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Autore: loveisaverb    14/12/2012    1 recensioni
Una giornata come un'altra: solita routine, soliti luoghi, solite persone sconosciute che ti guardano come se fossi appena uscita da un UFO proveniente da chissà quale pianeta lontano e fin troppo diverso dalla loro normalità.
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una giornata come un'altra: solita routine, soliti luoghi, solite persone sconosciute che ti guardano come se fossi appena uscita da un UFO proveniente da chissà quale pianeta lontano e fin troppo diverso dalla loro normalità. Sono esattamente come una cavia da laboratorio, chiusa in una gabbia, che viene osservata ogni giorno, solo che in questo caso le persone che mi osservano non sono scienziati. Come dovrei essere per passare inosservata? Perché mi fissano come se fossi un'aliena? Ho smesso anche di pensarci anni fa, anche perché non voglio sapere il loro concetto contorto di normalità, che sicuramente non ha niente a che vedere con i miei capelli arancioni. Mi piace come sono e non mi piace come sono, strano, lo so. Amo il mio essere diversa, unica e odio quello che vedo ogni giorno allo specchio che considero quasi una punizione... in fondo, non sono quella che viene definita anche solo 'carina', sono quella definita 'strana' o 'asociale'. Può sembrare brutto, ma ci si fa l'abitudine o semplicemente ci si rassegna alla realtà e la realtà è che sono così e non posso e non voglio cambiare per persone che non sanno accettare quella che sono. Il lato positivo? Posso anche vestirmi come una stracciona, ma alla fine sono quasi speciale in una società in cui tutti si vestono nello stesso modo, pensano anche nello stesso modo e no, non sono robot omologati, anche se ogni tanto ho l'impressione che sia così. Programmati tutti nello stesso modo schifoso, ma alla fine è solo la 'regola' della società: una società oscena dove se sei diverso, vieni escluso; dove anche se pensi una cosa in modo diverso, vieni scartato e deriso come se fossi un pazzo. Si parla tanto di progresso, ma alla fine è sempre tutto uguale: oggi non vieni ucciso per pensare determinate cose? Però vieni buttato fuori dal gruppo e rimanere soli è quasi peggio del morire, almeno con quello finisce tutto subito. Rimanere da soli è come una lunga tortura che non sai mai come e quando finirà, ma anche con quello ci fai l'abitudine e piano piano ci si rassegna e si sopravvive, che è molto diverso dal vivere. E più si rimane soli, più bisogna convivere con la propria mente, coi propri pensieri che si moltiplicano sempre: l'altro giorno riflettevo sull'esistenza di un Dio e sono arrivata alla conclusione che non esiste. Quale Dio lascerebbe delle persone a vivere come se stessero all'inferno? Quale Dio lascerebbe soffrire le persone senza mai aiutarle? Ti danno un qualcosa in cui credere perché gli uomini hanno bisogno di credere in qualcosa, ma mi rifiuto di credere in qualcosa che non esiste, che non aiuta, che non è presente per me. In cosa credo allora? Credo nelle persone: loro ci sono e, anche se sono poche, sono disposte ad aiutarti. Credo nelle piccole cose che sono in grado di cambiare grandi cose. Credo in me stessa, perché posso avere milioni di persone nella mia vita, ma alla fine rimango io e basta: sono io che decido il mio destino, sono io che scrivo la mia storia e al momento sto facendo un pessimo lavoro. Chissà, forse imparerò a scrivere e la mia vita migliorerà o forse esiste davvero un Dio là sopra e lui ha deciso che io non debba avere un'esistenza felice e normale.

Salgo sul treno, come ogni giorno, evitando gli sguardi delle persone intorno a me che sembrano tanto dire 'non sederti di fianco a me, non ti voglio'. Il non essere voluta? Un'altra cosa a cui ormai sono abituata. Non mi sento voluta da me stessa, perché gli altri dovrebbero volermi? Perché dovrebbero volere quella strana?

Mi siedo in fondo al vagone, da sola, dove non c'è nessuno e guardo fuori dal vetro aspettando che il treno parta. È una delle cose più belle al mondo guardare fuori mentre sono in treno: mi da la sensazione di scappare via da tutto, da tutti, da me stessa... e piano piano, mi perdo tra quello che vedo, la musica che sento e i miei pensieri che si accavallano nella mia mente, portando una confusione piacevole che solo io posso capire e non capire allo stesso tempo. Alcuni pensieri riguardano il tempo, la natura, le persone e altri escono dal nulla e neanche io capisco come possano esserci, ma ci sono e sono i più difficili da eliminare. Ogni tanto vado in fissa con una canzone e ascolto solo quella ripetutamente perché mi aiuta a pensare, a riordinare la mente... come una bacchetta magica in grado di fare magie nella mia testa e mettere tutto a posto, dove dovrebbe essere... Ovviamente è solo una mia impressione, ma mi piace pensare che sia così. In fondo, la mente umana è una delle cose più complesse sulla terra: nessuno sa cosa c'è nella mente degli altri e nessuno sa decifrare i pensieri altrui e così, ognuno vive costantemente con una vocina dentro di sé come un monologo interiore che dura 24 ore su 24, ogni giorno della vita e sono tanti... così tanti che ogni tanto è difficile sopportare quella vocina o quelle vocine. Ma col tempo, si impara anche a chiudere quelle vocine in una scatola e farne uscire altre, magari più piacevoli.

