maggiore, si tolse le pesanti coperture in silicone che si era messo sulle labbra e sul viso, per cercare di far somigliare il suo volto a quello di un.. travestito comune.
Il presidente della Twain Corp., loro padre, non aveva mai accettato le .. tendenze del figlio maggiore, riservandogli soltanto occhiate fredde e totale indifferenza.
A pensarci bene, con nessuno dei due, nostro padre ha mai dimostrato amore… anzi, le poche volte che si spingeva a farlo, sembravano così false e convenzionate che sarebbe stato meglio non ricevere niente..si disse Karl, aspettando che Theodore svelasse le sue mosse.
Da quando era diventato il direttore dell’Hotel Twain, aveva deciso di far entrare anche Theodore nel suo staff, sfruttandolo come “cavia” per i suoi progetti.
Tutti lo conoscevano all’hotel, anche Setsuka lo conosceva … e, per quello, avevano appena collaudato dei nuovi gadget di travestimento per i loro clienti VIP. Il fatto era che, di certo, Karl non si aspettava che si presentasse conciato in quel modo proprio sul posto di lavoro, dove tutti lo conoscevano e nessuno o quasi sapeva del proprio passatempo preferito.
-Hey, fratellino.. dici che Setsu non ha capito che ero io? Cavolo! Mi conosce da un sacco di tempo, eppure bastano un paio di coperture in silicone e divento in tutto e per tutto un rivale in amore, pronto da sbranare!!! AAAH!! Che vita.. comunque, sappi che questi funzionano alla grande! Ho girato l’intera città senza che nessuno mi riconoscesse, andando perfino nei locali che frequento sempre!!- gli rispose Theo, poggiando le fonti del suo travestimento sulla scrivania del capo.
Karl scosse la testa, ridendo, certo che nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere dal direttore articoli particolari del Twain Hotel e, probabile, futuro direttore del Bay Harbour Twain Resort.
…..
Riavvolse il nastro della conversazione di Theo.
-… Che hai detto su Setsuka?- gli chiese, non sapendo se rimanerne più scioccato o stupito da un’affermazione del genere; di certo non gli era passato per la testa neanche per un istante quella balzana idea che, invece, sembrava aver colpito suo fratello.
Theodore stava frugando in un piccolo armadio, posto al lato della scrivania, dove era certo che il fratellino tenesse un abito di ricambio e qualche struccante, lasciato da lui in caso di emergenza.
-.. Di che ti stupisci? Non te ne sei accorto?- gli chiese Theo, togliendosi quelle oscenità di calze a rete e soprattutto sotto lo sguardo letteralmente schifato di Karl che, per amor della sua salute, ruotò sulla sedia e si rivolse alla finestra -.. Non ne parla con nessuno e nessuno sa niente della sua vita privata, a parte qualche sua amica fidata, ma dubito anche di ciò, ma.. ti guarda come se non desiderasse altro che starti affianco.-
-Non dirmi idiozie, Theo! Quando siamo insieme quasi non mi parla, nonostante io conosca qualsiasi modo per farla parlare.. solo a lavoro sfida me e il consiglio d’amministrazione, e tira fuori quegli artigli da gatta che si ritrova! Una interessata a me non mi farebbe mai girare le palle a trecentosessanta gradi, indisponendomi in tutti i modi!-
Quella risposta sembrava quasi una confutazione all’affermazione di Theo, più che una negazione del fatto.
Intanto, Theo si stava sistemando la camicia dentro i pantaloni, e lo incalzò:
-.. Essendo la sorella di tua moglie.. ehm, ex-moglie, è ovvio che non si mostrerà mai. Ti guarderà da lontano, aspettando che tu faccia qualche passo… ma anche in quel frangente, dubito che farà qualcosa. Per come la conosco io, penso che prima di confessarti una cosa del genere, preferirebbe farsi sotterrare viva dentro un sarcofago pieno di scarabei carnivori. Che pretendi? Non dirmi che…- il suo sguardo trapassò l’espressione seria del direttore - .. ti stai interessando a Setsu?- gli chiese, stupito.
Theodore sapeva che suo fratello stava continuando a soffrire per ciò che sua moglie gli aveva fatto e che non ne sarebbe uscito facilmente, ma non avrebbe mai immaginato che, inconsapevolmente, stesse tentando di risalire il baratro di disperazione che gli aveva oscurato lo sguardo per tanti giorni.
Suo fratello era sempre stato quello a prendere tute le situazioni di petto e ad affrontarle con un sorriso smagliante stampato sul volto: il fatto che non gliel’avesse visto addosso per più di due settimane, non lo tranquillizzava affatto. E sapere di questo suo improvviso interesse, gli fece sperare che stesse ricominciando a riprendersi piano, piano.
-No, no- lo liquidò Karl, ma non convincendolo- .. siamo un po’ in crisi per… la casa che.. T-Tania aveva con Setsuka.. l’ha liquidata e ha venduto il mobilio e tutta la sua roba e..Setsuka è rimasta senza casa e .. le ho offerto di venire a vivere da me…- cercò di sintetizzare al massimo la situazione, ma non poté non pensare allo sguardo spaurito di quegli occhioni chiari, bagnati di lacrime e di pioggia della sera prima.
-.. Ne stavate discutendo per caso quando sono entrato?- gli chiese Theo, sistemandosi la cravatta per bene e sedendosi alla scrivania.
-.. proprio prima che tu entrassi con la grazia di un elefante dentro una cristalleria Swarowski, lei aveva ceduto e aveva detto di sì. Ma immagino che la tua gran classe, se quello che hai detto è vagamente vero, ha rovinato la mia opera di convincimento!-
Karl non desiderava incolpare Theo, ma non poteva pensare ad altro.
Se non fosse entrato Theo, adesso starebbe contrattando con quella sottospecie di gattino travestito da pantera del Sahara su come avrebbero diviso la casa.
… magari arrivando a qualcos’altro in più..
Sbuffò contro sé stesso. Durante quella giornata avrebbe avuto bisogno di controllarla da vicino..
E catturarla al momento opportuno.. gli rispose la mente, macabramente pronta a pregustarsi il visetto imbarazzato di quella piccola gattina.
-Chiedo umilmente perdono per la mia irruenza … ma adesso le hai messo un tarlo in testa che nessuno le toglierà..- rispose Theo, finendo di togliersi il trucco residuo e tornando il fratello maggiore cui Karl era abituato a riconoscere.
-Di grazia, illuminami, di che cazzo parli?- Karl sostenne il suo sguardo con rabbia repressa: sapeva di non aver bisogno di altro mistero all’interno di quella relazione così strana e complessa che aveva con Setsuka… nonostante non volesse pensarci, la prima scossa del loro precario equilibrio era già stata messa in moto da prima di quel travestito da strapazzo; Tania aveva lasciato in entrambi le cicatrici della sua follia, marchiandoli per sempre, quindi non c’era bisogno di aggiungere altra carne al fuoco.
-Pensaci: adesso si ucciderà di pensieri, pur di sapere se quella che ha visto nel tuo ufficio fosse una delle tue tante conquiste… o altre mille pensieri che le ragazze si fanno.. Sai, fratellino, nonostante possa sembrare un bel po’ effeminato, continuo ad essere un uomo e riesco anche a capirle.. e ti dico che anche se non dichiarerà mai quello che sta pensando, lei CI PENSA..- gli rispose il fratello maggiore, certo delle sue affermazioni e mortalmente serio , per giunta.
Adesso che ci pensava, a Karl quella situazione cominciava a preoccuparlo, dato che suo fratello non aveva mai avuto quell’atteggiamento da “insegnante”.
-Grazie, ma penso di capirne qualcosa anch’io di queste situazioni, anche senza di te, sai, travestito da strapazzo?- gli disse, alzandosi e aprendogli la porta.
Theodore non si scompose, ma alzandosi lo guardò gravemente e gli disse:
-Non fare il solito cretino: usa qualsiasi mezzo per prenderla e fartela, e non menartela tanto sul tuo dolore e altre cazzate. Prendi e fai quello che desideri-
Senza aggiungere altra parola, prese la porta sotto lo sguardo sbigottito di tutto l’ufficio della segreteria, che avevano visto entrare Dorothy e non lui… ma non dissero niente.
Il lavoro di solito permetteva a Setsuka di non pensare a niente, ma quel sì strozzato che Karl era riuscito a strapparle,continuava a rimbombarle nel cervello come un martello pneumatico sull’asfalto: si sentiva letteralmente devastata da quel che aveva fatto.. e ovviamente non si era neanche lontanamente avvicinata a pensare anche a quel…quel.. travestito che li aveva disturbati.
Non osava far vagare il proprio cervello in quella landa, anche perché era perfettamente cosciente che, una volta entrata nel labirinto, sarebbe stato impossibile uscirne, se non con una valida ragione.
In quel momento, stava completando il giro dell’hotel, terminando di compilare la scheda delle attività extra offerte dall’hotel.. gli affari continuavano ad andare bene, anche perché oltre alle diverse piscine, campi da tennis, da golf, da badminton e le varie terme che c’erano, il servizio che offrivano, a detta dei clienti, era il migliore che si potesse mai desiderare.