Il treno si ferma alla prima stazione e quella che è sembrata un'eternità, in realtà erano solo 5 minuti e ti fermi a pensare a come sia strano il tempo: quello sull'orologio è costante, ma quello che senti tu è così diverso... spesso mi sembra di aver vissuto millenni, quando ho vissuto 18 anni e neanche pienamente. A volte ti sembrano passate ore e invece? Sono passati minuti e non capisci il perché di questa cosa, che probabilmente rimarrà inspiegata per sempre.

Alzo lo sguardo e guardo le persone che salgono sul treno e che nel loro piccolo sono tutte diverse: uno porta il cappello, uno non ha la giacca, una ha i capelli corti e neri, una lunghi e biondi, uno porta i jeans e l'altro porta dei pantaloni della tuta. Non hanno nulla in comune a guardarli, ma conoscendoli si potrebbe anche scoprire che sono tutti uguali... ed ecco il mistero delle persone: non si sa mai come sono guardandoli. Purtroppo questo è il mio pensiero, molto diverso da quello degli altri che giudicano come sei da come sei fuori e non dentro. Terribile, vero?

Tra tutte quelle persone che salgono, lo vedo e lo riconosco, perché potrei riconoscerlo tra milioni anche se sono passati anni dall'ultima volta che l'ho visto. Ma non sono passati anni... lo guardo di nascosto ogni giorno, perché mi piace pensare a come sarebbe stata la mia vita se lui fosse rimasto, mi piace pensare che quel sorriso era l'unica cosa che mi rendeva felice e che mi ha resa felice per anni. E come mi rende felice vederlo, mi distrugge. Mi distrugge sapere che non sono nulla per lui, che si è dimenticato di me, che non sono più io quella che lo faceva ridere, che non sono più io quella che abbracciava al mattino, che baciava, che amava.

Non si accorge di me, come sempre, ma io continuo a guardarlo e noto ogni singola cosa che è cambiata nel tempo. È diventato più alto, più muscoloso... ha un accenno di barba, i capelli gli ricadono sempre sul viso mentre legge e i suoi occhi sono sempre quelli di una volta, quelli che amavo guardare, quelli che mi davano conforto.

Alza lo sguardo dal suo telefono e mi vede e fa l'inaspettato sorridendomi e venendosi a sedere di fronte a me. Comincia a parlarmi e a chiedermi come sto e cos'ho fatto in questi anni e mi sorprendo perché non pensavo fosse interessato alla mia vita, non più almeno. Mi racconta quello che ha fatto lui, i suoi progetti e quasi sembra tutto normale, di nuovo. Lui che mi parla: questo è giusto. Mi dice che gli manco e che vorrebbe che ci fossi ancora e quasi mi metto a piangere perché mi manca così tanto, mi è mancato così tanto... e con lui, mi è mancata questa sensazione, mi è mancato sentire qualcosa che non fosse dolore. Si alza, porgendomi la mano e facendomi alzare... mi abbraccia e dopo anni, mi sento di nuovo protetta, al sicuro tra le sue braccia e solo io so come vorrei rimanere tra le sue braccia per sempre. Mi sussurra all'orecchio che mi ama e che dividerci è stata una delle più grandi scemenze mai fatte, perché noi dobbiamo rimanere insieme, siamo fatti per stare insieme, ci completiamo. Si stacca leggermente dall'abbraccio e ho il suo viso davanti al mio, le sue labbra a pochi centimetri dalle mie e mi sorride, come ai vecchi tempi e piano piano si avvicina.

Riapro gli occhi e lo guardo mentre è seduto fin troppo lontano per accorgersi di me e cerco di capire a cosa pensa, ma è impossibile saperlo. Vorrei sapere se ogni tanto pensa a me, perché io lo faccio ogni giorno. Vorrei sapere se gli manco, perché lui mi manca sempre più. Vorrei sapere come fa a vivere senza di me, perché io non sono capace.

Si alza e scende dal treno, mentre lo seguo con lo sguardo e lo saluto nella mia mente, ringraziandolo per avermi fatto sentire di nuovo qualcosa.  

  
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