Si sentiva particolarmente gratificata per questo: dopo la sua prima analisi dell’hotel, l’anno prima, l’hotel era stato liberato dalla maggior parte dello squallore che lo caratterizzava.. ovviamente, nonostante la maggior parte dei clienti desiderassero altri SERVIZI, ovviamente si sarebbero dovuti cercare un motel sull’autostrada e non un hotel di alta classe come il Twain.
-Miss Heel! Miss Heel!! .. E porca miseria… SETSUKAAAAAAAA!-
Quel vocione la fece rinsavire dai suoi pensieri contorti, per ritrovarsi davanti agli occhi Theodore, il quale, oltre ad essere il capo dipartimento articoli particolari del Twain, era anche il fratello maggiore di Karl.
Ma che ho fatto di male stamattina, per ritrovarmeli entrambi davanti ai piedi?
Lo salutò delicatamente con un cenno del capo, e aggiungendo un professionale:
-Buongiorno Mr. Twain.-
Theodore le prese i capelli e glieli tirò leggermente, infastidendola, mentre la sgridava bonariamente:
-Ma dai, Setsuka! Cos’è questo “Mr. Twain”?! Per favore, quante volte ti ho detto di chiamarmi Theodore? EH? QUANTE VOLTE?-
-E’ inutile, Mr. Twain, non la chiamerò mai comunemente Theodore, almeno, non quando stiamo lavorando.- precisò Setsuka, guardandolo male e scappando dalle sue grinfie; ma Theodore riuscì a riafferrarla e dirle:
-E chi ha detto che stiamo lavorando? Hai finito il giro, vero?- puntò il suo sguardo sulla scheda che Setsuka teneva in mano:-..ovviamente non sono neanche le dieci e tu hai già finito, quindi.. SEGUIMI!- la prese per un braccio e la guidò diosolosadove!
Ma perché diamine mi toccherà seguire questi Twain avanti e indietro e assecondarli in ogni loro follia? Pensò, mentre Theodore la trascinò letteralmente sull’ascensore che li avrebbe condotti fuori dall’Hotel.
Ma dove cavolo si era andata a cacciare, quel dannatissimo Puma?
L’aveva fatta cercare da Katia in ogni come e dove, e nessuno aveva idea di che fine avesse fatto.
Karl cominciava a non rispondere di sé stesso, e non era tanto perché avesse abbandonato il posto di lavoro senza informare nessuno, ma proprio perché era uscita.. CON QUEGLI ABITI!
Si rese conto che, nonostante tutta la mole di lavoro che era riuscito a svolgere durante quella giornata, non aveva mai smesso neanche un minuto di pensare a lei.
Non stava bene. Sentiva che qualcosa continuava a non quadrare all’interno della sua vita.
Ma ha mai quadrato qualcosa, VERAMENTE, nella mia vita?
.. le domande retoriche non erano davvero il suo forte. Ma, al di là di tutto questo, non comprendeva la motivazione per cui Setsuka proprio quel giorno gli avesse fatto quell’effetto.
Erano anni che quel puma le girava nell’hotel ed era sotto il suo sguardo da talmente tanto tempo che non aveva mai preso la briga di guardarla per davvero.. tranne per osservarne la timidezza insita del suo caratterino e l’improvviso pepe con cui condiva i rapporti lavorativi, in cui metteva tutta sé stessa per cercare di cambiare e migliorare il suo lavoro.
E adesso che ci pensava, aveva già notato alcune sue occhiate luminose rivolte a qualcuno vicino a lui, ma non aveva mai associato le cose: chi c’era vicino a lui che potesse scatenarle delle reazioni così vive ?
A tutte le riunioni di lavoro c’era sempre stato solo Theodore.
Un terrore diffuso si propagò all’interno del suo cervello come un allarme anti-incendio innescato: non poteva essere vero. Setsuka… non poteva provare qualcosa per Theodore!
Una chiamata improvvisa gli arrivò dal centralino.
-Sì, Katia, dimmi.- rispose con innaturale calma, rispetto a quel ciclone che si stava scatenando nel suo cervello.
-.. Mr. Twain, ho appena saputo dall’ufficio articoli particolari che la signorina Setsuka è uscita dall’hotel.-
Si tranquillizzò un attimo.
-.. Aspetta un attimo. Come mai è stato l’ufficio articoli particolari ad informarti e non l’ufficio management?- la paura di sapere quella risposta era equiparabile alla smania di saperlo. Eppure qualcosa gli diceva che quella che gli avrebbe dato Katia, sarebbe stata la risposta che non desiderava.
-Dicono che Theodore l’abbia trascinata fuori dall’hotel ed abbia chiesto un permesso per lei, Karl-
Chiuse il ricevitore ringraziando Katia e fiondandosi, allo stesso tempo, fuori dallo studio.
Che cazzo crede di fare quel travestito del cazzo?
-Mr. Twain, prima che lei esca, avrei bisogno che guardi questa poll..-
-.. Mr Twain, la desiderano in sala conferenze per il resoconto sulla situazione finanziaria relativa al nuovo ordinamento..-
-Mr Twain, la desiderano al telefono, linea 4..-
Tutta la rabbia che aveva accumulato si ritrovò compressa tra i mille impegni di lavoro che sapeva di avere.
Prese un respiro forzato.
Sorrise malamente e ritornò in ufficio, per ricevere le chiamate.
Non aveva mai preso una giornata di permesso neanche quando era stata veramente ammalata e Karl l’aveva rispedita a casa con la forza, e adesso quell’idiota lì l’aveva trascinata con la forza fuori dall’hotel ed aveva chiesto un permesso di uscita anticipata solo per poter felicemente cazzeggiare con lui!
E adesso si trovavano a passeggiare sul lungo fiume dell’Hudson.. doveva ammetterlo, non aveva mai apprezzato veramente New York come città, ma adesso quello sprazzo di natura e tecnologia, elementi caratterizzanti della sua città, le sembrava sempre più stupendo. Ed era certa che se ci fosse andata da sola, sicuramente non se ne sarebbe neanche accorta.
-.. Se non fosse che mi piace davvero tanto passeggiare sul lungo fiume, a quest’ora ti avrei totalmente distrutto, Theodore..- gli disse, guardandolo male da dietro le lenti degli occhiali da sole.
Lui rise, prendendola a braccetto e continuando ad infastidirla, dicendole:
-Ovvio.. passi talmente tanto tempo a lavorare che ti perdi tutte le cose più belle di New York! Se non ci fossi io, a quest’ora ti ritroveresti sommersa dai dati e soprattutto dalle richieste assurde di Karl!-
Setsuka arrossì sotto l’occhiata bieca di Theodore, convinta del fatto che lui non sapesse quanto assurde potessero essere per davvero le richieste di suo fratello, ma Theodore non si era perso proprio nulla.
-E’ successo qualcosa?- le chiese, mentre continuavano a passeggiare, sedendosi su una panchina.
-Nulla di cui LEI debba essere informato, Mr. Twain- gli rispose Setsuka, sempre più criptica.
-AHAH… quanto mi fai ridere Setsuka quando ti irrigidisci. E per la cronaca, so già cosa ti turba, perciò non stare a perdere tempo a dirmelo!- gli rispose Theodore, mentre si accendeva una sigaretta.
Setsuka lo guardò storto e gli chiese:
-E di grazia, coma ha fatto a saperlo? Mr Twain ha parlato con lei?-
Aspirando un’immensa boccata di fumo, Theodore osservò l’orizzonte davanti a sé, come se la risposta l’avesse trovata proprio lì, sulla New York dall’altra parte del fiume Hudson.
-.. Di certo non saprai mai come ho fatto, semplicemente ti dico: le etichette sono fatte per essere tolte. E quando le questioni diventano complicate, le etichette e le formalità diventano soltanto un bel contorno, un piatto succulento per i buongustai di gossip.. e di quelli ne incontrerai per tutta la vita. Quindi, accetta un consiglio e vai a vivere da Karl. Per recuperare la roba, potrei mettere qualche parolina con il venditore della casa, ma per favore, vai da lui.-
L’occhiata eloquente che Theodore le riservò sembrava celasse qualcos’altro.
-Non desidero ricevere consiglio da qualcuno che non ha idea di cosa si sta passando; soprattutto, non da lei, Mr. Twain che è estremamente di parte e per nulla ragionevole a riguardo.-
Quell’uomo affascinante che sedeva di fianco a lei si mise a ridere della sua affermazione con tanta forza che temeva fosse uscito completamente di senno.
-Quando ti vedrai il tuo stesso fratello, il sangue del tuo sangue, soffrire da morire per una cosa che al giorno d’oggi capita ogni giorno- e per soffrire intendo andare all’inferno e tornare indietro più e più volte in una sola giornata, capirai che cosa intendo. E soprattutto, faresti di tutto per distrarlo e per renderlo più felice- le rispose, mentre il suo sorriso veniva oscurato da un velo di tristezza.
-E pensi davvero che avendo la cognata del suo inferno personale in giro per casa , lo possa davvero aiutare a superare questa situazione? Nei sei davvero convinto o mi stai prendendo in giro?- gli chiese Setsuka, totalmente sconvolta per l’idiozia dimostrata. Theodore spense la sigaretta, gettandola a terra e schiacciandola sotto il suo piede.
-Non sai che potere hai su di lui. Di quale magia gli fai, ogni volta che gli passi accanto. Ma di questo non sono io a dovertene parlare. Deve capirlo da solo.. l’unica cosa che devi fare è stargli vicino, come sempre. Non devi fare altro.- le sospirò dietro dopo la breve filippica.
-.. ed io, nel frattempo, devo vederlo soffrire, patire, ma soprattutto devo soffrire anch’io per una cosa di cui io non ho assolutamente colpa? Mi sembra troppo ingiusto! Io non mi..-
Theodore la fulminò con lo sguardo, bloccandole qualsiasi suo ragionamento.
-Setsuka.-
Il suo nome pronunciato così flebilmente nascondeva centomila significati –ammonimento, esasperazione, consapevolezza- di cui non sapeva identificarne la ragione; ma ciò che la fece rinsavire fu la stilettata al cuore dell’espressione di Theodore.
Sapeva che anche lui aveva capito la disperazione che tentava tutti i giorni di nascondere a tutti i costi e all’improvviso, notò ancora una volta sul viso di Theodore tutto ciò che non le stava dicendo a voce alta.
Tu stai già soffrendo e lo sai bene; soffrivi già, prima ancora che tua sorella lo tradisse.
Ed hai sempre pagato le conseguenze di tutto, hai sempre affrontato con forza tutte le difficoltà, ti sei fatta carico di incarichi e rischi non tuoi.. solo per distrarti.
Per concedere alla tua mente ancora un minuto di lucidità, prima di tornare nel tuo baratro giornaliero.
Si fermarono in un bar, e lei si prese una birra, come non faceva da una vita.
Si sedettero in un tavolino all’esterno del locale e mentre ne prendeva un bel sorso, gli disse, sconsolata:
-Non sono in grado, Theodore. E non mi interessa neanche quanto il mio aiuto possa aiutarlo, io non me la sento. Sarebbe come morire ogni giorno. Preferisco continuare a farlo come ho sempre fatto: sono abituata e ce la posso fare.. almeno, fino a quando un’altra azienda non richiederà i miei servigi-
Continuò a sorseggiare la birra con la stessa grazia di uno scaricatore di porto; preso da un raptus improvviso, Theodore le strappò di mano la birra e se la terminò tutta d’un botto. Con un sonoro rutto, carico di una nuova forza interiore, la distrusse con tre parole.
-.. Per favore. Salvalo.-
Non immaginava che si sarebbe ritrovata alla sua età a chiedere qualcosa a qualcuno per favore. Non l’aveva mai fatto neanche con il suo stesso padre, non l’aveva mai fatto con i suoi amici, non l’aveva mai fatto con Karl.. e neanche con i suoi colleghi.
Ma sapeva perfettamente a che cosa stesse andando incontro: sapeva già come sarebbe andata a finire, che fosse stato tra un anno o tra due, sapeva che il suo adorabile fratellino sarebbe tornato quello di sempre; ma solamente se avesse avuto l’aiuto di quell’angelo che aveva sempre e solo desiderato che lui le rivolgesse uno sguardo.
Se solo Karl avesse avuto la fortuna di conoscere lei fin dall’inizio, forse non sarebbe mai andata a finire così male.
Ma non era il momento per i ma e per i se. Aveva bisogno di sapere di poter contare su Setsuka e poter far leva sul suo dolore: aveva messo in conto la sua sofferenza, ma aveva anche calcolato il bene che sarebbe potuto scaturire tra loro. O almeno lo spero, si risolse a dire a sé stesso, mentre Setsuka cedeva sempre di più terreno, millimetro dopo millimetro.
-Va bene..- fu la risposta lapidaria di Setsuka.
All’improvviso la vide impallidire, con lo sguardo sgranato, rivolto verso un punto indefinito dietro le sue spalle.
Theodore si voltò e vide il volto scuro di Karl incenerirlo sul posto.
E dentro di sé, si accorse di cosa aveva scatenato nel cuore del fratellino: felicemente, sorrise alla furia che incombeva su di loro, come se quella fosse la quiete dopo la tempesta, anziché la tempesta stessa.

L’angolo dell’autrice..

Chiedo immensa venia per il ritardo!! Sono davvero imperdonabile, ma solo qualche giorno fa ho ripreso in mano la storia e ho ripreso a scrivere…. T___T .. spero che questo capitolo vi abbia interessato di più!! A presto..

Kyryu!!

  
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